In ricordo di Giuliano Carnimeo

In ricordo di Giuliano CarnimeoIn ricordo di Giuliano Carnimeo, spesso accreditato con lo pseudonimo di Anthony Ascott, dove tra il 1964 e il 1988 ha diretto oltre trenta film.

In ricordo di Giuliano Carnimeo, regista e sceneggiatore italiano, specializzato in film di genere, soprattutto spaghetti-western e commedie sexy.

In ricordo di Giuliano Carnimeo, regista nato a Bari nel 1932 e scomparso qualche giorno fa (il 10 settembre), ha praticato in quasi trent’anni di carriera molti generi che andavano per la maggiore nei decenni Sessanta e Settanta. Con una particolare predilezione per lo spaghetti-western (da Joe … cercati un posto per morire, del 1968, a Di Tresette ce n’è uno, tutti gli altri sono nessuno, del 1974) e i film d’avventura (Simone e Matteo – Un gioco da ragazzi, del 1975), sempre attraversati da una vena scanzonata. Ha diretto in numerose occasioni Edwige Fenech. Nel dramma Anna, quel particolare piacere (1973), nella commedia sexy La signora gioca bene a scopa? (1974) e in quello che probabilmente è uno dei suoi migliori film, il thriller Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? (1972), che firma con il suo consueto pseudonimo Anthony Ascott. Prodotto da Luciano Martino e scritto da Ernesto Gastaldi, è incentrato sulle gesta di un maniaco che semina il terrore uccidendo giovani donne in un condominio. Carnimeo riesce a creare una buona atmosfera e, in alcune sequenze, una discreta suspense. Il film è diventato celebre anche perché l’omicidio iniziale in ascensore secondo alcuni avrebbe ispirato il regista americano Brian De Palma per una scena simile del capolavoro Vestito per uccidere, del 1980. Di sicuro un’inquadratura girata da De Palma, nella quale l’assassino solleva il braccio impugnando il rasoio, è quasi uguale a quella di Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?. Oltre al già citato La signora gioca bene a scopa? (che può essere considerato un altro dei suoi titoli più riusciti), Carnimeo ha realizzato un buon numero di commedie cosiddette scollacciate: L’insegnante balla … con tutta la classe (del 1978, con Lino Banfi, Nadia Cassini, Alvaro Vitali e Mario Carotenuto), il notevole Prestami tua moglie (del 1980, con un cast di tutto rispetto: Lando Buzzanca, Claudine Auger, Janet AgrenRenzo Montagnani, Daniela Poggi, Massimo Boldi e Diego Abatantuono) e i meno azzeccati, ma piacevoli, Mia moglie torna a scuola (1981, ancora con Montagnani e Carmen Russo) e Tutta da scoprire (1981, con Nadia Cassini, Enzo Cannavale e Bombolo).

In ricordo di Giuliano Carnimeo

Da ricordare anche il Pierino apocrifo Pierino medico della SAUB (1981, con Alvaro Vitali e Mario Carotenuto), che ha momenti tutt’altro che disprezzabili. Sul finire della carriera ha affrontato, con dei budget alquanto esigui, il fantascientifico apocalittico (Il giustiziere della strada aka Gli sterminatori dell’anno 3000, del 1983) e l’horror (Quella villa in fondo al parco, 1988), con risultati non proprio memorabili. In conclusione, riportiamo per intero un brano dell’intervista realizzata alcuni anni fa con lo sceneggiatore Dardano Sacchetti, che in maniera arguta e pittoresca descrisse l’uomo e il regista: “Giuliano è come Don Abbondio, vaso di coccio tra vasi di ferro. È una persona civile, ha studiato dai gesuiti, è laureato in giurisprudenza (anch’io ho fatto tre anni di giurisprudenza, uno di chimica e infine storia e filosofia). È un piccolo borghese nella vita privata, molto preciso e ordinato (sempre in giacca e cravatta) ma sul set si divertiva, un po’ come certi personaggi che hanno una doppia vita, quella di condominio e quella di vacanza da single in città. Amava i western (l’avventura) che io con lui non ho fatto e girava bene i gialli, forse come meno forza di Lenzi ma con più attenzione. Credeva di saper fare la commedia ma era troppo per bene in un’epoca di sguaiataggini alla Vanzina. Abbiamo avuto un rapporto corretto (che è già tanto). Siamo entrati in conflitto, ma niente di concreto, su due film: il futuribile Gli sterminatori dell’anno 3000 (fu un mio errore credere che in Italia si potesse fare un film del genere) e quello dell’uomo topo dove lui s’era preso una sbandata per la bonona di cui manco ricordo il nome (Eva Grimaldi, n.d.r.).”

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