“Red Zone” è il secondo singolo, estratto dal disco d’esordio “Sperimentalist” dell’autore foggiano Vic Petrella, pubblicato e distribuito da (R)esisto. Così Vic Petrella presentailnuovosingolo: È passato più di un anno dall’inizio della pandemia, ma il virus continua a condizionare le nostre vite. La zona rossa aleggia come un’ombra: una spada di Damocle sulle nostre teste. La “Red Zone” ci ossessiona, castra le nostre vite, distrugge la nostra tranquillità, soffoca la nostra voce, ma non può spegnere la musica. La speranza permane. La voglia di ritornare a una vita normale è molto forte, ciò ci dà forza per affrontare questo nemico invisibile. Ci spinge in avanti verso il futuro; che sia migliore o peggiore, dipende solo da noi.
Vittorio Petrella, conosciuto anche come Vic Petrella, nasce a Foggia il 20 maggio del 1996. Malgrado fosse fin dall’infanzia legato alla musica rock e metal grazie agli ascolti del padre, viene, all’età di 6 anni, indirizzato verso lo studio del pianoforte classico. Tali studi lo accompagnano fino ai 22 anni, quando decide di abbandonare il conservatorio per dedicarsi agli studi di archeologia presso l’Università degli Studi di Foggia, dove si laurea nel 2019, con la promessa però di non abbandonare la musica. Dopo una serie di esperienze in alcuni gruppi del foggiano, come tastierista e arrangiatore, decide di intraprendere la carriera da solista e nel maggio del 2019 registra il suo primo demo autoprodotto in homerecording dal nome “Demo – 01”, curando la scrittura di tutte le parti strumentali e della voce. Tale lavoro gli permette di essere notato dal produttore ferrarese Massimiliano Lambertini, con il quale incide il suo primo EP presso il Natural HeadQuarter studio di Ferrara, dal nome “Sperimentalist”. Attualmente continua i suoi studi di archeologia presso l’Università degli Studi di Padova, dove frequenta il corso di laurea magistrale in scienze archeologiche e contemporaneamente si dedica alla composizione della propria musica dalla vena fortemente sperimentale, cercando di conciliare il post-rock con elementi elettronici, psichedelici e sinfonici. Registrato e mixato da Michele Guberti presso il Natural HeadQuarter Studio. Prodotto da Massimiliano Lambertini, Michele Guberti e Vic Petrella. Riprese video/photo director: Ilaria Passiatore, Michele Guberti. Montaggio video e post Produzione: Ilaria Passiatore. Distribuzione: (R)esisto
“Branco” è il nuovo album della Only Smoke Crew, disponibile in streaming su Spotify e su tutti i digital store, fuori per Smoka rec.
Collettivo originario del Cilento attivo dal 2006, la Only Smoke Crew è composta da The Sniper aka Ticsnip, Novanta aka Crazy Han e Skiaffone. Fieri esponenti del movimento hip hop e innamorati del suono e dell’attitudine underground, la Only Smoke Crew, nonostante i quindici anni di militanza nella scena, ha pubblicato il suo primo disco d’esordio solo nel 2017, intitolato “Tutto & Niente”, a cui segue una serie di lavori solisti dei vari membri. Tutt’altro che intenzionati a lasciar trascorrere altri undici anni, i tre artisti si sono riuniti per dar vita a “Branco”.
L’idea dietro il nuovo progetto è tanto semplice quanto efficace, e risiede nel concetto di unione. La Only Smoke Crew ha infatti coinvolto un’ampia moltitudine di nomi provenienti dall’underground campano: ogni brano contiene infatti una collaborazione esterna alla crew, dalle produzioni alle liriche, dalla postproduzione alle grafiche. Una scelta che trasforma l’album in uno sforzo corale dalle dimensioni impressionanti, che si caratterizza per una moltitudine di voci, stili, suoni, attitudini, flow e delivery. Il sapore classico che permea l’intero progetto non deve trarre in inganno gli ascoltatori: se la matrice stilistica è unica, le declinazioni sono tantissime. Grazie alle partecipazioni di Rosario Molesto, Gas, Momih, Dj Pio, Dj Uncino, Big Effe, Tonico 70, Peste Mc, Re-P, Ivanò, Zetas, nell’album c’è chi rappa in dialetto, chi mette in pratica un flow più sincopato, chi sperimenta con la voce; chi scrive strofe conscious, chi strofe ironiche, chi esercizi di stile e tecnica. “Branco” è un manifesto hip hop al 100%, creato per l’ascoltatore che ama il rap underground in tutte le sue sfumature.
Il disco è stato registrato e mixato presso gli studi di Smoka rec. Il master è a cura di True Voice Studio. Il progetto grafico è stato realizzato da TMC13. Il video ufficiale di “Welcome to my paradise” accompagna l’uscito del progetto, e sugella anche la collaborazione tra Only Smoke Crew e Critical Grow Shop per la realizzazione di una linea di CBD in edizione limitata. “Branco è il risultato di molte mani che si intrecciano e tante teste che si uniscono, per un disco che fa dell’unione il suo cavallo di battaglia” – Only Smoke Crew.
BIOGRAFIA: Only Smoke è una crew cilentana in attività dal 2006. I membri del gruppo sono The Sniper aka Ticsnip, Novanta aka Crazy Han e Skiaffone, e il loro scopo è sempre stato portare avanti una cultura, quella hip hop, che all’epoca non esisteva o era male interpretata nel loro luogo d’origine. Nel 2013 Novanta creerà il brand Makè Clothing, sponsor ufficiale della crew. Nel 2015 sono tra i membri fondatori del movimento Cilento Doppia H, volto a riunire tutti i rapper cilentani sotto la stessa bandiera. Nel 2017 grazie alla collaborazione con l’etichetta A Dam Records pubblicano il loro primo album ufficiale, dal titolo “Tutto & Niente”, seguito da una serie di lavori da solisti dei singoli membri del gruppo. Nel 2018 fondano l’etichetta e lo studio di registrazione Smoka rec, punto di riferimento nel territorio cilentano. Nel 2021 pubblicheranno il loro secondo disco ufficiale, dal titolo “Branco”, con la collaborazione di True Voice Studio, per Smoka rec.
Gioiamara è il primo singolo, che anticipa il nuovo disco Semisterili, della folk band trentina I Plebei, pubblicato e distribuito da Alka Record Label. Produzione artistica di Michele Guberti (Massaga Produzioni), con la partecipazione di Manuele Fusaroli, produttore di alcuni dei maggiori dischi indie italiani, presso il Natural HeadQuarter Studio di Ferrara.
I Plebei nascono nel 1996 come band di musica blues e con un repertorio di brani per la maggior parte originali. In tutti questi anni, grazie ad una profonda ricerca, hanno apportato una sostanziale revisione alla loro musicalità. Nel 2002 il gruppo partecipa ad Alband, concorso musicale, indetto dal Comune di Rovereto, classificandosi al III° ed incidono in studio il loro primo singolo “Africa”. Nel 2006 realizzano il primo demo album “illusioni fittizie live”. Nel 2007, al concorso nazionale Tour Music Fest, il gruppo si distingue, insieme ad altre venti band emergenti, tra circa duemila partecipanti. Verso fine anno avviene la registrazione, in studio, dell’EP “Illusioni fittizie del giovedì sera”, interamente autoprodotto. Dal 2007 fino al 2009, la band sponsorizza il suo lavoro dando vita al “cd crossing”, dischi abbandonati e poi ritrovati in tutta Europa. Negli anni successivi, 2008/2009, compongono e presentano lo spettacolo teatrale “Lucinfuga”, che portano anche fuori dai confini regionali presso festival, locali, associazioni, circoli Arci e teatri.2013 registrano il nuovo album “Eterna è la tensione di clavicole ingranaggi e leve”. Nel 2014 è stata richiesta la presenza live del gruppo in occasione del 25 aprile, Festa della Liberazione, al parco delle Albere a Trento. Nel 2016 entrano a far parte dell’etichetta (R)esisto di Ferrara che è in stretta collaborazione con l’etichetta Alka Record Label, conosciuta a livello nazionale per la sua proposta musicale, viene ristampato in versione digitale l’album “Eterna è la tensione…”. Nel 2018 I Plebei sono passati all’etichetta Alka Record Label per la quale hanno prodotto l’EP “Velo S Velo”. Dopo eventi live e vari lock-down per la crisi sanitaria nel 2021 esce l’EP “Semisterili”, anticipato dal singolo “Gioiamara”. Non dobbiamo infine dimenticare il successo dell’evento da loro creato, “Un’ora di troppo”. Si tratta di un concerto che si svolge durante il passaggio dall’ora legale a quella solare, di un concerto notturno, di una “celebrazione concertata” che ha lo scopo di “dare suono” a quel lasso di tempo che, ogni anno, viene tolto od aggiunto all’inesorabile scorrere del tempo.
I Plebei sono: Vincenzo R. Palombo (Calogero fu Focaluci) – voceSimon Coppolino (Zibbonio Berretti) – fisarmonicaMario Speziali (Cateno Erbolini) – chitarraGiosuè Parisi (Profezio Petris) – bassoSimone Oss (Scrimezio Genesio De Tibia II) – batteria
Crediti singolo: Registrato e mixato: da Michele Guberti presso il Natural HeadQuarter Studio di Ferrara. Prodotto da: Michele Guberti, Massimiliano Lambertini, Manuele Fusaroli e I Plebei. Management e distribuzione: Alka Record Label. Editor video: Dario Scaramuzza
Enthroned In Repulsion il video dei Natron
Natron: i death metaller italiani lanciano il lyric video di Enthroned In Repulsion, in uscita la ristampa del debut album Hung, Drawn & Quartered.
Time To Kill Records ha unito le forze con gli storici death metaller italiani NATRON per una ristampa in vinile di “Hung, Drawn and Quartered”, il leggendario debut album del gruppo pugliese (originariamente uscito nel tardo 1997 su Headfucker Records).
La prima prova dei NATRON è stata rimasterizzata dal noto produttore Marco Mastrobuono (HOUR OF PENANCE, INNO) e viene ripresentata dalla Time To Kill Records in elegante formato LP (nero e viola) e in versione digitale.
Commenta il batterista Max Marzocca:
“Quando ‘Hung, Drawn & Quartered’ fu pubblicato, la gente ci diceva ‘Ragazzi, dove credete di andare con sta roba?’, e tutto sommato avevano ragione! Nel 1997 il death metal fuori di testa dei Natron era completamente fuori luogo nella scena metal. In quel momento eravamo solo tre sconvoltoni che suonavano della musica che era molto più complessa e tecnica rispetto alle nostre reali capacità. I testi e l’immagine erano pacchianamente gore, ma non ci preoccupavamo molto, amavamo la brutalità ed eravamo incoraggiati dalla nostra pazzia ad espandere in qualche modo il nostro territorio musicale e sopratutto a divertirci. Era ancora quell’epoca precedente a quando l’editing o qualsiasi altra sorta di ‘abbellimento’ tecnologico diventasse lo standard nel death metal. La produzione è melmosa e suona più come una prova del gruppo ripresa con un microfono, ma alla fine ho davvero bei ricordi di quei momenti! Dopo anni di militanza nell’underground più profondo, quella era la nostra prima release ufficiale: eravamo i pupilli di Headfucker Magazine’, la nostra fanbase stave crescendo e la Holy Records grazie a questo album ci scoprì, ci mise sotto contratto e ci portò ad un livello superiore. Ecco perchè siamo super contenti per questa ristampa in vinile dopo 24 anni. Enjoy it and keep on rotting, fellas!”.
Quando si riflette sul death metal in Italia, risulta impossibile non menzionare i Natron, fra i pionieri della scena locale nei primi anni Novanta.
Inizialmente influenzati dal thrash metal degli anni Ottanta, i Natron hanno proseguito fondendo la brutalità del death metal con la velocità senza compromessi del grindcore, diventando portavoce di una loro particolare interpretazione del death metal, incentrata su un complesso riffing di chitarra, strutture molto intricate e testi a sfondo horror/distopico.
Provenienti dal Meridione d’Italia, i Natron si sono formati nel maggio del 1992, facendosi presto un nome nell’underground locale con i demo “Force” (1994), “A Taste Of Blood” (1997) e l’EP “Unpure”, il quale venne pubblicato ufficialmente soltanto nel 2000.
Nel tardo 1997 i Natron hanno esordito con “Hung, Drawn & Quartered” su Headfucker Records, allora il magazine di riferimento per il brutal death metal, catturando l’attenzione di nuovi fan e della casa discografica francese Holy Records, la quale mise sotto contratto il gruppo per quattro album.
Tra il 1999 e il 2004 la band ha dato alle stampe tre importanti album: “Negative Prevails”, “Bedtime For Mercy” – entrambi registrati in Svezia presso I leggendari Abyss Studios – e l’acclamato album “Livid Corruption”, mixato presso gli Starstruck studios di Copenhagen. Tra questi ha trovato spazio anche la raccolta “Necrospective”, contenente il materiale degli esordi e varie bonus track.
Dopo vari tour e partecipazioni a festival, nel 2009 i Natron hanno firmato per Metal Age Productions per la pubblicazione di “Rot Among Us”, il capitolo più influenzato dal thrash metal della loro discografia.
Nel 2012 è stato quindi il turno di “Grindermeister”, un disco celebrativo per i vent’anni di carriera, che ha visto il gruppo ritornare alla sua tipica brutalità e rielaborare in una chiave più moderna alcuni vecchi classici.
Un EP intitolato “Virus Cult” ha infine visto la luce nel 2014: un ultimo capitolo discografico che i Natron hanno promosso sino agli inizi del 2017.
In oltre due decenni di carriera, i Natron hanno costruito una solida reputazione, ottenendo articoli su magazine del calibro di Rock Hard, Metallian, Terrorizer, Aardshock, Hard & Heavy, Metal Shock, Metal Hammer e tanti altri. La loro attività live li ha portati a suonare quasi ovunque in Europa, facendo registrare concerti in Francia, Spagna, Benelux, Germania, Austria, Svizzera, Gran Bretagna, Polonia, Scandinavia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia, Croazia, Slovenia, Serbia, Macedonia, Bulgaria, Romania, Turchia e Grecia.
I Natron hanno aperto la strada a una nuova generazione di realtà underground italiane, confermandosi al tempo stesso una delle più rispettate death metal band del circuito europeo.
Giunti alla fine del loro percorso dopo 25 anni, i Natron vengono ora considerati un nome storico, spesso ricordati come “I Padrini Italiani del Death Metal”.
Discografia:
DEMO:
1994: FORCE (500 copies ltd) 1997: A TASTE OF BLOOD (300 copies ltd)
ALBUM:
1997: HUNG, DRAWN & QUARTERED (Headfucker Records) 1999: NEGATIVE PREVAILS ( Holy Records) 2000: BEDTIME FOR MERCY (Holy Records) 2002: NECROSPECTIVE (Holy Records) 2004: LIVID CORRUPTION (Holy Records) 2009: ROT AMONG US ( Metal Age Prod.) 2012: GRINDERMEISTER ( Southern Brigade)
È uscito per I DISCHI DEL MINOLLO “Proserpine“, il nuovo album di Augustine, a tre anni dal precedente “Grief and Desire”, anticipato dal lancio dei due singoli, “Pagan” a gennaio ed “Anemones” il 9 aprile, accompagnati dai rispettivi video diretti da Francesco Biccheri.
Come il titolo suggerisce, la cantautrice veste simbolicamente i panni della dea latina dell’oltretomba. L’intero album ruota intorno a questa figura mitologica e – racconta Augustine – «nasce da un’idea di inesorabilità, di reclusione, di auto-esilio; di vita vissuta osservando il mondo da dietro una finestra». Si tratta di un viaggio introspettivo, un simbolico precipitare nell’Ade, una morte psicologica con le sue piccole rinascite. Le nuove sonorità, dense e cupe –musicalmente molto più vicine al Dark Folk, che al Dream Pop del discoprecedente – ricalcano i contenuti tematici e riflettono il lavoro svolto in studio, una novità per la cantautrice, finora legata all’auto-produzione a all’home recording. L’album è infatti prodotto da Fabio Ripanucci, in collaborazione con Daniele Rotella, presso La Cura Dischi di Perugia. La narrazione musicale segue lo svolgimento del mito, avvalendosi di alcune simbologie cruciali, come il melograno.La figura della dea è posta nella sua dualità di dea degli inferi e dea legata alla primavera e alle messi: morte e rinascita, due temi chiave dell’intero album. Lo spunto autobiografico intimamente sofferto viene trasceso fino a toccare realtà occulte, più profonde ed insondabili. Gli arrangiamenti si aprono alla presenza di alcuni strumenti analogici dal suono fortemente caratterizzante (quali Moog e Rhodes), mentre le chitarre – quasi sempre acustiche – si fanno più taglienti. Le batterie elettroniche cedono il posto, in alcuni pezzi, alla batteria acustica. Le caratteristiche stratificazioni armoniche vocali sono sempre presenti, anche se meno eteree e sognanti, mentre la vocalità stessa è portata verso derive più viscerali. I testi raggiungono un carattere di forte intimismo, pur prediligendo forme chiare e semplici e strutture ritmiche scandite da rime, dall’andamento ossessivo e cantilenante, «da ninna-nanna». Ne risultano atmosfereoscure, lisergicheed oniriche, talvolta aperte ad un fugace sprazzo di luce. L’immagine-guida di questo lavoro è costituita dal quadro di Dante Gabriel Rossetti Proserpina, che ritrae la dea nell’atto di guardare verso una fessura improvvisamente apertasi dalle porte del palazzo dell’Ade. La foto di copertina – opera di Francesco Capponi,realizzata con un autentico banco ottico Vittoriano – è una sorta di tableau vivant del quadro emarca una temporalità “altra”, quella solenne distanza che caratterizza l’album.
Sara Baggini è una cantautrice, produttrice e poli-strumentista. Compositrice fin dalla prima adolescenza, si trasferisce da Sondrio a Perugia all’età di 19 anni, per frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove si laurea in Pittura presso il corso del prof. Sauro Cardinali. L’arte visiva, espressa nell’attenzione per l’immagine, ricoprirà sempre un ruolo molto importante anche nella carriera musicale dell’artista. Dopo l’esordio nel 2010 con One Thin Line –e parallelamente ad alcune collaborazioni per formazioni elettroniche quali Alas Laikae Other Us – sceglie lo pseudonimo di Augustine, tratto dal nome dell’isterica, protagonista del saggio di Georges Didi-Huberman L’invenzione dell’isteria,poiché la paradossale condizione dell’isteria è assunta dall’autrice come paradigma del fare artistico, specialmente in quanto legato ad una complessa e problematica sensibilità femminile. Nel 2018 pubblica Grief and Desire, una sorta di romanzo autobiografico musicale, ben accolto dalla critica malgrado il carattere fortemente indipendente. Nel 2019 il video di Augustine, diretto da Francesco Biccheri, vince il II premio come “miglior videoclip italiano autoprodotto” al VIC – Videoclip Italia Contest. Nel 2021 pubblica il suo nuovo album, Proseprine, dando inizio ad una nuova collaborazione con l’etichetta I Dischi del Minollo. L’immaginario delle sue canzoni è alimentato dalla letteratura (per esempio Virginia Woolf e Sylvia Plath) e dalla pittura (i Preraffaelliti e Dante Gabriel Rossetti), così come dalla musica. La maggior parte delle influenze musicali provengono dalla scena britannica Post-punk, Dream Pop e Dark Wave degli anni ’80 (Cocteau Twins, Dead Can Dance, This Mortal Coil, Siuoxsie And The Banshees), ma anche da cantautrici ed artiste da lei amate (Kate Bush, Sinead O’Connor, Annie Lennox, PJ Harvey, Agnes Obel, Anna Calvi, St. Vincent, Bjork, Enya, Julianna Barwick, Meredith Monk). Temi ricorrenti delle canzoni sono: malattia, ipocondria, perdita, lutto, assenza, distanza, amore nascente e abbandono, colpa, biasimo, estasi e caduta. L’onirico ed il delirio – al confine con la consapevolezza – sono percepiti come i soli linguaggi possibili per generare un più profondo senso. L’artista si pone come oggetto e soggetto allo stesso tempo e – come l’isterica – nell’immagine di sé trova la propria identità: distorta, frammentata, eppure l’unica.