Paranormal Activity – Parente prossimo di William Eubank

Paranormal Activity – Parente prossimo di William Eubank
(Usa /2021)
Durata: 98′ Genere: Orrore

Margot è una regista di documentari, la quale si reca presso una remota comunità amish per avere notizie sulla madre scomparsa e conoscere i suoi parenti. La ragazza viene accolta non proprio in maniera calorosa ma nonostante ciò non le impediscono di fare riprese insieme alla troupe. Margot non riesce a dormire la notte a causa di strani rumori provenienti dalla soffitta e dal ritrovamento di lettere misteriose firmate da sua madre che non fanno altro che complicare la sua ricerca della verità…ma non è tutto. Scoprirà che la famiglia è una setta cristiana volta a combattere il demone Asmodeus, ma per riuscire in questo hanno bisogno di sacrificare una giovane donna…

Nel 2007 fa la sua comparsa il primo Paranormal Activity sbancando al botteghino. Ne susseguiranno poi 4 sequel e 2 spin-off entrando così di prepotenza nel panorama horror. A distanza di 8 anni dall’ultimo PA:Dimensione Fantasma ecco che ritorna nel 2021 diretto da William Eubank (The Signal, Underwater) in una veste tutta nuova. Il film non si collega in nessun modo ai film precedenti, né in personaggi né in eventi, abbandonando anche la modalità telecamere fisse di sorveglianza per fare spazio a riprese in diretta in stile falso documentario. Lo spettatore , dopo essere stato coinvolto nel viaggio di Margot, si troverà di fronte alla tipica comunità amish trattata in molti horror, con la sua tipica atmosfera ostile nei confronti di estranei e della tecnologia. Ma anche con quel suo ovvio e scontato alone di mistero che nasconde chissà quale inquietante segreto, e a tal proposito ci troviamo di fronte a momenti claustrofobici e jumpscare di vario genere inaspettati ma dal sapore di già rivisto (ma pur sempre efficaci). Purtroppo tutto il resto cade molto nella prevedibilità ma che tutto sommato il film riesce a coinvolgere lo spettatore accompagnandolo verso una rivelazione finale sorprendente e ricca di momenti terrificanti, complice un buon lavoro quello del cast molto ben calato nei loro personaggi.

In conclusione si può dire che questo ritorno di Paranormal Activity è abbastanza soddisfacente rispetto al clima di scetticismo che gli girava intorno. Godibile nella sua prevedibilità e apprezzabile nei cambiamenti sopra citati. Quindi mettetevi comodi e godetevi lo spettacolo… in attesa del sequel già annunciato (Paranormal Activity:The Other Side).

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Into The Badlands dei Sviet Margot

Gli Sviet Margot sono una band italiana che stupisce con questo nuovo album grazie ad un riuscitissimo mix tra hard rock, elettronica e progressive. La voce femminile di Tiziana Giudici riesce ad incantare e stupire in ogni fase dell’album, raggiungendo picchi altissimi di tecnica e feeling in “Crystal Tears”, brano che mette in evidenza il lato più intimo di questa band.

Per il resto del disco abbiamo tantissime potenziali hit, tutte cantabili e ballabili, e sin dalla prima traccia, “All I Need” si può respirare una vitalità espressiva notevole, oltre che una tecnica di tutti i musicisti invidiabile. Sicuramente la proposta degli Sviet Margot non è facile da inquadrare perchè è trasversale e attraversa molti generi e la passione per per il J. Rock viene a galla in questo album, dando un vago sapore orientaleggiante a molte tracce.

Il lavoro di chitarra è egregio, riesce a mutare a seconda dei brani e quindi risulta eclettico, così come anche batteria e basso che sono al top della forma. E’ un disco quindi diretto ma che va ascoltato più volte, anche perchè contiene tredici tracce e in un certo modo ognuna è diversa dall’altra.

Un ricco viaggio sonoro che catapulta gli Sviet Margot tra le formazioni più valide e promettenti della nostra Italia.

SVIET MARGOT “Into The Badlands” (Full-length, Autoprodotto, 2023)

Tracklist:
01. All I Need
02. Tales & Tales
03. Crystal Tears
04. Distante Da Chi
05. Waterfire
06. Limitless Change
07. Into The Badlands
08. Blood Lipstick
09. Hope In Fire
10. Blue Mind
11. Wings Of A Star
12. Angel Of The Moon
13. Margot

Line-up:
Tiziana Giudici – Cantante, autrice e compositrice.
Alessandro Galizi – Bassista, chitarrista, arrangiatore e songwriter
Andrea Guidi – Chitarrista ritmico/solista




Demone di Alis

Alis e una cantante romana che si butta nella mischia del rock italiano (e cantato in italiano) con questo ep di ben sette tracce. Il titolo “Demone” appare calzante con ciò che Alis vuole esprimere, soprattutto nei suoi testi. Un messaggio di ribellione verso sistemi prestabiliti e persone “tossiche”, e quindi la volontà più che manifesta di poter vivere sereni e non schiavizzati.

La musica è riottosa al punto giusto ma cerca comunque sempre un contatto con la commercialità. In questo senso Alis è bravissima a non scadere in alcuni tranelli: il primo di questi è di non accodarsi a certo pop-rock di matrice italiana, e poi allo stesso tempo di saper rimanere in bilico tra un rock alternativo duro al punto giusto e melodie di voce molto memorizzabili. Irresistibili i ritornelli, che da subito rimangono impressi. Non a caso i migliori sono stati scelti come singoli, e quindi parliamo di “Ossigeno”, “Vai Al Diavolo” e “Appartengo Alla Luna”. Se ci fosse la possibilità io prenderei in considerazione anche un altro brano come singolo, ovvero “Ribelle”, che si presterebbe molto bene come hit e aggiungerebbe ancora più attitudine rock all’immagine di questa artista davvero bravissima. Ovviamente lei è la super protagonista in questo album grazie alla sua bella voce e bella presenza, ma il disco è suonato bene da tutti e ha un missaggio perfetto.

Io non stravedo per tracce più pop-oriented come “Fragile” ma c’è da apprezzare che anche in queste i testi non sono banali e che la musica mantiene comunque una dignità rock ben marcata. Al di là di considerazioni personali, io intravedo una grande maturità in questa artista e un grandissimo potenziale. Vedremo se Alis riuscirà ad avere la meglio in un mondo musicale che appare sempre più “distratto” verso coloro che meritano e troppo attento verso coloro che non meritano niente…Incrociamo le dita per lei!

Tracklist:

1. Lividi
2. Appartengo alla Luna
3. Ossigeno
4. Vai al Diavolo
5. Demone
6. Fragile
7. Ribelle

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L’Anguana e la Gemma del Mare Ancestrale dei Sirgaus

Un album molto particolare, questo dei Sirgaus, band che già è in attività da quasi quindici anni e che prima di questo “L’Anguana e la Gemma del Mare Ancestrale” aveva già pubblicato cinque album. Ebbene, mettetevi seduti in poltrona e aspettate la proiezione del film… Ah no! Questo è un album musicale!

A parte che ne verrà estratto anche un film indipendente e un musical e quindi potremmo anche parlare di altri ambiti artistici senza sbagliare, quello che intendiamo dire è che questo disco è molto ricco di dettagli ed è decisamente particolare. Certo, alcuni potrebbero frettolosamente classificarlo come l’ennesimo album di symphonic metal con female vocals, ma la realtà dei fatti è che questo disco è inclassificabile, proprio per l’estrema eterogeneità dei brani e per una prestazione canora che non ricalca assolutamente quello di gruppi come Delain, Epica e Nightwish.

Non vi è mai una tecnica esasperata a livello vocale, ma più che altro vi è una ricerca continua della tonalità migliore, maschile o femminile che sia. Armatevi quindi di tanta buona volontà ma cercate anche di lasciarvi andare un po’ alla fantasia, perchè questo album non è fatto solo di note musicali, ma di sensazioni e di emozioni. Vivete questo album nel modo più libero possibile e potrete magari capirlo e apprezzarlo. Ne vale la pena!

Tracklist:
01. L’Anguana e la Gemma del Mare Ancestrale
02. Zoro
03. Indomita Arte
04. La Miniera Oscura
05. L’Anguana
06. Monti Pallidi
07. Zoro (ripresa)
08. Sui Porti di Candia
09. Un Pianeta di Meraviglie
10. Sotto una Luna Crescente
11. Il Sogno Torna a Vivere
12. La Gemma Ancestrale
13. Cadore Provincia del Nord
14. A Zubiana
15. Cora (Bonus Track)
16. Following the Stone (Bonus Track)

Line-up:
Mattia Gosetti – voce, basso, orchestre, synth, chitarra
Sonia Da Col – voce

Guests:
Valeriano De Zordo – voce
Gianluca Nardei – voce
Michele Bressa – chitarra solista

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Ostara dei Rossometile

I Rossometile nel 2022 festeggiano venticinque anni di carriera e lo fanno pubblicando questo particolare album dai tratti acustici, riproponendo alcune loro canzoni in questa veste. Trattasi quindi di un album di cover, sostanzialmente, o comunque di pezzi già conosciuti, ma va detto che riproposti così acquistano nuova vita e nuova identità.

La band campana è abile nello sfruttare la bellissima voce femminile e di valorizzarla ancora di più con una emozionalità che se già era presente in origine in queste tracce, qui viene maggiormente a galla grazie ad una interpretazione collettiva magistrale, e questo è merito anche delle indiscutibili qualità tecniche dei Rossometile, che non solo si sono sempre rivelati una band particolare nell’ambito del symphonic metal, ma che anche qui fanno un figurone. 

In tutto questo abbiamo anche una nuova traccia da cui è stato estrapolato anche un fantastico videoclip: parliamo della canzine “La mia ora più buia”, un brano che sfiora temi delicati come la perdita della persona amata e della conseguente depressione e induce l’ascoltatore ad una riflessione attenta su alcuni temi così importanti. Album indiscutibilmente valido ma che va ascoltato molto attentamente.

Tracklist:

1. Candore
2. Onde
3. Con le lacrime
4. Hela e il corvo
5. Novembre
6. Sull’Europa
7. Nox Arcana
8. Le ali del falco
9. Le strade di Zoràn
10. La mia ora più buia
11. Quando partíi

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Dimensione Cosmica 19

Feci la conoscenza di Philip K. Dick nel 1992 se non rammento male in un articolo comparso nelle pagine culturali di Repubblica. L’autrice, di cui non ricordo il nome, scriveva che i fantascientisti si dividevano in seguaci di Asimov e seguaci di Philip K. Dick. Mi convinsi a leggere “Ubik” e ne fui folgorato e mi considerari facente parte della seconda fazione. Leggendo quel libro di culto mi sembrava di penetrare realmente in un’altra dimensione della realtà. Era tutto molto più intenso rispetto alla fantascienza classica di un Asimov. Da quel momento lessi tutto quel che potevo, i romanzi, i racconti e le biografie di Emanuele Carrere e Lawrence Sutin. Lessi anche i celebri saggi dello scrittore polacco di fantascienza Stanislaw Lem (quello di “Solaris”) in cui sostanzialmente riteneva Dick “un visionario tra i ciarlatani”. Purtroppo poi il carattere paranoico di Dick lo portò a denunciare Lem all’FBI come spia comunista. Poi la sua figura iniziò ad inventare sempre più ingombrante tanto che iniziai ad esserne quasi nauseato. Tutti ne parlavano a tutte le ore del giorno e sinceramente non se ne poteva più. Comunque è stato rileggendo la biografia di Emmanuel Carrere “Io sono vivo voi siete morti” ristampata da Adelphi (avevo letto anche la prima edizione Theoria) che mi sono riavvicinato allo scrittore americano. Ora, a dimostrazione di come la sua figura continui ad essere pervasiva ed in occasione dei quarant’anni della sua morte è uscito di recente un bello speciale dedicato a Philip K. Dick da parte di Dimensione Cosmica, rivista di letteratura dell’immaginario diretta da Gianfranco De Turris e Adriano Monti Buzzetti. Molto approfondito l’intervento di Andrea Scarabelli intitolato “Philip K. Dick e il gioco del mondo”, in cui giustamente si fa notare come “ad averlo consacrato nell’immaginario collettivo non è però tanto la sua scrittura, ma una ‘visione del mondo’ che mescola arcaico e futuro, i Manoscritti del Mar Morto e la fisica quantistica, il Bardo Bardo Tödröl (di cui il celebre romanzo “Ubik” ne costituisce una versione postmoderna) e l’I Ching”. Scarabelli fa notare poi l’uso massiccio che Dick fece delle droghe (soprattutto delle anfetamine) lungo la sua vita e cita l’episiodio in cui Timothy Leary e John Lennon gli avrebbero telefonato entusiasti dopo aver letto “Ubik” (in realtà l’autore dell’articolo qui si confonde, si trattava infatti de “Le tre Stimmate di Palmer Eldtrich”). Si parla poi molto della genesi del suo capolavoro (vincitore del Premio Hugo) “L’uomo nell’alto castello” qui in Italia maggiormente conosciuto con il titolo “La svastica sul sole” da cui è stata tratta di recente un’ottima serie televisiva. Molto interessante poi anche l’intervento di Sebastiano Fusco “Realtà dislocata e mondi alternativi” in cui narra della sua corrispondenza con Philip K. Dick e pubblica una sua lettera in cui lo scrittore statunitense definisce la fantascienza. Lo scrittore di fantascienza italiano Pierfrancesco Prosperi in “Io sono vivo, e voi dovreste essere morti”, scrive un interessante racconto con “Dick” come protagonista mentre Enrico Petrucci ci parla della sua ricaduta sul cinema. Insomma un numero, questo 19 di Dimensione Cosmica, che vale sicuramente l’acquisto considerando l’ampio materiale dedicato a Philip K. Dick.

La rivista può essere acquistata al seguente link: https://www.edizionitabulafati.it/dimensionecosmica.htm.




Necronomicon. Mito & leggenda di Claudio Foti

Necronomicon. Mito & leggenda è un saggio scritto da Claudio Foti con la prefazione di S. T. Joshi, critico letterario statunitense, noto in particolare per il suo lavoro di ricerca su H. P. Lovecraft.
Il Necronomicon è uno pseudobiblion, cioè un libro mai scritto ma citato in opere letterarie come se fosse vero, nato dalla fervida fantasia di Lovecraft.
Claudio Foti nel suo saggio guida il lettore in un viaggio tra le molteplici teorie su HPL e il suo libro maledetto. Vengono affrontate diverse tematiche, alcune molto suggestive: la magia araba, la figura del poeta pazzo, la presunta identità tra il Necronomicon e il Codice Voynich, il dibattito sui legami tra Lovecraft e Crowley, gli altri Necronomicon…
Nonostante Lovecraft stesso abbia più volte negato l’esistenza del Necronomicon, in molti credono che questo libro non sia frutto di fantasia: non si può di certo negare che questo sia stato l’incantesimo più grande dello scrittore di Providence.
Claudio Foti nella sua opera non si prefigge di dare al lettore delle certezze, ma lo pone dinanzi a una serie di informazioni utili ad elaborare un proprio pensiero critico, valutando in piena autonomia quali di queste possano essere plausibili o meno.
Il saggio, quindi, riporta diverse ipotesi enunciate nel corso degli anni da vari studiosi. Una lettura interessante adatta a tutti gli estimatori di Lovecraft che desiderano ampliare le proprie conoscenze su uno dei libri più misteriosi di sempre e fonte di miriadi di dibattiti.

Per altre informazioni e acquisto del libro:
https://www.weirdbook.it/shop/saggistica/necronomicon-mito-e-leggenda/

Titolo: Necronomicon
Autore: Claudio Foti
Editore: Weird Book
Collana: Weird Tales
Genere: Saggio
Pagine: 224
Prezzo: € 23,90
Formato: 16,5 x 24 cm
Caratteristiche: Brossurato
ISBN: 978-88-99507-96-1
Data di uscita: Aprile 2019




Disconnect dei Radio 8

I Radio 8 approdano al loro debutto discografico dopo un primo ep promettente uscito pochi anni fa. Con “Disconnect” la band riesce ad imporre all’album un taglio molto “live” e la sensazione che si ha durante l’ascolto di queste tracce è proprio piacevole e d’impatto. La band si muove tra il punk rock, l’hard rock e lo street metal con buoni risultati, riuscendo anche a variare un po’ la propria proposta anche a livello ritmico, facendo un uso anche pregevole di strumenti come basso e batteria. 

Da una parte abbiamo delle stoccate decise come “Radio Hate”, “Party” o “Loser’s Victory” che rappresentano il lato più in your face dell’album, mentre in canzoni come “Memories”, “Raise” o “Lullaby” la band cerca di proporre qualcosa di più pensato e meno scanzonato, tra l’altro con buonissimi risultati. Detto questo, la band tecnicamente è nella media, soprattutto il cantante Devis Alviani non va oltre una meritata sufficienza, ma l’insieme delle cose funziona e questo “Disconnect”, salvo qualche cartuccia sparata a salve, è un buon album

Forse con un cantante più versatile ed espressivo questa band avrebbe potuto fare di meglio, ma in fondo non stiamo parlando di prog metal e quindi va anche bene così. per il futuro ci aspettiamo qualcosina di più, anche a livello di mix e mastering.

Tracklist:

1. Radio Hate
2. Memories
3. Party
4. Unrest
5. Woman
6. Highway
7. Lullaby
8. WarDog
9. Raise
10. Loser’s Victory
11. Still Here
12. Call your name
13. Colors

Line-up:

Devis Alviani – voce
Ezio Zeppieri – basso
Enrico Cinelli – chitarra
Andrea Pandolfi – batteria
Pasquale Del Brocco – chitarra solista

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