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Veneciafrenia – Follia e morte a Venezia (2021)
di Álex de la Iglesia

Regia: Álex de la Iglesia. Soggetto: Jorge Guerricaechevarría. Sceneggiatura: Jorge Guerricaechevarría, Álex de la Iglesia. Musiche: Roque Baños. Produttore: Amazon Studios. Titolo Originale: Veneciafrenia. Lingua Originale: Spagnolo, Inglese, Italiano. Paesi di Produzione: Spagna, Italia – 2021. Durata: 100’. Genere. Horror. Interpreti: Ingrid García-Jonsson (Isa), Silvia Alonso (Susana), Goize Blanco (Arantza), Nicolás Illoro (Javi), Alberto Bang (José), Enrico Lo Verso (Giacomo), Cosimo Fusco (dottore), Caterina Murino (Claudia), Armando De Razza (Brunelli), Alessandro Bressanello (Colonna), Nico Romero (Alfonso).

Veneciafrenia è un film nuovo per gli spettatori italiani, perché al cinema non ha quasi mai circolato, mentre in Spagna è uscito ad aprile 2022, dopo essere stato presentato in anteprima – il 9 ottobre 2021 – al Sitges Film Festival. Álex de la Iglesia è un ottimo regista iberico che conosciamo dai tempi di Perdita Durango (1997) e Il giorno della bestia (1995), laureato in filosofia e allievo di Pedro Almodovar, dedito soprattutto a thriller e horror. In questo caso lancia la sfida ad alcuni cineasti spagnoli di partecipare a una produzione di film horror da raccogliere sotto l’egida di The Fear Collection, mettendosi in gioco lui stesso con Veneciafrenia. In breve la trama, che ricalca Dieci piccoli indiani di Agata Christie, solo che l’unità di tempo e di luogo dove avvengono i delitti sono il periodo del Carnevale di Venezia e l’intera città lagunare. Si comincia con scene di spensierata vacanza per alcuni giovani iberici che vogliono trascorrere un periodo festivo a Venezia prima di tornare agli impegni del quotidiano, mentre il regista mostra le proteste dei lagunari contro turisti invasivi e navi da crociera che passano a ridosso della città. L’orrore non si fa attendere, dispensato a piene mani, grazie a un folle mascherato da Rigoletto che trucida turisti nei modi più disparati, mentre un’organizzazione segreta diretta da un turpe individuo sequestra villeggianti e pubblica in rete video deliranti. La finzione carnevalesca nasconde alcuni eccidi; la folla, convinta di assistere a rappresentazioni teatrali, invece di intervenire filma entusiasta le esecuzioni. A un certo punto scompare uno dei ragazzi in vacanza. Un ufficiale dei carabinieri (con l’aiuto di un tassista) comincia le ricerche. Infine emerge la follia dei cospiratori contro l’invasione turistica di Venezia. Veneciafrenia è il titolo adatto per un film tanto assurdo, visto che ricorda il termine schizofrenia, al punto che il sottotitolo aggiunto per l’edizione italiana (Follia e morte a Venezia) appare inutile e ridondante. Il film di Álex de la Iglesia cita a piene mani l’horror e il thriller italiano degli anni Settanta – Ottanta, soprattutto grazie a una sigla di testa color rosso sangue arricchita da disegni stile vecchio gotico. Tutto il film è un omaggio allo splatter e al gore più efferato di Argento, Fulci, D’Amato, con teste mozzate, occhi trafitti, ganci attaccati ai corpi, sangue che schizza da giugulari tagliate, violenza estrema. Durante la sequenza ambientata in un vecchio teatro ci è parso di rivedere alcune parti del claustrofobico Deliria di Michele Soavi, ma sembra citato anche Il fantasma dell’opera di Argento (non il suo miglior film). A parte gli eccessi di violenza, Veneciafrenia non presenta altri motivi di interesse: la sceneggiatura è banale, la storia della setta veneziana che odia i turisti pare posticcia, lo spessore dei personaggi è fumettistico. Un esempio su tutti: una ragazza in procinto di sposare un fidanzato geloso che vive a Londra decide di non farne di niente quando il ragazzo si precipita a Venezia e si dimostra vigliacco e pusillanime. Jorge Guerricaechevarría scrive un soggetto da horror di terza categoria, sceneggiato insieme al regista che presta la sua tecnica a base di inquietanti soggettive e angoscianti primissimi piani alla realizzazione di un’opera piccola e rinunciabile all’interno del modesto horror contemporaneo. Colonna sonora quasi fastidiosa di Roque Baños, a base di musica sintetica. Montaggio sincopato, persino frenetico, forse la cosa migliore di un film dotato di buon ritmo che scorre veloce per 100 minuti e adempie alla sua funzione di intrattenere disgustando. Buoni i costumi (soprattutto le inquietanti maschere di carnevale), inutile dire quanto la fotografia veneziana sia eccellente, ma il merito è tutto della location. Condivisibile la scelta di mettere i sottotitoli quando viene usata la lingua inglese e di doppiare italiano e spagnolo (si nota che gli attori recitano secondo la lingua madre). Interessanti alcune interpretazioni di attori italiani con un passato importante, basti pensare a Armando De Razza nei panni di Brunelli, ufficiale dei carabinieri (ricordiamo le canzoni finto ispaniche anni Ottanta), e a Enrico Lo Verso che fa il tassista (indimenticabile ne Il ladro di bambini di Gianni Amelio), citando pure Caterina Murino – non una grande attrice – nota per motivi diversi al pubblico. La produzione italo – spagnola impone protagonisti iberici che in Italia si conoscono poco, ma visto il livello del film, che a livello di dialoghi e recitazione fa venire in mente gli horror di Andrea e Mario Bianchi, va bene lo stesso. Passato su Rai 4. Reperibile su RaiPlay. Consigliato se siete a caccia di emozioni anni Ottanta e se avete nostalgia del caro vecchio cinema splatter.

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