Siamo qui per farci del male di Paula D. Ashe

[…]La
pelle cadente era percorsa da cicatrici di ogni tipo.

Alcune
lisce, altre in rilievo. Alcune lunghe, altre corte.

Alcune
infossate, altre nodose. Alcune larghe, altre sotti-

li.
Alcune recenti, cerchiate da fiammanti aureole rosse,

altre
sbiadite in una morbida traslucenza. L’uomo rise.

[…]

Siamo
qui per farci male

di Paula
D. Ashe

è una delle ultime uscite di Zona 42 che ha fatto molto parlare di
se. Volume vincitore del premio Shirley
Jackson Award – 
Volume
finalista al
Bram Stoker Award,
è
stato tradotto da
Claudio Kulesko 
e
inserito nella collana
Caronte,
curata
da
Luigi Musolino.

Un’opera
sinistra, capace di scavare nelle pieghe più oscure dell’animo
umano, dove il dolore diventa un’esperienza centrale e catartica.
La narrazione è volutamente disturbante, costruita per evocare
immagini forti e suscitare emozioni contrastanti nel lettore, come
disgusto, paura e compassione. L’autrice riesce a creare atmosfere
cupe, dove il confine tra la realtà e l’incubo si dissolve,
lasciando spazio a un’angoscia pervasiva. Il titolo della raccolta,
già di per sé emblematico, richiama l’idea di un mondo in cui il
dolore non è solo un risultato, ma un fine, una verità universale a
cui nessuno può sottrarsi.

I
racconti all’interno sono cosi elencati:

Elementi
del vuoto

La
casa delle carcasse

Le
infernali crudeltà del paradiso

I
miracoli della tomba

Esilio
in extremis

Jacqueline
ride per ultima

Perché
sei rimasta a guardare

Litania
d’aghi
(Il
racconto che ho preferito)

Madre
di tutti i mostri

La
testimone

L’ho
sentita cantare

Telefirma
da un cadavere futuro

Postfazione

Uno
degli elementi distintivi del lavoro di Ashe
è l’abilità di rappresentare il corpo come un luogo di
trasformazione e sofferenza. I racconti contengono descrizioni
minuziose di mutilazioni, deformazioni e processi di decadimento
fisico che riflettono, in modo metaforico, le fratture psicologiche
dei personaggi – che potenzialmente, possiamo incontrare ogni
giorno uscendo semplicemente di casa – richiamando uno dei suoi
scrittori preferiti, Clive
Barker
.

Questo
tipo di orrore non è gratuito, ma funzionale a una riflessione su
temi più ampi come l’alienazione, il trauma e l’identità.

Dal
punto di vista stilistico, Ashe
utilizza un linguaggio evocativo e a tratti poetico, che contrasta
con la brutalità delle situazioni descritte. Questa tensione tra
forma e contenuto amplifica l’impatto delle storie – non un orrore
un
tanto al chilo
,
quanto un colpo d’ascia in volto condito da un linguaggio aulico e
ricercato. La sua capacità di creare un mondo che appare al tempo
stesso familiare e alieno, dominato da regole crudeli, è
sorprendente in quanto amalgamato da una sensibilità moderna.

A
volte, i testi, molto carichi di descrizioni e atmosfere
claustrofobiche, segnate da un ritmo eccessivamente veloce, forse
avrebbero guadagnato in impatto se fossero stati leggermente
alleggeriti.

La
violenza in ambito familiare, la concezione che chi viene toccato dal
male diventerà malvagio a sua volta, un tuffo nell’abisso senza
speranza: questi sono tratti fondamentali di queste opere. Un altro
elemento ricorrente è proprio l’impossibilità assoluta di un lieto
fine.

Quest’opera
non fa sconti al lettore: esige attenzione, resistenza e una certa
predisposizione al confronto con la sofferenza. Un’opera che sfida i
limiti del genere, portando l’esperienza della lettura verso
territori estremi e disturbanti, ma anche profondamente stimolanti.

Nonostante
qualche incursione nel sovrannaturale, la crudeltà più profonda è
quella insita nell’essere umano, come altri autori hanno già narrato
e come sicuramente faranno altri in futuro. Perché,
fondamentalmente, è così.

Concludo
citando un frammento della postfazione dell’autrice: […]So bene
che certe persone leggono le mie storie perché amano lo shock e il
brivido della trasgressione. (Siete anche liberi di odiare il mio
lavoro, o semplicemente di pagare per i miei libri e non leggerli.
Non sono schizzinosa). Ma ci sono altri che leggono le mie opere per
trovare conforto. Per capire. Per ottenere un bizzarro, amaro senso
di tregua. […]

E
voi, perché leggete Horror?

L’AUTRICE

Autrice
americana di narrativa oscura, Paula
D. Ashe
 ha
vinto con Siamo
qui per farci male
 lo
Shirley Jackson Award ed è risultata finalista al Bram Stoker Award.
È stata redattrice associata per Vastarien:
A Literary Journal
,
una rivista letteraria ispirata all’opera di Thomas
Ligotti
.
Vive
nel Midwest con la sua famiglia.

Siamo
qui per farci male

Autore:
Paula D. Ashe

Editore:
Zona 42

Collana:
Caronte

Pagine:
240

ASIN:

B0CW2D5V1F

ISNB:
979-1280868619

Costo: 8,49 € ebook e 16,90 € cartaceo

Siamo qui per farci del male di Paula D. Ashe

Paula D. Ashe

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