Le visioni di Laura 8 – La chiesa maledetta di Gordiano Lupi
Vittorio è passato a prendermi e siamo usciti insieme sotto il sole caldo di una giornata di fine inverno che comincia a far sentire il tepore della primavera. Il fumo delle ciminiere si confonde tra le scogliere e un vecchio cimitero di mare che conserva ricordi e asciuga lacrime di rimpianti. L’acciaieria, dove gruppi di operai si fanno inghiottire ogni giorno, macina delusioni e paure. Abbasso lo sguardo di fronte al suo aspetto di mostro gigantesco. È sabato e al cantiere non si lavora. Dobbiamo recarci alla chiesa di Santa Croce, nel quartiere operaio, dove abbiamo appuntamento con il nuovo parroco. Si chiama Don Franco e l’hanno spedito a Porto Fabbrica come una sorta di punizione, perché in questo posto c’è tanta gente che con la religione se la dice poco. Il parroco mi ha fatto chiamare perché da un po’ di tempo a questa parte stanno accadendo fatti insoliti. Ho letto qualche notizia sul giornale locale, ma di solito non do molto credito al foglio di cronaca che stampano in questo paese. Esagerano la realtà, da buoni cronisti di provincia.
La Redazione Ghost segnala Libro del sole di Matteo Trevisani, pubblicato da Atlantide Edizioni.
Per Eva, giovane astronoma, sono due le strade che possono condurla là dove non è mai stata: la via dell’amore e quella della conoscenza. Il giorno in cui lei e Andrea si innamorano, la biblioteca della loro università prende fuoco: un incendio che sarà un presagio del loro destino. Così, con l’aiuto di un vecchio astronauta e di un’anziana signora cieca, Eva dovrà ricomporre i pezzi di una storia che le rivelerà insieme il suo passato e ciò che la aspetta, tra segreti di famiglia e ambizioni ultraterrene, mostrandole come alla radice delle cose vi sia sempre una brace ardente. Trasmutazione alchemica e astronomia solare, lo spazio infinito e il metallo che fonde, diventeranno lingue dello stesso fuoco, quello dove bruciano i cuori di tutti gli esseri umani.
I Vivi, I Morti e Gli Altri di Claudio Vergnani: al via la prevendita
Finalmente il tempo è giunto. I Vivi, I Morti e Gli Altri di Claudio Vergnani sta per uscire in formato cartaceo e, come il suo gemello digitale, in calce sarà corredato dal racconto inedito Ritorno a Casa.
L’Apocalisse zombie secondo Claudio Vergnani è uno sguardo su una società in declino, com’è in fondo l’Italia di oggi. I morti camminano sulla Terra e naturalmente c’è chi se ne approfitta. Ma non Oprandi, ex militare di mezz’età, stanco e disilluso, che per tirare a campare dà l’estremo saluto ai parenti zombie dei vivi che vogliono la pace per i propri cari. Quando viene assunto dalla facoltosa signorina Ursini, intuisce da subito che il compito affidatogli non è dei più semplici: recuperare il padre non-morto dalla cappella di famiglia in cui è sepolto e trasportarlo fino a un punto di raccolta sicuro in modo che la figlia possa dargli degna sepoltura.
Ottava uscita della collana Visioni delle Edizioni Hypnos del duo Vaccaro-Torello, data alle stampe nel gennaio del 2019. Dopo aver proposto maestri quali Algernon Blackwood e veterani quali Steve Rasnic Tem, l’editore di Milano torna a battere il ferro caldo degli astri nascenti di quel modern weird ancorato alla tradizione delle origini, a quella narrativa fantastica che trae linfa dallo studio dell’esoterismo. È dunque il turno del canadese Richard Gavin, scrittore classe 1974 già proposto, nel formato breve, dalla Hypnos in un’antologia collettiva curata da Laird Barron e nella rivista a cadenza periodica dalla stessa licenziata. The Eldritch Faith, questo il titolo originale dell’opera (pubblicata nel 2012), è la prima novella di Gavin a vedere la luce nella nostra penisola. Settantaquattro pagine assai criptiche, sospese tra follia e un occultismo a tratti luciferino che conduce a una sapienza dannata.
Continua a leggere sul portale la recensione a cura di Matteo Mancini:
L’occhio sinistro di Horus 10° episodio di Gloria Barberi
“Tutto bene?” La voce di Carnarvon mi giunse soffocata attraverso la breccia. “Sì. Venite a vedere.” Ma quelle parole le bisbigliai appena, stordito. Eve e suo padre mi raggiunsero in fretta, ma Callender dovette rinunciare perché il passaggio era troppo stretto per la sua imponente figura. Tuttavia, allargarlo ancora non sarebbe stato prudente. Già non sapevo come avremmo potuto richiuderlo senza che nessuno se ne accorgesse, ma al momento quella era comunque l’ultima delle mie preoccupazioni. Tra il tabernacolo aureo e il muro c’era spazio sufficiente appena per insinuarsi. Procedendo a sinistra, lungo il lato più ampio, aggirai il tabernacolo. E trovai la porta. La vista del chiavistello d’ebano privo di sigilli mi comunicò una nuova scossa di panico. In quell’altalena di esaltazione e timore, l’unica forza che ancora mi muoveva era la determinazione di sapere. “È lì dentro, vero?” bisbigliò Evelyn. Le porsi la mia torcia elettrica e mi inginocchiai per rimuovere il chiavistello; scivolò via con una facilità estrema, come se il tabernacolo fosse stato chiuso appena il giorno avanti. Provai allora a spingere le ante dorate, ma queste opposero resistenza. Per un istante pensai che stavo agendo né più né meno come un violatore di tombe, e che Tutankhamon non mi avrebbe mai perdonato quell’intrusione. Mi sembrò che qualcosa di troppo teso si spezzasse dentro di me con uno schiocco secco, e incominciai a tremare. Le mani di Carnarvon si posarono con decisione sulle mie. “Coraggio, Carter! Tirate forte!” Un cigolio simile a un lamento umano. Le ante cedettero di colpo sui cardini. Dopo tremila anni. Il tabernacolo era pieno di nebbia dorata e stelle; questa fu la mia prima impressione alla luce delle torce elettriche. Poi la nebbia si rivelò un sudario di lino così sottile da sembrare quasi impalpabile, decorato di minuscole rosette d’oro. Allungai una mano per scostare il velo e una delle rosette mi scivolò sul palmo, come un premio. Non sapevo che fare e me la ficcai in tasca, quasi senza pensarci. Dietro il sudario di lino c’era un’altra porta, protetta dall’incantesimo di colonne di geroglifici. Una spessa corda scura era avvolta attorno ai catenacci con perizia e attenzione, fermata dai sigilli della necropoli: intatti. “Mi hai aspettato, dunque. Sei ancora qui.” Dopo tremila anni.