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Megalopolis (Usa, 2024)

Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Francis Ford Coppola. Fotogtrafia: Mihai Malaimare Jr.. Montaggio: Can McLauchlin, Glen Scantlebury, Robert Schafer. Musiche: Osvaldo Golijov, Grace VanderWaal. Scenografia: Beth Mickle, Bradley Rubin. Costumi: Milena Canonero. Lingua Originale: Inglese. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 2024. Durata: 138’. Genere: Fantascienza.  Produttori: Francis Ford Coppola, Michael Bederman, Fred Roos, Barry Hirsch. Case di Produzione: American Zoetrope, Lionsgate. Distribuzione (Italia): Eagle Pictures. Interpreti: Adam Driver (Cesar Catilina), Giancarlo Esposito (Franklyn Cicero), Nathalie Emmanuel (Julia Cicero), Aubrey Plaza (Wow Platinum), Shia LaBeouf (Clodio Pulcher), Jon Voight (Hamilton Crasso III), Jason Schwartzman (Jason Zanderz), Talia Shire (Constance Crasso Catilina), Grace Vander Waal (Vesta Sweetwater), Laurence Fishburne (Fundi Romaine), Kathryn Hunter (Teresa Cicero), Dustin Hoffman (Nush Berman), D. B. Sweeney (Stanley Hart), James Remar (Charles Cothope), Chloe Fineman (Clodia Pulcher), Balthazar Getty (Aram Kazanjian), Romy Mars (reporter), Haley Sims (Sunny Hope Catilina), Bailey Ives (Huey Wilkes), Sonia Ammar (Zena), Isabelle Kausman (Claudine Pulcher), Madeleine Gardella (Claudette Pulcher).

Quousque tandem, Coppola, abutere patientia nostra?, è il solo commento che viene da fare durante la visione di questa gigantesca supercazzola formato esportazione. Francis Ford Coppola resta uno dei più grandi registi di tutti i tempi, ma qui va proprio fuori dal seminato, lui che ci aveva regalato capolavori immortali come Apocalypse Now, Il padrino, L’uomo della pioggia, I ragazzi della 56esima strada, persino Dracula … A ottantacinque anni compiuti, il grande regista di Detroit perde la bussola e il rispetto dello spettatore, gira un film per se stesso – la sola cosa che voleva fare in assoluto da diversi anni -, consegna nelle nostre mani un apologo sul male che stiamo facendo al mondo in cui viviamo. Megalopolis è uno spreco di attori bravi come Adrian Driver (Catilina) e Giancarlo Esposito (Cicerone), per tacere di Nathalie Emmanuel (Julia), usati per raccontare una sorta di favola fantascientifica, ambientata in un’epoca dove un genio incompreso ha scoperto un materiale che può salvare la Terra dalla distruzione, ma viene contrastato da tutti. Coppola imbastisce un kolossal di stampo teatrale partendo da La congiura di Catilina di Gaio Sallustio Crispo, riprendendone intere parti, persino il famoso interrogativo retorico che apre l’orazione: fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Un film ambientato in una Nuova Roma (l’America), che cita gli eccessi di Fellini (Satyricon e il circo), il cinema peplum (Spartacus e la corsa delle bighe), Chaplin (Tempi moderni), Shakespeare (Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni), basato sull’utopia che un mondo migliore è possibile, affermando che solo i sognatori scongiureranno il baratro. Centotrentotto minuti per centoventimilioni di dollari di budget – eccessivi entrambi  per le cose da dire – uno spreco di tempo e di risorse, tra dissolvenze a tendina e split screen d’altri tempi, fotografia cupa e musica ridondante, effetti speciali mirabolanti, scenografie sontuose. Una favola per adulti che diventa una baracconata indigesta, sceneggiata senza alcun rispetto per la logica, infarcita di dialoghi inutili, ebbri di retorica e di citazioni colte (Marc’Aurelio). Megalopolis è frutto di un quarantennale album di ritagli che Coppola compone dai tempi di Apocalypse Now, un lavoro del tutto privo di suspense e di ritmo, scritto per sostenere che se la Nuova Roma (leggi Stati Uniti d’America) cade, il mondo fa una brutta fine. Due ore e venti di luoghi comuni teatrali e apodittici che si dissolvono come una serie di stratosferiche sciocchezze una volta fuori dalla sala. Questa volta l’hai fatta grossa Francis, spero solo che non sia il tuo ultimo film…

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