Ink di Jamin Winans

Ink di Jamin WinansInk di Jamin Winans, prodotto indipendente di buona fattura sconosciuto ai più.

Ink di Jamin Winans, opera confezionata quasi ad arte, con delle scelte cromatiche più che azzeccate.

Ink di Jamin Winans, Something’s got to stop the flow (Jacob).
Era tanto che non si vedeva un film così, un film che parlasse di un argomento già affrontato molte volte, i sogni, e che viene riaffrontato in maniera semplice e innovativa allo stesso tempo.

Trama: Emma è una bambina che, dopo la morte della madre, è stata affidata ai nonni, visto che il giudice ha tolto al padre, uomo d’affari sull’orlo di una crisi e povero di tempo da dedicare alla figlia, ogni diritto su di lei. Una notte una creatura misteriosa coperta di stracci, di nome Ink, le ruba l’anima mentre dorme e la fa precipitare in un coma profondo per portarla agli Incubus, creature malvagie responsabili dei brutti sogni. Ma gli Storyteller (i cantastorie letteralmente, cioè i responsabili dei bei sogni) sono decisi a fermarlo e a riportare lo spirito della bambina nel suo corpo.

Ink di Jamin Winans

Quindi deriviamo dalla trama che alla base della storia c’è l’eterna lotta fra bene e male, che si svolge parallelamente nel mondo reale e (soprattutto) nella dimensione onirica, popolata per lo più dagli spiriti dei defunti e dove il tempo scorre in maniera diversa (un giorno dura cent’anni). Ink inizialmente sembra che voglia fare il salto di qualità, portando l’anima di Emma dal principe degli Incubus. Ma i buoni vogliono impedirglielo: soprattutto Liev, una cantastorie molto forte e risoluta, che inizialmente cerca di sottrarre Emma a Ink e non riuscendoci, si farà prendere prigioniera per rimanere accanto alla bambina, cercando di infonderle coraggio. Ma soprattutto Liev si accorgerà quanto l’animo di Ink sia confuso e quanto quello che sta facendo non è quello che vuole fino in fondo, ma è probabilmente la via più semplice per accettarsi. Infatti il suo viso è deforme e pieno di cicatrici e sembra che si trovi in un limbo (vediamo un altro paio di personaggi come lui, La Sposa e Il Collezionista, non certo buoni ma al servizio degli Incubus). Perciò abbiamo in realtà tre scenari: scontri fra bene e male nel mondo reale, in cui il padre di Emma, perseguitato da uno degli Incubus, oscilla fra voler essere uno spietato uomo d’affari di successo e tornare a fare il genitore; poi abbiamo la lotta nel mondo onirico fra i Cantastorie e gli Incubus; infine la lotta fra giusto e sbagliato nella testa di Ink, con Liev che cerca di guidarlo nell’inferno dei suoi pensieri, quasi fosse un moderno Virgilio.

Ink di Jamin Winans

E tutti questi scenari sono necessari allo svolgimento della storia. Si salta tranquillamente da uno all’altro: realtà e sogno si mescolano, quasi che è difficile capire effettivamente dove siamo, i flashback si sovrappongono al tempo presente e sembra quasi tutto caotico. In realtà la storia è circolare, tutto ritorna dove è partito, ogni sprazzo di cosa vista ha un senso e la diversità dello scorrere del tempo veste un ruolo cardine. Oltretutto ciò che succede in questa specie di Altrove non influisce nel mondo reale, è proprio un qualcosa di parallelo dove angeli e demoni cercano di influenzare gli umani, con sogni positivi o vocine malvagie che fomentano le frustrazioni. A parte lui… 1… 2… 3… 4… Jacob, una Guida che può cambiare gli avvenimenti nel mondo reale in maniera quasi del tutto casuale, tipo fatalità, solamente con una folata di vento che “rompe il flusso” e scatena una serie di eventi a catena: rappresentato come un ragazzo cieco con dello scotch nero sugli occhi, abbastanza fuori di testa e che riesce a sentire le vibrazioni della terra (e a cambiarne il corso), è uno dei personaggi che più ho amato. Lo possiamo definire l’asso nella manica del nostro manipolo di eroi buoni che lotta contro questi incubi cattivi. E quando dico che lottano, intendo proprio scontri corpo a corpo in cui vengono frantumati mobili, finestre e lampade, ma che immediatamente tornano come prima: e l’effetto è stupendo e sottolinea che ciò che succede in quella dimensione non si vede nella realtà… ma si sente dentro. Se poi passiamo ai cattivi, chi ha ideato gli Incubus è stato un genio secondo me: sono bellissimi, con questi schermi in cui la faccia viene quasi proiettata, con gli occhiali scuri che nascondono un paio di occhi accecanti come fari (il male che abbaglia) e i vestiti lucidi, neri come la pece con degli sprazzi di verde, costruiti in una maniera tale fra stile e metafora da ricordarmi quel genio di Lynch. Forse mi aspettavo di più dal loro capo, ma l’effetto alla fine è stupendo. E Ink in tutto questo? Beh, lui è l’inchiostro con cui deve essere scritta la storia, o meglio la sorte di Emma, e arrivati al finale capirete perché; viene rappresentato quasi fosse un corvo che trasporta anime (simbologia già usata e conosciuta), rabbioso e pieno di odio per sé stesso, sembra quasi convinto che quello che sta facendo è ciò che deve fare perché lo merita, in quanto si ritiene una persona che riesce solo a fare del male. E per ultima Emma: di una dolcezza infinita questa bambina, spaventata senza dubbio, ma che riesce a tirare fuori un po’ di coraggio, ruggendo ai cattivi come la leonessa che Liev le ha detto di diventare.

Il tutto è confezionato quasi ad arte, con delle scelte cromatiche più che azzeccate nei salti temporali e dimensionali: il colore la fa da padrone nel mondo reale, nel mondo dei sogni si va dal seppia al bianco e nero. Una trovata geniale! Oltretutto l’assenza di colore nel mondo parallelo sembra proprio far fermare il tempo, che avanza lento, mentre dall’altra parte il flusso degli eventi, che gli Incubus stanno manovrando, si sta richiudendo su sé stesso. Probabilmente avrete la sensazione che il regista prenda spunto un po’ qua e un po’ là per creare la storia, ma senza dubbio lo fa con un incastro senza eguali, riuscendo a non annoiare e a non darti l’idea del già visto. Come la immaginate la dimensione dei sogni? Winas l’ha interpretata così, piena di contrasti, con le anime dei defunti che pilotano i bei pensieri e cercano di difenderci dagli incubi, soprattutto portando in salvo anime innocenti e non ancora corrotte come quelle di Emma, che come sempre per i cattivi sono le più preziose e bramate. Una favola nera commovente e appassionante, che con semplicità esalta i buoni di fronte ai cattivi e dà alle persone come Ink la possibilità di redimersi prima che sia troppo tardi. E una menzione d’onore devo farla per la colonna sonora, ideata anch’essa dal regista, che sembra quasi inadatta per un film del genere, ma che riesce invece ad esaltare le scene, senza sovrastare le sensazioni personali.
Non c’è nemmeno da aggiungere quanto ve lo consiglio. È un peccato che un prodotto indipendente di così buona fattura sia sconosciuto ai più: un esempio di un film che tratta un argomento non certo inedito ma che, con semplicità e qualche idea fresca, è senza dubbio da guardare e riguardare!

Il trailer originale:

 

INK
Regia di Jamin Winans.
Con Christopher Soren Kelly, Quinn Hunchar, Jessica Duffy, Jeremy Make, Marny Kennedy, Shelby Malone, Jennifer Batter.
Titolo originale: Ink.
Fantastico, durata 106 min. – Usa 2009

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