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Le stelle stanno tornando nella giusta posizione. Presto gli antichi dei verranno evocati e allora su questa terra non ci sarà più spazio per l’umanità”

Gli appetiti di Trnt-asy’hh e altre stravaganti vicende lodigiane, pubblicata dalla Dagon Press di Pietro Guarriello, è una raccolta di sei racconti lovecraftiani, di appena centoventi pagine, a cura di Roberto Del Piano. Appare così il libro al primo approccio, almeno.

In realtà i primi quattro racconti, scritti dallo stesso Del Piano, e il quinto, di Andrea Cattaneo, sono cinque capitoli di un racconto lungo raccontato in soggettiva da un io narrante che, dall’anonimo del primo capitolo/racconto, cambia poi allo stesso Roberto Del Piano, per finire con passare il testimonio, nel quinto capitolo/racconto, allo stesso Andrea Cattaneo. Conclude l’antologia un racconto lungo, di circa sessanta pagine, ad opera di Cesare Buttaboni, più noto come critico ed esperto di letteratura fantastica, che come autore di narrativa. Ed è proprio da questo ultimo racconto che è partito tutto: pubblicato precedentemente sulla rivista, diretta da Pietro Guarriello, Studi Lovecraftiani, ha dato a Roberto Del Piano, dopo averlo letto, l’idea di ambientare delle narrazioni di orrore cosmico a Lodi. Abbiamo quindi due autori lodigiani d’origine, Buttaboni e Cattaneo, e uno lodigiano d’adozione, Del Piano. che ambientano storie lovecraftiane nella città in cui vivono. E questa cosa già ci intriga molto.

Apre le danze, o meglio l’oscuro cabaret cosmico, un’introduzione di Cattaneo in cui lo scrittore lodigiano propone un suggestivo e convincente parallelismo tra la lovecraftiana Innsmouth e Lodi.

Entrambe le città hanno perso gli antichi fasti e si sono degradate a province isolate e decadenti, in cui l’economia si regge su rade attività commerciali e i cui abitanti, ostili, schivi e solitari, tendono ad obbedire supini ai pochissimi che, nella città, detengono il potere politico ed economico.

La narrazione incomincia con Trnt-asy’hh, in cui il protagonista, durante una passeggiata nella natura, in pieno periodo lockdown da Covid, trova per terra un piccolo libro. È un volumetto vergato a mano firmato da Friedrich Wilheim Von Juntz, autore ottocentesco. L’uomo porta con sé a casa il libro e inizia a leggerlo. La lettura gli provoca strani sogni, bizzarri incubi in cui vede, su un altare, un essere mostruoso tentacolato nei confronti del quale prova un misto di repulsione e attrazione erotica. Nonostante questo sogno gli procuri agitazione, continua a leggere incappando in un capitolo in cui Von Juntz racconta del diffuso culto ancestrale della abominevole entità nota come Tarantasio, praticato nella zona corrispondente oggi tra Bergamo, Lodi e Cremona, un territorio incluso tra gli attuali fiumi Adda e Serio. Ma lo shock reale il protagonista lo subisce quando Von Juntz afferma che il culto è, all’epoca in cui è stato scritto il libro, ancora praticato da una cerchia ristretta e che Tarantasio tuttora esiste.

Tarantasio, deformazione di Trnt-asy’hh è un Antico minore, la cui esistenza è gemellata con quella di Shub-Niggurath, il terribile caprone dai mille cuccioli, ed è un essere decerebrato la cui tutela è affidata a Nyarlatothep, il messaggero dei Grandi Antichi.

Più il protagonista legge il libro di Von Juntz e più aumentano i suoi incubi, sogni strani da una forte componente sessuale, in cui appare onnipresente l’Antico Trnt-asy’ hh. E più si va avanti, più le esperienze oniriche diventano perverse e malsane. Quindi in questo primo capitolo abbiamo già un assaggio dell’atmosfera di angoscia e perversione che caratterizzerà, unite a sarcasmo e satira che si accentueranno sempre di più lungo il corso della storia, l’intero racconto lungo policomposto di Del Piano e Cattaneo.

L’uomo finisce per incontrare realmente, al di fuori della dimensione onirica, l’Antico scarso di intelletto e si unisce sessualmente a lui, non prima di aver parlato del libro di Von Juntz con un amico, che scopriamo nel capitolo successivo, è Roberto Del Piano, successore nella voce narrante in Non è facile fare il vicesindaco a Lodi

In questo secondo capitolo/racconto Nyaraltothep è stanco di fare da balia a Trnt-asy’hh e si fa venire un’idea: diventare sindaco di Lodi. E qual è il miglior modo di fare campagna elettorale se non quello di entrare nei sogni dei cittadini e così influenzarli? Detto, fatto. Se riuscirà a diventare sindaco lo scoprirete leggendo il libro. No spoiler. Diciamo solo che l’”attività propagandistica” di Nyarlatothep avrà una fortissima influenza sulla vita sessuale dei lodigiani: impressionante e divertente la descrizione della sessione pubblica di masturbazione collettiva dei cittadini di Lodi.

Nei racconti successivi, Zoog…, Nei sotterranei del cinema del viale e, infine, Diario dell’apocalisse, in cui il testimonio passa alla voce narrante di Andrea Cattaneo, vengono esposti contenuti decisamente weird e anche lovecraftiani. Da statue rappresentanti Grandi Antichi che prendono vita per consumare sacrifici umani all’intervento dei gatti del territorio che risolvono la situazione come feroci guerrieri, fino alla resurrezione apocalittica dei morti del cimitero di Lodi. Un apocalisse che sarà o no occasione di rigenerazione per i supini abitanti di Lodi? Come dicevo prima, no spoiler. Non voglio fornire la scusa per non leggere questo delizioso racconto lungo diviso in cinque capitoli.

La componente fortemente weird e fantastica di questi racconti è decisamente esaltata dalla descrizione dettagliatamente realistica di Lodi, delle sue architetture, dei riti sociali dei suoi cittadini, dell’atmosfera da provincia deprimente che si respira e insomma da una generale ottima descrizione ambientale che fa da territorio fertile a idee fortemente originali e divertenti. Le intenzioni degli autori sono evidentemente all’insegna della satira sociale e politica, ma questo non vuol dire che la lettura di questi racconti non produca comunque dei sani e malsani brividi da sguardo nell’abisso cosmico di lovecraftiana ispirazione.

La fusione tra tematiche lovecraftiane (i Grandi Antichi e la loro indifferenza cosmica verso la razza umana) e la realtà lodigiana è ottimamente riuscita. I due contenuti si amalgamano alla perfezione, senza discordanze né incongruenze.

Un altro aspetto che tengo a sottolineare è che queste narrazioni sono lovecraftiane nei contenuti ma non nella forma, in quanto scritte con uno stile molto più semplice di quello adoperato dal Maestro di Providence. Uno stile, mai banale, che procede per sottrazione e non per accumulo (mi vengono in mente Robert Bloch e Richard Matheson), accattivante e coinvolgente, che potrebbe indurre alla lettura anche chi (esiste questa gente purtroppo…) non ama lo stile di Howard Philips Lovecraft.

E veniamo ora al racconto apocalittico del noto critico letterario e musicale Cesare Buttaboni, La maschera di H. P. Lovecraft, che chiude il volumetto e che, per la sua ricchezza contenutistica, la forza delle idee e il modo in cui queste sono condotte, può essere considerato il pezzo forte del libro. Buttaboni, profondo conoscitore dell’opera letteraria e della biografia di Lovecraft, utilizza una forma letteraria particolare: compone un racconto/saggio che, attraverso l’invenzione fantastica, ci induce a riflettere sul valore dell’opera letteraria del Maestro di Providence.

Il racconto inizia con l’articolo di un quotidiano di Lodi, Il cittadino, in cui si parla della morte per un malore improvviso, in un appartamento di Londra, di Cesare Bergamini, un giovane lodigiano. (Notare l’assonanza del nome del protagonista con quella dello scrittore: scelta divertita e coraggiosa). L’articolo prosegue riportando due diari del giovane: il primo è stato scritto a Lodi e il secondo a Londra.

Nel primo diario Cesare Bergamini racconta la sua passione per la musica progressive e dark, citando e commentando una miriade di musicisti e di nomi di dischi realmente esistenti, per quanto oggetti di culto ascoltati da un numero ridotto di appassionati. Dai Current 93 agli Jacula, passando per molti altri. Con questo espediente, che tornerà nel corso del racconto, Buttaboni suggerisce al lettore la colonna sonora adatta per godersi il suo racconto.

La svolta della storia avviene quando Cesare acquista dal suo negozio preferito la ristampa in vinile del primo album dei H. P. Lovecraft, band psichedelica degli anni sessanta realmente esistita, ed è tentato di ascoltarlo al contrario, sperando di trovarvi inciso un messaggio nascosto come si dice abbiano fatto tanti artisti del rock negli anni sessanta e settanta, come i Led Zeppelin o i Beatles.

Il messaggio c’è! E che messaggio!

Fatto suonare al contrario, il disco riporta un racconto orale niente poco di meno che di Howard Philips Lovecraft che, dal suo letto di morte al Jane Browne Memorial Hospital di Providence, narra la propria esistenza dall’infanzia solitaria fino agli ultimi giorni. Lo scrittore confessa di non essere tanto lucido, sia per la sofferenza causata dal tumore all’intestino, sia per la morfina che gli viene somministrata. Infatti, per quasi tutta la durata del racconto, Cesare – e il lettore insieme a lui – ha il dubbio se Lovecraft stia raccontando eventi reali o fantasticherie dettate dal delirio agonico/morfinico.

Infatti Lovecraft racconta di essere entrato in contatto con una setta esoterica, La Chiesa della Saggezza Stellare, che gli consegna il Necronomicon e gli comunica che il suo destino è rintracciare e procurarsi gli altri grimori maledetti: i Manoscritti Pnakotici, il De Vermis Mysteris, gli Unaussprechiliche Kulten e il Libro di Eibon (Tutti questi libri, nella realtà, raccontata dai biografi di Lovecraft e dallo scrittore stesso, non esistono se non nella immaginazione creativa di Lovecraft e di altri scrittori a lui sodali come Robert Howard e Clark Ashton Smith). Lo studio di questi grimori servirà a Lovecraft per comporre i propri capolavori letterari allo scopo di preparare, attraverso la creazione artistica, l’umanità all’avvento dei Grandi Antichi.

Quindi Lovecraft racconta del suo viaggio a New York, San Francisco, Londra e Torino per procurarsi questi libri maledetti mentre di notte fa degli stranissimi sogni, durante i quali l’entità misteriosa chiamata Azatoth gli fornisce oscure informazioni. Lovecraft dice di averle riportate in una serie di quaderni e utilizzate per scrivere un grimorio nuovo, Le cronache di Azatoth, e una serie di racconti che vuole restino inediti e che intende pubblicare solo in una edizione limitata per gli adepti della Chiesa della Saggezza Stellare.

Cesare Buttaboni ci fa sognare, tutti noi appassionati di Lovecraft, immaginando l’esistenza di racconti inediti, anche se sappiamo che è solo un’invenzione letteraria.

Il racconto orale, inciso al contrario sul disco degli H. P. Lovecraft, si conclude con una serie di esperienze in altre dimensioni vissute dallo scrittore di Providence nei suoi ultimi giorni di vita.

Cesare, scioccato dalla rivelazione e sempre in dubbio sulla credibilità di quanto ha ascoltato, trova un annuncio su ebay in cui si vende una copia identica del disco, in un negozio di Londra, che si chiama, guarda caso, Starry Wisdom Press. Quindi Cesare va a Londra ed intraprende un viaggio realistico e onirico al tempo stesso, un percorso allucinato e allucinante raccontato nel secondo diario, in cui i Grandi Antichi si palesano come entità realmente esistenti la cui venuta è preparata dai Necromicon, oscura band musicale underground. E mi fermo qui per non fare ulteriore spoiler. Tutta la narrazione scritta da Buttaboni è inframezzata da parti in cui il protagonista Cesare parla non solo delle sue passioni musicali, citando e analizzando a iosa band e album, ma anche dei suoi interessi letterari. E anche qui leggiamo biografie e valutazioni critiche di tanti scrittori, realmente esistiti, che hanno fatto la storia del weird classico, da Arthur Machen a William H. Hodgson, passando per tanti altri.

Buttaboni unisce una notevole capacità affabulatoria alla sua competenza di critico e saggista per fornire, come già accennato, un racconto/saggio, quindi una forma particolare di narrativa in cui lo sfoggio culturale non attenua l’atmosfera angosciante e inquietante degli eventi che accadono al protagonista. Anzi: come nei racconti di Del Piano e Cattaneo l’ambientazione realistica, descritta ottimamente, fa sbocciare i fiori del fantastico, così, nel racconto di Buttaboni, la componente saggistica, svolta con precisione da erudita, esalta quella dell’invenzione weird.

E così abbiamo letto questi coinvolgenti racconti ricchi di espedienti narrativi perfettamente funzionanti e riuscite raffigurazioni di mostruose entità ancestrali.

Da notare i numerosi riferimenti autobiografici inclusi nei racconti da Roberto Del Piano, Andrea Cattaneo e Cesare Buttaboni. Questi autori non si limitano a usare i propri nomi per i protagonisti delle storie, ma includono anche aspetti personali delle loro vite, realizzando in tal modo una sorta di weird autobiografico.

Ultime informazioni che vi dò: la suggestiva copertina a colori con gattone sovrannaturale è di Gino Andrea Carosini che ha realizzato anche le illustrazioni interne in bianco e nero insieme a Roberto Mastroianni e Xothic.art: una per ogni racconto, costituiscono un valore aggiunto al libro.

Da segnalare inoltre il meritorio lavoro di editing di Laura Coci, che, immagino, si sia occupata anche della correzione di bozze. Neanche un refuso!

Quindi, in conclusione, per i motivi esposti, si consiglia la lettura di Gli appetiti di Trnt.Asy’ h h a tutti gli amanti di Lovecraft, del weird e della narrativa fantastica per scoprire il modo migliore di omaggiare un classico come il Maestro di Providence, ossia attraverso una scrittura fortemente originale e personale, non sterilmente derivativa, e la scelta (perché no?) di un’ambientazione italica.

GLI AUTORI

Roberto Del Piano, fin dal Sessantotto bassista elettrico tra impegno e militanza, inizia da giovanissimo a suonare il pop nel contesto milanese salvo poi innamorarsi del jazz. Attraversa oltre cinquant’anni di musica italiana, registrando diversi album a suo nome e con altri; La serie Saluti da Casa. Ho dato il mio sangue alla musica, giunta al secondo volume, è il suo lavoro più recente.

Da qualche anno ha rinnovato un antico amore, la fantascienza; ha collaborato a vari numeri della rivista Un’Ambigua Utopia, pubblicato alcuni racconti e traduzioni e, insieme a Laura Coci, è curatore dell’opera di Daniela Piegai e della collana Fantascienza resistente per Delos Digital; nel 2023 ha vinto il Premio Italia nella categoria Miglior articolo su pubblicazione amatoriale.

Andrea Cattaneo scrive storie di genere fantastico ambientate in Europa, prevalentemente fantascienza ma, ogni tanto, la curiosità lo spinge ad esplorare nuovi generi e territori anche molto lontani dai suoi abituali come il romance e il fantasy. Cerca di dare ai suoi lettori storie divertenti che sfidino la loro concezione della realtà. I suoi autori di riferimento sono Philip K. Dick e Murakami Haruki. Si occupa, per passione e lavoro, di quotidiani e riviste, di critica letteraria, tecnologia e pop colture.

Cesare Buttaboni nasce a Lodi nel 1971. Grande appassionato di Lovecraft, collabora in rete con diversi portali e blog quali Horror Magazine, Ver Sacrum, La TelaNera, Debaser e Planet Ghost. Ha anche scritto saggi sul fantastico e Lovecraft per le riviste Hypnos, Studi Lovecraftiani, e per i volumi di Esescifi dedicati ad HPL. È inoltre un grande estimatore di musica di vario genere, dal Progressive alla musica gotica e oscra.

Gli appetiti di Trnt.Asy’ h h

Autori: Roberto Del Piano, Cesare Buttaboni, Andrea Cattaneo

Editore: Indipendently Published con marchio Dagon Press

Codice ASIN:  B0CDK8LJYS

Codice ISBN-13:  979-8853749900

Pag. 124

Prezzo di coperina: 12,90

Gli appetiti di Trnt-asy’hh
Roberto Del Piano
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Andrea Cattaneo
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Cesare Buttaboni
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