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Si chiama Damien Donovan, fa l’investigatore dell’occulto, vive a New York, negli anni ottanta e ha un certo appeal verso le donne che lo adorano.
È biondo, fisicamente prestante, sensibile, vegetariano, astemio.
Il suo assistente assomiglia a un noto attore comico e ha, per amico, un bonario ispettore di polizia di mezza età che lo consulta per alcuni casi.
Fatte le debite differenze, vi ricorda qualcuno? Avete bisogno di qualche altro suggerimento?
È dotato della Scuroveggenza, sorta di intuito sovrannaturale. Ha uno stuolo di fan che cerca di invadere la sua privacy. Ha risolto molti casi ma tanti dicono che, dopo i primi cento casi risolti, si sia un po’ infiacchito.
Dai, che avete capito!
Questa storia a fumetti, ambientata “A New York, da qualche parte”, come recita la didascalia iniziale, incomincia al Damien Donovan Horror Club dove si svolge un un raduno dei fan del detective dell’occulto a cui è stata anche dedicata una serie a fumetti che ne racconta le gesta.
Alcuni dei presenti sono travestiti da Damien Donovan, altri dai suoi nemici, o vari comprimari. Sembra di assistere a un raduno di cosplayer.
Durante l’incontro i fan guardano un programma alla David Letterman Show in cui viene intervistato Damien Donovan in persona davanti a un pubblico in delirio composto in maggior parte da esseri di sesso femminile che dichiarano il loro amore e gli chiedono di sposarlo.
Quindi il fumetto procede alternando sequenze della video intervista ad altre in cui i fan commentano: alcuni sostengono che i primi cento casi sono i più interessanti, altri affermano il valore dei casi successivi. C’è chi dice che si è venduto, commercializzato, chi invece lo difende.
Conclusasi la riunione e la trasmissione televisiva, la storia racconta una serie di omicidi: in giro c’è un serial killer che uccide le sue vittime ricalcando quello che facevano i nemici di Damien.
Lo stile di scrittura di Guglielmino e Scali, in particolare nelle sequenze degli omicidi (fa venire in mente subito le sceneggiature di Tiziano Sclavi e Claudio Chiaverotti) è impostato sul modello bonelliano classico delle sei vignette/tre strisce per tavola. Ma gli autori si concedono anche alcune difformità dalla griglia classica che ricordano le sperimentazioni del Dylan Dog degli ultimi dieci anni. Ad esempio a pagina 13 vedo una splash page in cui il proprietario della sede del Damien Donovan Horror Club, inquadrato frontalmente e per intero, dà il benvenuto a tutti gli altri fan convenuti al raduno, ripresi di spalle. Oppure, a pagina 81, vedo una splash page con protagonista Damien che scende delle scale, il cui movimento è raffigurato disegnandolo nelle varie posizioni che occupa nello spazio e con, sullo sfondo, in sovraesposizione, i visi del serial killer e della sua vittima. Anche da Dylan Dog vengono l’utilizzo occasionali di voci narranti in didascalia e i momenti di surrealismo.
Lo stile di disegno di Costarelli è anche esso classico e sfrutta adeguatamente la plasticità delle forme. Le vibrazioni del tratteggio incisivo producono un felice chiaroscuro che dà la giusta atmosfera alle vicende narrate.
La New York in cui è ambientato I primi cento, non è la vera metropoli, ma piuttosto un luogo della mente, edificato prendendo e manipolando cinema, fumetto e serie televisive degli anni ottanta, non solo horror, che hanno influenzato gli autori per realizzare l’intero fumetto.
Non vi racconto altro perché dovete godervela dalla prima all’ultima pagina questa storia a fumetti in quanto I primi cento è un davvero avvincente, divertente e ben realizzato.
Ma non solo: ha un forte valore metaforico e metafumettistico. Racconta, sorta di saggio in forma di nona arte, la storia del personaggio a fumetti Dylan Dog, il rapporto con i suoi lettori, la loro passione e la loro ingenuità, e l’impatto che ha avuto questo fumetto a livello sociologico.
Infatti nell’introduzione Guglielmino cita, come fonte di ispirazione l’Alan Moore di Watchmen, la famosa miniserie di supereroi e sui supereroi, anche se poi modestamente, dichiara che non vuole paragonarsi a lui.
Questo fumetto risponde alla domanda: che cosa succederebbe se gli autori di Dylan Dog potessero giocare con gli stereotipi di questa serie bonelliana in particolare e della nona arte in generale ispirando sane riflessioni e divertendo i lettori al tempo stesso?
Ecco la risposta: I primi cento.
Lo consiglio non solo a chi ama o ha amato Dylan Dog ma anche a tutti gli appassionati di fumetto.
GLI AUTORI
Andrea Guglielmino e Marco Scali sono già autori per Bugs Comics (Samuel Stern), Emmetre Edizioni (Garibaldi Vs. Zombies), Shockdom (Helen Bristol), Inkiostro e Passenger Press. Andrea Guglielmino è anche autore di saggi di antropologia del cinema (Antropocinema ha vinto il premio Domenico Meccoli nel 2015), Marco Scali è invece esperto sceneggiatore di cortometraggi.
Luciano Costarelli è attivo già dagli anni ’90 come colorista per Il Corriere dei Piccoli. La sua attività è poi proseguita tra fumetto (Masters Edizioni, Star Comics, Fenix, Forte Editore), illustrazione (Mondo TV HE, RCS Quotidiani) e pubblicità per diverse agenzie milanesi. Oggi collabora con Cronaca di Topolinia, Edizioni Inkiostro, Bugs Comics, Priuli & Verlucca.
I primi cento
Testi: Andea Guglielmino e Marco Scali
Disegni: Luciano Costarelli
Editore: Weird Book
Codice ASIN: B0CZGS384W
Pag. 108
Prezzzo: 17 €






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