Spettri di pietra di Francesco Corigliano

I tredici racconti che compongono Spettri di pietra, nuova raccolta di Francesco Corigliano, rappresentano un viaggio attraverso le pieghe del quotidiano, dove l’ordinario si trasforma in straordinario e l’innocuo si rivela pericolosamente seducente. Corigliano dimostra una maestria narrativa che riesce a fondere con armonia la fiaba nera e la cronaca quotidiana. Ogni storia, infatti, è un piccolo mondo a sé, in cui i confini tra realtà e immaginazione si fanno sempre più labili, costringendo il lettore a confrontarsi con paure antiche e profonde. Le ombre che popolano queste pagine non sono semplici fantasmi del passato, ma entità complesse e potenti, espressione di forze che sovrastano e minacciano le certezze più intime dell’essere umano.

Il
primo racconto, Terra di paura,
è ambientato in un territorio selvaggio e inospitale della Calabria,
una terra che l’autore ben conosce. La ricerca di un faggeto
costringe i protagonisti a scontrarsi con il manifestarsi di forze
imperscrutabili. Si trovano a sperimentare un’esperienza di terrore
metafisico in cui dei muretti simbolizzano il manifestarsi di
un’altra dimensione della realtà. Con il successivo L’ostruzione
si cambia registro: il male evocato nasce qui al nostro interno e
assume una forma materiale inquietante. Madri
è una storia che ci parla dei sentimenti dei genitori verso i propri
figli. Compaiono anche delle bizzarre meduse che hanno qualcosa di
lovecraftiano. Si tratta di una vicenda oscura che lascia il segno
nel lettore. In Funerale
una misteriosa confettura sembra determinare non solo la vita e la
prosperità degli abitanti, ma anche il loro trapasso. Questo
scenario evoca fortemente il folk-horror, con i suoi elementi di
oscurità e mistero. Il paesino di San Filario diventa un microcosmo
in cui il mistero e la comunità si intrecciano indissolubilmente. Il
senso di appartenenza e la fiducia nella saggezza degli adulti
offrono un conforto parziale di fronte all’orrore dell’ignoto,
creando un equilibrio precario tra rassicurazione e paura. Corigliano
riesce a catturare la bellezza e l’orrore di questo momento di
consapevolezza, mostrando come la tradizione possa essere sia un
rifugio che una prigione. In Nuove mansioni
ho colto una critica a certe esperieze
di lavoro contemporanee che purtroppo viviamo mentre in Rose
sbocciate
un bambino entra nel classico
“posto sbagliato” di molta letteratura spettrale. La
fortuna
ci mostra un corriere che, a causa
di un incidente con la sua auto, viene ospitato durante una tempesta.
Il suo soggiorno, in balia di strani personaggi che sembrano celare
oscuri segreti, è una vera e propria esperienza verso una dimensione
“altra” anche se niente ci viene mostrato se non attraverso
vaghi indizi. Segnale
è una grande storia di spettri in cui il fantasma di una lontana
parente si manifesta in un’ala disabitata della casa. Un racconto che
sarebbe piaciuto a Walter de la Mare.
Sete è ancora
ambientato in una natura solitaria in cui in apparenza l’uomo non
mette mai piede. Ma, all’improvvio, l’apparizione di una bizzarra
fontana in mezzo al bosco crea un elemento di disturbo. Mark
Fisher avrebbe
classificato questa come un’esperienza eerie
dove si manifesta “qualcosa dove non dovrebbe esserci niente”.
Devo dire che in molte atmosfere di questa raccolta ho sperimentato
proprio una sensazione di eerie.
L’atmosfera mi ha ricordato qualcosa di Machen.
Ho ravvisato una sensazione di sacralità leggendo questo racconto.
Dentro la scatola
è invece un racconto particolare ambientato nella solitudine dei
boschi. Forse è proprio la solitudine a trasformare le persone
facendole cadere in abissi “nietzschiani”. La
scala
è una storia di ambientazione
marina, forse il momento “hodgsoniano” di questa raccolta.
In Merenda
risalgono in superfice ricordi in apparenza dimenticati che vivono
ancora nell’inconscio del protagonista. La
funzione silvestre
, un racconto ambientato
ancora in Calabria sull’altopiano della Sila dove uno scrittore si
ritira a vivere, chiude l’antologia evocando antiche leggende pagane.

Spettri
di pietra
è permeato da una visione del mondo in cui la realtà
è costantemente in bilico tra luce e ombra, e ogni certezza può
essere minata da una rivelazione improvvisa e sconvolgente. Gli
spettri di Corigliano non sono solo presenze sinistre, ma
metafore potenti delle perdite e delle paure che ogni essere umano
porta con sé. La loro minaccia è tanto più efficace quanto più si
radica nel conosciuto, trasformando il familiare in qualcosa di
estraneo e inquietante. Si tratta di un’opera che non solo omaggia le
grandi tradizioni letterarie del passato, ma le reinventa con una
freschezza e una profondità che la rendono attuale e necessaria,
come ben scrive Giacomo Ortolani nell’introduzione.
Corigliano, con il suo stile evocativo e la sua capacità di
penetrare nelle pieghe più nascoste dell’animo umano, ci regala una
raccolta di racconti che affascina e inquieta, offrendo una
riflessione acuta e penetrante sulla natura della paura e della
perdita. Un’antologia che non mancherà di lasciare un segno profondo
in chi avrà il coraggio di addentrarsi nelle sue pagine.

L’AUTORE

Francesco Corigliano è
docente di scuola secondaria di primo grado. Nel 2019 ha
conseguito un Dottorato di Ricerca con un lavoro di studio sulla
letteratura weird. Ha pubblicato articoli di critica letteraria
dedicati a fantastico, folk horror e letteratura del
soprannaturale in
raccolte e riviste accademiche, e il saggio La
letteratura weird. Narrare l’impensabile
 (Mimesis,
2020). Nel
2015 con il racconto Ex
machin
a
si è classificato al primo posto ex-aequo con Giovanni
De Feo

al Premio Hypnos, concorso in cui negli anni successivi è stato più
volte finalista. Nel 2018 è stato vincitore della XIV edizione del
concorso NASF, dedicato ai racconti di fantascienza. È stato
finalista della XXIV e XXIX edizione del Trofeo RiLL. Ha
pubblicato un’antologia personale, Malasacra (Kipple,
2019) e i racconti lunghi Sangue
del padre 
(Delos
Digital, 2020), Nostra
signora delle scaglie 
(Delos
Digital, 2021), La
funzione silvestre 
(Hypnos,
2021), L’eco
dell’acqua 
(Delos
Digital, 2023), Il
canto di vetro 
(Scheletri
Ebook, 2023). Altri racconti appaiono in antologie edite da Delos
Books, Historica edizioni, Edizioni Hypnos, Lethal Books, Edizioni
Watson e Horti di Giano, e sulle riviste Il
Buio
,
Dimensione
Cosmica
,
Specularia,
METATRON
e Narrandom
Suoi racconti in lingua inglese appaiono in raccolte edite da
Chthonic Matter e The Great Void Books.

Spettri
di pietra

Autore:
Francesco Corigliano

Editore:
Edizioni Hypnos

Formato:
Brossura; pag: 268

Codice
ISBN: 9791280110893

Prezzo: cartaceo 16,90 €; ebook 5,99

Spettri di pietra di Francesco Corigliano

Francesco Corigliano

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L’esorcista del Papa di Julius Avery

L’esorcista
del Papa (2023)
di Julius Avery

Regia:
Julius Avery. Soggetto: Gabriele Amorth (libri citati).
Sceneggiatura: Michael Petroni e Evan Spiliotopoulos. Fotografia:
Khalid Mohtaseb. Montaggio: Matt Evans. Musiche: Jed Kurzel.
Produttori: Doug Belgrad, Michael Patrick Kaczmarek, Jeff Katz.
Genere: Horror. Titolo Originale: The Pope’s Exorcist. Lingua
Originale: Inglese. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America,
2023. Durata: 103’. Interpreti: Russell Crowe (Padre Amorth),
Franco Nero (Papa Giovanni Paolo II), Daniel Zovatto (Padre Felipe),
Alex Essoe (Julia), Laurel Marsden (Amy), Cornell S. John (Emmanuel
Milingo), Peter De Souza – Feighoney (Henry).

Se cercate un film horror che ricordi (in peggio, eh?, molto in peggio) L’esorcista di Friedkin e gli innumerevoli esorcistici del passato, persino gli italianissimi e piuttosto riusciti Chi sei? e L’anticristo, questo è il film che fa per voi. L’esorcista del Papa è un b-movie senza mezzi termini, tutto azione e possessione, battute per sdrammatizzare la tensione e una certa dose di terrore dispensata ad arte. Merita il prezzo del biglietto solo vedere Russell Crowe nei panni di Padre Gabriele Amorth, esorcista incaricato direttamente dal Papa di risolvere casi di possessione demoniaca, separando il grano dalla crusca, incaricando medici e psicologi nel caso di malattie nervose. E che dire di Franco Nero nei panni del Papa che sputa sangue a fiotti dalla bocca? Niente male davvero, sa di ritorno al passato, l’effetto pare quasi voluto. La trama è più che semplice, tratta dai libri di memorie Un esorcista racconta e Nuovi racconti di un esorcista di Gabriele Amorth, sceneggiata da Michael Petroni e Evan Spiliotopoulos, diretta con ritmo e vigore dall’australiano Julius Avery. Non cercate sottintesi nascosti e profondità psicologica in un film che è pura azione, anche se troverete la denuncia di un crimine storico come la Santa Inquisizione (imputata a Satana) e il senso del peccato, il rimorso per gli errori compiuti che accompagna anche la vita dei sacerdoti di Cristo. Scenografie fantastiche, riprese in esterni irlandesi (spacciati per la Castiglia), con una stupenda cattedrale gotica e interni oscuri, fotografati in maniera cupa per incutere terrore nello spettatore. Personaggi appena abbozzati, purtroppo, persino il protagonista, di cui conosciamo solo un errore compiuto durante un esorcismo che ha provocato la morte della presunta indemoniata. Soprattutto sappiamo poco sia del prete che aiuta Padre Amorth (solo un trascorso amoroso che sarebbe il suo peccato da scontare), che della famiglia con il bambino posseduto, a parte la morte del padre in un incidente che avrebbe scioccato il piccolo. Un errore di sceneggiatura non possiamo non citarlo: non esistono sacerdoti spagnoli che non sappiano il latino. Un film da vedere solo per gli amanti dell’horror, soprattutto in caso di predilezione esorcistica, tematica sempre prevedibile come sviluppo della trama. Va da sé che se avete visto i film degli anni Settanta, questo ve lo potete perdere tranquillamente. Inutile dire che da amante del genere mi sono divertito, ma non posso far passare un b-movie per un capolavoro.

L'esorcista del Papa - Locandina

L'esorcista del Papa - Frame 1

L'esorcista del Papa - Frame 2

L'esorcista del Papa - Frame 3

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Album di debutto per i Noirnoise

NOIRNOISE
“Noirnoise” EP, Club Inferno Ent. (2024)

I
Noirnoise
approdano al loro debutto, un importante punto da cui parte tutto, in
cui ci si presenta agli ascoltatori di tutto il mondo e si cerca di
imporre la propria proposta musicale. Non tutti i tasselli sembrano
incastrarsi alla perfezione in questo ep eponimo, ma in ogni caso
sono sottigliezze tipiche di un debutto e quindi perdonabili. La band
sostanzialmente suona rock e non troppo alternative, per farla breve,
anche se dalle note biografiche si potrebbe pensare il contrario. Ad
esempio la prima traccia, A
Few Moments
,
sembra rifarsi agli anni Ottanta e Settanta e ad artisti come Rolling
Stones, David Bowie

o Deep
Purple
,
tutto un po’ rivisto in ottica leggermente alternativa, ma le basi
sono quelle. Nel secondo brano, Little
White Marbles

la band non cambia di molto le proprie coordinate, affacciandosi
anche al rock di artisti come Lenny
Kravits

o The
White Stripes
,
con qualche barlume anche qui di indie ed alternative. Il brano in
questione dura poco più di tre minuti e riesce in virtù di questo
ad essere interessante e a non stufare, complice anche un ritornello
piuttosto orecchiabile. La traccia più interessante e veramente
alternativa, per non dire pienamente grunge è la terza traccia,
Sleeper
Of The Valley
,
anche molto valida perché
fa vivere l’ascoltatore come sospeso nell’aria, lo fa fluttuare tra
arpeggi di chitarra un po’ allucinati. Per fortuna o per sfortuna la
band piazza alla fine l’episodio più bello: The
Curse Of Cromwell

è un gran bel pezzo ed è un peccato che la band non abbia
realizzato quattro brani così convincenti e sentiti, malinconici. In
generale un buon ep, ma col primo full-length ci aspettiamo
qualcosina in più che siamo sicuri arriverà, perché
le qualità tecnico-compositive ci sono già.

Tracklist:

1.
A Few Moments

2.
Little White Marbles

3.
Sleeper Of The Valley

4.
The Curse Of Cromwell

Line-up:
Roby Albertini – drums Marco Godino – bass Mauro Lupano – vocals Max
Mussetti – guitars

Links:
https://hotmusiczine.blogspot.com/2024/05/Facebook
https://clubinfernoent.bandcamp.com/album/noirnoise

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L’angelo trafitto di Alberto Buchi

Pochi
giorni fa, scendendo in cortile con mio figlio, ho avuto modo di
osservare attentamente, forse in modo estatico… una crisalide di
falena notturna.

Era
agganciata alla vite, sporgente, di un cancello in ferro, e si
contorceva su sé stessa effettuando un movimento convulso, quasi
ipnotico.

Nel
terminare di leggere il libro di quest’autore contemporaneo, Alberto
Buchi,
dal titolo L’angelo trafitto, continuava a tornarmi in mente
l’incedere impazzito di questa oscura pupa.

“La
crisalide si agitava con movimenti intermittenti…”

L’ambientazione
descritta nel libro tratta di una provincia scura, triste, persino
malinconica del nord Italia, ai piedi delle montagne. In qualche
istante sembra di scorgere i nostrani paesini brianzoli, carichi di
pioggia e malumore, zeppi di sorrisi falsi e velenosi (come diceva il
nostro grande cantautore Lucio Battisti).

In
questo angolo di inferno si muovono i personaggi della nostra storia,
caratterizzati in modo certamente particolare, ognuno avvolto da
recondite pressioni interne, come se fossero messi a fuoco da un
caleidoscopio atto a osservare la singola fisionomia sfaccettata in
una molteplicità di figure simmetriche.

Ogni
personaggio, incredibilmente, ripropone la medesima turpe ombra, come
se fossero, tutti, parte di una quadrophenia musicale (vedi il
fortunato album degli Who).

In
via del tutto sommaria, cito, tra tutti, il misterioso Sandro, il
dubbioso Giuseppe, e così di seguito i voluttuosi Armando e
Maddalena, il violento ispettore Carcano e il suo fido braccio
destro, fino ad arrivare forse alla vera protagonista di questa
vicenda, Maria!

Notevole
il percorso psicologico della ragazza, che incarna perfettamente i
dubbi e i misteri che vengono resi palesi nell’animo di ciascuno di
noi.

Attraverso
Maria, il cui nome non è stato certamente scelto a caso – così come
quello degli altri personaggi – l’autore ci accompagna nella
trattazione, forse a volte persino semplicistica, mai banale, ma
sempre carica di mistero rivelato solo tra le pagine finale del
racconto.

“La
crisalide si agitava convulsamente trafitta da una scheggia di legno.

Per
un attimo temetti fosse stata intaccata”

Lo
stile dello scrittore è lineare, interfacciandosi con una struttura
narrativa assai apprezzabile, per via della formazione culturale
derivante sostanzialmente dal mondo del cinema.

In
più di un’occasione si ha l’impressione di leggere e vedere
contemporaneamente le sequenze filmate e i movimenti cadenzati degli
attori protagonisti.

Mi
soffermo, ancora una volta, a riproporre qualcosa che riprende
parzialmente ciò che ha ispirato la recensione…

“La
crisalide smise di muoversi convulsamente e… si fermò.

Era
trapassata?”

Trapassare
come sinonimo di passare oltre.

Confermo
che nella nostra vicenda carica di sogni, incubi e situazioni
fondamentalmente oniriche – molto ben evidenziate – l’autore lancia
alcuni messaggi che hanno tanto, ma proprio tanto, di attuale e
psicologico:


L’importanza del proprio passato, del proprio imprinting,
capace di modificare in toto la vita di ognuno di noi, sia per
effetto dei cosiddetti shock adolescenziali, che per effetto dei
trascorsi in famiglia, a volte poco considerati e trattati
superficialmente, ma che, spesso e volentieri sono cause di veri e
propri traumi.
– L’altro messaggio invece è riportato proprio
tra le pagine finali e invito caldamente il lettore a leggerlo per
assimilarlo nel suo significato più esaustivo.

In
ultimo, perché si intitola L’angelo trafitto?

La
spiegazione effettiva si può trovare in un determinato episodio di
uno dei vangeli apocrifi.

Consiglio
vivamente il lettore di andarci a fondo, ne vale la pena.

È,
come detto, terapeutico.

Alberto
Buchi, con grande maestria ci induce a riprendere
in mano quei passi e a sottolinearne la sfaccettatura, come sotto la
lente del caleidoscopio, sopra accennato.

Un
bel libro, da godersi e leggere con doviziosa attenzione di
particolari, senza tralasciare la cover, davvero significativa e,
seppur semplice, carica di simboli.

Bravo
Alberto, attendo con ansia una tua sceneggiatura!

“La
sera stessa, il bozzolo giaceva penzolante e vuoto.

La
crisalide aveva spiccato il volo ed era diventata …falena!

Buon
viaggio, amica mia!”

Alberto
Büchi
nasce a Milano nel 1978. Il cinema è il suo primo grande
amore e dopo la laurea si traferisce a Londra per frequentare la New
York Film Academy. Negli anni seguenti lavora in pubblicità e
insegna.

Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su antologie come Strane Visioni (Hypnos, 2016), il volumetto bifronte Demoni (Nero Press, 2017) e 80 voglia di ammazzarti (AlterEgo, 2020). Il suo romanzo L’Eroe delle Terre Morenti (Nero Press, 2015) è uscito negli Stati Uniti col titolo Frontier Wanderer (Caliburn Press/Siento Sordida, 2015). Nel 2016 ha pubblicato il romanzo Fuoco Fatuo (AlterEgo Edizioni).

L'angelo trafitto di Alberto Buchi

Alberto Buchi

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Animali Notturni di Andrea Cattaneo

Andrea
Cattaneo
, scrittore lodigiano di
fantascienza e finalista del Premio Urania con il notevole Uomini
e Lupi
, ci regala con Animali
notturni
un’antologia che svela la sua
passione per i vampiri. L’opera raccoglie dieci racconti, tutti
ambientati in Italia, che si collocano nel solco tracciato da maestri
del genere come Le Fanu, Stoker
e Anne Rice.
Animali notturni
nasce dall’esigenza di Andrea Cattaneo
di scrivere nuove storie di vampiri, dopo aver letto tutto il
possibile sull’argomento.

La
prima storia, Sai cos’è un Famiglio?,
ci porta nelle atmosfere nebbiose della campagna lombarda, dove due
uomini si avventurano nella notte alla caccia di una creatura
responsabile di orrendi delitti ai danni di alcuni ragazzini. Il
finale sorprendente lascia il lettore col fiato sospeso, regalando
una conclusione inaspettata e potente. Sonnambulismo,
invece, ci trasporta a Roma, dove una madre, psicanalista di
formazione junghiana, deve affrontare i gravi problemi psichici della
figlia Artemide, affetta da sonnambulismo e anoressia. L’intervento
di Katharina Blabatsky aggiunge una dimensione enigmatica alla
vicenda. La storia suggerisce una sottile critica e ironia verso
l’efficacia della psichiatria. Sacco di
sangue
è un racconto folk-horror
ambientato a Predoi, in provincia di Bolzano. Un gruppo di ragazzi
partecipa alla tradizionale Via Crucis, ma la storia prende una piega
oscura quando una ragazza milanese diventa la vittima sacrificale di
una misteriosa creatura nascosta in una montagna. Anche se la
tematica non è nuova, Cattaneo
la tratta con maestria, creando un’atmosfera inquietante e
avvincente. Il segreto della felicità
si svolge a Rimini, dove un giovane in crisi di identità cade nel
tunnel della droga, decidendo di assumere eroina. L’incubo che segue
è un potente monito sociale, intrecciato con elementi horror e
vampirici. La narrazione si arricchisce di riferimenti musicali a
band come Joy Division, New Order, Simple
Minds
e Depeche
Mode
, che aggiungono profondità e
contesto alla storia. In Leur,
gli effetti della morfina evocano un vampiro dalla mente distorta del
dottor Spitzer, sullo sfondo della strage di Piazza Fontana. Questo
racconto non superficiale esplora l’inconscio delle persone e la
memoria storica del nostro paese, risultando particolarmente profondo
e riflessivo. Il primo amore
ci riporta sulla riviera romagnola, a San Mauro a Mare, dove un uomo
torna dopo molti anni per esorcizzare i suoi incubi, solo per
ritrovarsi vittima del suo primo amore. La narrazione evocativa e
malinconica ci fa immergere nei tormenti interiori del protagonista.
Solve et Coagula
presenta Mircalla, un personaggio femminile che richiama
inevitabilmente alla mente Le Fanu.
In Scholomance, Napoli,
un professore di latino vive un incubo crescente e inquietante nel
capoluogo campano, arricchendo l’antologia con una storia che mescola
sapientemente erudizione e terrore.

I
racconti di Animali notturni
sono scritti con uno stile diretto e incisivo, che va subito al punto
senza troppi fronzoli. Questa raccolta rappresenta una lettura
imprescindibile per gli appassionati del genere vampirico, offrendo
storie che intrigano e affascinano, mantenendo alta la tensione
dall’inizio alla fine.

Animali
notturni
è un’opera che conferma il
talento di Andrea Cattaneo
nel panorama della narrativa fantastica italiana, con racconti che
sanno essere al contempo inquietanti e profondi.

L’AUTORE

Andrea
Cattaneo scrive
storie di genere fantastico ambientate in Europa, prevalentemente
fantascienza ma, ogni tanto, la curiosità lo
spinge ad esplorare nuovi generi e territori anche molto lontani dai
suoi
abituali come il romance e il fantasy. Cerca
di dare ai suoi
lettori storie divertenti che sfidino la loro concezione della
realtà. I suoi
autori di riferimento sono Philip
K. Dick

e Murakami
Haruki.

Si
occupa,
per passione e lavoro, di
quotidiani e riviste, di critica letteraria, tecnologia e pop
colture.

Animali
Notturni: Dieci racconti di vampiri ambientati in Italia

Autore:
Andrea Cattaneo

Editore:
Self Publishing

Codice
ASIN: B0D3W2HJZT

Pag.
101

Prezzo: edizione cartacea 9 €; ebook 5 €

Animali Notturni di Andrea Cattaneo

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Bones And All di Luca Guadagnino

Bones and All (2022)

Regia: Luca Guadagnino. Soggetto: Camille DeAngelis (romanzo Fino all’osso). Sceneggiatura: David Kajganich. Fotografia: Arseni Khachaturan. Montaggio: Marco Costa. Musiche: Trent Reznor, Atticus Ross. Produttori: Timothée Chalamet, Francesco Melzi d’Eril, Luca Guadagnino, David Kajganich, Lorenzo Mieli, Marco Morabito, Gabriele Moratti, Theresa Park, Peter Spears. Case di Produzione: Metro-Goldwyn- Mayer, Frenesy Film Company, Memo Films, Per Capita Productions, 3 Marys Entertainment, The Apartment Pictures, Tenderstories, Ela Film, Immobiliare Manila, Serfis, Wise Pictures. Distribuzione (Italia): Vision Distribution. Interpreti: Taylor Russell (Maren Yearly), Timothée Chalamet (Lee), Mark Rylance (Sully), Michael Stuhlbarg (Jake), André Holland (Frank Yearly), Chloë Sevigny (Janelle Kerns), David Gordon Green (Brad), Jessica Harper (Barbara Kerns), Anna Cobb (Kayla), Kendle Coffey (Sherry), Jake Horowitz (uomo del tiro a segno), Burgess Byrd (Gal l’infermiera), Madeleine Hall (Kim), Ellie Parker (Jackie), David Pittinger (poliziotto), Greg Siewny (uomo nel negozio). Lingua Originale: Inglese. Paesi di Produzione: Italia, Stati Uniti, Regno Unito. Anno: 2022. Durata: 130’. Genere: Horror, Drammatico, Sentimentale.

Luca
Guadagnino

mi aveva sconcertato con Melissa
P

(2005), Io
sono l’amore

(2009) e A
Bigger Splash

(2015). Non avrei mai creduto di diventare un suo fan. Eppure è
riuscito a convincermi, sia con Chiamami
col tuo nome

(2017) e Suspiria
(2018), soprattutto con questo Bones
and All
,
un horror romantico senza precedenti. Partiamo dal titolo, che si
potrebbe tradurre in italiano Fino
all’osso
,
per renderlo intelligibile anche ai non anglofoni, anche perché
deriva dal romanzo omonimo di Camille
DeAngelis
,
edito in Italia da Panini. La storia è fantastica e cupa, dolcissima
e macabra, sentimentale e romantica, tutte caratteristiche che
dimostrano quanto sia difficile stare in equilibro tra simili
situazioni. Ambientazione in un mondo fuori dal tempo, dove esiste
una razza di uomini cannibali, forse per trasmissione genetica, che
si riconoscono tra loro e che devono cibarsi di carne umana. Maren
(Russell) è una ragazza abbandonata dal padre dopo l’ultimo
eccidio provocato ai danni di una compagna di scuola, figlia di una
madre psicopatica che ritrova in un manicomio al termine di un lungo
viaggio. La pellicola è un inquietante on
the road

di due ore e dieci minuti (che scorrono velocissime) per le strade
degli Stati Uniti, con incontri di ogni tipo, il più importante è
l’amore con Lee (Chalamet), cannibale in fuga dopo aver mangiato il
padre, combattivo e tenero, implacabile e in cerca d’affetto. Maren
e Lee devono vedersela con il vecchio cannibale indiano Sully
(Rylance), innamorato della ragazza, che segue la coppia fino a una
rocambolesca evoluzione, e con altri personaggi che popolano le
strade nordamericane e che riaffiorano dal passato. Maren e Lee
vorrebbero coronare un amore impossibile, lottano anche per affermare
la loro identità, in un mondo pieno di pericoli che non può
accettare una terribile diversità. Luca
Guadagnino

(Leone d’Argento a Venezia) si conferma regista preparato da un
punto di vista tecnico, con grande senso del ritmo e della suspense,
confeziona un horror viscerale ed esplicito con tanto sangue e molto
amore. Sceneggiatura che non fa una grinza di David
Kajganich
,
ispirata al testo romanzesco della canadese DeAngelis;
fotografia lucida e solare di un’America dai grandi spazi
provinciali e le immense distese desertiche; montaggio compassato, da
cinema d’autore, perché si può fare cinema d’autore anche con
il genere; colonna sonora con pezzi anni Settanta e musica classica
in sottofondo. Interpreti bravissimi, soprattutto la protagonista
Taylor
Russell

(Premio Mastroianni), dotata di uno sguardo indimenticabile; non
scopriamo oggi Timothée
Chalamet

(anche produttore), perfetto nel ruolo, così come è inquietante al
punto giusto Mark
Rylance
,
cannibale cattivo. Un film che dovrebbe far accorrere spettatori di
ogni tipo, perché può piacere anche agli amanti del cinema
sentimentale, se riescono ad accettare le inevitabili parti macabre.
Sarà venuto a mente solo a me, ma in certe sequenze ho visto
affiorare il buon vecchio Aristide
Massaccesi
,
in arte Joe
D’Amato,

con il suo Antropophagus,
tra l’altro il primo regista italiano a confezionare un horror
sentimentale (In
quella casa … Buio Omega
,
1979). E tutto l’horror cannibale italiano, da Deodato
a Lenzi,
passando per Martino.
Va da sé che Bones
and All

è tutt’altra cosa, anche perché viene quarant’anni dopo, ma
dimostra cultura cinefila e rispetto di tutto il suo passato.
Contaminazione di generi, come si faceva un tempo, al servizio del
cinema d’autore.

Bones and all locandina

Bones and all frame 1

Bones and all frame 2

Bones and all frame 3

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