Uironda di Luigi Musolino

Luigi Musolino, nato e cresciuto in provincia di Torino, è tuttavia in parte di origine Campana, ed è forse questo mix tra ombrosità nebbiosa e solarità
mediterranea a rendere così vivide e angoscianti le visioni che emergono dai suoi racconti. Dopo i due volumi di Oscure Regioni, in cui emerge non solo
l’interesse di Luigi per il variegato patrimonio folcloristico e mitologico della penisola italiana ma anche il suo percorso di formazione stilistica, la
raccolta Uironda propone otto racconti di media lunghezza e due opere di più ampio respiro che si possono considerare romanzi brevi. Nelle storie raccolte si evidenzia la maturazione stilistica e contenutistica raggiunta da Musolino rispetto alle prime opere, proponendo qui una forma di horror che da un lato
si stacca dal patrimonio folkloristico e mitologico regionale proponendo in molti casi rielaborazioni e attualizzazioni di figure archetipe e atmosfere in qualche modo vicine a grandi autori internazionali di
genere, dall’altro resta comunque radicato nella sensibilità italiana, indagando temi spesso di scottante
attualità e a noi molto vicini, quali il problema degli sbarchi migratori sulle coste e la crisi della società moderna, negli aspetti sociali, familiari, affettivi e lavorativi.

Continua a leggere sul portale la recensione a cura di Vincenzo Barone Lumaga:




Seven Roots Blues di Mattia Valentini

Grande è la tradizione dei romanzi a cornice che
contengono storie nelle storie, nelle storie.
Da Le mille e una notte al Decamerone e al Ponte di San 
Louis Rey di Thornton Wilder e all’infinito.
Ma Mattia Valentini sembra prendere spunto per il suo
libro sul blues, dal Manoscritto ritrovato a Saragozza.
Al termine di ogni intricatissima e meravigliosa storia,
del grande romanzo di Jan Potocki, il protagonista
ritorna sempre al punto di partenza: sotto la forca
degli impiccati.
Disegnato interamente in bianco e nero al computer, gli
espressivi e stilizzati disegni ricreano perfettamente
l’America dei neri, descritta nelle biografie dei grandi
del blues e del jazz. Donne prosperose, volitive e
attaccabrighe, assassini, grassatori, magnaccia,
disperati, alcolismo, povertà ed ingiustizia, tanta
violenza e tanta musica.
Sembra la terribile New Orleans, raccontata da Louis 
Armstrong nella sua biografia.
E rende l’idea della crudelissima macchina macina uomini
e donne che è stata quella dell’integrazione dei neri e
di altri popoli, nel grande calderone del melting pot
americano, magistralmente raccontata in Chiamalo Sonno
di Henry Roth o Un albero cresce a Brooklyn di Betty 
Smith.
Quante vite distrutte in quel cammino.

Continua a leggere sul portale la recensione a cura di Gianni Solazzo:

Seven Roots Blues di Mattia Valentini




Completo il programma del Tony Mills Festival

Il bill del Tony Mills Festival è al completo!

Ecco di seguito le band che si esibiranno al Festival che si terrà sabato 21 settembre 2019 presso il Luppolo Saloon di Roletto (TO):

Pawns In Chess, blues rock/hard rock da Torino

Vain Vipers, glam metal da Bologna/Modena

Dayslived, symphonic electro metal da Torino

Elysium, symphonic folk gothic metal da Orvieto

Walls Of Babylon, prog/power metal da Fabriano

17 Crash, glam metal/AOR da Livorno

Docker’s Guild, prog /AOR da Luserna San Giovanni (TO).

Ringraziamo le band che parteciperanno a questa manifestazione e ringraziamo le label che hanno reso possibile questo:

Volcano Records & PromotionRockshots RecordsLion Music RecordLabel Rock Company e Black Swan Records.

Il Festival rientra tra le iniziative di raccolta fondi da devolvere alla ricerca sul cancro promosse nel nome dell’artista.

Vi aspettiamo numerosi!

Link all’evento

https://www.facebook.com/tonymillsfestival/




L’occhio sinistro di Horus 14° episodio di Gloria Barberi

“Se pensano di liquidarmi alla svelta hanno sbagliato i conti.”
“Voi state cercando di liquidarvi con le vostre stesse mani!” Maxwell si asciugava il sudore dalla fronte con un fazzoletto stazzonato. “Crabites è americano, non può
stare che dalla vostra parte, ma voi dovete mostrarvi
remissivo.”
“Remissivo?”
“Ho parlato con Hanna.” James Breasted aveva
quell’espressione stanca e infelice che gli era
diventata abituale negli ultimi tempi. “È disposto a
rinnovare la concessione a Lady Almina, a patto che voi
rinunciate ufficialmente a ogni pretesa sui reperti.”
“Vi ho già detto mille volte che non farò mai una cosa
del genere. Non è per gli oggetti. Io desidero che siano
messi al sicuro in un museo. Ma non posso arrendermi
incondizionatamente, ed è giusto che Lady Almina sia
risarcita almeno in parte delle spese sostenute dal
conte durante tutti questi anni.”
Maxwell indugiò a riflettere con il fazzoletto premuto
sulle labbra, come temesse di lasciarsi sfuggire qualche
dichiarazione compromettente. Poi, mentre uscivamo nel
sole della primavera cairota, disse: “Perché no?”
“Cosa?”
“Rifletteteci un attimo, prima di scaldarvi. Pensate
all’opinione pubblica, e non soltanto a quella egiziana.
Una rinuncia formale testimonierebbe in favore del
vostro disinteresse, sarebbe la prova di quanto avete
sempre dichiarato alla stampa, e vi guadagnerebbe la
simpatia di quei vostri connazionali che adesso esitano
ad appoggiarvi.”
“Io non posso prendere decisioni che vadano contro gli
interessi degli eredi di Carnarvon.”
“Ma è la sola mossa che possa permettervi di tornare
subito al lavoro” rincarò Breasted. “Howard, questa non
è una partita a scacchi, è poker: vince chi bluffa
meglio. Tra qualche tempo, quando le acque si saranno
calmate, potrete tornare all’attacco.”

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My Weird Drive-In – Il teschio maledetto

MY WEIRD DRIVE-IN
(Re)Visioni di Capolavori del Fantastico

Ho sempre considerato Il teschio maledetto, tratto dallo splendido racconto di uno dei miei autori “weird” preferiti (alias Robert Bloch), una sorta di manifesto dell’horror british Anni 60: incipit notturno e tipicamente gothic/ottocentesco in un cimitero dotato di tutto il classico armamentario sonoro (richiami di gufi e di cani randagi), ed un impeccabile gentiluomo che preleva un misterioso teschio da una tomba e successivo balzo in avanti in una Londra contemporanea, nel bel mezzo di un’asta di rari oggetti stregoneschi. Chi può mai parteciparvi se non il professor Christopher Maitland (Peter Cushing) e Sir Matthew Phillips (Christopher Lee), due collezionisti di tutto quanto fa Occulto e Soprannaturale?

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Le visioni di Laura 11 – Attrice del tempo passato di Gordiano Lupi

Sono stata una grande attrice tanti anni fa. E adesso la sola cosa che mi tiene in vita è il ricordo del passato, la mia scuola di recitazione e la compagnia di giovani ragazze che spesso chiedono quello che nessuno può insegnare. Il talento non si trasmette, care mie. Il talento è un dono che va coltivato con fatica e passione, ma nessuno ve lo può dare. Io posso solo dirvi come affrontare un palcoscenico e l’occhio della macchina da presa, insegnare la tecnica ma niente di più. Il talento è come la bellezza: lo devi avere. Ed è pure più giusto, perché non scompare con gli anni, non si affievolisce, ma si affina e migliora, come un buon vino. Questa pelle rugosa, le pieghe del volto, i segni della vecchiaia, invece non si fermano. Una grande attrice è costretta a farsi da parte per colpa del tempo che passa e può solo insegnare alle altre, preparare il futuro a chi adesso è giovane e bella. Ma non è giusto. No davvero. Non è giusto…

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L’occhio sinistro di Horus 13° episodio di Gloria Barberi

“Il Times non può negarmi il suo sostegno. Perché quei documenti non sono stati pubblicati?”

Arthur Merton si strinse nelle spalle, un gesto di noncuranza in completo contrasto con il tono della sua risposta.

“Stanno cominciando ad avere paura. Dovete capire.”

“Capire? Al diavolo!” Tirai un calcio a un ciottolo che rimbalzò lontano con un rumore secco. “Lacau non vi ha forse scritto ingiungendovi di abbandonare la Valle? Non vi ha minacciato?”

“Mi ha chiesto di andarmene, sì.”

“Ve l’ha ordinato! Ed è giusto che il pubblico venga informato del modo in cui lui e Suleiman Pascià trattano i miei collaboratori.”

Merton annuì, ma sembrava a disagio. Probabilmente non gli sarebbe dispiaciuto seguire il “consiglio” di Lacau.

<Io posso anche essere d’accordo con voi, Carter, dopotutto questa cosa mi tocca da vicino. Ma stavolta il Times non vi appoggerà. Non pubblicherà quella roba.”

“Perché? È la prova più lampante della disonestà del governo egiziano e della Sovrintendenza. Ripetute minacce, richieste assurde che vìolano i termini della concessione di scavo… Siamo praticamente in balìa dei capricci di politicanti e burocrati, ogni giorno se ne inventano una nuova. Adesso ogni visitatore straniero ammesso nella tomba dovrebbe avere il loro benestare, ma pascià e ministri egiziani devono poter andare e venire a loro piacimento.”

“Il fatto è che il Times sta già ricevendo troppi attacchi, e i membri del consiglio d’amministrazione pensano…”

“Che vadano a farsi fottere!”

“ … pensano che stiate esagerando.

“Sarebbe a dire?”

La vampa del tramonto colorava il viso di Merton con un rossore da scolaretto colto in fallo, ma intuivo che sotto la patina di quell’insolito belletto, in realtà, era pallido. Lo vidi abbassare lo sguardo sulle proprie scarpe, le mani ficcate nelle tasche della giacca si mossero come se le stesse aprendo e chiudendo a pugno più volte, nervosamente.

“Sarebbe a dire che secondo loro la tensione alla quale siete sottoposto vi impedisce di… ehm… vedere le cose nella giusta luce.”

Ridacchiai del suo imbarazzo.

“Insomma, pensano che stia cominciando a dare i numeri.”

Merton scosse la testa un po’ troppo affrettatamente.

“Sono sicuro che loro non intendono…”

“Oh sì, invece.”

Ne ero divertito in maniera feroce e dolorosa, e il sogghigno che mi sentivo sulle labbra era più che altro una contrazione dei muscoli: doveva darmi un’aria piuttosto stupida.

“Bradstreet ha registrato con sollecitudine tutti i miei “vaffanculo” alla stampa e ai rappresentanti del governo e ha fatto risultare che fossi stato io ad attaccare per primo. E bene, i venditori di chiacchiere cadono nella rete dei pettegolezzi di un concorrente!”

“No, non è certo per questo” continuò Merton. “C’è anche la faccenda di Mecham. Hanno dei sospetti, pensano che foste d’accordo con lui fin dall’inizio per agire contro di loro e Carnarvon.”

“Mecham non è più un problema.”

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Le visioni di Laura 10 – Il mistero del vecchio supermercato di Gordiano Lupi

Fine delle vacanze. Si torna alla solita vita. Porto Fabbrica è il luogo delle mie abitudini, dove soffia vento di mare, tra gesti quotidiani e ricordi che fanno soffrire. Come ogni giorno rivedo il volto di Marina e ascolto parole lontane che giungono con il vento della sera.

“Staremo sempre insieme, vero Laura?”

Illusioni di ragazzine che sognano il futuro senza fare i conti con la vita e i suoi sgambetti improvvisi. I sogni non si realizzano sempre, purtroppo. In sottofondo una vecchia canzone di Jannacci e Gaber mi fa pensare al sorriso di mio padre in poltrona, giornale tra le mani e stereo acceso che diffonde musica.

Una fetta di limone, una fetta di limone, nel tè…

Mi ritrovo sola con le mie illusioni che si confondono nel vento d’una giornata d’autunno. Poso lo sguardo sul cielo nero che fa cadere lacrime di pioggia nel pomeriggio di scirocco. Un gabbiano plana sulla preda lasciata incustodita dai pescatori sul piccolo molo. Marina è soltanto un ricordo che diventa flebile voce nella sera. Non ce la faccio a sopportare la sua paura, uno sguardo tremante, le parole angosciose dei suoi ultimi istanti tra le mani di un folle.

“Staremo sempre insieme, vero Laura?”

“Purtroppo no, sorella mia. Purtroppo no…” sospiro.

Mi pare che la sua anima inquieta implori una risposta diversa, sento le sue mani aggrappate alla piega della mia gonna, come per dire che tutto potrebbe essere stato diverso.

“Staremo sempre insieme, Marina. Staremo sempre insieme”.

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