L’occhio sinistro di Horus 8° episodio di Gloria Barberi

“Mi dispiace, signor Carter, ma noi non possiamo farci niente.”
“Ma si tratta di una bambina che rischia di essere venduta come un capo di bestiame!”
C’era un moscone che ronzava follemente contro i vetri, e io mi sentivo proprio come quell’insetto, impotente e idiota. Sapevo da principio che la polizia di Luxor non si sarebbe fatta in quattro per aiutarmi, ma un tentativo era doveroso. L’ufficiale dietro la scrivania mi fissava con malcelata impazienza
“Oltretutto, non sapete dirci nulla di questa bambina, non avete un suo ritratto, non siete neppure in grado di descriverla.
“Ve l’ho detto, non l’ho mai vista.”
L’uomo allargò le braccia.
“Credetemi, comprendo la vostra preoccupazione, ma è sicuramente ingiustificata.”
“Ingiustificata? La bambina ha soltanto otto anni e vogliono avviarla alla prostituzione.”
Forse avevo alzato un po’ troppo la voce. Il ticchettio della macchina da scrivere che proveniva dall’ufficio adiacente s’interruppe per un attimo.
“Di questo non siamo affatto sicuri, signor Carter. Inoltre, un’eventuale indagine non approderebbe a nulla. Non troveremmo nessuno disposto a collaborare. In questo paese un bambino venduto non fa storia. Del resto…” un sorriso perfido sfiorò per un istante la larga faccia dell’uomo “casi simili non sono infrequenti neppure nel vostro paese”.
“Ma almeno il nostro Governo cerca di porvi rimedio!” proruppi alzandomi in piedi.
L’ufficiale smise bruscamente di fingere cordialità.
“E allora rivolgetevi alle autorità inglesi. Ora, se volete scusarmi… ho parecchio lavoro.”
Accadde, e basta. Fu come quella dolorosa vertigine che mi aveva assalito ad Amarna davanti al pavimento infranto, e più tardi a Saqqara con i turisti ubriachi: una rossa esplosione. Poi fui consapevole di mani che mi strattonavano, ricordo i miei pugni macchiati di sangue, la faccia grigiastra dell’ufficiale e le imprecazioni dei poliziotti egiziani mentre mi trascinavano via.
Mi calmai soltanto quando mi buttarono in una cella.
*
Fu Herbert Winlock a tirarmi fuori di prigione, quattro giorni dopo. Non disse che poche cose essenziali finché non fummo saliti sulla vettura a cavalli che aveva noleggiato; allora proruppe: “Vi diverte tanto cacciarvi nei guai? Maspero era furioso. Se fosse saltata fuori quella vecchia storia…”
“Vi credevo in America” dissi per tutta risposta.
“No, per vostra fortuna. Sembra che per ora l’esercito americano non abbia bisogno di un altro archeologo.”

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