In utero

Che silenzio…
Quanta acqua…
Vi sono immerso dentro…
Sono nell’utero di mia madre.
Sento la sua voce e avverto la carezza delle dita.
Percepisco la paura di mio padre e vorrei consolarlo. Subito dopo la mia nascita inizierà a soffrire di disturbi psichiatrici. E io sono qui dentro, al sicuro. Protetto. Non posso fare niente per aiutarlo. Vorrei espandere la mia mente per raggiungere la sua. Trasmettergli tranquillità, senso di sicurezza. Le stesse sensazioni che provo io. Vorrei comunicargli tutte le mie conoscenze, prima di perderle.
Appena aprirò col mio corpo la vagina di mia madre, diverrò un essere ignorante, fragile, bisognoso di protezione. Il cordone ombelicale, unico legame ancora con la mia genitrice, verrà tagliato. Il ginecologo mi prenderà per i piedi. La luce mi ferirà gli occhi e strillerò per la paura. Contrarrò i muscoli appena formati. Mi agiterò tra le braccia di un’infermiera finché la mia rabbia non troverà la sua stanchezza.
Eccomi, attaccato al seno materno.
Mi nutro.
Ho ceduto al ricatto.
Del resto ho solo vaghissimi ricordi di quello che ero prima.
Sono consapevole di essere fragile ora.
Ho bisogno dell’aiuto di mia madre e di mio padre se voglio continuare a esistere.

di Luca Bonatesta
(lucabonatesta71@gmail.com)




3 luglio aperitivo letterario con Robert Aickman

Appuntamento mercoledì 3 luglio alle 18.30 alla Corte dei Miracoli, in via Mortara 4 a Milano con uno speciale aperitivo letterario dedicato al Maestro del weird Robert Aickman, nella presentazione di Sub Rosa di Edizioni Hpnos.

Il volume, il terzo dedicato all’autore per la casa editrice milanese, prosegue il progetto della pubblicazione sistematica di tutti i racconti di Aickman e verrà presentato al pubblico della Corte dei Miracoli dal fondatore di Edizioni Hypnos, Andrea Vaccaro.




Il cane nero di Luca Bonatesta

La incontrai dopo vent’anni.

Tutto in lei era vita,

a parte i suoi occhi morti.

Mi raccontò che un giorno,

non ricordava quando,

un enorme cane nero era entrato

nella sua casa, saltando attraverso

una finestra lasciata incautamente

aperta.

di Luca Bonatesta

(lucabonatesta71@gmail.com)




Le visioni di Laura 1 – Ricordando Marina

Nella solitudine di questa casa affacciata sul mare non è difficile abbandonarsi ai ricordi. Una canzone che diffonde le sue note tristi nell’aria mi aiuta a pensare. Non sono sempre stata sola come adesso. Il volo di un gabbiano accarezza immagini di un mare in burrasca. Mi siedo vicino al balcone e guardo le isole lontane che disegnano un panorama consueto davanti ai miei occhi.
Questa di Marinella è la storia vera 
che scivolò nel fiume a primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra una stella.
Era bella Marina. Dicevano tutti che quando uscivamo insieme facevamo girare la testa a parecchi ragazzi. Chissà se adesso è davvero sopra una stella e mi osserva da lontano. Quando ti hanno uccisa non poteva interrompersi un legame così forte perché due gemelle sono unite per sempre. È stato per questo che ho sentito cosa ti era accaduto.

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Cineracconto n° 3 – Riflessi sulla pelle di Luca Bonatesta

“Le cose più orribili avvengono
alla luce del giorno.”

Il ragazzino ha paura che suo
fratello maggiore sia vittima di una vampira.

Gli cadono i capelli.

Il padre del ragazzino legge un
romanzo di vampiri.

Vivono grazie a una pompa di benzina.

Sole e campagna.

L’auto si ferma per fare benzina. Il
padre dice al figlio se può occuparsene lui.

Un’auto nera piena di pedofili
assassini.

Gli amici del ragazzino vengono
violentati e ammazzati.

L’auto attraversa impunemente il
paese.

La polizia locale incolpa il padre
del ragazzino, perché, anni addietro, ha fatto sesso con un diciassettene.

“Tuo padre ti ha mai
toccato?”

“Sì. Certo.”

La rana viene fatta gonfiare dai
bambini tramite una cannuccia infilata nell’ano. Poi lanciano una pietra con la
fionda, mentre sta passando la donna che il ragazzino teme sia un vampiro, e il
batrace esplode.

La donna, imbrattata del sangue della
rana, urla.

Le madri dei bambini ammazzati urlano
contro il cielo.

Il ragazzino corre per i campi
avvolto nella bandiera americana.

Il padre, dopo essere stato accusato
dell’omicidio dei bambini, si dà fuoco.

Il ragazzino gioca con le scintille.

Il ragazzino, in ginocchio, urla
sullo sfondo di un sole al tramonto.

FINE

di Luca Bonatesta

(lucabonatesta71@gmail.com)




Cineracconto N° 2 – Flipper di Luca Bonatesta

Nel mare uterino il ragazzo e il
delfino nuotano insieme. Il corpo grigio e lucido del mammifero e quello snello
e muscoloso del suo compagno di giochi si muovono insieme. Come danzatori
sincronizzati. Azzurro. Bianco. Blu scuro. Respiro libero. Respiro trattenuto.
Sorriso del delfino. Il ragazzo è biondo. Indossa solo blue jeans tagliati al
ginocchio.

Un uragano devasta il piccolo
paese. La cittadinanza trova rifugio in una grande stanza. Un uomo vorrebbe
fare entrare anche la propria barca. Il donnone glielo impedisce. Il ragazzo e
la sua amica indossano impermeabili gialli. L’amica ha i capelli neri. Sono
seduti per terra uno accanto all’altra. Alla fine il donnone lascia entrare
l’uomo quando la barca è stata portata via dall’uragano.

Il ragazzo indossa una maglietta
gialla. Siede a tavola con suo padre, il pescatore, e sua madre. Mangiano un
pesce cotto al forno e patate arrosto. Il ragazzo sorride.

Il ragazzo è triste. Suo padre lo ha
rimproverato perché ha trascurato i suoi lavori per giocare col delfino. L’uomo
torreggia sul ragazzo con il suo cappello con visiera. Sono entrambi a torso
nudo. Il mammifero adesso vive in un recinto acquatico vicino alla casa della
famiglia del ragazzo. Il padre libera il delfino nel mare.

Le amiche e gli amici del ragazzo
accorrono numerosi allo spettacolo. Ognuno porta un pesce per pagare
l’ingresso. In scena il delfino che gioca col ragazzo. Capriole. Giravolte.
Salti. Un bambino accarezza la testa del mammifero.

Il ragazzo è abbracciato e accarezzato
dal padre. Sono entrambi a torso nudo. Le braccia muscolose e potenti dell’uomo
avvolgono il corpo snello e glabro del ragazzo che, estenuato, appoggia la
testa bionda sul petto virile e  villoso
di suo padre.

Il ragazzo va in mare aperto con una barca
a remi. Solo. Indossa solo blue jeans tagliati al ginocchio. I giovani muscoli
del corpo snello flettono e risaltano sotto la pelle. I capelli biondi sono
mossi dal vento. Gli occhi, stretti, cercano il delfino.

L’amica presenta al ragazzo il
cugino, più grande di qualche anno e più alto di entrambi. Ha capelli neri e un
corpo più maturo dei due. Sono sulla barca del padre dell’amica. Fanno
immersioni.

Il ragazzo è sdraiato sul suo letto.
Affranto. Fuori dalla sua stanza la madre e il padre discutono. Il padre dice:
“Io gli voglio bene.” La madre replica: “Perchè non glielo
dici?” L’uomo risponde: “Tra uomini non si usa”. La madre dice:
“Non vorrei mai essere un uomo per tutto l’oro del mondo”.

                                                                                                                      FINE.

di Luca Bonatesta

(lucabonatesta71@gmail.com)




Cineracconto N° 1 – Bram Stoker’s Dracula di Luca Bonatesta

Mina e Lucy
si scambiano un tenero abbraccio e un bacio sulle labbra appena sfiorate. Come
sorelle. È una scena potenzialmente lesbo.

Ma Lucy
preferisce il coltellaccio del texano. Uno dei suoi tre potenziali amanti. Tra
questi c’è il medico morfinomane. E un altro di cui non ricordo niente. È
quello che muore alla fine comunque.

Intanto
Johnatan Harker approfitta della ospitalità del conte Dracula. Un vecchiaccio
centenario. Per ora.

Le tre
vampire si scopano Harker.

Poi Mina e
Johnatan si sposano. Odore di incenso e formula religiosa greco-ortodossa.

Dracula torna
a casa e prende le vampire a frustate.

“Lui è mio!”
urla.

Però non può
lasciare le vampire a bocca asciutta e così regala loro un neonato al quale le
tipe succhiano il sangue sotto lo sguardo inorridito e disgustato di Johnatan.

Johnatan si
taglia mentre si fa la barba e Dracula è lì, pronto a leccarsi il sangue dal
rasoio.

Lo specchio
si infrange.

Corse a
cavalli dietro la carrozza in cui gli zingari trasportano la bara di Dracula.

Van Helsing
sembra un cocainomane. È un esaltato e taglia la testa alle tre vampire.

“Siamo
diventati pazzi per servire Dio” dice Van Helsing alla fine del film.

Stoker non
l’ha mai scritta ‘sta frase. Eppure Coppola è convinto di avere realizzato un
film fedele all’origine letteraria. Mah.

Infatti
Dracula ringiovanisce, diventa un figo della madonna con, in più, il fascino
dello straniero e seduce Mina.

“Non posso
farlo” dice Dracula riferendosi alla vampirizzazione di Mina.

“Portatemi
via da questa morte” dice Mina a Dracula. È un invito a vampirizzarla. Sempre a
proposito di fedeltà. Non solo al romanzo.

Poi arrivano
i nostri e Dracula diventa un nugolo di topi e se ne scappa.

Con Lucy
Dracula non si fa tanti scrupoli. La seduce in forma di enorme licantropo
(sequenza zoofila) e la trasforma in un vampiro.

Lucy diventa
una vampira pedofila. I bambini spariscono e raccontano, al ritorno, dopo che
Lucy ha succhiato loro il sangue, della bella signora che hanno incontrato.

C’è poco da
fare. Helsing e gli altri le staccano la testa.

Una zolletta
di zucchero imbevuta nel verde assenzio fa vedere a Mina una nuova realtà.

E, dopo aver
bevuto l’assenzio, Dracula e Mina vanno al protocinema.

Lo spettacolo
è interrotto da un lupo scappato allo zoo.

Dracula lo
ammansisce.

Johnatan
aspetta la carrozza che lo porterà al castello di Dracula. Una mano mostruosa
lo prende per la spalla e lo fa salire dentro la carrozza.

“Le rivolgo
il benvenuto nella mia casa” dice Dracula a Johnatan. “Entrate e lasciate un
po’ della felicità che portate con voi.”

Johnatan
mangia a quattro palmenti. Dracula è a dieta di sangue umano.

Dracula
scivola sulle pareti come una lucertolona.

E Johnatan lo
vede.

Johnatan
scappa dal castello di Dracula e finisce in un ospedale gestito dalle suore.

Johnatan ha
tenuto un diario. Mina pure ma lo scrive a macchina. Il dottore morfinomane
incide il proprio diario sui cilindri di cera.

C’è una
tempesta.

La povera
Lucy subisce tante trasfusioni che non però non la salvano.

Il treno è
più veloce della carrozza di Dracula.

Il treno
percorre l’Europa come se questa fosse un enorme circolo sanguigno.

Dracula si
maledice da solo, dopo che sua moglie, tratta in inganno dai turchi riguardo la
morte del suo consorte, si suicida.

Dracula, fino
a poco prima difensore della cristianità, infilza una croce gigante con la sua
spada.

Ne esce
sangue a fiotti. Un fiume di sangue. Che Dracula raccoglie in una coppa e beve.
È così che è diventato un vampiro.

FINE

di Luca Bonatesta

(lucabonatesta71@gmail.com)




Il suono del mondo a memoria di Giacomo Bevilacqua

Per sopravvivere al dolore di una perdita amorosa (non sono delusioni, sono perdite, annunci di morte), Sam, giovane fotografo di una rivista online, va a New York per un reportage (un altro!), sulla città più famosa del mondo.
Sam per il suo lavoro si è dato una regola: non parlare mai con nessuno, per nessun motivo.
Una bella impresa, nella città in cui ci sono secondo Lawrence Block Otto milioni di modi di morire e figuriamoci quanti di urtare i gomiti delle persone, per le strade affollate. E ogni urto può rappresentare una svolta nella tua vita. Il silenzio autoimposto è un geniale limite creativo, ma in realtà serve a Sam per sopravvivere al dolore. Ma forse solo nel vuoto dello spazio c’è il silenzio. Anzi, nemmeno. Lì dove c’è umanità, c’è una voce che ci parla di continuo, incessante, inarrestabile, la forza più grande dell’universo: il pensiero, il flusso di coscienza.

Continua a leggere sul portale la recensione a firma di Gianni Solazzo: