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“Per il condannato a morte, la speranza è soltanto un diverso e più fine supplizio. E da millenni noi rivolgiamo gli occhi al cielo e alle stelle, perché l’armonia del firmamento ci plachi il cuore e la mente, in un miraggio di pace; da secoli cerchiamo tra gli abissi un barlume in cui sperare. Ma l’universo non è una melodia di fede. È una rapsodia infame e impazzita che strilla in un rantolo infinito.”
Faccio una premessa. Provengo dalla lettura di Malasacra di Francesco Corigliano, del 2019, mirabile antologia weird di ispirazione fondamentalmente lovecraftiana nel senso migliore del termine cioè non una copia carbone delle opere del Maestro di Providence e neanche una raccolta derivativa ma invece una nuova interpretazione e prosecuzione originale e personale delle tematiche e delle atmosfere lovecraftiane. Questo Il Canto di vetro, racconto lungo weird horror, con illustrazioni di Alessandro Balestra (nella sola edizione cartacea), pubblicato nel 2023 a cura di Scheletri, sito internet che si occupa da vent’anni di cultura horror, mi è parso lievemente inferiore. Un po’ più grezzo sia a livello stilistico che contenutistico. È la vecchia storia dello studente che prende sempre 10 e quando sei costretto a dargli solo 7 o 8, lo fai con un po’ di amaro in bocca. Voglio dire, però, che l’opera è comunque più che valida e mi è ugualmente piaciuta molto. Ad averne!
Inizia ora la recensione vera e propria.
Cos’è “Il canto di vetro”? Una formula magica? Una nuova droga? Un’espressione in codice usata dai terroristi islamici? “Il canto di vetro” sono le ultime parole pronunciate da un terrorista siriano prima di farsi saltare in aria, distruggendo così un telescopio, all’interno del St. Lucy, un centro di ricerca astronomica dove si studiano le bizzarre pulsazioni di un astro nella costellazione del Cigno che emana luce a intermittenza. Che cosa o chi intercetta la luce della stella? Prima di suicidarsi, il terrorista ha anche distrutto le altre attrezzature, computer soprattutto, del centro. Ma “Il canto di vetro” circola anche pronunciato dalle lingue dei protagonisti della criminalità siciliana, che si occupa di spaccio di sostanze stupefacenti, e da quelli sospetti di far parte di cellule terroriste, come si evince dalle intercettazioni dei poliziotti e in particolare dagli agenti dell’antiterrorismo di Palermo.
Un agente di polizia palermitano dell’antiterrorismo, esperto di cultura araba, anonima voce narrante, indaga partendo dalle intercettazioni e poi passando alla consultazione di alcuni informatori che si muovono in un territorio ambiguo tra delinquenza e spiritualità.
La narrazione procede tra la Sicilia e la Siria, ugualmente realisticamente descritte e, come si sa, la rappresentazione realistica ben fatta (Corigliano è bravissimo in questo) è una delle fondamenta del successo del racconto fantastico.
Il racconto è condotto in soggettiva, al passato remoto, dal punto di vista di questo poliziotto che, oppresso da incubi notturni, si muove, in un viaggio allucinato, tra le ambientazioni siciliane e quelle del Medio Oriente. Tra vecchie/nuove droghe e strani culti eretici provenienti dal passato ancestrale del mondo musulmano e adorazioni del demonio.
Mi ha convinto particolarmente il realismo descrittivo dei personaggi e degli ambienti, soprattutto per le parti che si svolgono in Sicilia, ma anche quelle situate in Siria non sono niente male. Fanno impressione le fisicità inquietanti, grottesche, bizzarre e stranianti dei personaggi comprimari.
Nella narrazione del poliziotto, di cui non viene detto il nome né viene descritto l’aspetto, (questa scelta di Corigliano, inizialmente, mi ha spiazzato e poi mi ha affascinato: il protagonista del racconto è l’Uomo che guarda nell’abisso che, lo sappiamo, guarda sempre dentro di te) ricorre la misteriosa parola “Antalados”, di cui non vi sveliamo il significato (si saprà nel potentissimo finale – i lettori più weird lo intuiranno prima) per non fare spoiler.
La narrazione è punteggiata dalla presenza di volatili (corvi, cornacchie) e dal rumore di battiti di ali: è la rappresentazione fisica (reale o solo percepita dal protagonista?) di oscuri presagi.
Lo stile di Corigliano, come anche nell’antologia Malasacra, è semplice ma, al tempo stesso, pur con un tono lievemente minore rispetto all’antologia del 2019, ricercato e sofisticato.
L’impostazione “ideologica” del racconto è decisamente lovecraftiana nel suo lucido realismo/pessimismo cosmico.
Procedendo nella lettura, vediamo che “Il canto di vetro” potrebbe essere, invece di una sostanza stupefacente, una droga particolare nella forma di una registrazione audio che induce stati mentalmente alterati. E qui risuona l’eco del racconto lovecraftiano Il cortile di Alan Moore (di cui esiste anche una versione a fumetti sceneggiata bene da Anthony Johnston e disegnata in maniera non tanto eccelsa da Jacen Burrows) con il suo “Aklo”. Forse Corigliano si è ispirato a Moore o forse è una straordinaria coincidenza come avvengono nel mondo delle lettere, specie quando c’è una comune ispirazione.
Più avanti vediamo che, oltre alla registrazione audio, “Il canto di vetro” è anche uno strano accessorio acustico, un diapason metallico che si infila nell’orecchio per percepire suoni di altre dimensioni.
Non dico altro della trama per non rovinare il gusto della lettura di un racconto lungo weird horror davvero buono che narra del contatto dell’essere umano con una dimensione altra che è, allo stesso tempo, realtà che deve essere conosciuta, dell’ingresso in una caverna abissale dove i valori antropocentrici vengono messi in discussione e, gradualmente ma inesorabilmente, perdono il loro significato. Lettura consigliata a chi ama l’horror, a chi è affascinato dal weird, che vi piaccia Lovecraft o meno.
Inutile dire che continuerò nella frequentazione delle opere di Francesco Corigliano, autore che, nel mio piccolo di blogger abitante del Pianeta Fantasma, segnalo all’attenzione di tutti gli appassionati di narrativa fantastica.
L’AUTORE
Francesco Corigliano è docente di scuola secondaria di primo grado. Nel 2019 ha conseguito un Dottorato di Ricerca con un lavoro di studio sulla letteratura weird. Ha pubblicato articoli di critica letteraria dedicati a fantastico, folk horror e letteratura del soprannaturale in raccolte e riviste accademiche, e il saggio La letteratura weird. Narrare l’impensabile (Mimesis, 2020). Nel 2015 con il racconto Ex machina si è classificato al primo posto ex-aequo con Giovanni De Feo al Premio Hypnos, concorso in cui negli anni successivi è stato più volte finalista. Nel 2018 è stato vincitore della XIV edizione del concorso NASF, dedicato ai racconti di fantascienza. È stato finalista della XXIV e XXIX edizione del Trofeo RiLL. Ha pubblicato un’antologia personale, Malasacra (Kipple, 2019) e i racconti lunghi Sangue del padre (Delos Digital, 2020), Nostra signora delle scaglie (Delos Digital, 2021), La funzione silvestre (Hypnos, 2021), L’eco dell’acqua (Delos Digital, 2023), Il canto di vetro (Scheletri Ebook, 2023). Altri racconti appaiono in antologie edite da Delos Books, Historica edizioni, Edizioni Hypnos, Lethal Books, Edizioni Watson e Horti di Giano, e sulle riviste Il Buio, Dimensione Cosmica, Specularia, METATRON e Narrandom” Suoi racconti in lingua inglese appaiono in raccolte edite da Chthonic Matter e The Great Void Books.
Il canto di vetro
Autore: Francesco Corigliano
Illustrazioni (solo edizione cartacea): Alessandro Balestra
Editore: Indipendtly published a cura del portale web Scheletri
Codice ASIN: B0BW3BDGY5
Pag (edizione cartacea) 107
Prezzo: edizione cartacea 6,90 €; ebook 2,99 €
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