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Gotico dell’anima: il ritorno di un classico inquieto
Con Le presenze invisibili, pubblicato per la prima volta nel 1942 con il titolo Uneasy Freehold, Dorothy Macardle ci regala un raffinato romanzo gotico che non si limita a spaventare, ma inquieta, scava, rimane addosso. Grazie alla nuova edizione di Dagon Press, impreziosita dall’accurata introduzione di Bernardo Cicchetti e dalla sua limpida traduzione, questo capolavoro sommerso torna finalmente nelle mani dei lettori italiani, più vivo e attuale che mai. La storia si apre con un’apparente idillio: due fratelli, Roderick e Pamela Fitzgerald, lasciano la Londra affannata degli anni Trenta per rifugiarsi in un tranquillo angolo del Devon. La casa che acquistano, Cliff End, è sospesa tra la bellezza e l’isolamento, protesa su una scogliera affacciata sul mare. Ma quella quiete è solo apparente: la casa è abitata da presenze che non si vedono, ma si sentono – e lasciano dietro di sé odori, brividi, e la sensazione opprimente che qualcosa di non risolto si aggiri tra le stanze. Macardle non indulge mai nel sensazionalismo: il terrore in questo romanzo si insinua nei dettagli, nell’atmosfera, nei silenzi. È un gotico psicologico, costruito con lentezza e precisione, dove la casa infestata diventa specchio dell’inconscio, dei traumi non elaborati, delle passioni represse. I fantasmi non sono solo spiriti, ma anche e soprattutto i residui emotivi di una tragedia familiare sepolta. Due donne – la defunta Mary Meredith e la misteriosa Carmel – si contendono la memoria e l’identità della giovane Stella, figlia e testimone di una storia d’amore e gelosia finita nel sangue e nel silenzio. L’incontro tra Stella e Roderick accende il cuore della vicenda: non si tratta solo di un innamoramento romantico, ma di un legame che si sviluppa sotto l’ombra dell’irrazionale, della paura, del dubbio. Quanto di ciò che accade è reale? Quanto è frutto dell’influenza emotiva di un luogo segnato da un passato irrisolto? La narrazione in prima persona di Roderick ha il tono disincantato di chi cerca la razionalità anche nell’assurdo, ma è proprio questo contrasto che rende il romanzo efficace: la voce lucida del protagonista fa da contrappunto alla crescente inquietudine degli eventi. Pamela, più pragmatica e intuitiva, è una figura femminile forte e moderna, mentre Stella si muove tra innocenza e ambiguità, attratta inesorabilmente dalla casa e dai suoi misteri, come una falena dalla fiamma. Macardle non fu solo romanziera, ma anche giornalista e attivista politica irlandese, vicina al pensiero repubblicano e antifascista, e collaboratrice stretta di Éamon de Valera. Il suo impegno civile traspare, in filigrana, anche in questo romanzo: nella difesa della soggettività femminile, nella denuncia sottile delle strutture patriarcali, nella consapevolezza che ogni casa – come ogni Paese – può essere infestata dai suoi fantasmi. Le presenze invisibili è quindi molto più di una storia di fantasmi: è una riflessione sulla verità e la memoria, sull’identità e il potere, raccontata attraverso la lente di una narrativa gotica elegante e penetrante. Macardle affronta la dimensione soprannaturale come allegoria della psiche e della storia, portando nel genere una tensione morale e intellettuale rara. Con Le presenze invisibili, Dagon Press recupera un’opera che merita pienamente il titolo di “classico”: un libro che travalica il genere e si impone per la qualità della scrittura, l’intelligenza della costruzione narrativa e l’atmosfera unica, sospesa tra malinconia e terrore. Un romanzo da leggere lentamente, nelle sere d’autunno o nelle notti in cui il vento porta con sé voci dimenticate. Perché, come insegna Dorothy Macardle, non sempre ciò che è invisibile è meno reale.
Le presenze invisibili
Autore: Dorothy Macardle
Editore: Dagon Press
Pagine: 390 pagine
Dimensioni: 13.97×2.49×21.59 cm
ISBN-13: 979-8314610947
Prezzo: 17,90 €

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