I Manoluc sono una band proveniente dal nord Italia e questo Asa Nisi Masa è stato rilasciato pochi giorni fa, ovvero il 20 Marzo 2021. Si tratta della loro seconda fatica discografica ed esce dopo il debutto del 2016 intitolato Carcosa. Entrambi gli album escono come autoproduzioni, ma questa volta la band si è affidata a Broken Bones Records & Promotion per promuovere questo nuovo album, scelta che…
Nato come raccolta di musiche per colonna sonora “PARTICLES” è il nuovo album del compositore MARIO BERLINGUER tra elettronica vintage e sonorità contemporanee «Il progetto è nato dal desiderio di cimentarsi con una musica la cui funzione fosse quella di accompagnare delle immagini, ma che nello stesso tempo potesse generare interesse all’ascolto, piacevolezza, curiosità e anche, perché no, emozioni»
Una nuova collaborazione in casa Aventino Music, questa volta con il compositore Mario Berlinguer, che firma un lavoro di musica elettronica in bilico fra l’album e la colonna sonora: “Particles”. «Abbiamo scelto di limitare il campo d’azione del progetto dedicandolo a una produzione video di natura scientifica, intendendo per “scienza” un concetto che va dall’ambito biologico e zoologico fino alla fisica, alla chimica e all’elettronica». “Particles” è un lavoro insieme d’annata e contemporaneo. D’annata, per quanto riguarda le influenze evidentemente subite dall’autore dalla musica elettronica degli anni ‘70 e ‘80 (Tangerine Dream e Brian Eno su tutti), filtrate attraverso percussioni elettroniche e linee di basso che possono ricordare le componenti ritmiche di un pop à la Battiato, leggero ma non superficiale. È, però anche un lavoro molto contemporaneo, in cui è manifesto il desiderio di sfruttare, in modo creativo, le possibilità offerte dalle ultime generazioni di strumenti elettronici, cercando di evitare un utilizzo passivo di suoni preconfezionati e aspirando a un cromatismo timbrico tale da generare colori originali, espressivi, contemporanei, a tratti divertenti e in altri momenti persino sentimentali o drammatici. «Difficile descrivere cosa accomuna i brani di questa raccolta, al di là della loro funzione dichiarata, e dall’appartenenza a un genere “soundtrack”, che però non esaurisce il loro significato musicale. Sicuramente, una componente vintage è presente in ogni pezzo, vuoi per le sonorità degli strumenti a percussione, vuoi per una spinta ritmica comune a tutti i lavori, vuoi per alcuni sintetizzatori che ricordano quelli delle prime produzioni elettroniche». Il progetto è interamente eseguito dall’autore con strumenti virtuali, rifuggendo l’uso di pattern o moduli precostituiti (siano essi ritmici, armonici o melodici) e suonando manualmente tramite una tastiera ogni nota o ogni frase, ossia, in altri termini, rivendicando anche alla musica realizzata per mezzo del computer un titolo di artigianalità.
Cold frequencies Un suono di sintetizzatore freddo e parlante, un piano elettronico iridescente con una base di batteria su cui si muove uno sfondo sintetico cangiante.
Fragments in the air Suoni come frammenti che rimbalzano a cui si aggiungono una base di basso e batteria e dei suoni sintetici in trasformazione.
Living stones Suoni percussivi elettronici che sembrano sassolini, massi o rocce, danzano lentamente su un ritmo calmo con melodie e armonie morbide e rilassanti.
Microbes I microbi sono invisibili ad occhio nudo, eppure sono ovunque. Si muovono, parlano, ballano, cantano le loro canzoni primordiali. Qui sono accompagnati da un ostinato di percussioni, droni, archi.
Noises and sounds Un ballo lento realizzato con percussioni ed elettroniche dolci, sintetizzatori pulsanti, droni, campane e, finalmente, un piano.
Radio signals Rumori filtrati di diversa natura generano un sottofondo in cui emergono un ritmo lento e una semplice melodia.
Rhythmical particles Una solida base di basso e batteria, suoni elettronici che volano, e a un certo punto gli archi e uno strumento simile ad un’arpa intonano una dolce melodia.
Travelling on waves Basso e batteria compongono un ritmo pressante ma non frenetico, mentre dei suoni misteriosi compongono uno sfondo popolato da chitarre elettriche, archi, e un semplice arpeggio.
Science not fiction Un organo Hammond lentamente si trasforma in un suono più contemporaneo, su dei pattern ritmici, batteria, e frammenti di melodie elettroniche.
Sequences Un sequencer dalla rapida scansione, basso e batteria potenti, suoni sintetici che ricordano voci bizzarre, in una dinamica mescolanza di stranezza.
Slow molecules Una passeggiata in tempo dispari, in un paesaggio fatto di suoni pulsanti o lentamente cangianti, archi e rintocchi, che si fa via via più popolato ma la cui atmosfera rimane quieta.
Subatomic stress Un pattern dolce ma insistente e minimalista diviene un tessuto sul quale svolazzano elettroniche morbide o distorte, droni e percussioni.
Swaying atoms Atomi di suono danzano lentamente mentre l’intensità della musica cresce gradualmente, fin quanto una ripetitiva frase di pianoforte porta a un’intensificazione sia del ritmo che della musica.
The voices of insects Su una base ritmica, suoni elettronici cangianti somigliano a voci di piccole creature che cantano, o persino litigano tra loro, in un’insolita danza a cui si aggiungono archi e un pattern percussivo.
Mario Berlinguer è un compositore poliedrico. Musicalmente onnivoro, ha compiuto studi classici (composizione e direzione di coro) e ha praticato svariati tipi di musica, dal rock al pop, dalla musica tradizionale popolare a quella classica. È autore di musica contemporanea, con al suo attivo soprattutto brani cameristici o per organo che sono stati eseguiti in Italia e all’estero, un’operina comica dal titolo “L’ultima prece” e diversi lavori per coro. Ha scritto colonne sonore per cortometraggi e documentari, nonché canzoni, alcune delle quali riunite in un progetto di teatro-canzone dal titolo “Se io ho perso, chi ha vinto?”.
Rinfrescante, estivo, contagioso, appassionato, “My Love” suona come un classico tormentone dell’era dorata del r’n’r, aggiornato ai tempi moderni. A firmarlo è la leggenda californiana Francisco Fernandez, meglio noto come The Ferocious Few. Trasferitosi in Lussemburgo giusto alla vigilia dell’imprevedibile scoppio della pandemia, Francisco ha scelto questo brano, a cui è molto legato, come biglietto da visita per il pubblico europeo. “My Love” è stata per anni una presenza fissa nella scaletta live di TFF, trasformandosi da un pezzo arrabbiato in una canzone che parla di desideri positivi. Il testo, che racconta del desiderio di ritrovarsi con gli amici e la famiglia, assume un significato ancora più profondo in un’epoca in cui molti di noi hanno sperimentato separazioni forzate da parenti, amici, amanti. Di certo è il caso di Francisco, che ha trascorso in Europa tutto il periodo della pandemia, guardando a distanza i disordini e il fermento degli Stati Uniti. “My Love” è stata registrata in Lussemburgo col produttore Tom Gatti. Come dice lo stesso Fernandez: “Abbiamo scritto questa canzone nella speranza di dare alle persone qualcosa per cui guardare avanti.”
The Ferocious Few è l’alias del musicista vagabondo Francisco Fernandez e del suo variabile seguito di compari appassionati, che per anni hanno usato tattiche di guerriglia anarchica per impadronirsi di angoli di strade, fiere, feste in barca, eventi privati, festival, nonchè di palchi in US e in Europa con date sold out, aprendo per nomi come Oh Sees al SXSW e per Ty Segall, Lynyrd Skynyrd, Bob Log III, The Jesus & Mary Chain (fra gli altri), senza ovviamente dimenticare le 20 date del Memphis Blues Tour di Cindy Lauper. The Few sono stati alternativamente paragonati ai Motorhead (esiste una foto culto di Fernandez in posa accanto al suo idolo Lemmy davanti a una sala poker) e a un Dylan in versione maschio alpha fatto di speed. I live di The Ferocious Few, rodati da anni di performance quotidiane, sono un attacco di cowpunk che non lascia scampo. Alcuni dicono che Fernandez sia un profeta, altri un buffone. Io personalmente lo vedo come un moderno trovatore e un raffinato storyteller. The Ferocious Few sono eccellenti, idiosincratici nel proprio approccio e di conseguenza senza contendenti.” Aleksey Calvin – Piece Mag
Una leggenda vivente e una pietra miliare nella nativa San Francisco, dove Fernandez ha dato vita alla band nel 2005, The Ferocious Few proseguono oltre ogni ostacolo nel testimoniare la propria fede nello spirito primitivo e liberatorio del R’n’R. “Juices“, l’album pubblicato dalla label cult Birdman, è stato definito: “una testimonianza definitiva viscerale e viscosa della loro incredibile e profonda brutalità.” (BMI).
Incapace di stare fermo, Francisco si è trasferito in Europa a inizio 2020. Il Covid l’ha tenuto lontano dai palchi, ma non ha fermato la sua vena creativa. Nell’Autunno 2021 verrà pubblicato un nuovo album per The Ferocious Few, denso di un’attitudine selvaggia ed eclettica che rimescola blues, folk, rockabilly, r&b, soul, country e perfino grunge, il tutto amalgamato da quel misto di rozzezza e stile che è il marchio distintivo del progetto.
“My Love” è un aperitivo succoso, che sarà seguito nella tarda Primavera 2021 da un documento importante, un live album, intriso di energia e comunicatività, registrato al GAMH di San Francisco. La scelta di pubblicarlo ribadisce l’importanza del live come esperienza catartica e irriproducibile. Per un anno intero abbiamo sentito tutti la mancanza della musica live, di quell’esperienza unica, appagante, elettrizzante come può essere solo una performance con un pubblico. The Ferocious Few sono maestri di cerimonia, e non ci vorrà molto prima di incontrarli di nuovo all’angolo di una strada, in una festa, a un festival, per celebrare e vivere di nuovo il r’n’r!
Ferite, il nuovo disco dei Demagó
Anticipato dal singolo “Il Mio Demone”, esce in cd e in digitale, “Ferite” il nuovo EP della band umbra Demagó, pubblicato e distribuito da (R)esisto.
Quattro brani inediti scritti e arrangiati dai Demagó, che rappresentano un punto di svolta a livello stilistico e sonoro, con testi che rimandano alla musica d’autore italiana, spaziando da temi sociali e con riferimenti al mondo del precariato lavorativo fino ad addentrarsi in territori più introspettivi e personali. Il tutto avvolto da sonorità, che richiamando la moderna scena rock britannica, riescono a fonderla con quella classica, grazie anche ai continui intrecci di chitarre che contribuiscono a dare freschezza e colore ai brani. Durante l’ascolto dell’intero EP si incontreranno demoni e fantasmi, buio e luce, tormento e disagio, nel tentativo di accedere alle stanze più nascoste dell’anima e sprofondare negli abissi per trovare la forza di risalire e affrontare il viaggio che potrà portare ad un nuovo inizio ed una nuova redenzione.
Tracklist: 01 Il mio demone, 02 Precario, 03 Le mani, 04 Stendimi
I Demagó sono un gruppo formatosi nel 2013 a Città di Castello in provincia di Perugia, dall’idea di Carlo Dadi (chitarra), Moreno Martinelli (chitarra) e Emanuele Bruschi (voce). Negli anni si sono susseguiti vari componenti all’interno del progetto che hanno contribuito al raggiungimento di obiettivi comuni. Oggi la line-up di cinque elementi vede Marco Signorelli (batteria) e Luca Moscatelli (Basso). All’attivo un disco autoprodotto intitolato “Linea di confine” pubblicato nell’ottobre 2015 contenente nove brani interamente scritti ed arrangiati dal gruppo che spaziano da un rock più vivace ad atmosfere più cupe e profonde. Il tour promozionale colleziona molte date nel centro Italia, vantando aperture ad artisti come Roy Paci & Aretuska, Rezophonic, Pinguini Tattici Nucleari e il Banco del Mutuo Soccorso. La frequente attività del gruppo porta all’incontro con l’etichetta ferrarese (R)esisto Distribuzione che getta le basi per un nuovo disco, prodotto da Michele Guberti e Massimiliano Lambertini, con la partecipazione di Manuele Fusaroli, produttore di alcuni dei maggiori dischi indie italiani, presso il Natural HeadQuarter Studio di Ferrara.
I Demagó sono: Carlo Dadi (chitarra), Moreno Martinelli (chitarra), Emanuele Bruschi (voce), Marco Signorelli (batteria), Luca Moscatelli (Basso).
Crediti: Registrato e mixato da Michele Guberti presso il Natural HeadQuarter Studio di FerraraProdotto da: Michele Guberti, Manuele Fusaroli, Massimiliano Lambertini e Demagó Distribuzione e promozione: (R)esisto www.instagram.com/demago_bandwww.facebook.com/demagoband
Tunnel of Dreams, il nuovo album di Francesco Montanile
Tunnel of Dreams è il nuovo album di Francesco Montanile disponibile in tutti i digital store. “Tunnel of Dreams”, tradotto in italiano “Tunnel dei sogni”, è il secondo album realizzato dal chitarrista-compositore bolzanino di origini irpine. L’album contiene 10 tracce strumentali caratterizzate da sonorità ambient di sottofondo con riff di chitarra elettrica-acustica, rumori, suoni della natura ed altro ancora; come brano di apertura dell’album vi è “Gravity” che insieme ad “Explore” è stata realizzata per il reportage trasmesso su RAI Alto Adige dedicato al noto fotografo trentino Albert Ceolan; vi è poi “Premonition”, realizzata per il reportage “Misteri del Trentino”, trasmesso sulla webtv “Voce24news“ e “Quarantena”, brano strumentale già uscito come primo singolo con un videoclip in bianco e nero che racconta la desolazione del lockdown di una città deserta e di un virus che impone il fermo. “Old Walls” ultimo singolo composto con il video pubblicato su you tube, per raccontare in musica l’atmosfera medievale di “Castel Roncolo”, il maniero più antico del territorio che domina la città. Chiude l’album “Alto-Adige”, brano realizzato per il progetto “Documentary-Photography Alto-Adige Südtirol”, in collaborazione con il fotografo professionista Giulio Cobianchi; un foto-documentario che raggruppa una sequenza di venti scatti, provenienti da diversi luoghi dell’ Alto Adige. “Tunnel of Dreams”, è infine un viaggio musicale tra storia e natura, una profonda esperienza che si trasforma in musica, che permette di evocare emozioni attraverso l’ascolto tra una successione di suoni e melodie più o meno intense, capace di stimolare l’immaginazione visiva dell’ascoltatore.
Questa la tracklist dell’ album Tunnel of Dreams: 1. Gravity 2. Quarantena 3. Premonition 4. Explore 5. Old Walls 6. Reflections 7. Tunnel of Dreams 8. Under the Rain 9. Nature Ambience 10. Alto Adige
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Il Risveglio è il singolo di debutto del nuovo progetto di Giulio Pastorello. Il brano, ispirato alla lettura de L’Ultima Anguana di Umberto Matino, uscito per Dischi Soviet Studio il 22 Gennaio 2021.
Nel Ventre dell’Orsa è un progetto solista nato tra gli Inverni del 2014/2015 da Giulio Pastorello. Al tempo batterista dei Muleta nei primi due dischi, tuttora chitarrista con Nova sui Prati Notturni. Lo accompagnano chitarre acustiche/elettriche, piccoli suoni catturati nelle stagioni, carillon, loopers, sinth e riverberi. Sogni, fotografie, passeggiate e sporadiche letture sono alla base di quello che poi uscirà in forma sonora a volte cantata a volte strumentale. Il desiderio di far nascere questo progetto è rimasto sempre in bilico, rischiando di rimanere nascosto dentro le quattro mura di casa, tra vari impegni musicali e il tempo che è fatto solo di 24 ore. Ora in questi anni qualcosa è cambiato. Le stagioni seguono il loro corso, danno ispirazione, rallentano la frenesia e aiutano Giulio alla ricerca di suoni da cui trarre potere.
“Il video de “Il risveglio” di Nel Ventre dell’Orsa è stato realizzato con un’attenta selezione di vari frame tutti in free download e free copyright. L’idea è stata quella di creare una coesione tra musica, testo e video al fine di poter perdersi tra l’ascolto e l’immaginario”.
Giulio Pastorello cura il montaggio dei frame e musica. Marika Zorzi aggiunge e completa il video con sfumature e filtri.”
CREDITS Il brano è stato registrato e mixato da Giulio Pastorello presso La Casa dell’Orsa. La cura del master è stata affidata a Nicola Frigo dell’Haunted Studio Recording nel mese di Novembre dell’anno 2020.
NEL VENTRE DELL’ORSA: Giulio Pastorello (Chitarre lente, riverberi, sinth e il sussurro della voce)