Reflections di Interlude Of Clarity

Debutto per questa validissima band italiana che propone un modern metal/hard rock che riporta in mente band come Guano Apes, Evanescence, Korn, Disturbed ecc. Quindi avrete più o meno capito come si sviluppa il sound degli Interlude Of Clarity: chitarre pesanti, voce femminile alternata a qualche growl maschile, qualche incursione nell’elettronica con synth vari, e un buon numero di pezzi molto commerciali che si distinguono però per una vena triste di fondo.

Il fiore all’occhiello di questa band è la cantante Gabriella Pagano, una sorta di emule della ben più famosa e storica Amy Lee. La sua voce è eccellente e ricorda davvero molto da vicino quella della cantante degli Evanescence, perchè come accennavamo ci sono diverse sfumature gotiche e tristi nel disco, e quindi questa ragazza riesce a dare enfasi a questo aspetto e a fare il bello e il cattivo tempo un po’ in tutto l’album. Grande prova comunque da parte di tutta la band. La co-fondatrice (assieme alla appena citata Gabriella Pagano) e chitarrista Sara Acquafredda ha una buona inventiva e riesce a pungere nei momenti più pesanti con riff semplici ma d’impatto, ma sa anche emozionare nelle ballad e negli episodi più prettamente nu metal.

Un album che è arrivato quasi in sordina in questo 2023 ma che ha il sapore e l’ambizione delle grandi produzioni e che sicuramente riuscirà a far breccia in molte anime decadenti che non hanno mai abbandonato alcune sonorità di 20-25 anni fa in ambito nu metal, ma anche un album che potrà piacere un po’ a tutti gli amanti del rock di facile fruizione e da “Virgin radio”, per il suo appeal commerciale che non guasta affatto.

“Reflections” di Interlude Of Clarity
(2023, No Reentry Records)




Intervista a Jack Brain

1 – Ciao Giacomo, presentati ai nostri lettori e parlaci un po’ del tuo progetto Jack Brain.

Ciao, grazie mille per lo spazio e l’intervista. Jack Brain è il mio progetto solista che nasce nel 2015 con l’intento di rielaborare le sonorità alternative degli anni ’90. Disco dopo disco si è evoluto pescando da ambiti quali progressive rock, jazz, post punk e industrial, aggiungendo così nuovi elementi e influenze al sound principale che rimane sempre quello alternative rock. Dal 2017 ad oggi sono stati pubblicati ben otto lavori e l’ultima uscita, ovvero Shadow Archetype, è caratterizzata da un sound elettronico e ipnotico che si rifà al trip hop e alla scena di rock elettronico anni ’90.

2 – Il tuo ultimo album si distacca maggiormente dall’alternative rock/grunge degli esordi. Come mai questa scelta?

Sentivo il bisogno di scrivere brani più diretti e comunicativi e anche il desiderio di sperimentare con sonorità più moderne.

3 – Sei al settimo album in studio. Vogliamo fare un bilancio della tua carriera fino ad ora?

Sono molto contento di quanto ho realizzato finora come Jack Brain. Alcuni dischi mi soddisfano in pieno come il doppio The Seeker/Jack Brain o i più recenti Midnight Songs e Il Chimico dei Misteri, però mi piacerebbe spingermi oltre e realizzare qualcosa di davvero originale e unico. So che posso ancora imparare molto ed esplorare nuovi territori in ambito compositivo.

4 – Quali sono i tuoi obiettivi come artista?

Il mio obiettivo è sempre stato quello di scrivere grande musica e di riuscire a realizzare almeno un disco importante per la scena underground. Non so se ci sono riuscito finora, continuerò comunque a sperimentare ed esplorare nuove soluzioni e idee per crescere e far evolvere il mio sound.

5 – Chi è Jack Brain nella vita normale?

Direi di non essere il classico musicista rock con borchie, piercing e tatuaggi che si atteggia tutto il giorno. Ho un aspetto da bravo ragazzo e sono timido e tranquillo, ma la mia storia è piuttosto unica e travagliata.

6 – Parliamo del singolo estratto da questo album, ovvero “Nike”.

“Nike” è un brano in cui ho voluto sperimentare con due stili musicali differenti: il post punk e il trip hop. Dal punto di vista musicale mi sono ispirato ai Prodigy e ai loro ritmi frenetici accompagnati da chitarre rock incisive, mentre dal punto di vista vocale ho preso come riferimento Ian Curtis e il suo stile introspettivo.

7 – Stai già lavorando a del nuovo materiale e come pensi si evolverà il tuo sound?

Ancora non ho iniziato a pensare al prossimo disco, ho composto tantissimo in questi anni e mi sono preso una piccola pausa aspettando la giusta ispirazione. Non voglio forzarla perché non sarebbe produttivo, le idee più interessanti arrivano sempre quando meno te l’aspetti.

8 – Sei polistrumentista, quale strumento ti appartiene di più?

Nasco come chitarrista e ho sempre scritto partendo con questo strumento, quindi la chitarra senza ombra di dubbio.

9 – Un saluto, concludi come vuoi!

Grazie mille ancora, lascio il link del mio nuovo disco Shadow Archetype per chiunque fosse curioso: https://jackbrain.bandcamp.com/album/shadow-archetype




Godspeed dei Twisted

Un bel rumore di Jarley Davidson ci accoglie nella prima traccia dell’album, la title track. Chitarre al vetriolo, voce melodica  e batteria che scandisce bene i tempi medio-veloci di un brano che se fosse uscito negli anni Ottanta avrebbe spopolato nelle classifiche. E di qui in avanti i Twisted si lasciano andare in un crescendo di ottime canzoni, e in tracklist non vi è un solo passo falso, e anche quando questa band accende le candele e suona unplugged un brano come “The Lesson”, aperta da belle note di pianoforte, la qualità non viene certo meno.

Ma sono le bordate soniche di pezzi come “Adrenaline”, “Give Me Hell”, “Dance With The Devil”, “Strike Hard” e la finale “Born to Die Free” a lasciare il segno, ma sappiate che TUTTO l’album è davvero degno di nota e non si cala mai di qualità e intensità.

La band è molto intelligente a costruire i pezzi attorno a riff di chitarra vincenti e melodia vocali molto radiofoniche, e questa è una formula che non morirà mai e che risulta vincente anche in questo 2023, come insegnano formazioni ancora in pista come Skid Row e Motley Crue

Ma qua e la si sente anche qualcosa di Alice Cooper, soprattutto quello di “Trash”. Insomma, un bel mix di grandi artisti è ravvisabile in questo album, fino alle declinazioni glam rock più recenti. Pronti per gasarvi? Noi sì.

TWISTED “Godspeed”
Full-length, Demon Doll Records
(2022)

Tracklist:
1. Godspeed
2. Adrenaline
3. Rock You Till I Die
4. Break the Walls
5. No Way Out
6. Give Me Hell
7. The Lesson
8. Dance With The Devil
9. Strike Hard
10. Roll The Dice
11. Born to Die Free




Into The Badlands dei Sviet Margot

Gli Sviet Margot sono una band italiana che stupisce con questo nuovo album grazie ad un riuscitissimo mix tra hard rock, elettronica e progressive. La voce femminile di Tiziana Giudici riesce ad incantare e stupire in ogni fase dell’album, raggiungendo picchi altissimi di tecnica e feeling in “Crystal Tears”, brano che mette in evidenza il lato più intimo di questa band.

Per il resto del disco abbiamo tantissime potenziali hit, tutte cantabili e ballabili, e sin dalla prima traccia, “All I Need” si può respirare una vitalità espressiva notevole, oltre che una tecnica di tutti i musicisti invidiabile. Sicuramente la proposta degli Sviet Margot non è facile da inquadrare perchè è trasversale e attraversa molti generi e la passione per per il J. Rock viene a galla in questo album, dando un vago sapore orientaleggiante a molte tracce.

Il lavoro di chitarra è egregio, riesce a mutare a seconda dei brani e quindi risulta eclettico, così come anche batteria e basso che sono al top della forma. E’ un disco quindi diretto ma che va ascoltato più volte, anche perchè contiene tredici tracce e in un certo modo ognuna è diversa dall’altra.

Un ricco viaggio sonoro che catapulta gli Sviet Margot tra le formazioni più valide e promettenti della nostra Italia.

SVIET MARGOT “Into The Badlands” (Full-length, Autoprodotto, 2023)

Tracklist:
01. All I Need
02. Tales & Tales
03. Crystal Tears
04. Distante Da Chi
05. Waterfire
06. Limitless Change
07. Into The Badlands
08. Blood Lipstick
09. Hope In Fire
10. Blue Mind
11. Wings Of A Star
12. Angel Of The Moon
13. Margot

Line-up:
Tiziana Giudici – Cantante, autrice e compositrice.
Alessandro Galizi – Bassista, chitarrista, arrangiatore e songwriter
Andrea Guidi – Chitarrista ritmico/solista




Demone di Alis

Alis e una cantante romana che si butta nella mischia del rock italiano (e cantato in italiano) con questo ep di ben sette tracce. Il titolo “Demone” appare calzante con ciò che Alis vuole esprimere, soprattutto nei suoi testi. Un messaggio di ribellione verso sistemi prestabiliti e persone “tossiche”, e quindi la volontà più che manifesta di poter vivere sereni e non schiavizzati.

La musica è riottosa al punto giusto ma cerca comunque sempre un contatto con la commercialità. In questo senso Alis è bravissima a non scadere in alcuni tranelli: il primo di questi è di non accodarsi a certo pop-rock di matrice italiana, e poi allo stesso tempo di saper rimanere in bilico tra un rock alternativo duro al punto giusto e melodie di voce molto memorizzabili. Irresistibili i ritornelli, che da subito rimangono impressi. Non a caso i migliori sono stati scelti come singoli, e quindi parliamo di “Ossigeno”, “Vai Al Diavolo” e “Appartengo Alla Luna”. Se ci fosse la possibilità io prenderei in considerazione anche un altro brano come singolo, ovvero “Ribelle”, che si presterebbe molto bene come hit e aggiungerebbe ancora più attitudine rock all’immagine di questa artista davvero bravissima. Ovviamente lei è la super protagonista in questo album grazie alla sua bella voce e bella presenza, ma il disco è suonato bene da tutti e ha un missaggio perfetto.

Io non stravedo per tracce più pop-oriented come “Fragile” ma c’è da apprezzare che anche in queste i testi non sono banali e che la musica mantiene comunque una dignità rock ben marcata. Al di là di considerazioni personali, io intravedo una grande maturità in questa artista e un grandissimo potenziale. Vedremo se Alis riuscirà ad avere la meglio in un mondo musicale che appare sempre più “distratto” verso coloro che meritano e troppo attento verso coloro che non meritano niente…Incrociamo le dita per lei!

Tracklist:

1. Lividi
2. Appartengo alla Luna
3. Ossigeno
4. Vai al Diavolo
5. Demone
6. Fragile
7. Ribelle

Web:

Facebook

YouTube

Instagram

Spotify




L’Anguana e la Gemma del Mare Ancestrale dei Sirgaus

Un album molto particolare, questo dei Sirgaus, band che già è in attività da quasi quindici anni e che prima di questo “L’Anguana e la Gemma del Mare Ancestrale” aveva già pubblicato cinque album. Ebbene, mettetevi seduti in poltrona e aspettate la proiezione del film… Ah no! Questo è un album musicale!

A parte che ne verrà estratto anche un film indipendente e un musical e quindi potremmo anche parlare di altri ambiti artistici senza sbagliare, quello che intendiamo dire è che questo disco è molto ricco di dettagli ed è decisamente particolare. Certo, alcuni potrebbero frettolosamente classificarlo come l’ennesimo album di symphonic metal con female vocals, ma la realtà dei fatti è che questo disco è inclassificabile, proprio per l’estrema eterogeneità dei brani e per una prestazione canora che non ricalca assolutamente quello di gruppi come Delain, Epica e Nightwish.

Non vi è mai una tecnica esasperata a livello vocale, ma più che altro vi è una ricerca continua della tonalità migliore, maschile o femminile che sia. Armatevi quindi di tanta buona volontà ma cercate anche di lasciarvi andare un po’ alla fantasia, perchè questo album non è fatto solo di note musicali, ma di sensazioni e di emozioni. Vivete questo album nel modo più libero possibile e potrete magari capirlo e apprezzarlo. Ne vale la pena!

Tracklist:
01. L’Anguana e la Gemma del Mare Ancestrale
02. Zoro
03. Indomita Arte
04. La Miniera Oscura
05. L’Anguana
06. Monti Pallidi
07. Zoro (ripresa)
08. Sui Porti di Candia
09. Un Pianeta di Meraviglie
10. Sotto una Luna Crescente
11. Il Sogno Torna a Vivere
12. La Gemma Ancestrale
13. Cadore Provincia del Nord
14. A Zubiana
15. Cora (Bonus Track)
16. Following the Stone (Bonus Track)

Line-up:
Mattia Gosetti – voce, basso, orchestre, synth, chitarra
Sonia Da Col – voce

Guests:
Valeriano De Zordo – voce
Gianluca Nardei – voce
Michele Bressa – chitarra solista

Web:

Facebook

Youtube




Ostara dei Rossometile

I Rossometile nel 2022 festeggiano venticinque anni di carriera e lo fanno pubblicando questo particolare album dai tratti acustici, riproponendo alcune loro canzoni in questa veste. Trattasi quindi di un album di cover, sostanzialmente, o comunque di pezzi già conosciuti, ma va detto che riproposti così acquistano nuova vita e nuova identità.

La band campana è abile nello sfruttare la bellissima voce femminile e di valorizzarla ancora di più con una emozionalità che se già era presente in origine in queste tracce, qui viene maggiormente a galla grazie ad una interpretazione collettiva magistrale, e questo è merito anche delle indiscutibili qualità tecniche dei Rossometile, che non solo si sono sempre rivelati una band particolare nell’ambito del symphonic metal, ma che anche qui fanno un figurone. 

In tutto questo abbiamo anche una nuova traccia da cui è stato estrapolato anche un fantastico videoclip: parliamo della canzine “La mia ora più buia”, un brano che sfiora temi delicati come la perdita della persona amata e della conseguente depressione e induce l’ascoltatore ad una riflessione attenta su alcuni temi così importanti. Album indiscutibilmente valido ma che va ascoltato molto attentamente.

Tracklist:

1. Candore
2. Onde
3. Con le lacrime
4. Hela e il corvo
5. Novembre
6. Sull’Europa
7. Nox Arcana
8. Le ali del falco
9. Le strade di Zoràn
10. La mia ora più buia
11. Quando partíi

Web:

Sito Ufficiale

Facebook

Spotify




Disconnect dei Radio 8

I Radio 8 approdano al loro debutto discografico dopo un primo ep promettente uscito pochi anni fa. Con “Disconnect” la band riesce ad imporre all’album un taglio molto “live” e la sensazione che si ha durante l’ascolto di queste tracce è proprio piacevole e d’impatto. La band si muove tra il punk rock, l’hard rock e lo street metal con buoni risultati, riuscendo anche a variare un po’ la propria proposta anche a livello ritmico, facendo un uso anche pregevole di strumenti come basso e batteria. 

Da una parte abbiamo delle stoccate decise come “Radio Hate”, “Party” o “Loser’s Victory” che rappresentano il lato più in your face dell’album, mentre in canzoni come “Memories”, “Raise” o “Lullaby” la band cerca di proporre qualcosa di più pensato e meno scanzonato, tra l’altro con buonissimi risultati. Detto questo, la band tecnicamente è nella media, soprattutto il cantante Devis Alviani non va oltre una meritata sufficienza, ma l’insieme delle cose funziona e questo “Disconnect”, salvo qualche cartuccia sparata a salve, è un buon album

Forse con un cantante più versatile ed espressivo questa band avrebbe potuto fare di meglio, ma in fondo non stiamo parlando di prog metal e quindi va anche bene così. per il futuro ci aspettiamo qualcosina di più, anche a livello di mix e mastering.

Tracklist:

1. Radio Hate
2. Memories
3. Party
4. Unrest
5. Woman
6. Highway
7. Lullaby
8. WarDog
9. Raise
10. Loser’s Victory
11. Still Here
12. Call your name
13. Colors

Line-up:

Devis Alviani – voce
Ezio Zeppieri – basso
Enrico Cinelli – chitarra
Andrea Pandolfi – batteria
Pasquale Del Brocco – chitarra solista

Web:

Facebook

Spotify