In arrivo Terrifier 3

TERRIFIER
3

Regia
di Damien Leone

con Lauren
LaVera, Elliott Fullam, Samantha Scaffidi e David Howard Thornton

IN
ANTEPRIMA PER HALLOWEEN IL 31 OTTOBRE E AL CINEMA DAL 7 NOVEMBRE

Midnight
Factory, etichetta di Plaion
Pictures
, è lieta di svelare il
primo teaser trailer italiano di Terrifier
3, 
il terzo capitolo della
saga horror slasher firmata da Damien Leone e il primo che arriverà
sul grande schermo in Italia, in anteprima il 31 ottobre per
festeggiare Halloween con i fan e dal 7
novembre
 in tutti i cinema.
Il teaser trailer svela le prime
terrificanti immagini 
dello
spietato killer Art il Clown,
interpretato ancora una volta da David
Howard Thornton
, affiancato
nuovamente da Lauren
LaVera
Elliott
Fullam
 e Samantha
Scaffidi
.

Art
il Clown è pronto a sconvolgere questa volta la notte più
silenziosa e magica dell’anno. Travestito da Babbo Natale, scenderà
dal camino delle case di Miles County per regalare folli momenti di
sangue: un lago rosso prenderà il posto del candore della neve in
cui sdraiarsi per disegnare un angelo, e gli abitanti stessi
prenderanno il posto dei regali nel sacco dell’assassino dalla
folta barba bianca.

Il
folle clown, icona dell’horror e star dei social, torna così in
Italia in grande stile e per la prima volta sul grande
schermo. Terrifier 3 è
il terzo lungometraggio della
saga creata dal regista Damien Leone, autore anche della
sceneggiatura, e arriva nei cinema italiani dopo l’uscita del
secondo capitolo in home video – portato in Italia sempre da
Midnight Factory – che includeva in più All
Hallow’s Eve
, la collezione
antologica di corti diretti da Leone in cui è apparso per la prima
volta Art. La realizzazione di questo film segue il successo del
secondo capitolo, un vero e proprio caso al box office USA: nel
secondo weekend è riuscito a ottenere il 28% in più rispetto
all’apertura e alla fine della corsa ha registrato un incasso pari
a 40 volte il proprio budget, protagonista di un exploit definito
“uno shock” da Variety.

Con
il budget più alto mai avuto a disposizione da Leone, Terrifier
3
 spingerà l’orrore a un
nuovo livello, portando in scena la brutalità e il sangue che sono
diventati marchio distintivo della saga, con scene talmente
scioccanti da aver fatto sentire male addirittura David
Howard Thornton
, interprete
di Art. In questo nuovo capitolo il regista espanderà ulteriormente
l’universo di Terrifier, esplorando ancor più le motivazioni
dietro alle azioni di Art il Clown e della demoniaca bambina che lo
accompagnava nel film precedente, così come il mistero che lega il
terrificante macellaio in costume a Sienna, l’eroina del secondo
capitolo che avrà nuovamente il volto di Lauren LaVera.

Terrifier
3
 uscirà in anteprima il
31 ottobre e sarà dal 7 novembre al cinema con
Midnight Factory
etichetta
horror di Plaion Pictures
.

Sinossi: Quando gli abitanti di Miles County si coricano nelle loro case alla Vigilia di Natale, non hanno idea che a scendere dal camino stavolta sarà Art il Clown. Il folle killer ha preso il posto di Babbo Natale e le sue povere vittime sono ignare che, invece dei giocattoli, saranno loro a riempire il sacco dei regali.

Terrifier 3 frame 1

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Speak No Evil di Christian Tafdrup

Speak
No Evil (2022)
di Christian Tafdrup

Regia:
Christian Tafdrup. Soggetto e Sceneggiatura: Christian Tafdrup, Mads
Tafdrup. Fotografia: Erik Molberg Hansen. Montaggio: Nicolaj
Monberg. Musiche: Sune “Køter” Kølster. Produttori:
Jacob Jarek, Simone Banchini, Johnny Anderson, Simone Lund-Jensen.
Produttore Esecutivo: Dotte Milsted. Case
di Produzione: Profile Pictures, Oak Motion Pictures. Distribuzione
(Italia): Midnight Factory, Prime Video. Titolo
Originale: Goesterne. Lingua: Inglese, Danese, Olandese. Paesi di
Produzione: Danimarca, Paesi Bassi. Anno: 2022. Genere: Horror.
Interpreti: Morten Burian (Bjørn),
Sidsel Siem Koch (Louise), Fedja van Huêt (Patrick), Karina Smulders
(Karin), Liva Forsberg (Agnes), Marius Damslev (Abel), Hichem Yacoubi
(Muhajid).

Una produzione horror targata Danimarca e Paesi Bassi, un film scritto e diretto da un attore danese alla prima esperienza importante dietro la macchina da presa – Christian Tafdrup -, misconosciuto alle nostre latitudini. In Italia Speak No Evil viene venduto come thriller, ma è un horror claustrofobico, cinema del terrore più che dell’orrore perché tutto è possibile, non c’è niente di soprannaturale, ma il clima angosciante che pervade la pellicola e il finale cupo, nerissimo, senza redenzione, lo rende ascrivibile a quel tipo di cinematografia. Non c’è alcun dubbio che il film riesce nello scopo prefissato di essere disturbante, di produrre angoscia nello spettatore, quel che non è capace di fare, invece, è realizzare il progetto del regista, che avrebbe voluto mixare dramma, thriller e problematiche sociali. Tutto resta sempre molto in superficie, la sceneggiatura è piena zeppa di buchi, molte soluzioni sono poco condivisibili, altre proprio telefonate, la cosa migliore è il finale, ma nel mezzo ci sono molte incongruenze. La storia vede una famiglia danese attirata in una trappola infernale da una coppia olandese, dopo che si erano conosciuti (non certo per caso) durante un soggiorno italiano, nella zona di Volterra, tra le colline pisane. Non racconto altro per non guastare la sorpresa allo spettatore che volesse apprezzare le cose buone di un film (atmosfera, suspense, terrore viscerale) che in Italia ha circolato poco e adesso è reperibile su Rai Play. Noi lo abbiamo visto su Rai 4, il canale digitale Rai dedicato a horror, fantastico e thriller. Colonna sonora fastidiosa, quasi inutile; fotografia italiana sin troppo luminosa (ma per un danese l’Italia è il paese del sole) mentre la parte horror ambientata nei boschi olandesi è fin troppo cupa; montaggio abbastanza compassato nella prima parte per diventare sincopato nello stupendo finale. Speak No Evil piacerà agli amanti dell’orrore possibile, a chi segue le storie dei serial killer più efferati, soprattutto a chi non sta troppo a guardare ai dialoghi scritti (o tradotti) abbastanza male, a una sceneggiatura debole e a una recitazione approssimativa. Costato tre milioni di euro, girato tra Olanda, Italia e Danimarca, ne ha incassati due di meno. Non stiamo parlando di un successo. Ha destato interesse nei festival di genere: Gothenburg (2021) e Sundance (2022). Visto quel che passa il convento in tema di cinema dell’orrore, apprezziamo almeno il tentativo di realizzare un prodotto originale e insolito. Da vedere, prendendo il buono che offre.

Speak No Evil locandina

Speak No Evil frame 1

Speak No Evil frame 2

Speak No Evil frame 3

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Thanksgiving di Eli Roth

Thanksgiving
(USA, 2023)

Regia
e produzione: Eli Roth

Soggetto:
Eli Roth, Jeff Rendell

Sceneggiatura:
Jeff Rendell

Fotografia:
Milan Chadima

Musiche:
Brandon Roberts

Montaggio:
Michele Conroy, Michel Aller

Cast:
Patrick Dempsey, Rick Hoffmann, Gina Gershon, Milo Manheim

Produzione:
Spyglass Media Group, Dragonfly Entertenaiment,Electromagnetic
Production

Distribuzione:
Eagle Pictures

È il giorno della festa del ringraziamento negli USA e a Plymouth, come in tutte le città americane, le famiglie si stanno per riunire intorno alle loro tavole imbandite con l’immancabile tacchino ripieno. Ma è anche la notte del Black Friday al Right Mart, e i dipendenti del centro commerciale a fatica riescono a contenere la folla che attende con impazienza che si aprano le porte… ma quando uno di loro vede un gruppo di ragazzi entrare da una porta sul retro per mettere le mani sui prodotti scontati, la folla butta giù le transenne, sfondando le porte e creando una catena di incidenti mortali senza curarsene, avventandosi sui prodotti in saldo. A un anno esatto da quella tragedia, il proprietario del centro commerciale vuole ritentare di nuovo l’apertura la sera del Ringraziamento, ma a quanto pare a qualcuno la cosa non va giù. Un uomo misterioso armato di ascia e con la maschera del religioso britannico John Carver sta seminando cadaveri in giro per la città. Che abbia a che fare con gli incidenti di un anno fa? E le vittime sono anche loro legate a quella tragedia?

Nato
come fake trailer per il film Grindhouse del 2007, Eli Roth
(regista che non ha bisogno di presentazioni) nel 2023 ne realizza il
film completo. Da buon nostalgico del cinema di una volta, dopo aver
riportato sul grande schermo il sottogenere cannibal nel 2013
con The Green Inferno, questa volta lo fa con lo slasher
in stile Halloween e  Black Christmas
scegliendo però come celebrazione quella della Festa del
Ringraziamento (che si tiene il 4° giovedì di novembre). Il regista
fa immergere subito lo spettatore nell’atmosfera della festa,
introducendo gradualmente i vari personaggi che verranno coinvolti
nello svolgersi degli eventi, tra cui il classico gruppetto di
liceali stereotipati e pieni di cliché. Con un velato messaggio di
denuncia sociale volto al consumismo, Roth ci regala una scena
del supermercato in cui viene messa in evidenza la natura animale
dell’essere umano, egoista e non curante di ciò che gli accade
intorno (purché le cose a lui filino liscio) con un susseguirsi di
incidenti alla Final Destination che fungeranno da espediente
per gli omicidi che avranno luogo ad un anno da quel fattaccio.
Quindi individuare l’assassino, per fortuna, non sarà facile in
quanto chiunque è sospettato nonché difficile sarà fare
collegamenti con ognuna delle persone morte durante “la notte degli
sconti”. Ma nonostante i vari sospettati comincino a cadere (o
scomparire senza lasciare traccia) uno ad uno, continua comunque ad
essere difficile individuare il colpevole, e questo è frutto di una
sceneggiatura solida ed ambiziosa nonostante a tratti presenti
momenti prevedibili ma tipici degli slasher. Gli effetti speciali
molto artigianali rendono abbastanza credibili gli omicidi, eseguiti
tra l’altro con molta originalità e brutalità dall’assassino il
quale esteticamente non presenta nulla di particolare, se non quella
di un abbigliamento molto legato alla tradizione della cittadina di
Plymouth (giusto per mantenere intatto il tema della festa). Il cast
svolge bene il compito assegnatogli, quanto basta per dare il più
possibile credibilità agli eventi, specialmente i giovani ragazzi
interpretati da attori con poca esperienza. Tra gli attori con più
esperienza si segnala Patrick Dempsey (ricordato negli horror
Il Gelato Che Uccide, Scream 3), Gina
Gershon
(con un vasto curriculum non horror) e Rick Hoffman
(vecchia conoscenza di Roth in Hostel). Finale
movimentato che accompagnerà lo spettatore allo scioccante epilogo.

Eli Roth ha fatto centro anche questa volta, regalandoci un prodotto di grande intrattenimento, con tanta violenza gratuita della quale non se ne ha mai abbastanza. Il ringraziamento qui non è solo una questione di festività, ma è volto a Quentin Tarantino che in quel lontano 2005 preparò la rampa di lancio a Roth… col risultato che di lui non possiamo farne più a meno. Buona visione, quindi!

Thanksgiving di Eli Roth locandina

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Thanksgiving di Eli Roth frame 2

Thanksgiving di Eli Roth frame 3

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Il fantasma di Alessandro Appiani di Stefano Simone

Il
fantasma di Alessandro Appiani (2022)
di Stefano Simone

Regia: Stefano Simone. Soggetto: Gordiano Lupi (romanzo), Aldo Zelli (idea). Sceneggiatura: Roberto Lanzone, Giuseppe Bollino. Musiche: Luca Auriemma. Fotografia: Tommaso Visentino. Animazione: Sara Strafile, Lucia Zullo. Aiuto Regia: Francesco Trotta. Fonici di presa diretta: Giovanni Casalino, Robb MC. Produzione: Running TV International. Genere: Commedia / Thriller. Formato: DCP / Colore. Durata: 84’. Paese di Produzione: Italia, 2022. Interpreti: Rosa Vairo (Silvia), Matteo Mangiacotti (Luigi), Simone Balta (Carlo), Bruno Simone (Paolo Lanfranchi), Antonia Notarangelo (amica di Lanfranchi), Carlo Cinque (Mario Luisi), Sara Pellegrino (amica di Lanfranchi), Gianluca Di Trani (assistente di polizia Righetti), Cory Di Pierro (madre di Silvia), Antonio Potito (il nonno), Pasquale Tricarico (ispettore Franceschini), Moussa Camara (senzatetto che vive nel castello), Isabella Gentile (madre di Lanfranchi).

Stefano Simone si conferma autore interessante e versatile, cambiando del tutto genere dopo gli ultimi lavori che spaziavano dal fantastico al thriller, con alcune incursioni nel tema sociale e dei diritti umani. Il fantasma di Alessandro Appiani è commedia thriller, qualcosa che in Italia si fa davvero poco, in parte riferibile a lavori internazionali come IT, per il tono e per la presenza dei ragazzini che indagano, fatte le debite proporzioni. Qui ci troviamo di fronte a un lavoro a basso budget che fa del cinema teatrale la sua maggior forza, con interpretazioni credibili da parte dei giovani attori, un cast interessante nel quale spicca la protagonista Rosa Vairo, per espressività e naturalezza. La sceneggiatura di Matteo Simone, Roberto Lanzone e Giuseppe Bollino parte da un romanzo di Gordiano Lupi, senza stravolgerlo nella storia, ma calandolo alla perfezione in un mondo popolato da adolescenti. L’operazione può dirsi riuscita, perché Silvia Lepri (Vairo) resta la ragazza sognatrice che sin dall’infanzia ha la straordinaria capacità di sentire le voci a grande distanza (idea di Aldo Zelli, dal racconto Le voci lontane). Nella versione del cineasta di Manfredonia si avvale della complicità di due amici come Luigi (Mangiacotti) e Carlo (Balta) per investigare su una serie di omicidi che sembrano collegati alla leggenda del fantasma di Alessandro Appiani e del suo castello abbandonato. Spinti dalla curiosità, i tre adolescenti iniziano un’indagine personale, basandosi sui libri di leggende popolari del professor Luisi, uno storico locale che cerca di riabilitare la figura del principe. Mentre la polizia brancola nel buio, sarà proprio il trio a risolvere il mistero. Non diciamo altro sulla trama, perché il film è un vero e proprio giallo con ben quattro omicidi e un colpevole, che lo spettatore scoprirà soltanto verso la fine, nel corso di una sequenza ad alta tensione. Veniamo ai pregi della pellicola, che sono molti, a partire da un cartone animato iniziale che racconta la storia del delitto di Alessandro Appiani (episodio storico, avvenuto a Piombino nel 1580) avvalendosi di un singolare quanto originale rap in sottofondo. Pare di essere tornati nel cinema degli anni Settanta, quando spesso le commedie italiane venivano introdotte da un divertente disegno animato. Sara Strafile e Lucia Zullo sono davvero brave e realizzano un prodotto di godibile freschezza. Il film è ben fotografato da Tommaso Visentino, che conferisce le atmosfere giuste alla narrazione, passando senza soluzione di continuità dai toni cupi e giallastri dei notturni ai luminosi esterni. Stefano Simone dimostra di aver raggiunto un buon livello di maturità tecnica, che lo rende capace di affrontare sia i piani sequenza che i campi e controcampi per gestire i dialoghi di un film in gran parte teatrale, come impostazione narrativa. Non mancano le annotazioni d’autore come la scena del dialogo tra il nonno (Potito, molto bravo) e Silvia, dove il vecchio discetta sul valore dei sogni e sulla crudeltà della guerra, senza dimenticare il valore simbolico del binario (ricorrente nei film di Simone) con gli adolescenti che camminano lungo la linea ferroviaria, pronti per affrontare la vita. Il film ha un tono da commedia che non ha precedenti nel cinema del regista pugliese, alcuni personaggi sono volutamente grotteschi e caricaturali, come il giovane scrittore Paolo Lanfranchi (Simone), che parla senza capire il senso delle parole e usa piuttosto che a sproposito (come fanno in molti!). Per non parlare dell’inetto ispettore di polizia (Tricarico) e del suo assistente (Di Trani) che deve sopportare la prosopopea del superiore e la sua arroganza nell’imputarsi meriti inesistenti. Da notare alcune riuscite gag all’interno del castello abbandonato, dove gli sceneggiatori si prendono gioco degli stereotipi del cinema horror di bassa lega. Ottimo Matteo Mangiacotti nella parte dello studente secchione innamorato di Silvia e molto bene Simone Balta, il più giovane del terzetto che porta un tocco di leggerezza alla formazione dei giovani detective. Rosa Vairo è perfetta come indagatrice dell’incubo dotata di poteri soprannaturali, che confida solo al giovane amico Carlo, espressiva e sorridente, mai in difficoltà con la gestione del personaggio. Tra i pochi adulti, spicca l’interpretazione di Carlo Cinque, nei panni di un allucinato professor Luisi, scrittore ossessionato dalla figura di un principe calunniato dalla storia. Nota di merito per Stefano Simone, perché non è facile dirigere giovani attori e farli recitare in maniera spontanea e naturale, senza incertezze di sorta. Termino con il montaggio serrato, che contribuisce a creare suspense nelle sequenze più importanti, come durante la visita notturna al castello abbandonato. Ottima la scelta del suono in presa diretta che conferisce veridicità e spontaneità al materiale narrativo. Colonna sonora come sempre (sin dai tempi di Cappuccetto Rosso) del fido Luca Auriemma, una costante positiva nei film del regista sipontino. Attendiamo novità sulla distribuzione, che crediamo sarà soprattutto televisiva, anche se il film meriterebbe attenzione da parte di cinema indipendenti, festival e rassegne a tema.

Il fantasma di Alessandro Appiani locandina

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Il fantasma di Alessandro Appiani frame 2

Il fantasma di Alessandro Appiani frame 3

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Black Bits di Alessio Liguori

Black
Bits (Italia, Polonia, 2023)

Regia:
Alessio Liguori

Sceneggiatura:
Daniele Cosci, Carlo Andrea Maucci, Fabio Sieni

Fotografia:
Luca Santagostino

Montaggio:
Luigi Mearelli

Musiche:
Szymon Sutor

Cast:
Yvonne Mai, Jordan Alexandra, Sebastian Fabjansky, Amelia Clay,
Leonardo Ferrantini.

Distibuzione:
Minerva Pictures

Dora
e Beth sono due ladre che riescono a mettere a segno un grande ma
pericoloso colpo, ovvero derubare una società attiva nel dark web
conosciuta come Black Bits. Nello specifico riescono a rubare due
neurochip di ultima generazione la cui funzione è quella di emulare
il comportamento del cervello umano. Una volta messo a segno questo
colpo dal valore inestimabile, le due donne si nascondono in una safe
house nel bosco (una sorta di cottage tecnologico) in attesa di poter
rivendere i neurochip a dei compratori. Ma scopriranno ben presto di
non essere sole… un uomo misterioso si aggira in quel bosco, e Dora
e Beth si troveranno a guardarsi le spalle.

Di
produzione italo-polacca, del 2023, diretto da Alessio Liguori
(In the Trap, Shortcut, The Boat) è un ambizioso
fanta-thriller con un buon mix di elementi action, horror
e survival. Creando una storia completamente da zero, il
regista, pur ambientando la storia in un futuro distopico, tratta
comunque un tema attuale, come quello del pericoloso dark web, un
mondo virtuale nel quale si nasconde ogni tipo di insidia e che ogni
giorno attira sempre più persone nella propria “morsa del ragno”,
così come quello del neurochip (tutt’altro che finzione) che
scaturisce il susseguirsi degli eventi. Le protagoniste
(rappresentate da una coppia alla Bonnie e Clyde ma al femminile e
lgbt) si presentano allo spettatore come delle “Rambo” in
gonnella,  per nulla spaventate da ciò che hanno appena
commesso ed eccitate nel vivere in maniera spericolata. Ma il loro
legame lavorativo e sentimentale verrà messo a dura prova dalla
presenza del misterioso uomo le cui intenzioni non sono ben note, se
non quello di destabilizzare la loro sfera amorosa e lavorativa,
facendo precipitare le due donne in una situazione in cui realtà e
finzione si confondono tra loro. Per metà film lo spettatore
assapora la parte thriller ricca di suspence per poi
vedere quel verdeggiante bosco trasformarsi in un campo di battaglia
dove proiettili sparati a raffica romperanno il silenzio della
natura. A rendere il tutto più credibile ci pensa il cast
rappresentato dall’attrice tedesca Yvonne Mai (nel ruolo di
Beth), l’attrice inglese Jordan Alexandra (nel ruolo di Dora)
e l’attore polacco Sebastian Fabijanski (nel ruolo dell’uomo
misterioso), tutti quanti ben calati nel ruolo e integrati nella
solida sceneggiatura che, oltre a sparatorie e suspence,
prevede anche qualche enigma. Le inquadrature danno al film un
impatto in stile videogame. Valore aggiunto danno al film i flashback
riguardanti il passato di Dora e Beth ma soprattutto una serie di
twist nella trama talmente spiazzanti da cambiare
continuamente le carte in tavola fino ad arrivare al finale a
sorpresa.

In
conclusione, con questo mix di generi tipici dei film americani il
regista riesce a dare un impatto Europeo a questo prodotto valido e
di grande intrattenimento, dimostrando maestria anche in un genere
non completamente horror come i suoi precedenti lavori. Quindi non
resta che mettervi comodi e godervi lo spettacolo.

Black Bits locandina

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Veneciafrenia – Follia e morte a Venezia di Alex de la Iglesia

Veneciafrenia – Follia e morte a Venezia (2021)
di Álex de la Iglesia

Regia:
Álex de la Iglesia. Soggetto: Jorge Guerricaechevarría.
Sceneggiatura: Jorge Guerricaechevarría, Álex de la Iglesia.
Musiche: Roque Baños. Produttore: Amazon Studios. Titolo
Originale: Veneciafrenia. Lingua Originale: Spagnolo, Inglese,
Italiano. Paesi di Produzione: Spagna, Italia – 2021. Durata: 100’.
Genere. Horror. Interpreti: Ingrid García-Jonsson (Isa),
Silvia Alonso (Susana), Goize Blanco (Arantza), Nicolás Illoro
(Javi), Alberto Bang (José), Enrico Lo Verso (Giacomo), Cosimo Fusco
(dottore), Caterina Murino (Claudia), Armando De Razza (Brunelli),
Alessandro Bressanello (Colonna), Nico Romero (Alfonso).

Veneciafrenia è un film nuovo per gli spettatori italiani, perché al cinema non ha quasi mai circolato, mentre in Spagna è uscito ad aprile 2022, dopo essere stato presentato in anteprima – il 9 ottobre 2021 – al Sitges Film Festival. Álex de la Iglesia è un ottimo regista iberico che conosciamo dai tempi di Perdita Durango (1997) e Il giorno della bestia (1995), laureato in filosofia e allievo di Pedro Almodovar, dedito soprattutto a thriller e horror. In questo caso lancia la sfida ad alcuni cineasti spagnoli di partecipare a una produzione di film horror da raccogliere sotto l’egida di The Fear Collection, mettendosi in gioco lui stesso con Veneciafrenia. In breve la trama, che ricalca Dieci piccoli indiani di Agata Christie, solo che l’unità di tempo e di luogo dove avvengono i delitti sono il periodo del Carnevale di Venezia e l’intera città lagunare. Si comincia con scene di spensierata vacanza per alcuni giovani iberici che vogliono trascorrere un periodo festivo a Venezia prima di tornare agli impegni del quotidiano, mentre il regista mostra le proteste dei lagunari contro turisti invasivi e navi da crociera che passano a ridosso della città. L’orrore non si fa attendere, dispensato a piene mani, grazie a un folle mascherato da Rigoletto che trucida turisti nei modi più disparati, mentre un’organizzazione segreta diretta da un turpe individuo sequestra villeggianti e pubblica in rete video deliranti. La finzione carnevalesca nasconde alcuni eccidi; la folla, convinta di assistere a rappresentazioni teatrali, invece di intervenire filma entusiasta le esecuzioni. A un certo punto scompare uno dei ragazzi in vacanza. Un ufficiale dei carabinieri (con l’aiuto di un tassista) comincia le ricerche. Infine emerge la follia dei cospiratori contro l’invasione turistica di Venezia. Veneciafrenia è il titolo adatto per un film tanto assurdo, visto che ricorda il termine schizofrenia, al punto che il sottotitolo aggiunto per l’edizione italiana (Follia e morte a Venezia) appare inutile e ridondante. Il film di Álex de la Iglesia cita a piene mani l’horror e il thriller italiano degli anni Settanta – Ottanta, soprattutto grazie a una sigla di testa color rosso sangue arricchita da disegni stile vecchio gotico. Tutto il film è un omaggio allo splatter e al gore più efferato di Argento, Fulci, D’Amato, con teste mozzate, occhi trafitti, ganci attaccati ai corpi, sangue che schizza da giugulari tagliate, violenza estrema. Durante la sequenza ambientata in un vecchio teatro ci è parso di rivedere alcune parti del claustrofobico Deliria di Michele Soavi, ma sembra citato anche Il fantasma dell’opera di Argento (non il suo miglior film). A parte gli eccessi di violenza, Veneciafrenia non presenta altri motivi di interesse: la sceneggiatura è banale, la storia della setta veneziana che odia i turisti pare posticcia, lo spessore dei personaggi è fumettistico. Un esempio su tutti: una ragazza in procinto di sposare un fidanzato geloso che vive a Londra decide di non farne di niente quando il ragazzo si precipita a Venezia e si dimostra vigliacco e pusillanime. Jorge Guerricaechevarría scrive un soggetto da horror di terza categoria, sceneggiato insieme al regista che presta la sua tecnica a base di inquietanti soggettive e angoscianti primissimi piani alla realizzazione di un’opera piccola e rinunciabile all’interno del modesto horror contemporaneo. Colonna sonora quasi fastidiosa di Roque Baños, a base di musica sintetica. Montaggio sincopato, persino frenetico, forse la cosa migliore di un film dotato di buon ritmo che scorre veloce per 100 minuti e adempie alla sua funzione di intrattenere disgustando. Buoni i costumi (soprattutto le inquietanti maschere di carnevale), inutile dire quanto la fotografia veneziana sia eccellente, ma il merito è tutto della location. Condivisibile la scelta di mettere i sottotitoli quando viene usata la lingua inglese e di doppiare italiano e spagnolo (si nota che gli attori recitano secondo la lingua madre). Interessanti alcune interpretazioni di attori italiani con un passato importante, basti pensare a Armando De Razza nei panni di Brunelli, ufficiale dei carabinieri (ricordiamo le canzoni finto ispaniche anni Ottanta), e a Enrico Lo Verso che fa il tassista (indimenticabile ne Il ladro di bambini di Gianni Amelio), citando pure Caterina Murino – non una grande attrice – nota per motivi diversi al pubblico. La produzione italo – spagnola impone protagonisti iberici che in Italia si conoscono poco, ma visto il livello del film, che a livello di dialoghi e recitazione fa venire in mente gli horror di Andrea e Mario Bianchi, va bene lo stesso. Passato su Rai 4. Reperibile su RaiPlay. Consigliato se siete a caccia di emozioni anni Ottanta e se avete nostalgia del caro vecchio cinema splatter.

Veneciafrenia - Follia e morte a Venezia di Alex de la Iglesia locandina

Veneciafrenia - Follia e morte a Venezia di Alex de la Iglesia frame 1

Veneciafrenia - Follia e morte a Venezia di Alex de la Iglesia frame 2

Veneciafrenia - Follia e morte a Venezia di Alex de la Iglesia frame 3

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