Passage to Babylon dei Gates of Eden

GATES
OF EDEN “Passage to Babylon” (Nero Corvino, 2024)

Un
album che giunge del tutto inaspettato e che ci ha lasciato
spiazzati, questo debutto dei Gates
Of Eden
,
creatura del polistrumentista Tregor
Russo
,
musicista siciliano che ha voluto realizzare un’opera che definirla
personale è dire poco. Partendo da basi che hanno un sapore
mediorientale e che trasportano proprio in territori caldi come
l’Egitto e tutta la parte dell’Arabia in senso ampio, Tregor
usa tecnica e fantasia per forgiare una forma di metal ad altissimo
tasso tecnico e che trova nel folk il suo compimento. Quindi si parte
da un metal con grandissime striature folk e un sound che vira spesso
e volentieri sulle tortuose quanto ammalianti sonorità prog. Il
risultato è un genere definito dall’artista stesso come Folk
Progressive Metal, dove anche le influenze dark e gothic, però,
hanno la loro importanza. La voce stessa di Tregor
è melodica ma non cerca il ritornello facile da memorizzare.
Sembrano litanie che cercano di evocare spiriti, e il tutto assume un
sapore anche esoterico tipico dei territori da cui Tregor
trae ispirazione. Essendo poi questo musicista siciliano, ci sono
anche influenze folk tipiche della Sicilia e vengono utilizzati anche
strumenti musicali tipici dell’Isola, come lo scacciapensieri e lo
zufolo. Ampio risalto è dato anche alla sezione ritmica, che oltre
alle parti di batteria si arricchisce anche di percussioni di vario
tipo. Questo album è qualcosa di intrigante e ha una certa classe
oltre che perizia tecnica, e quindi essendo il solo Tregor
che ha realizzato tutto, i complimenti vanno tutti a lui. Sicuramente
qualche traccia maggiormente d’impatto, diciamo pure più “violenta”
e potente avrebbe forse beneficiato al disco in questione, che sembra
dall’inizio alla fine girare sempre attorno ad un concetto di prog
metal molto esclusivo e criptico. In ogni caso, un disco tutto da
scoprire, consigliato.

Tracklist:

1.
Vision from the Mirror

2.
In the Garden of Dreams

3.
Glimpse at Eternity

4.
When Mist Covers the Night

5.
Enchanted Symphony

6.
Through the Veiled Soul

7.
Mirage

8.
Caress of Your Breath

9.
Sounds of Mystery

10.
Lost Realms in the Fantasy

Line-up: Tregor Malphas Russo – Vocals (Lead), Guitars, Oud, Bass, Drums, Darbuka, Percussions

Passage to Babylon dei Gates of Eden

Gates of Eden

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Antagonist di Demoghilas

DEMOGHILAS
“Antagonist” (Full-length, Independent, 2024)

Cosa
succede quando un artista decide di non puntare più su alcun termine
quale successo, fama o evoluzione? Bene, la risposta è questo
Antagonist,
album che in realtà è partorito da un solo individuo, tale Alfred
Zilla
,
polistrumentista pugliese che prima di buttare fuori questo prodotto
totalmente anticonformista, ci aveva già avvisato con la traccia
Silent
Hill

e relativo videoclip, molto inquietante. L’artista sembra farsi beffa
del music business realizzando un disco di alternative rock/metal che
strizza un po’ l’occhio agli immancabili anni Novanta di questo
genere, ma che trova nei suoni di chitarra un po’ sintetici dei
rimandi a band che in pratica arrivano più o meno da quegli anni, ma
che sono di un’altra categoria (Ramnstein,
Marilyn Manson, Nine Inch Nail
s).
Quindi il risultato è un album buono, un disco che si basa su trame
musicali e vocali semplici, che assumono molto le sembianze di uno
sfogo dell’artista coinvolto. Non pare esserci traccia di
commercialità in questo album, anche se alcune melodie vocali e un
sound in generale abbastanza lineare potrebbero far pensare a un
disco fatto per acchiappare facili entusiasmi giovanili… Niente di
più sbagliato, perché scorrendo le tracce ci si accorge del vero
motivo di tutto questo: Demoghilas
è una maschera che viene indossata da Alfred
Zilla

per prendersi gioco di una società che forse non lo ha mai accettato
totalmente, né come individuo e né come artista, e questo lo dico
perché dando una ascolto anche ai suoi vecchi lavori traspare questo
malessere quasi adolescenziale ma contenuto in un corpo da adulto, e
traspare anche la passione per l’underground e per tutta la musica
non troppo facile da classificare. Alfred
attinge da varie componenti, comprese quelle industrial-electro e poi
le usa per forgiare il suo particolare sound e concept lirico. Non è
un disco per fighetti questo, non ha i suoni che il 2024 impone e non
tutte le melodie vocali sono eseguite alla perfezione, però c’è
tanta passione e fantasia in Antagonist,
e questo potrà attrarre fascino da chi cerca prodotti veri e senza
troppi orpelli, come si facevano una volta soprattutto, quando si
avevano pochi mezzi a disposizione. Da scoprire.

Tracklist:

1.
The Fallen Angel

2.
Killing Your God

3.
Always

4.
Antagonist

5.
I’m The King You’re My Slave

6.
I Love You To Kill You

7.
Broken Doll

8.
Screaming Reaper Vengeful Reaper

9.
I Know Why Jesus Wept

10.
Silent Hill

Line-up: Alfred Zilla – All Instruments

Antagonist di Demoghilas

Alfred Zilla

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Choices, nuovo album dei DPERD

DPERD
– “Choices” (My Kingdom Music, 2024)

Disco un po’ fuori dagli schemi questo dei veterani delle scena italiana DPERD, persino se consideriamo il catalogo di My Kingdom Music, che è una label di base metal, ma un po’ fuori dagli schemi. Parliamo di un album semplice ma mai banale, raffinato e che ha nell’immediatezza delle emozioni che vuole trasmettere i suoi punti di forza. Sono tante le influenze, dal gothic fino al jazz e al blues, per un risultato che ammalia e trasporta. Tra una traccia e l’altra non vi è praticamente silenzio, anche se ogni canzone ha un suo titolo, ma avrebbe tranquillamente potuto anche non averlo. Valeria Buono, voce e tastiere, e Carlo Disimone, polistrumentista, si avvalgono anche della tromba di Gaetano Fontanazza e usano strati su strati di strumenti, compreso il mellotron. Il tutto assume un qualcosa di magico e cinematografico. La tristezza si fonde alla solarità senza stridere e davvero, la voce della cantante è praticamente perfetta per questo affresco di emozioni. Di sicuro la musica di questo duo siciliano è calda e passionale, non appare mai fredda o anaffettiva. Il tutto riesce a trasudare le emozioni di chi ha partorito quest’opera ma anche di veicolarle verso l’ascoltatore senza troppi fronzoli. Non si alza mai la voce, non si alzano mai polveroni di batteria e/o chitarra elettrica. Il concetto di canzone viene un po’ rivisto e aggiornato, o meglio ancora portato ad almeno cinque o sei decenni fa. Il tutto sa di locale frequentato da intimi, sa di notte e di nebbia, sa di antico. Un disco che rappresenta un unicum di questi periodi, suonato alla perfezione e suonato con cuore e gusto. Da non perdere

Tracklist:

1.
Another Chance

2.
Go On

3.
Amore E Libertà

4.
Only Void

5.
Salamanca

6.
A Needed Desire

7.
For Me

8.
Old Friend

9.
Dreams Behind A Barbed Wire

10.
Ran Out Of Tears

11.
In The Middle

12.
Mr. Savage

13.
Choices

14.
Mr. Good

15.
The Night Of The World

16.
My Way

17.
It’s Gone

18.
Only Tonight

Line Up: Valeria Buono – vocals Carlo Disimone – guitars, bass, persussions, piano, mellotron, organ, vocals Guest musicians: Gaetano Fontanazza – trumpet

Choices dei DPERD

DPERD

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Poem of Ordinary Man dei Void

VOID
“Poem Of An Ordinary Man” (Full-length, Nova Era Records,
2024)

Poem of an Ordinary Man nasce dalla necessità di mettere in musica quel gigantesco avvenimento storico che è il conflitto in Ucraina. Abbiamo iniziato a scrivere la storia di questo uomo la cui vita è brutalizzata dall’esperienza della guerra, proprio due anni fa, al momento dell’invasione. La cosa non è nata per caso perché abbiamo riutilizzato brani che avevano preso vita nel 2014 (The Drone, nato al tempo della guerra in Siria, e The Call) la cui attualità purtroppo non è stata scalfita dal tempo. Il progetto si è sviluppato in maniera molto naturale come un vero concept. Otto capitoli, otto momenti diversi in una storia dove il dolore iniziale per la perdita di un figlio si trasforma nella sofferta speranza per un mondo di pace.” Void

Primo
vagito discografico per questa stoner/alternative rock band italiana
che affronta il tema della guerra, e nello specifico del conflitto
ancora attuale in Ucraina attraverso un concept molto ricercato e
pieno di begli spunti, soprattutto musicali. I nostri cercano di
rielaborare l’hard rock, perché di questo parliamo in sostanza, con
degli influssi tipici del cosiddetto desert sound, ma guai a pensare
che questo album sia una copia carbone dei vari Kyuss
piuttosto che Queens
Of The Stone Age
. Si respira la volontà di
forgiare un sound proprio, impreziosito da diversi momenti toccanti
ben evidenziati da canzoni che spesso e volentieri mantengono toni
dimessi. Il reparto vocale è quello che salta subito alle orecchie,
ben sorretto dalla voce poliedrica di Marco Mittica, che
nell’album ha anche suonato il piano. Gli altri musicisti sono abili
nel costruire una base potente e molto vintage, rifacendosi
soprattutto all’hard rock e al blues degli anni Settanta, soprattutto
per quel che concerne il riffing di Luca Presicci, il quale però con
la sua chitarra riesce a creare atmosfere di rara intensità,
soprattutto tramite ottimi assoli e un lavoro costante di
arrangiamento che rende il sound dei Void caldo ed avvolgente.
Ottimo inizio per questa band, segnatevi questo nome.

Tracklist:

01.
The Drone

02.
The Call

03.
The Pawns

04.
The Fight

05.
The Underdark

06.
The Mercenary

07.
The Grave

08.
The End

Line-up:
Marco Mittica – vocals & piano Luca Presicci – guitars Alessandro
Ragone – bass Christian Renna – drums

I Void sono un gruppo rock alternativo/stoner. Nati e cresciuti a Bari, i quattro membri (Marco Mittica, Luca Presicci, Alessandro Ragone e Christian Renna) iniziarono le loro carriere musicali separate quasi vent’anni fa, ma si sono ritrovati solo l’anno scorso e iniziano ad abbracciare quello che sembra essere un relazione prolifica tra quattro vecchie anime gemelle. La nuova musica inizia a fluire quasi istantaneamente. In sei mesi il disco è pronto. Otto brani in cui hanno cercato di esprimere il concetto di dolore, tristezza, paura, amore e speranza nella vita di un uomo, civile e non, coinvolto in una guerra. Parlano del presente utilizzando parole e accordi presi dall’eterno potere della musica. A febbraio registrano, mixano e masterizzano tutte le tracce nel Death Star Studio (Cassano delle Murge-BA) guidati dall’esperienza e dalla conoscenza di Marco Fischetti.

Poem of Ordinary Man dei Void

Void

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Album di debutto per i Noirnoise

NOIRNOISE
“Noirnoise” EP, Club Inferno Ent. (2024)

I
Noirnoise
approdano al loro debutto, un importante punto da cui parte tutto, in
cui ci si presenta agli ascoltatori di tutto il mondo e si cerca di
imporre la propria proposta musicale. Non tutti i tasselli sembrano
incastrarsi alla perfezione in questo ep eponimo, ma in ogni caso
sono sottigliezze tipiche di un debutto e quindi perdonabili. La band
sostanzialmente suona rock e non troppo alternative, per farla breve,
anche se dalle note biografiche si potrebbe pensare il contrario. Ad
esempio la prima traccia, A
Few Moments
,
sembra rifarsi agli anni Ottanta e Settanta e ad artisti come Rolling
Stones, David Bowie

o Deep
Purple
,
tutto un po’ rivisto in ottica leggermente alternativa, ma le basi
sono quelle. Nel secondo brano, Little
White Marbles

la band non cambia di molto le proprie coordinate, affacciandosi
anche al rock di artisti come Lenny
Kravits

o The
White Stripes
,
con qualche barlume anche qui di indie ed alternative. Il brano in
questione dura poco più di tre minuti e riesce in virtù di questo
ad essere interessante e a non stufare, complice anche un ritornello
piuttosto orecchiabile. La traccia più interessante e veramente
alternativa, per non dire pienamente grunge è la terza traccia,
Sleeper
Of The Valley
,
anche molto valida perché
fa vivere l’ascoltatore come sospeso nell’aria, lo fa fluttuare tra
arpeggi di chitarra un po’ allucinati. Per fortuna o per sfortuna la
band piazza alla fine l’episodio più bello: The
Curse Of Cromwell

è un gran bel pezzo ed è un peccato che la band non abbia
realizzato quattro brani così convincenti e sentiti, malinconici. In
generale un buon ep, ma col primo full-length ci aspettiamo
qualcosina in più che siamo sicuri arriverà, perché
le qualità tecnico-compositive ci sono già.

Tracklist:

1.
A Few Moments

2.
Little White Marbles

3.
Sleeper Of The Valley

4.
The Curse Of Cromwell

Line-up:
Roby Albertini – drums Marco Godino – bass Mauro Lupano – vocals Max
Mussetti – guitars

Links:
https://hotmusiczine.blogspot.com/2024/05/Facebook
https://clubinfernoent.bandcamp.com/album/noirnoise

hotmusiczine.blogspot.com

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Cecità, il nuovo album dei Nitritono

Una band che al terzo disco, in genere quello della maturità e della definitiva consacrazione, non delude affatto. I Nitritono realizzano un concept album, incentrato sull’omonimo romanzo di Josè Saramago, pieno di negatività e di nichilismo, tutto filtrato attraverso un metal moderno e che risente di influssi noise e sperimentali. Si potrebbe parlare di noise-metal, di avantgarde metal o semplicemente di post metal per questo Cecità, ma quello che importa è ciò che riesce a trasmettere, ovvero un urlo disperato contro l’indifferenza umana e la sua meschinità. Chitarroni potenti e batteria che picchia su tom e piatti a più non posso, ma anche momenti di apparente quiete fanno di questo album un must have per gli amanti di certe sonorità ascrivibile al largo calderone dell’alternative metal. Non è un disco usa e getta, questo è certo, perché si recepisce da subito lo sforzo della band nel costruire pezzi molto ben elaborati e anche complessi volendo, ma senza mai scadere nella cervelloticità fine a se stessa. Come si respirano la rabbia e la ribellione verso certe dinamiche sociali. Se amate il metal di confine e in generale vi cibate di dissonanze e disperazione, questo è un album che di sicuro fa per voi.

NITRITONO
“Cecità” (My Kingdom Music)

Tracklist:

01.
A Denti Stretti (pt. 1)

02.
A Denti Stretti (pt. 2)

03.
A Denti Stretti (pt. 3)

04.
25 Aprile 1945

05.
Evviva Piazzale Loreto

06.
Nodus Tollens

07.
Morte Per Acqua

08.
Cecità 09. Non È Questa La Vita Che Sognavo Da Bambina

Line-up:
Siro Giri – guitars & voice

Luca
Lavernicocca – drums

Guest
musicians on “Nodus Tollens”: Lucynine

Web:
– MY KINGDOM MUSIC: https://linktr.ee/mykingdommusic

NITRITONO: https://www.facebook.com/Nitritono

Cecità dei Nitritono

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