Il fantastico come messa a fuoco della realtà: i Sessanta racconti di Dino Buzzati

Pur originate quasi sempre dal quotidiano, le sue storie tendono a subire una trasformazione simbolica e fantastica, che si attua mediante un’anomalia, un caso curioso, un effetto a sorpresa. L’elemento soprannaturale non è un modo per evadere dalla realtà ma è, al contrario, uno strumento efficacissimo per decifrarla; una lente deformante, ma rivelatrice, che mette a fuoco le nevrosi dell’uomo moderno. Un marcato pessimismo permea quasi tutti i racconti; una visione dolente dell’uomo e del suo destino che non lascia posto a messaggi consolatori. 1

Questi
Sessanta racconti mi hanno fatto scoprire un Dino Buzzati
inedito, rispetto a quello scolastico, comunque sempre apprezzato,
che lessi alle scuole superiori. Mi riferisco al classico romanzo Il
deserto dei Tartari
, ma Buzzati non mi aveva ancora
spalancato le porte del fantastico italiano. Nel suo “realismo
magico” o “realismo fantastico”, si scorge una via nostrana
originale per attingere all’orrore, al perturbante e a quello che
nell’immaginazione può anche sfuggire al controllo originale che
pensavano razionalmente di avere i personaggi.

Ogni
racconto rappresenta un mondo a sé, che attinge volta per volta
dalle vicende storiche, dal gotico alla fantascienza oppure dalle
storie di fantasmi fino alle storie di spionaggio.

Lo
stile è sempre quello serio ed esatto, ma al tempo stesso ironico e
tagliente. Viene utilizzato un italiano medio, in un linguaggio
asciutto, quasi giornalistico, per citare un’altra attività in cui
si cimentò per anni Dino Buzzati e che riversò nella sua
scrittura. Si intravedono nei molteplici temi evocati da queste
pagine le sue passioni come la natura, con una particolare
predilezione per la montagna (si pensi alla sua nativa Belluno) o
alla Luna:

Dunque le leggi eterne si erano spezzate, un guasto orrendo era successo nelle regole del cosmo, e forse quella era la fine, forse il satellite con velocità crescente sta ancora avvicinandosi, tra qualche ora il globo funesto si allargherà a riempire interamente il cielo, poi la sua luce si spegnerà entro il cono d’ombra della terra, né si vedrà più nulla finché, per un’infinitesima frazione di secondo, ai fievoli riverberi della città notturna, si indovinerà un soffitto scabro e sterminato di pietra precipitante su di noi, e non ci sarà neppure il tempo di vedere; tutto sprofonderà nel nulla prima ancora che le orecchie percepiscano il primo tuono dello schianto.2

Non
manca nemmeno l’arte (Buzzati, oltre che scrittore e
giornalista, fu anche un pittore del fantastico) in particolare
visiva, tra gli argomenti celebrati in questa raccolta, dimostrando
una conoscenza approfondita di tali tendenze, su cui Buzzati
si permette di scherzare con sarcasmo, prendendo in giro gli
atteggiamenti snobistici e manieristici dei critici:

Ma se – fu la domanda che egli rivolse a se stesso d’improvviso – se dalla poesia ermetica è germinata quasi per necessità una critica ermetica, non era giusto che dall’astrattismo nascesse una critica astrattista? Rabbrividì quasi, misurando confusamente gli sviluppi di una così audace concezione. Un vero colpo d’ala. Semplicissimo, eppur così difficile come tutte le cose semplici. Tanto è vero che nessuno ci aveva mai pensato. E lui sarebbe stato il caposcuola. In pratica non restava che da trasferire sulla pagina la tecnica finora adottata sulle tele.3

Vi
sono racconti che potrebbero rappresentare sceneggiature per film
come il Villaggio dei Dannati, come, ad esempio, Non
aspettavano altro
:

Risate e grida si levarono. «Fuori, fuori dalla fontana! Fuori!» Erano anche voci di uomini. La gente, poco prima intorpidita e molle, si era tutta eccitata. Gioia di umiliare quella ragazza spavalda che dalla faccia e dall’accento si capiva ch’era forestiera.4

La letteratura fantastica in Buzzati è un gioco in cui il lettore viene lasciato libero di scegliere se accettare o no il soprannaturale. L’angoscia e la responsabilità ad esso collegata nascono sempre dall’imprevedibilità del caso. Nei racconti di questo libro, il fantastico si insinua nelle pieghe del quotidiano, concepito alla stregua di un modo alternativo di vedere il nostro mondo o il nostro universo materiale. E da questo reale, Buzzati permette a chi si immerge nei suoi racconti di estrarne delle risonanze inedite e stranianti, mai notate prima. 5

BIBLIOGRAFIA:

D.
Buzzati, Sessanta racconti, ed. Mondadori, Milano 2016.

Aavv,
Guida alla letteratura horror, a cura di G. F. Pizzo, Casa
Editrice Odoya srl., Bologna 2014.

SITOGRAFIA:

1 Aavv, Guida alla letteratura horror, a cura di G. F. Pizzo, Casa Editrice Odoya srl., Bologna 2014.

2 D. Buzzati, Sessanta racconti, ed. Mondadori, Milano 2016, p. 308

3 Ivi, p. 410.

4 Ivi, p. 286.

5 Per approfondire questo lato gnoseologico e in generale filosofico dell’opera di Buzzati, consiglio questo bellissimo numero monografico della rivista Antares, edizioni Bietti:

Sessanta Racconti di Dino Buzzati

Dino Buzzati

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