Cronache mannare di Paolo Prevedoni

“Voi ci credete, ai mostri?”
In tale frase è racchiuso il pensiero metal-horror del libro che mi accingo a recensire, scritto da un autore che conta, tra le sue opere, nonostante la giovane età, una grande quantità di manoscritti, e che risponde al nome di Paolo Prevedoni.
Il sopracitato autore gode certamente di un particolare riscontro nel suo genere, ma credetemi: se lo merita tutto!
Partiamo dal titolo.
Si chiama Cronache Mannare.
Aldilà del fatto che sia dalla copertina che dalla parola “mannare” si intuisce che si tratta di uomini lupo, la domanda è: perché si intitola Cronache mannare?
Bella domanda!
In effetti il libro viene trattato come una cronaca giornalistica dello spaccato di vita vissuta dal protagonista, Damiano Diamanti, guarda caso di professione scrittore (ci sarà qualcosa di autobiografico? credo proprio di sì!), il quale, appena uscito da una incresciosa situazione personale, riesce a calarsi in una realtà completamente differente, pur mantenendo propri pregi, difetti, ma soprattutto paure recondite.
Le paure recondite… ahia!
Quelle diaboliche trepidazioni ristagnano spesso all’interno di ognuno di noi, per poi sfociare in diverse e avverse modalità.
Una a caso? La depressione, ma anche la malinconia, e così via.
Mi vien da chiedere: non saranno proprio questi i nostri veri mostri?
Ma torniamo alla recensione di quest’opera mefistofelica.
L’ambientazione è ovviamente cupa, ma di un colore blu tenebroso, tale da farti venire voglia di girarti e guardarti dietro le spalle, mentre stai leggendo, comodamente seduto, sulla poltrona in salotto.
Il messaggio di ansia arriva, e arriva in modo diretto, fischiante come un treno.
La località, Pravernì, è frutto di pura fantasia, così come i boschi circostanti. La casa dove vive, si dispera e scrive il protagonista, è lugubre, e mi rammenta i tuguri abbandonati, più che un comodo chalet di alta montagna.
Piccola parentesi. Ho avuto la fortuna di abitare in Trentino Alto Adige, sia a Bozen che vicino Selva di Val Gardena, e, vi garantisco che le località sono davvero ben descritte e collocate.
Voi ci credete ai mostri? chiede ancora una volta l’autore attraverso il personaggio Remo.
A proposito di Remo, eccoci qui all’analisi dei personaggi.
Sono ben centrati, non particolarmente descritti nelle loro sembianze, seguendo uno schema descrittivo particolarmente sintetico ma… efficace.
Damiano, il protagonista, come detto, è l’emblema della rappresentazione dell’uomo moderno, ma, affiancato dalla sensuale Maddalena, costituisce il perno su cui appoggiare la nostra mano in cerca di sostegno letterario.
La loro coppia vive e alimenta la storia del romanzo.
Altri personaggi, tra cui Remo e il guardiano del bosco, sono certamente di contorno, ma, alla lunga di importanza essenziale nel loro passaggio.
Passando alla struttura tecnica, si nota uno stile assolutamente originale, e una formazione letteraria di lunga data.
Sottolineerei in modo particolare l’originalità dell’uso delle doppie vocali in alcune parole. Suppongo che l’autore le abbia utilizzate per dare maggiore risalto alla fattispecie mentale del protagonista.
Il messaggio del libro non è assolutamente cifrato, ma evidente e immediato.
…‘Il lupo è malvagio solo se è il cacciatore a raccontare la favola’. L’ho letto da qualche parte…
No, non spoileriamo!
La descrizione del lupo è perfetta.
Sembra di averlo di fronte.
Personalmente, una volta letta la meticolosa descrizione (in tal caso l’ho trovata davvero molto precisa), mi sono guardato, ancora una volta, dietro le spalle!
Affilate. Affilate. Affilate…
Il pubblico a cui è indirizzato, ritengo sia un pubblico adulto, che possa recepire le molteplici sfaccettature dell’autore.
Dietro la storia si nascondono problematiche adulte, con le nostre mille difficoltà quotidiane.
Credo che il punto di forza assoluto del presente libro sia la storia.
Si tratta di un racconto davvero incalzante e pieno di mistero, con alcune trovate tecniche alla Stephen King. La tensione non molla mai in nessun punto, rendendo il tutto sempre più angosciante, come l’eco di un grido disperato nel mezzo della notte.
Come un ululato profondo…
L’altra cosa che ho ammirato molto è l’inesistenza di linguaggio splatter.
Ho letto diversi libri sulla tematica in oggetto e vi garantisco che generalmente si dà fin troppo spazio alla fuoriuscita del nostro fluido vitale.
Sono alle battute finali.
Ringrazio vivamente l’autore per avermi intrattenuto con questa splendida storia affilata affilata affilata.
Spero che le mie parole siano state emotivamente sufficienti a… rendergli giustizia.
Spero che le mie parole possano rendere giustizia, oltre che all’autore, anche ai… lupi,
…anzi alle… cronache mannare!

L’AUTORE
Paolo Prevedoni nasce ad Alessandria, nel 1981. È un grande appassionato di cinema horror, di Stephen King, di Dylan Dog e dei Nirvana. Per Bibliotheka Edizioni ha pubblicato nel 2017 il fortunato esordio Una storia dell’orrore italiana, seguito, per lo stesso editore, da Le streghe (2018), La notte delle anime perdute (2019), L’alba dei vampiri (2021), Tenebre (2022) e, per Acheron Books Cronache mannare ( 2024). Vive e lavora in una cittadina della provincia padana, fuma Chesterfield e non mangia carne.

Cronache mannare
Autore: Paolo Prevedoni
Editore: Acheron Books
Codice ISBN:  979-1254980774
Codice ASIN: B0CS4XHCL4
Pag. 350
Prezzo: edizione cartacea € 15; ebook 6,99

Cronache mannare di Paolo Prevedoni

Paolo Prevedoni

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5 ore di terrore di Debora Montanari

«Impossibile
dire di no a una storia che vuole essere scritta.

E’ come avere un
poltergeist nella testa
».

Questa è la frase che
introduce la pagina principale del profilo internet dell’autrice
Debora Montanari.

Eh sì, perché – cari amici
vicini e lontani di Planet Ghost – non si può recensire un’opera di
una scrittrice così appassionata del genere, senza aver prima
curiosato tra i suoi oggetti personali, le sue frasi, le sue
opere, i suoi racconti e anche tra i suoi molteplici appunti.

Ritengo che per dare una
corretta impronta alla recensione di un libro, sia necessario fare un
piccolo sforzo e documentarsi! Ma credetemi, è un immenso piacere
personale, il poter approfondire la conoscenza di un collega
scrittore!

«E
allora avanti, bro! spara la roba!
»,
dicono i ragazzi.

Premetto che la roba è
davvero ottima!

Si tratta di un libro dai
tratti ben delineati, dalla scrittura fluida e mai doma, ma
soprattutto ben strutturato con un’ambientazione articolata e mai
banale.

Qui, proprio nella “messa
in scena
“, si denota la facilità espressiva dell’autrice.

Non è una scrittrice
esordiente, o emergente, e si nota.

Trattasi di autrice vera,
nella sua essenza più compiuta, e il fatto trova riscontro in ogni
parola.

I luoghi sono descritti in
modo ben definito, non risultando come un consueto contorno.

I personaggi, ben calati nella
circostanza storica, sembrano muoversi con una grazia eterea e
immacolata, quasi in punta di piedi, per poi solcare il proprio passo
in modo deciso e solenne.

Vero è che si parla di rock,
ma la sensazione soggettiva richiama movimenti danzanti, incalzanti,
tamburellanti… di morte!

Ma attenzione, cari lettori,
la Nostra Signora non si respira affatto fin dalle prime
pagine.

La storia inizia leggera, al
limite della scanzonatura giovanile, per poi svilupparsi in
modo accattivante, come si trattasse di un bolero.

Ecco riaffiorare in me, ancora
una volta, la danza prima citata.

Più le pagine scorrono
fuggevoli tra le dita e più il bolero viene contaminato dal
rock.

Ebbene sì! Ti avvinghia, il
libro!

Ti trascina, ti porta a
muovere il piedino, immaginando i timpani del leggendario Ravel,
accompagnato però dalla chitarra elettrica distorta.

Forse ho le traveggole
ma che ritmo ragazzi!

Basta digressioni!
Recensisci, su! –
Dicono i lettori –

I personaggi, non troppi, ma
giusti, essenziali, si palesano in modo naturale, e vengono descritti
singolarmente, in modo sintetico, a dir poco meticoloso.

Le protagoniste (no
spoiler, please!
), presentano mille sfaccettature, mille
pensieri, mille dubbi.

Come siamo noi, oggi, nella
nostra misera realtà quotidiana.

Poi, come un fiume in piena,
si susseguono gli altri soggetti, calati perfettamente negli
incidenti ben descritti, ma senza mai dare la consueta impressione di
trattarsi di personaggi /comparse.

Ogni creatura prende vita in
modo ben ponderato, e si nota lo studio specifico dell’autrice
relativamente alla loro caratterizzazione, alla singola psicologia,
nonché alla profonda sensibilità.

Lo stile è frutto di diverse
influenze.

Si nota la preparazione
tecnica dell’autrice e la sfrontatezza degli scrittori d’Oltralpe, in
particolar modo della letteratura americana (quanto la adoro!)

La struttura narrativa è
certamente di buon livello, dipanandosi come una matassa estesa tra
più di 400 pagine, in cui non si ha mai sensazione di banalità,
organizzando la trama storica in modo quasi perfetto.

Le tematiche coinvolte sono
molteplici anche se, l’autrice tende sicuramente a renderle segrete,
e a rivelarne lentamente i contenuti, ma senza fretta!

Il pubblico a cui è
destinato, a mio avviso, è dall’età adolescenziale in su.

Le tematiche svolte e la
storia, come detto, sono attuali e sicuramente ben fruibili dai
ragazzi, oltre che da noi adulti.

Concluderei con un messaggio.

Non vorrei spoilerare
nulla, su questa storia, così ben scritta, per non creare disastri.

Vorrei solo comunicare questo:

– l’autrice ti espone un
bivio.

Il bivio della vita, la scelta
perfetta o imperfetta.

Ognuno di noi ne ha la
possibilità, durante il corso della propria esistenza.

Può decidere di fermarsi
sulla banchina della stazione, oppure salire sul treno.

Il libero arbitrio.

Salgo o non salgo? Questo è
il mistero.

L’una o l’altra scelta portano
e porteranno novità, così come piaceri e dolori.

Mai rinnegare però la scelta
fatta!

Soprattutto se si tratta di
scelta vitale.

Qualsiasi strada decidiamo di
intraprendere, equivale alla scelta giusta.

La strada è nostra, ci
appartiene.

Pertanto, non temere!

Non avere paura.

Non avere…

5 ore di terrore!

L’AUTRICE

Debora
ha sempre voluto scrivere. La sua prima opera – un racconto fantasy
– la scrisse a otto anni in occasione di un concorso indetto da un
programma televisivo per bambini.

A
dodici anni ha iniziato il suo primo romanzo, un horror. E la sua
immaginazione ha continuato a produrre ancorandosi al genere
fantastico.

A
causa di uno spiacevole fatto accaduto all’inizio della sua
carriera, aveva abbandonato il suo amore per la scrittura in un limbo
ma, dopo dieci anni, recupera il suo sogno e trova le energie e
l’entusiasmo per un nuovo inizio. Scegliere di utilizzare il
self-publishing è una novità, ma secondo lei sono proprio i
cambiamenti che devono animare il nuovo percorso.

Sul
vecchio percorso c’è il successo dei due romanzi di
fantasy-contemporaneo della Saga
di Chrysos o la Saga dei Draghi Rock come è stata definita dai
giornalisti
 (dove
i draghi sono persone e non esseri sputafuoco): I
draghi di Chrysos
 e La
luna di Chrysos
.
I due romanzi, pubblicati da Elara, hanno ricevuto il Premio Italia
per il miglior romanzo fantasy rispettivamente nel 2018 e nel 2019.

Sul
vecchio percorso ci sono anche e soprattutto i Premi
Hugo
:
Debora è stata la prima autrice italiana – e finora anche l’unica
– a essere stata invitata a tenere conferenze a Chicago, negli
Stati Uniti, all’evento internazionale che ospita i famosi Hugo
Awards, gli Oscar della letteratura fantastica. Lì,
ha avuto modo di confrontarsi con i grandi autori americani della
letteratura fantasy e horror.

https://deboramontanari.com

5
ore di terrore

Autrice:
Debora Montanari

Editore:
Self Publishing

Pag.
328

Prezzo: ed cartacea: 15,90 €; ebook: 5,49

5 ore di terrore di Debora Montanari

Debora Montanari

Tutti i diritti riservati ⓒ per immagini e testi.




L’angelo trafitto di Alberto Buchi

Pochi
giorni fa, scendendo in cortile con mio figlio, ho avuto modo di
osservare attentamente, forse in modo estatico… una crisalide di
falena notturna.

Era
agganciata alla vite, sporgente, di un cancello in ferro, e si
contorceva su sé stessa effettuando un movimento convulso, quasi
ipnotico.

Nel
terminare di leggere il libro di quest’autore contemporaneo, Alberto
Buchi,
dal titolo L’angelo trafitto, continuava a tornarmi in mente
l’incedere impazzito di questa oscura pupa.

“La
crisalide si agitava con movimenti intermittenti…”

L’ambientazione
descritta nel libro tratta di una provincia scura, triste, persino
malinconica del nord Italia, ai piedi delle montagne. In qualche
istante sembra di scorgere i nostrani paesini brianzoli, carichi di
pioggia e malumore, zeppi di sorrisi falsi e velenosi (come diceva il
nostro grande cantautore Lucio Battisti).

In
questo angolo di inferno si muovono i personaggi della nostra storia,
caratterizzati in modo certamente particolare, ognuno avvolto da
recondite pressioni interne, come se fossero messi a fuoco da un
caleidoscopio atto a osservare la singola fisionomia sfaccettata in
una molteplicità di figure simmetriche.

Ogni
personaggio, incredibilmente, ripropone la medesima turpe ombra, come
se fossero, tutti, parte di una quadrophenia musicale (vedi il
fortunato album degli Who).

In
via del tutto sommaria, cito, tra tutti, il misterioso Sandro, il
dubbioso Giuseppe, e così di seguito i voluttuosi Armando e
Maddalena, il violento ispettore Carcano e il suo fido braccio
destro, fino ad arrivare forse alla vera protagonista di questa
vicenda, Maria!

Notevole
il percorso psicologico della ragazza, che incarna perfettamente i
dubbi e i misteri che vengono resi palesi nell’animo di ciascuno di
noi.

Attraverso
Maria, il cui nome non è stato certamente scelto a caso – così come
quello degli altri personaggi – l’autore ci accompagna nella
trattazione, forse a volte persino semplicistica, mai banale, ma
sempre carica di mistero rivelato solo tra le pagine finale del
racconto.

“La
crisalide si agitava convulsamente trafitta da una scheggia di legno.

Per
un attimo temetti fosse stata intaccata”

Lo
stile dello scrittore è lineare, interfacciandosi con una struttura
narrativa assai apprezzabile, per via della formazione culturale
derivante sostanzialmente dal mondo del cinema.

In
più di un’occasione si ha l’impressione di leggere e vedere
contemporaneamente le sequenze filmate e i movimenti cadenzati degli
attori protagonisti.

Mi
soffermo, ancora una volta, a riproporre qualcosa che riprende
parzialmente ciò che ha ispirato la recensione…

“La
crisalide smise di muoversi convulsamente e… si fermò.

Era
trapassata?”

Trapassare
come sinonimo di passare oltre.

Confermo
che nella nostra vicenda carica di sogni, incubi e situazioni
fondamentalmente oniriche – molto ben evidenziate – l’autore lancia
alcuni messaggi che hanno tanto, ma proprio tanto, di attuale e
psicologico:


L’importanza del proprio passato, del proprio imprinting,
capace di modificare in toto la vita di ognuno di noi, sia per
effetto dei cosiddetti shock adolescenziali, che per effetto dei
trascorsi in famiglia, a volte poco considerati e trattati
superficialmente, ma che, spesso e volentieri sono cause di veri e
propri traumi.
– L’altro messaggio invece è riportato proprio
tra le pagine finali e invito caldamente il lettore a leggerlo per
assimilarlo nel suo significato più esaustivo.

In
ultimo, perché si intitola L’angelo trafitto?

La
spiegazione effettiva si può trovare in un determinato episodio di
uno dei vangeli apocrifi.

Consiglio
vivamente il lettore di andarci a fondo, ne vale la pena.

È,
come detto, terapeutico.

Alberto
Buchi, con grande maestria ci induce a riprendere
in mano quei passi e a sottolinearne la sfaccettatura, come sotto la
lente del caleidoscopio, sopra accennato.

Un
bel libro, da godersi e leggere con doviziosa attenzione di
particolari, senza tralasciare la cover, davvero significativa e,
seppur semplice, carica di simboli.

Bravo
Alberto, attendo con ansia una tua sceneggiatura!

“La
sera stessa, il bozzolo giaceva penzolante e vuoto.

La
crisalide aveva spiccato il volo ed era diventata …falena!

Buon
viaggio, amica mia!”

Alberto
Büchi
nasce a Milano nel 1978. Il cinema è il suo primo grande
amore e dopo la laurea si traferisce a Londra per frequentare la New
York Film Academy. Negli anni seguenti lavora in pubblicità e
insegna.

Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su antologie come Strane Visioni (Hypnos, 2016), il volumetto bifronte Demoni (Nero Press, 2017) e 80 voglia di ammazzarti (AlterEgo, 2020). Il suo romanzo L’Eroe delle Terre Morenti (Nero Press, 2015) è uscito negli Stati Uniti col titolo Frontier Wanderer (Caliburn Press/Siento Sordida, 2015). Nel 2016 ha pubblicato il romanzo Fuoco Fatuo (AlterEgo Edizioni).

L'angelo trafitto di Alberto Buchi

Alberto Buchi

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Giallo Piombino di Gordiano Lupi

Un’antologia di racconti,
composta da brevi gialli e diverse particolari storie maremmane,
sempre di narrativa nera (queste ultime, in particolare, da trasporre
nel mondo cinematografico), che ha attratto – decisamente – la mia
attenzione.

Poche volte mi è capitato di
recensire un libro di racconti, ma questa volta ho superato le mie
perplessità, facendo volutamente un’eccezione.

L’eccezione che conferma la
regola?

No, puro istinto.

Lo stile è quello
particolare, puntuale, unico, ordinato e di grande impatto
sonoro/comunicativo che risponde al nome di Gordiano
Lupi
.

Sono un suo fan?

Sì, lo ammetto.

Ho sempre avuto un debole per
gli autori d’Oltremanica e gli stranieri (sono esterofilo? Forse si,
lo ammetto), aldilà delle eccezioni del panorama classico
tradizionale italiano (Pirandello, Manzoni, Eco e via discorrendo).

Già in precedenza ho avuto
modo di recensire Gordiano,
relativamente a un breve libro dal titolo Fame,
e ora mi capita in un’ulteriore occasione, proprio con Giallo
Piombino
.

Basta parlare, Sir
j
, passiamo ai
fatti!

Assolutamente personalizzato
il suo modo di ambientare le storie.

È
capace di farti entrare nel suo mondo maremmano (in tal caso tra le
campagne e le spiagge di Piombino, la bellissima provincia livornese)
e di farti assaporare con gusto le tradizioni e i costumi della gente
del posto, come solo
lui sa fare
.

Si vede che è particolarmente
legato alla propria terra d’origine (nonostante sia evidente la sua
forte attrattiva per la splendida Cuba, che immagino sia un luogo, da
lui prescelto, per evadere dalla perfida realtà).

“Forse non è troppo
tardi, piccolo Simone.

Forse puoi ancora guarire
dal male di vivere”.

Uno per tutti e tutti per uno,
diceva D’Artagnan.

In uno dei suoi racconti (“Un
ragazzo di nome Simone”
),
tratti da una storia realmente accaduta, questa frase riecheggia come
un treno merci che, passando a tutta velocità su una stazione locale
di servizio, lascia nell’aire lo spostamento d’aria dovuto alla
violenza e al frastuono del metallo che cigola sulle rotaie, misto al
fischio assordante del gigante ferrato.

Ti lascia lì, frastornato,
con la mascella semi-aperta.

Tale frase si ripete sotto
molteplici forme, anche negli altri racconti, e sottolinea il patire
dell’uomo in generale, forse ancora immaturo, che cresce in mezzo a
mille difficoltà, studia, sogna, vorrebbe diventare qualcuno, ma
che, a causa degli innumerevoli ostacoli, non riesce a raggiungere
gli obiettivi preposti, ed è necessariamente costretto a deviare su
altro.

Nessuno di noi ne esce
decisamente soddisfatto.

Siamo tutti alla ricerca del
sacro Graal,
nonostante all’interno di noi stessi, restiamo consapevoli del fatto
che non lo troveremo mai!

In ogni racconto vige la
medesima morale, che si ripete altrettanto costantemente nelle nostre
vite, e da cui non riusciamo a separarci, portandoci alla perdizione,
forse per eccessivo vittimismo, forse per pura pigrizia, o forse per
presuntuosa caparbietà e poco equilibrio vitale.

Il paradosso è la costante
chiave di volta dell’autore, la sua firma essenziale, che ci mostra
la realtà attraverso uno schiaffo violento, in pieno viso, come se
non riuscissimo a recepire il suo messaggio se non attraverso… la
regina delle madri.

Morte!

E lo schiaffo, inizialmente
sotto forma di un raro buffetto di cortesia, perviene infine in modo
forte, chiaro, impetuoso e… assolutamente diretto!

Così fa male, Gordiano!
Eccome se fa male!

Ma questo è il tuo stile, e
personalmente, lo trovo assai funzionale allo scopo.

Non cambiare mai, vero
scrittore!
Ti continuerò a seguire su… tutti i teleschermi!

L’AUTORE

Gordiano
Lupi (Piombino, 1960) è scrittore, traduttore di autori cubani ed
editore con Il Foglio Edizioni. Scrive opere di narrativa e saggi sul
cinema italiano.

Tra
le sue opere di narrativa segnaliamo  Calcio
e acciaio – Dimenticare Piombino (Acar, 2014), Miracolo a Piombino –
Storia di Marco e di un gabbiano (Historica, 2016), Sogni e altiforni
– Piombino Trani senza ritorno (con Cristina De vita – Acar, 2018),
presentato
al Premio Strega,
Fame.
Una terribile eredità (Perdisa, 2009 – Il Foglio, 2015 e 2024),
Giallo Piombino (Il Foglio, 2024).

Tra
le opere numerose di saggistica segnaliamo: Il
cittadino si ribella: il cinema di Enzo G. Castellari -in
collaborazione con Fabio Zanello (Profondo Rosso, 2006), Filmare la
morte – Il cinema horror e thriller di Lucio Fulci (Il Foglio
2006), Sexy made in Italy – le regine del cinema erotico degli anni
Settanta (Profondo Rosso, 2007), Fellini – A cinema greatmaster
(Mediane, 2008),
Storia
del cinema Horror Italiano vol. 1, 2, 3, 4 (Il foglio 2011, 2012,
2013), Il cinema di Gloria Guida (Il Foglio, 2015), Tutto Avati (con
Michele Bergantin, Il Foglio 2018).

Nel
2024 ha ricevuto il premio alla carriera nell’ambito del Premio
Internazionale di Arte
Letteraria Omaggio a Pasolini

Giallo Piombino. Tutto il thriller-horror di Gordiano Lupi 2000-2020

Autore: Gordiano Lupi

Autore:
Il Foglio Edizioni

Pag.
290

Prezzo: 14 €

Giallo Piombino di Gordano Lupi

Gordiano Lupi

Tutti i diritti riservati ⓒ per immagini e testi.




The Black Lord di Colin Hinckley

Un
bambino di nome Eddie, un fratellino misteriosamente scomparso di
nome Danny, due genitori, Todd e Laura, protagonisti di un rapporto
di coppia instabile, una nonna eroina di nome Sandy e infine l’ombra,
un mostro tremendo e sanguinario, sono i principali protagonisti di
questa vicenda, un misto di genere horror e… weird.

L’atmosfera
non lascia alcun barlume
di speranza… a voi ch’entrate
!,
ma sottolinea in modo perfetto l’assoluto
orroristico

in una dimensione transgenica.

Ebbene
sì, si tratta di una dimensione diversa, quasi parallela, in cui
scorre incessante il tempo, come un orologio a pendolo di età
remota, il cui incessante battere dei rintocchi scandisce
essenzialmente la storia di tale magnifico romanzo.

L’autore ci prende per mano e ci trasporta, come Caronte dantesco, figlio dell’Erebo e della notte, tra le anime dei morti della signora Ade, tra le marce foglie di una foresta incantata, dalle tinte scarlatte e fosche.

Una
foresta?

Forse
non si tratta proprio di un’incantevole foresta pluviale, bensì
l’interno recondito dell’animo e della mente umana, presso cui si
materializzano molteplici avversità e indecisioni della vita vissuta
dai protagonisti che,
in
ogni capitolo, vengono trattati in modo essenziale e autonomo, quasi
a voler pennellare autonomamente il proprio dipinto.

L’autore
appare calato perfettamente nel mondo contemporaneo, tant’è che
non possono non notarsi i molteplici richiami del mondo sottosopra
della fortunata serie tv,
Stranger Things
.

O
quanto meno, personalmente, mi sono ritrovato immerso negli stessi
nebulosi e perversi ambienti, pur sottolineando e riconoscendo
l’assoluta originalità dell’opera di Hinckley.

Così
come, contemporaneamente, ho recepito e percepito in modo assoluto ma
elegante, gli indimenticabili richiami di sapori e odori delle
ambientazioni delle opere del magno maestro Lovecraft.

Quel
vedo
ma non ci credo
,
quel mostro
multiforme

e
deforme
,
quei colpi di scena così ben costruiti, si palesano come figli di
una cultura superiore e particolarmente moderna.

Bravo
il giovane autore, Mr. Colin!

Ottima
la fantasia anche nel racconto extra
libro, in appendice alla bellissima storia del soggetto principale.

Una
chicca!

Sicuramente
uno scrittore da seguire passo, passo, capace di approfondire con
sapiente maestria, anche se – a mio personale gusto – lievemente
acerbo nel linguaggio horror.

Sono
convinto che ne sentiremo parlare ancora.

Continua
così… Mr. Colin!

Dear
Mr. Colin…

L’AUTORE

Colin Hinckley vive a Los Angeles. È scrittore, attore e regista. Come narrativa ha pubblicato vari racconti e il romanzo breve The Black Lord. Questo è il suo sito personale: https://colinhinckley.com

The Black Lord

Autore:
Colin Hinckley

Editore:
Indipendent Legions Publishing

Pag.
152

Prezzo: edizione cartacea 14,90 €; ebook 3,99 €

Tutti
i diritti riservati ⓒ per immagini e testi.