Black Bits di Alessio Liguori

Black
Bits (Italia, Polonia, 2023)

Regia:
Alessio Liguori

Sceneggiatura:
Daniele Cosci, Carlo Andrea Maucci, Fabio Sieni

Fotografia:
Luca Santagostino

Montaggio:
Luigi Mearelli

Musiche:
Szymon Sutor

Cast:
Yvonne Mai, Jordan Alexandra, Sebastian Fabjansky, Amelia Clay,
Leonardo Ferrantini.

Distibuzione:
Minerva Pictures

Dora
e Beth sono due ladre che riescono a mettere a segno un grande ma
pericoloso colpo, ovvero derubare una società attiva nel dark web
conosciuta come Black Bits. Nello specifico riescono a rubare due
neurochip di ultima generazione la cui funzione è quella di emulare
il comportamento del cervello umano. Una volta messo a segno questo
colpo dal valore inestimabile, le due donne si nascondono in una safe
house nel bosco (una sorta di cottage tecnologico) in attesa di poter
rivendere i neurochip a dei compratori. Ma scopriranno ben presto di
non essere sole… un uomo misterioso si aggira in quel bosco, e Dora
e Beth si troveranno a guardarsi le spalle.

Di
produzione italo-polacca, del 2023, diretto da Alessio Liguori
(In the Trap, Shortcut, The Boat) è un ambizioso
fanta-thriller con un buon mix di elementi action, horror
e survival. Creando una storia completamente da zero, il
regista, pur ambientando la storia in un futuro distopico, tratta
comunque un tema attuale, come quello del pericoloso dark web, un
mondo virtuale nel quale si nasconde ogni tipo di insidia e che ogni
giorno attira sempre più persone nella propria “morsa del ragno”,
così come quello del neurochip (tutt’altro che finzione) che
scaturisce il susseguirsi degli eventi. Le protagoniste
(rappresentate da una coppia alla Bonnie e Clyde ma al femminile e
lgbt) si presentano allo spettatore come delle “Rambo” in
gonnella,  per nulla spaventate da ciò che hanno appena
commesso ed eccitate nel vivere in maniera spericolata. Ma il loro
legame lavorativo e sentimentale verrà messo a dura prova dalla
presenza del misterioso uomo le cui intenzioni non sono ben note, se
non quello di destabilizzare la loro sfera amorosa e lavorativa,
facendo precipitare le due donne in una situazione in cui realtà e
finzione si confondono tra loro. Per metà film lo spettatore
assapora la parte thriller ricca di suspence per poi
vedere quel verdeggiante bosco trasformarsi in un campo di battaglia
dove proiettili sparati a raffica romperanno il silenzio della
natura. A rendere il tutto più credibile ci pensa il cast
rappresentato dall’attrice tedesca Yvonne Mai (nel ruolo di
Beth), l’attrice inglese Jordan Alexandra (nel ruolo di Dora)
e l’attore polacco Sebastian Fabijanski (nel ruolo dell’uomo
misterioso), tutti quanti ben calati nel ruolo e integrati nella
solida sceneggiatura che, oltre a sparatorie e suspence,
prevede anche qualche enigma. Le inquadrature danno al film un
impatto in stile videogame. Valore aggiunto danno al film i flashback
riguardanti il passato di Dora e Beth ma soprattutto una serie di
twist nella trama talmente spiazzanti da cambiare
continuamente le carte in tavola fino ad arrivare al finale a
sorpresa.

In
conclusione, con questo mix di generi tipici dei film americani il
regista riesce a dare un impatto Europeo a questo prodotto valido e
di grande intrattenimento, dimostrando maestria anche in un genere
non completamente horror come i suoi precedenti lavori. Quindi non
resta che mettervi comodi e godervi lo spettacolo.

Black Bits locandina

Black Bits frame 1

Black Bits frame 2

Black Bits frame 3

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Cheap Thrills di E. L. Katz

Cheap
Thrills (Usa, 2013)

Regia:
E. L. Katz

Sceneggiatura:
David Chirchirillo, Roald Dahl, Trent Haaga

Cast:
Pat Healy, Ethan Embry, Sarah Paxton

Musiche:
Mads Heldtberg

Craig
è un padre di famiglia che prova a fare lo scrittore senza avere
successo. Quindi, per mantenere la famiglia, lavora come addetto al
cambio olio in una autofficina. È in arretrato con l’affitto e,
oltre alla minaccia di sfratto, ci si mette anche la doccia gelata
del licenziamento. Recatosi in un bar per ubriacarsi. incontra
Vince, un amico delle superiori che non vedeva da cinque anni e
anche lui in gravi difficoltà economiche. Nello stesso locale i
due fanno la conoscenza di un riccone di nome Colin e della sua
bella e giovane moglie Violet che festeggia il compleanno. Colin
coinvolge Craig e Vince in una serie di piccole scommesse dando
loro dei soldi ogni volta che vincono… la serata si sposta poi
nella villa di Colin ed è qui che ha inizio il vero incubo. La
posta in gioco si fa sempre più alta e le scommesse ancora più
pesanti a tal punto da spingere al limite le loro sopportazioni
mentali e fisiche.

Black
comedy del 2013, quasi britannica per la sua compostezza, in realtà
è di produzione americana. Il film parte con il classico e
purtroppo (in alcuni casi) reale quadro della situazione precaria
in cui versano molte persone nel mondo, specialmente quando oltre a
una serie di sfortunati eventi si ha anche il fiato sul collo. Ogni
personaggio ha un ruolo importante e ben inquadrato nel film.
Abbiamo il già citato Craig con la sua situazione precaria (ben
stampata in volto), Vince che versa nella stessa situazione di
Craig ma che non lo da a vedere più di tanto e che non ha nulla da
perdere, la bella Violet rassegnata ad una vita annoiata dove può
comprare ciò che vuole e ciò cui assisterà pare non essere nulla
di nuovo e poi c’è lui, Colin, che rappresenta il potere dei soldi
e l’ancora di salvezza che mette Craig di fronte ad una situazione
che nemmeno lui immaginava di poter sopportare dimostrando di
essere disposto a tutto pur di non far mancare il pane sulla tavola
di sua moglie e suo figlio. La parte centrale del film è una sorta
di Funny Games alternando comedy e qualche schizzo di
sangue, condito da qualche momento erotico e altri stomachevoli.
Ottimo lavoro da parte degli attori che, per quanto assurdo possa
sembrare, riescono a rendere il tutto molto credibile e possibile
quando ci si trova ad aver toccato il fondo. Nei panni del ricco
Colin troviamo l’attore David Koechner con un curriculum di
tutto rispetto tra commedie e horror (Snakes on a Plane, Final
Destiation 5
, Piranha 3DD, Krampus, Manuale Scout per
l’Apocalisse Zombi
). La sceneggiatura non è mai banale, con
notevoli colpi di scena e inquadrature che fanno bene la loro parte
in alcune delle scommesse. La tensione è alta e dosata in una
maniera crescente che coinvolge completamente lo spettatore.

Sarebbe
un enorme peccato se questa pellicola passasse inosservata,
assolutamente da recuperare per 90 minuti di puro divertimento da
gustare dal primo fino all’ultimo fotogramma.

Chaeap Thrills locandina

Chaeap Thrills frame 1

Chaeap Thrills frame 2

Chaeap Thrills frame 3

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Saw X di Kevin Greutert

Saw
X (USA, 2023)

Regia:
Kevin Greutert

Sceneggiatura:
Peter Goldfinger, Josh Stolberg


Per
John Kramer non c’è più nulla da fare dopo il tumore alla testa che
gli è stato diagnosticato. Ma nonostante gli resti un mese di vita,
non si dà per vinto. Navigando in internet scopre che Cecilia,
figlia del dottor Pederson, luminare esperto in cure di tumori, ha
aperto una clinica a Città del Messico. Incoraggiato dalle
testimonianze di pazienti che sono sopravvissuti dopo aver effettuato
le terapie in quella clinica, si mette subito in contatto con la
dottoressa e parte alla volta del Messico. Una volta arrivato lì
verrà accolto dallo staff medico e sottoposto ad intervento… ma
scoprirà presto che quella clinica era tutta una messa in scena e su
di lui non c’è stato alcun tipo di intervento. Non resta che
affidarsi allora alla fedele assistente Amanda per catturare tutti
coloro che lo hanno truffato e sottoporli alla “sua terapia”.

“Salve
a tutti, voglio fare un gioco con voi”… è Kevin Greutert
(veterano della saga con Saw VI e Saw 3D) a
riportare sul grande schermo l’iconica saga di Saw e
soprattutto la figura di John Kramer con questo “midquel”
del 2024, che si posiziona cronologicamente tra gli eventi del 1° e
del 2° capitolo. Nulla di nuovo rispetto ai precedenti capitoli
(torture ed enigmi ai danni delle vittime colpevoli nei confronti di
Kramer, perle di saggezza dell’enigmista, il pupazzo Billy) se non
quella di porre in primo piano lo stato d’animo del protagonista. In
questo capitolo il lato più umano di John Kramer è ancora più
rilevante rispetto ai precedenti capitoli. Lo spettatore viene
coinvolto appieno in tutte le sue emozioni. Assistiamo così alla sua
agonia nell’aspettare che sopraggiunga la ormai annunciata morte come
un orologio in procinto di smettere di ticchettare. Guardiamo il suo
aggrapparsi alla speranza di poter uscire da questo incubo con la
prospettiva di ricominciare a vivere, ben visibile attraverso i suoi
occhi lucidi dall’emozione e dalla commozione. Partecipiamo al suo
precipitare nello sconforto più totale per la truffa subita: un mix
di rabbia e delusione che lascia il passo a una calma che
contraddistingue il personaggio dimostrando ancora una volta la sua
volontà nel dare una chance alle persone.

A
parte questa esplosione di emozioni varie, non mancano le ingegnose
macchine di tortura con enigmi che metteranno a dura prova la
sopportazione del dolore delle vittime, con  effetti speciali
ben realizzati, come sempre, con sangue a fiumi, ossa rotte e arti
amputati. Tutto molto credibile. A vestire i panni di John e Amanda
ritroviamo ovviamente gli insostituibili Tobin Bell e Shawnee
Smith
, mentre nel ruolo della viscida dottoressa Pederson
troviamo l’attrice norvegese Syvonne Macody Lund (Headhunters:Il
Cacciatore di Teste, Millennium: Quello che non Uccide
) ben
calata nel suo ruolo. Il film scorre bene a suon di colpi di scena
che tiene col fiato sospeso, fino ad arrivare all’incredibile finale…
e un piccolo spezzone durante i titoli di coda.

Si può tranquillamente dire che ci troviamo di fronte a un Jigsaw in gran forma ed in gran spolvero (che farà felici i fans della saga dopo le mezze delusioni del Legacy e Spiral) ma soprattutto di fronte alla dimostrazione che questa saga (è già annunciato il capitolo 11), non può fare a meno della figura di Tobin Bell (il cosiddetto “mai più senza”). Mettetevi comodi e gustatevi lo spettacolo… inizia il gioco.

Saw X

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Eradication di Daniel Byers

Eradication
(USA, 2022)

Regia:
Daniel Byers

Produzione:
Ryan Scaringe

Soggetto
e sceneggiatura: Daniel Byers e Harry Aspinwall

Fotografia:
Alexandra Gilwit e Zachary Ludescher

Interpreti:
Harry Aspinwall, Anita Abdinezhad, Christian Masters, Ross Cowan,
Claudia Minor Troyer

Una
terribile pandemia si è abbattuta sul pianeta trasformando le
persone in infetti aggressivi e contagiosi. I pochi sopravvissuti si
sono isolati nelle proprie case, prendendo ogni tipo di precauzione
per difendersi dal mondo esterno. Tra questi c’è David il cui
sangue pare sia la chiave per sconfiggere questo male. L’uomo,
pertanto, è sempre sotto sorveglianza dei droni della Eradication
Corp ed è sottoposto a routine quotidiane che prevedono
alimentazione, esercizio fisico, igiene personale, riposo e videochat
con la fidanzata Samantha a fasce orarie prestabilite. Ma un giorno
David decide di esplorare il mondo esterno alla ricerca della verità
scoprendo qualcosa di sconvolgente.

Diretto
da tale Daniel Byers, questo film del 2022 altro non è che un
derivato del periodo post pandemia. Lo spettatore si ritrova faccia a
faccia con situazioni analoghe vissute in quel periodo, con tanto di
protagonista sottoposto a lockdown e precauzioni anti-contagio. La
presenza degli infetti è molto marginale il che fa intuire che
l’intenzione del regista non era quella di creare l’ennesimo zombie
movie prevedibile e scialbo ma di proporre un prodotto che
riassumesse il periodo pandemico in chiave più drammatica ma senza
rinunciare a qualche venatura horror, inserendo anche una sorta di
messaggio di denuncia sociale verso quella dittatura sanitaria (qui
rappresentata da persone nella classica tuta rivista in ben più noti
film a tema) e quel modo di vivere dove verità e menzogna camminano
a pari passo. La scarsità di dialoghi (presenti per lo più nelle
scene di videochat tra David e Samantha) e gli striminziti momenti
d’azione danno sicuramente man forte al lato drammatico del film, ma
la trascuratezza nei confronti del lato horror tende a tratti ad
annoiare lo spettatore, tenendolo sul “chi va là” per
eventuali momenti che potrebbero movimentare la visione ma che
purtroppo non arrivano quasi mai. Il cast svolge il suo compito senza
grandi sforzi per rendere credibile e drammatica la situazione. La
sceneggiatura sa molto di già visto senza particolare voglia di
essere originale anche se sfocia comunque in un finale sorprendente.

In
conclusione ci troviamo di fronte a un prodotto che raggiunge
sicuramente la sufficienza, ma per la tematica che tratta è molto
facile sbagliare e allo stesso tempo molto difficile offrire un
qualcosa di originale. Una visione gliela si può dare
tranquillamente e partendo prevenuti l’amaro in bocca risulterà più
dolce.

Eradication di Daniel Byers

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The German Chainsaw Massacre di Christoph Schlingensief

The
German Chainsaw Massacre (1990) Pubblicato in Italia in dvd da Amoeba
nel 2022

Regia,
sceneggiatura: Christoph Schlingensief

Score:
Jacques
Arr

Siamo
nella Germania post caduta del muro di Berlino, dove regna un clima
nel quale la gente si sta ancora abituando all’idea di una nazione
unificata e dove la polizia di frontiera si trova disoccupata. In
tutto questo c’è Clara, una ragazza in fuga dalla ex Germania Est,
la quale dopo aver avuto a che fare con ufficiali di frontiera fuori
di testa cade nelle grinfie di una famiglia di macellai i quali oltre
ad essere dediti all’incesto e al cannibalismo, sono politicamente
dei conservatori e quindi non hanno accettato tale riunificazione
nazionale… pertanto chiunque provenga dall’est e incrocia il loro
cammino, verrà macellato per farne wurstel e salsicce!

Film
del 1990 e secondo della German Trilogy (insieme a Terror
2000
e 100 Years of Adolf Hitler) diretta da Christoph
Schlingensief
. Dopo aver visionato Non Aprite Quella Porta 1 e
2
(entrambi bannati dalla Germania) il regista decide di girare
una versione tedesca cercando di incentrare il film non solo sulla
parte horror, ma anche su quella politica. La valenza politica,
infatti, è fortemente percepibile per tutta la durata del film (60
minuti) con dimostrazioni di razzismo da parte della famiglia
protagonista nei confronti degli ex tedeschi dell’est, con tanto di
inserimento di un forte messaggio di denuncia sociale. La
sceneggiatura amalgama bene la componente horror con quella politica,
peccato che preveda (per la maggior parte) dialoghi senza senso
(alcuni a sfondo sessuale, altri a sfondo politico) e quasi tutti
urlati il che risulta essere molto fastidioso per lo spettatore visto
che anche gli stessi personaggi sono già di loro tutti fuori di
testa e di conseguenza si creano situazioni surreali molto pesanti da
digerire. Lo splatter prevede effetti speciali casalinghi molto
rudimentali (parliamo di protesi in gomma, manichini fin troppo
evidenti, ecc..) ma che riescono a dar bene quel tocco di underground
al film, facendo strappare quel sorriso allo spettatore il quale
perdona il comparto dei dialoghi. Il cast è prettamente sconosciuto
(alcuni attori li troviamo in tutta la German Trilogy del
regista) e si segnala la presenza di Udo Kier (attore con un
curriculum di tutto rispetto horror e non) nel ruolo di uno strambo
poliziotto ubriaco e autolesionista. L’omaggio al capolavoro di Tobe
Hooper
comunque è ben riuscito.

Ci
troviamo di fronte ad un prodotto che va oltre l’underground, fuori
di testa, anarchico, coraggioso ed ennesima dimostrazione che la
Germania è la patria di prodotti folli conditi da splatter estremo.
Un’esperienza visiva che gli amanti del genere non possono lasciarsi
sfuggire… magari accompagnando la visione con un bel piatto di
wurstel e crauti!

The German Chiansaw Massacre

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Welcome To The Torture Museum di Andrea Bacci

Welcome
to the torture museum (2022)

Regia:
Andrea Bacci

Quattro
youtuber si divertono a girare dei video che li vede andare alla
ricerca di luoghi abbandonati e infestati per il loro canale “The
House of Paranormal” ma, nonostante ciò, le visualizzazioni e i
follower scarseggiano. Un giorno, a seguito di una visita presso il
Museo delle Torture di San Gimignano, gli viene la brillante idea di
girare un video all’interno del museo, ma per rendere più
interessante il tutto decidono di intrufolarsi di notte dopo l’orario
di chiusura… Scopriranno di non essere soli. Un sadico e un boia si
aggirano in quei corridoi e sottoporranno i quattro giovani ad
orribili torture.

Andrea
Bacci
, dopo vari lavori a livello sperimentale, gira il suo primo
e vero lungometraggio nel 2022. Utilizzando la suggestiva cornice
Toscana (Calenzano, Campi ed appunto San Gimignano) il regista ci
offre un prodotto condito da elementi che a tratti ricordano molto
l’Hostel di Eli Roth (che non sto a spoilerare),
proponendo come tema principale il mondo degli youtuber, con tutte le
sue sfaccettature. Lo spettatore vive insieme ai protagonisti le
difficoltà che tale “mestiere” comporta, come il proporre
un prodotto originale ai follower, ricorrendo a qualsiasi mezzo
ingannatorio pur di ingranare e sgomitare tra la concorrenza. Ma
tutto questo è soltanto la prefazione dell’incubo in cui il
regista ci catapulterà. Il suggestivo e inquietante Museo della
Tortura di San Gimignano è il quadro perfetto per la discesa
all’inferno dei protagonisti. Le urla strazianti degli youtuber
sotto tortura echeggiano nei corridoi dell’angusto museo, con
performance di sofferenza molto credibili e a dar man forte a tale
realismo ci sono gli ottimi effetti splatter casalinghi, senza
nessuna CGI a rovinare cotanta bellezza realizzativa. Grande applauso
quindi al cast composto da Giacomo Bellini, Benedetta Del Freo,
Giacomo Costa
e Sara Rizzano nei ruoli dei quattro
youtuber, Ilaria Monfardini nel ruolo della cameriera del pub
(luogo dove i quattro ragazzi prendono la decisione del video nel
museo invogliati anche dalla cameriera stessa), Leonardo Paoli
nel ruolo del sadico (inquietantissimo e ben calato nel personaggio)
Giovanni Bacci nel ruolo del Boia e Alessandro Calonaci
nel ruolo del proprietario del museo (nonché protagonista di un
piccolo spezzone durante i titoli di coda). Con una sceneggiatura
essenziale e non troppo impegnativa, il film scorre liscio, tenendo
inchiodato lo spettatore al divano (o sedia, magari non quella
chiodata del museo) fino ad arrivare a un finale (forse) abbastanza
prevedibile ma che comunque non rovina affatto l’ottimo lavoro
svolto.

Come nella buona tradizione degli artigiani toscani, il regista confeziona un prodotto solido, affidabile e ambizioso che farà felici i fan del genere. Il cinema horror indipendente italiano si arricchisce con questo nuovo prodotto che è già un cult. Lasciatevi guidare quindi in questa discesa verso gli inferi. Le loro sofferenze saranno anche le vostre. Mettetevi comodi e godetevi lo spettacolo.

welcome to the torture museum frame 2

welcome to the torture museum frame 1

welcome to the torture museum locandina

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