I mostri agli angoli delle strade di Fabio Calabrese

Nel
fitto tessuto delle nebbie triestine, Fabio
Calabrese
intesse con maestria il suo
tributo a H.P. Lovecraft in I mostri agli
angoli delle strade
. Con questa sesta
antologia, Calabrese non solo perpetua il legame con il suo nume
tutelare, ma lo rinnova e lo amplia, raggiungendo nuove vette di
raffinatezza narrativa e immaginativa.

Il
titolo dell’opera, un omaggio al volume di culto I mostri
all’angolo della strada
del 1966 (quello con la famosa copertina
di Karel Thole che ha aperto la fama a Lovecraft in
Italia), prelude a un viaggio nei recessi più oscuri
dell’immaginario lovecraftiano, dove ogni strada può celare un
incubo dimenticato, e ogni angolo nasconde creature antiche e
inimmaginabili. Calabrese, veterano della narrativa
fantastica, dimostra una volta di più la sua straordinaria capacità
di evocare il senso del meraviglioso e del terrificante, tipico del
maestro di Providence.

In
I mostri agli angoli delle strade, Calabrese esplora
una gamma sorprendente di temi e atmosfere. Racconti come Il
tempio perduto
mescolano l’epica sword & sorcery con l’orrore
cosmico, trasportando il lettore in mondi dimenticati dove il passato
arcaico e il soprannaturale si fondono in un tutt’uno inquietante. Ci
troveremo qui di fronte a una divinità aracnoide non terrestre.
L’Ambasciatore, al contrario, proietta l’orrore in un futuro
alieno e distopico, dimostrando come i Miti di Cthulhu possano
contaminare non solo il presente, ma anche l’avvenire dell’umanità.

La
dimensione gotica emerge potentemente in L’albero del Giardino
sotto Casa
, una storia che evoca la sinistra bellezza delle
maledizioni ancestrali e delle ombre che si annidano nei recessi di
antiche dimore contaminando horror e fantascienza. L’uomo de
Cimitero
riprende invece i temi più classici dell’horror, con
una narrazione che è un canto lugubre dedicato alla morte e ai suoi
misteri. Si tratta di una storia con un gusto necrofilo molto spinto
in cui un custode del cimitero senza scrupoli disseppelisce i morti
dalle tombe per imposserarsi dei loro beni come anelli e denti d’oro
prima di incorrere in una sorpresa dal gusto molto macabro.

Ma
Calabrese non si limita a riproporre le atmosfere lovecraftiane; le
rielabora e le arricchisce con introspezioni psicologiche, come in Il
Mostro
e Libertà
– L’Estraneo
, dove l’orrore è un riflesso
delle profondità dell’animo umano. Questi racconti svelano come le
paure più terribili possano emergere dall’interno, trasformando la
mente in un campo di battaglia tra il reale e l’immaginario. Libertà
– L’Estraneo
– un racconto sullo
sdoppiamento della personalità in cui un uomo per una fatalità
diventa estraneo a se stesso -, è anche un’amara riflessione sul
tempo passato perduto per sempre che non può essere recuperato. E,
come dice Calabrese
nell’introduzione, pur non citando Lovecraft
può ricordare il suo
racconto L’Estraneo.

Le
parodie ingegnose dei Miti di Cthulhu, presenti in racconti come
Sport estremo, L’evocazione (dove compare il famigerato
Necronomicon) e Dai Culti innominabili, offrono un tono
leggero e al contempo rispettoso, dimostrando l’abilità di Calabrese
nel giocare con gli archetipi lovecraftiani, mantenendo intatta la
profondità e la complessità dell’originale. In particolare Dai
Culti Innominabili
è molto divertente e fa partecipare ai Miti
di Cthulhu in forma di antiche divinità Albano Carrisi e
Totti.

Con
una prosa curata e meticolosa, ogni racconto di questa antologia è
una testimonianza della passione e della dedizione di Fabio
Calabrese
per la narrativa fantastica. I mostri agli angoli
delle strade
non è semplicemente una raccolta di storie: è un
viaggio attraverso le oscure profondità del cosmo lovecraftiano, una
celebrazione dell’orrore e del meraviglioso che affascina e
terrorizza, invitando il lettore a esplorare l’ignoto e a
confrontarsi con l’insondabile.

Calabrese
riesce, con quest’opera, a rendere omaggio a Lovecraft, non
solo ripercorrendone le tracce, ma tracciando nuove strade
nell’oscurità.

L’AUTORE

Fabio
Calabrese (Trieste, 1952) è docente di filosofia e scrittore di
saggistica e narrativa. Fantasy, fantascienza e horror sono i generi
che ha sempre praticato. Negli anni 70 ha fondato la rivista
amatoriale Il
re in giallo

insieme a Giuseppe
Lippi
.
Ha pubblicato libri per gli editori Perseo, Dagon Press ed
Edizioni Scudo,
tra
cui ricordiamo Uomini
e sauri, Occhi d’argento,
Nel
tempio di Bokrug e altre storie lovecraftiane, Il risveglio della
spada.

Nel
2000 ha creato, insieme a Roberto
Furlani
,
la webzine Continuum.

Ha
inoltre collaborato alla stesura dei due Dizionari
del mondo di John R. R. Tolkien
,
quello Rusconi del 1999 e quello Bompiani del 2003. Si occupa anche
di politica
e società scrivendo sulle testate
Rinascita, L’uomo libero, Ereticamente, Identità, Ciaoeuropa,
Italia Sociale.

I
mostri agli angoli delle strade

Autore:
Fabio Calabrese

Editore:
Dagon Press

Pag.
152

Codice
ISBN: 979-8864836460

Prezzo: 14,90 €

I mostri agli angoli delle strade

Fabio Calabrese

Tutti i diritti riservati ⓒ per immagini e testi.




Cobweb di Samuel Bodin

Cobweb
(USA,
2023)
di
Samuel Bodin

Regia:
Samuel Bodin. Soggetto e Sceneggiatura: Chris
Thomas Devlin. Fotografia: Philip Lozano. Montaggio: Kevin Greutert,
Richard Riffaud. Musiche:
Drume & Lace. Produttori: Evan Goldberg, Seth Rogen, James
Weaver, Josh Fagen, Roy Lee, Andrew Childs. Case di Produzione: Point
Grey Pictures, Vertigo Entertainment. Distribuzione
(Italia): Lionsgate. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America
(2023). Genere: Horror. Lingua Originale: Inglese. Interpreti: Lizzy
Caplan (Carol), Antony Starr (Mark), Cleopatra Coleman (Miss
Devine), Woody Norman (Peter), Luke Busey (Brian), Aleksandra Dragova
(Sarah).

Mi
chiedo come abbiano fatto molti esperti del settore a definire Cobweb
– diretto dal debuttante Samuel
Bodin
,
tra gli autori della serie Marianne
– “uno dei più riusciti e terrificanti film horror della
stagione”. A nostro parere il film è un contenitore di stereotipi
e citazioni horror del passato, tra sinistre presenze, rumori
inquietanti, bambini demoniaci, un pizzico di contemporaneo bullismo
con aggiunta di professoressa sensibile e famiglia disgregata. La
storia vede protagonista Peter, un bambino di otto anni, bullizzato a
scuola e protetto dalla supplente Miss Devine, poco compreso da una
famiglia che pare terrorizzata dalla scomparsa di una bambina
avvenuta molti anni prima. La famiglia di Peter vieta al bambino di
fare dolcetto
o scherzetto?

e di festeggiare Halloween perché in quel giorno avvenne il
terribile episodio. Il bambino sente rumori sospetti in casa; il
padre cerca una spiegazione razionale, ma lui non si fa convincere e
a un certo punto sente la voce di una bambina che parla oltre la
parete. Il crescendo di suspense
e tensione comincia qui, quando è lecito fermarsi con la trama e
lasciare che sia lo spettatore a scoprire i motivi di una presenza
terrificante e imprevedibile, nascosta nella casa di Peter. Cobweb
significa ragnatela:
infatti l’oscura presenza che terrorizza gli abitanti della casa si
muove come un ragno e ha le sembianze di un bambino mostruoso e
letale. Sceneggiatura scritta nel 2018 da Chris
Thomas Devlin

e rimasta ferma per anni in un cassetto, riproposta per il cinema –
dove il film si è visto poco – e per il mercato Home Video. In
Italia uscito in prima assoluta su Rai 4, il canale tematico che
programma film horror e fantastici, adesso disponibile su Rai Play.
Solo per appassionati, perché quasi tutto sa di già detto e di già
visto, oltre a una fotografia scura che non garantisce la visibilità
degli effetti speciali ma fa solo intuire le fattezze mostruose della
bambina – ragno. Montaggio rapido e colonna sonora assordante, ai
limiti del fastidioso. La voce mostruosa della bambina sepolta oltre
la parete è di Debra
Wilson
.
Prodotto da Seth
Rogen

e Evan
Goldberg
,
che di solito lavorano su commedie e film di avventura, noti per il
successo di The
Boys

e dei vari spin-off. Tra gli attori ricordiamo Anthony
Starr, Lizzie Caplan

e il piccolo Woody
Norman
,
il più bravo di tutti, per espressività inquietante e credibilità.
Recensioni molto positive, incasso di oltre due milioni di dollari al
botteghino. Restiamo una voce fuori dal coro, perché il film non
convince.

Cobweb locandina

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World Without End di Jamie Delano e John Higgins

[…]
Penso di dover dire, senza vanagloria, che nessuno ha viaggiato, sul
corpo del nostro ospite e attraverso di esso, più di Primo Calo,
esploratore […]

World Without End è una serie di fumetti realizzata nel 1990 da Jamie Delano (testi) e John Higgins (disegni) e mai pubblicata finora in Italia.

La NPE, acronimo di Nicola Pesce Editore, guidata dal suo fondatore Nicola Pesce, ha reso possibile l’arrivo in Italia di questo volume, grazie alla traduzione di Cesare Giombetti.

Questa
casa editrice è specializzata nel fumetto d’autore ed è una dei
leader nella saggistica di settore. Dal 2002 porta in libreria grandi
maestri e giovani talenti della Nona Arte. Sul loro catalogo, ampio
spazio è riservato anche a trasposizioni a fumetti di classici della
letteratura, pubblicazioni su cinema, musica e di genere horror. Io
sono un loro buon cliente: ogni volume dedicato al Sognatore di
Providence è nella mia libreria personale: tutte opere cartonate e
di pregio qualitativo.

L’ambientazione di World Without End è una distopia dal tono Grim Dark, che non ha nulla da invidiare a Warhammer 40K per la sua cupezza e i limiti dell’evoluzione umana (o involuzione?). È ambientata eoni nel futuro, su un mondo fatto di carne viva, con mari acidi e montagne di ossa. Nel nucleo del pianeta si trova la città oscura di Bedlam, il cuore di questa società. Il setting presenta una società esclusivamente maschile, organizzata in gilde, ciascuna con il proprio scopo nel consiglio cittadino. Al vertice di questa sovrastruttura, il controllo è esercitato attraverso la purezza della razza, vantandosi di aver eliminato il male, cioè le donne, sostituendole con un metodo alternativo di fecondazione completamente in laboratorio.

Durante
un’esplorazione, un membro di una di queste gilde scopre l’esistenza
di un’aberrante figura femminile di nome Rumour,
che guida alcuni esseri inferiori in rivolta. Per contrastare questa
minaccia, i vertici della piramide creano un essere che considerano
perfetto per cacciare ogni forma di iniquità, alias Fratello
Ossa. Mentre la
caccia frenetica contro questo essere abominevole inizia, Rumour,
nella sua fuga, scopre di non essere l’unica donna: esiste un’intera
cultura esclusivamente femminile in un altro punto del pianeta.
Tuttavia ulteriori dettagli su questa scoperta potrebbero
rovinarvela. Consiglio
di tuffarvi in essa per assaporarne il dolce amaro.

Mi
sento in dovere di precisare che questa è un’opera complessa,
adatta a persone a cui piacciono temi forti quanto complessi e lo
stile è quello underground britannico, sporco ma intellettualmente
affascinante.

Il
Graphic Novel si sviluppa attraverso vignette cariche di toni scuri e
significati profondi, utilizzando diversi registri linguistici e
stili differenti, dai testi sgrammaticati a toni quasi fascisti, in
perfetta linea con il setting. Ho particolarmente apprezzato il
desiderio di non tradurre alcuni neologismi per mantenere la loro
sonorità originale, senza adattarli all’italiano.

Il
pieno stile underground britannico e il tocco di Delano
riportano con una certa nostalgia alla mente i fumetti di Hellblazer,
di cui l’autore
inglese scriveva i testi.
I disegni di Higgins
sono crudi e permettono un’immersione totale nella narrazione,
mantenendo lo stile cupo ma vivido della DC.

L’intera
opera, non solo una lotta tra i sessi, è profondamente filosofica e
si interroga sulla congiunzione tra sessualità e politica,
ovviamente tutto in uno stile poetico e immaginifico. Sebbene il
setting sia fantascientifico, il finale lascia molte possibilità di
interpretazione.

Una
mia considerazione finale: amebe, vermi, artropodi e chi più ne ha
più ne metta, sono parassiti per gli esseri umani. Oltre alla chiara
battaglia dei sessi espressa in questo volume, c’è anche un altro
aspetto che secondo me va constatato. Tutte queste sotto-razze
presentate all’interno del romanzo grafico,
oltre che un classico esempio della ghettizzazione dell’uomo su
basi razziali, sono, a tutti gli effetti, parassiti su un mondo fatto
di carne viva, che elevano, modellano e di cui si fanno ospiti più
deleteri che altro. È una triste allegoria di come l’essere umano si
comporti sul pianeta Terra: violentandolo, abusandone e
danneggiandolo, finisce per danneggiare anche sé stesso.

Amareggiato,
al termine della lettura non ho potuto fare altro che pensare:

“Dieci
anni, mille anni, un milione di anni, molto probabilmente andrebbe
esattamente così, la storia ce la scordiamo sempre. Abbiamo la
memoria corta”

Rimane
comunque una lettura che caldamente consiglio e ringrazio la NPE per
averlo portato anche in italiano.

GLI
AUTORI

Jamie
Delano
(Northampton, 1954) ha fatto parte della cosiddetta “British
invasion” di autori di fumetti post-Alan Moore. È meglio
conosciuto per essere stato il primo scrittore della serie
Hellblazer,
che ha come protagonista John Constantine. Le sue opere presentano
spesso elementi di fantascienza e horror, utilizzati in modo
allegorico. Soggetti frequenti sono la guerra tra i sessi,
imperialismo e genocidio, il crollo ambientale e culturale. È
considerato da molti tra i più prolifici e fondamentali creatori di
storie.

John
Higgins (Liverpool,
1949) ha lavorato a due delle più grandi storie a fumetti di tutti i
tempi, Watchmen
e The
Killing Joke
,
come
colorista, oltre
che all’iconico personaggio britannico Judge Dredd. Come disegnatore,
e talvolta anche come scrittore, si è occupato di personaggi come
Batman, John Constantine e Jonah Hex. Nei suoi quarant’anni di
carriera artistica come freelance, ha collaborato per oltre metà del
tempo con la DC Comics.

Cesare
Giombetti
, traduttore e articolista, ha lavorato su diverse opere
di grande rilevanza. Tra queste, si annoverano i romanzi di Edgar
Rice Burroughs come Tanar di Pellucidar, pubblicato il 21
aprile 2023, e Nel cuore della terra, pubblicato l’8 aprile
2021, entrambi editi da GM.Libri. Inoltre, Giombetti ha curato
la traduzione di alcune opere di Edgar Allan Poe, tra cui La
Sfinge
, X-ANDO un paragrafo e Gli Occhiali, tutte
accompagnate da un saggio introduttivo, pubblicate il 4 dicembre
2020.

World
Without End

Autori:
James Delano
(testi)
– John Higgins
(disegni)

Collana:
Clouds

Formato:
21×29,7 cm, cartonato a colori, pg. 200

ISBN:9788836272327

Prezzo: € 25,00

Tutti i diritti riservati ⓒ per immagini e testi

World Without End di Jamie Delano e John Higgins

Jamie Delano
Jamie Delano

John Higgins
John Higgins




Abigail di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Abigail (2024)
Regia: Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett. Soggetto e Sceneggiatura: Stephen Shields, Guy Busick. Fotografia: Aaron Morton. Montaggio: Michael Shawver. Musiche: Bryan Tyler. Produttori: Chad Villela, William Sherak, Paul Neinstein, James Vanderbilt, Tripp Vinson. Case di Produzione: Project X Entertainment, Vinson Films, Radio Silence Productions. Lingua: Inglese. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 2024. Durata: 109’. Genere: Horror. Interpreti: Melissa Barrera (Joey /Ana Lucía Crux), Dan Stevens (Frank /Adam Barrett), Alisha Weir (Abigail), Will Catlett (Rickles), Kathryn Newton (Sammy / Jessica Hurney), Kevin Durand (Peter / Terence Lacroix), Angus Cloud (Dean), Giancarlo Esposito (Lambert), Matthew Goode (Padre di Abigail / Kristof Lazaar).

Una sorta di remake attualizzato de La figlia di Dracula che cita un sacco di pellicole horror del passato, da L’esorcista al puro cinema splatter, passando per Dieci piccoli indiani, con una sceneggiatura che rasenta il grottesco, persino il comico (involontario?) visti i truculenti effetti. Tutto comincia dal rapimento di una bambina che sembra la figlia di un miliardario dedita alla danza, ma sarebbe troppo semplice, in realtà è una vampira e il gruppo di maldestri rapitori ne subirà le conseguenze. Non aggiungo altro sulla trama perché alcuni colpi di scena, dotati di buona suspense, faranno capire quanto di poco casuale ci sia nell’esser finiti in un luogo tetro e spettrale dove attendere il riscatto. Abigail (il nome della piccola vampira) è un horror vampirico, a tratti pare un giallo claustrofobico, in certe sequenze ricorda il thriller ansiogeno e il cinema d’azione. Girato in una sola unità di tempo e di luogo, sceneggiato secondo la sfruttata tecnica del mostro che uccide una dopo l’altra le sue vittime, non si sa quando, non si sa come, non si sa dove. Effetti speciali perfetti, anche se la vampira grida come un’ossessa e sembra più uno zombi, visto che addenta e sbrana la carne umana, ma sono modernità che dobbiamo accettare. Un tripudio di corpi squartati, decapitati, macellati, schizzi di sangue e frattaglie che inondano la casa, persino l’obiettivo della macchina da presa, in certi casi. Fotografia cupa, colonna sonora angosciante, montaggio eccessivamente diluito – son troppi 109’ per le cose da dire -, interpretazioni poco giudicabili visto il fumettone grottesco messo in scena, soggetto ai minimi termini e sceneggiatura prevedibile. Melissa Barrera resta la protagonista più credibile del cast, ma il suo personaggio è molto convenzionale. Risultato: un horror grottesco che fa più ridere di quanto spaventi. Girato a Dublino tra giugno e dicembre, distribuito il 19 aprile negli Stati Uniti e il 16 maggio in Italia. Ultima apparizione sullo schermo di Angus Clou, che interpreta un personaggio molto vicino alle sue condizioni di salute, morto durante le riprese, per questo motivo il film è a lui dedicato. Solo per appassionati.

Abigail Locandina

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Per ogni lacrima versata di Jon Athan

[…]Ignorandolo,
Gustavo continuò: «Ma qui sei all’Inferno. Ecco cos’è
questo posto: l’inferno. Alcuni non vogliono ammetterlo, ma la
vita è migliore quaggiù quando ci si vive. È meglio vivere liberi
che vivere come schiavi. Meglio essere un demone che un angelo
caduto. E vuoi sapere un’altra cosa, Ivan? In questo inferno… io
sono il diavolo[…]

La
Dark
Abyss Edizioni è
una casa editrice indipendente italiana che si distingue come la
prima a intrecciare narrativa e stregoneria. Ispirandosi a maestri
come Allan Kardec,
Edward Alexander Crowley

ed Edgar Allan Poe,
la casa editrice riconosce il potere della letteratura come strumento
di introspezione e veicolo di conoscenza.

L’obiettivo
di Dark Abyss Edizioni è sovvertire le convenzioni editoriali e
letterarie, offrendo uno spazio a voci diverse e spesso escluse dal
panorama letterario tradizionale. Questo stormo di corvi punta su
storie non convenzionali, che affrontano tematiche scomode e sfidano
i preconcetti, dando voce a chi si sente incompreso e emarginato.

Oltre
all’attività editoriale, Dark Abyss Edizioni è stata riconosciuta
ufficialmente come centro studi di esoterismo e occultismo. “Perché
anche i mostri hanno una storia da raccontare, che merita di essere
ascoltata.”

Dal
loro sito web emerge questa frase: “Entrare
nella Dark Abyss significa far parte di una
famiglia dove nessuno viene lasciato indietro”.
Da esterno, ho potuto negli ultimi due anni ammirare il lavoro di
questa casa editrice che trasmette esattamente queste parole. Ammiro
molto il loro lavoro e gli auguro di volare sempre più in
alto.

L’autore,
che pubblica con lo pseudonimo di Jon
Athan
, è uno
scrittore della California. Nato il 12 settembre 1992 durante una
notte tempestosa, fin da bambino si divertiva a scrivere e raccontare
storie spaventose. Ha pubblicato più di cento
racconti e una manciata di romanzi, specializzandosi in horror
estremo e thriller di vendetta. Con la stessa casa editrice ha
esordito con Sono
Bella?
il 20
ottobre del 2022.

È
noto per gli elementi horror “umani” nei suoi libri,
raccontando storie che potrebbero accadere a qualsiasi lettore.

E
credetemi, in questo libro non si è risparmiato.

Per
Ogni Lacrima Versata

rientra nella collana “Catherine
Monvosin
“,
dedicata a tutta la letteratura straniera.

Siamo
in Messico, dove l’autore ci immerge sin da subito nel clima violento
e crudo che caratterizzerà l’intera opera. Già nel disclaimer
veniamo infatti avvertiti che in questo romanzo regneranno sovrani la
brutalità, il sangue e il lato oscuro dell’umanità. Infatti vi
sconsiglioquesto libro, come
fa anche l’autore, se siete sensibili a scene di violenza e temi
forti.

Il
primo capitolo si apre con una scena di inaudita ferocia, che ci fa
immediatamente comprendere la brutalità efferata di cui l’uomo è
capace. Da qui, la storia si snoda lentamente verso la disperazione
di persone che, come Vanessa Ramirez, la protagonista principale,
vorrebbero solo avere una vita tranquilla. Ma come spesso la dura
realtà ci insegna, il luogo in cui si nasce può determinare in modo
drammatico le nostre possibilità.

Vanessa,
chiamata spesso con il diminutivo Vani, giovane madre con due figli,
Joaquin e Lucia, desidera, con ogni fibra del suo essere, fuggire dal
Messico per garantire un futuro migliore ai suoi piccoli. Purtroppo,
come per moltissime donne in contesti dove la violenza regna sovrana,
si rende presto conto che la sua è una speranza quasi impossibile da
realizzare. Per raggiungere il suo scopo sarà costretta a scendere a
compromessi non solo con il mondo che la circonda, ma soprattutto con
la sua dignità.

Intrappolata
in una sanguinosa guerra tra cartelli della droga, le cui fondamenta
si basano su cadaveri, tradimenti e vendette spietate, Vanessa si
ritrova inevitabilmente pedina in questo gioco mortale. La sua
discesa negli abissi della crudeltà la porterà ad affrontare
torture inenarrabili, ad avvertire l’onnipresente odore di polvere da
sparo e a sentire il rumore agghiacciante di ossa che si frantumano.

La
storia è graffiante, profonda e cattiva. Da amante dell’horror in
ogni sua sfaccettatura, ho trovato “Per
ogni lacrima versata

un pugno al volto incessante, una raffica di schiaffi inaspettati che
mi hanno tenuto incollato alle pagine.

Sebbene
la leggenda della
Llorona
affascini
e spaventi
con la sua figura spettrale, è importante ricordare che la sua
storia non è radicata in eventi soprannaturali concreti. Il folklore
nasce dalla fantasia e dalle credenze popolari, spesso nate da eventi
dolorosi o traumatici. In questo caso, la Llorona
può essere vista come un monito potente: un grido d’allarme contro
la rabbia incontrollata, la sete di vendetta e la disperazione che
possono portare l’uomo a compiere azioni terribili, trasformandolo da
un essere umano innocente in un mostro: pur mantenendo un briciolo di
coscienza, egli spesso
è pronto a sopprimere quella vocina nella sua testa per fare spazio
alla pura vendetta. L’autore, sfruttando un abile espediente
narrativo, riesce a dare vita a questa trasformazione in modo
magistrale.

Non
aggiungo altro per non rovinarvi il piacere della scoperta, ma vi
consiglio vivamente di leggere questo libro se amate l’horror che fa
riflettere sul potere della violenza e che scava nelle profondità
dell’animo umano.

Ho trovato perfettamente coerente il finale e l’ho apprezzato.

Per altre informazioni sull’autore, visitate il suo blog: http://www.jon-athan.com

Per
ogni lacrima versata

Autore: Jon Athan

Collana:
Catherine Monvosin

Editore:
Dark Abyss Edizioni

Pag.
488

Codice
ISBN: 979-12-80782-61-8

Prezzo: edizione cartacea 18 €; ebook 3,99 €

Per ogni lacrima versata di John Athan

Tutti i diritti riservati ⓒ per immagini e testi.




Mimì – Il principe delle tenebre di Brando De Sica

Mimì – Il Principe delle Tenebre (Italia, 2023)

Regia:
Brando De Sica. Soggetto: Brando De Sica. Sceneggiatura: Ugo Chiti,
Brando De Sica, Irene Pollini Giolai. Fotografia: Andrea Arnone.
Montaggio: Francesco Galli. Musiche: Pasquale Catalano. Scenografia:
Daniele Frabetti. Costumi: Lavinia Bonsignore. Paese di Produzione:
Italia, 2023. Durata: 103’. Genere: Horror. Case di Produzione:
Indiana Production, Bartleby Film, Rai Cinema. Distribuzione
(Italia): Luce Cinecittà. Interpreti: Domenico Cuomo (Mimì), Sara
Ciocca (Carmilla / Renata), Mimmo Borrelli (Nando), Giuseppe Brunetti
(Bastianello), Abril Zamora (Giusi), Dino Porzio (capo dei goth),
Daniele Vicorito (Rocco).

Resterà
deluso chi cerca un horror italiano come si facevano una volta, roba
alla Dario
Argento

e Lucio
Fulci
,
viscere e frattaglie, puro genere, senza alcuna implicazione sociale.
Mimì
– Il Principe delle Tenebre

è tutt’altra cosa, è un film sull’ansia e la difficoltà di
crescere, una disperata storia d’amore e morte, un violento
splatter disturbante, persino anatomia dello squallore dei bassifondi
d’una Napoli violenta (come il titolo d’un vecchio film).
L’horror italiano (e non solo) del passato si nota a livello di
citazione, sia per i vermi che riportano a Fulci
e Mattei
che per l’atmosfera gotico-cimiteriale che profuma di Mario
Bava
,
ma anche per gli spezzoni e gli ammiccamenti al cinema di Herzog
e di Murnau.
L’ambientazione è costruita benissimo in una Napoli decadente e
spettrale, fotografata da Andrea
Arnone

con toni giallo ocra anticati, introdotta e accompagnata da una
suggestiva colonna sonora di Catalano,
che comprende persino il motivetto (calza a pennello!) Un
giudice

di De Andrè. Protagonisti della storia sono Mimì – un orfano che
lavora come pizzaiolo, affetto da una malformazione ai piedi e
bullizzato
da Bastaniello,
un
camorrista cantante – e Carmilla (vero nome Renata, come scopriamo
nel finale), una ragazzina schizofrenica scappata di casa che crede
di discendere da Dracula. Il film vive tutto su un singolare incontro
esistenziale, mettendo in scena una storia d’amore e follia che
porta il ragazzo a cambiare vita, a fare di tutto per assecondare
l’amata, persino a diventare vampiro, per poi giungere a una
cruenta ecatombe finale. Domenico
Cuomo

e Sara
Ciocca

sono giovanissimi (17 e 12 anni) quanto bravissimi, perché recitano
con l’espressione degli occhi; i loro dialoghi sono intensi ed
evocativi, persino poetici. Mimì
– Il Principe delle Tenebre
,
opera
prima di Brando
De Sica

(figlio e nipote d’arte che fa di tutto per affrancarsi da quanto
hanno fatto i suoi progenitori), selezionata
fuori concorso al Locarno Film Festival, cerca di rappresentare
l’importanza dei sogni, al tempo stesso simbolizza con i piedi
deformi del protagonista la difficoltà di un adolescente a muoversi
in un mondo che non conosce. Il regista cerca di dosare con sapienza
toni da commedia e puro dramma, sconfinando nel grottesco, persino
negli eccessi splatter. Mimì
non è cinema di genere, ma cinema d’autore che usa il genere per
comporre un’opera pop onirica e fantastica, dal finale
sconcertante, intrisa di uno squallore pasoliniano e di puro amore
per i vicoli di Napoli. Un esordio incoraggiante per grande sfoggio
di capacità tecnica e scenografica, cura nelle citazioni,
originalità nei movimenti di macchina, location
suggestive. A nostro parere ci sarebbe stato da lavorare ancora un
po’ sulla sceneggiatura per renderla più fluida, ma forse
confondere le idee – da un certo punto in poi – era proprio quel che
voleva fare il regista. Un film insolito nel panorama cinematografico
italiano, che consigliamo di vedere. Noi ci siamo riusciti grazie al
Piccolo Cineclub Tirreno di Follonica, realtà benemerita maremmana
che si batte per portare ancora i film in sala, nel luogo dove sono
nati per essere condivisi, dove dovrebbero continuare a essere visti
per rivitalizzare il cinema.

A
colloquio con Brando De Sica

Perché
il genere horror?

Mimì
è un film sull’importanza dei sogni; è un film sull’amore, sul
primo amore di due ragazzi, sulla passione e sulla fuga dalla realtà.
Poi viene il genere, ben presente nel mio immaginario, dato che
questa storia l’ho scritta dieci anni fa ma che oggi pare ancora
più contemporanea, se pensiamo ai problemi giovanili, soprattutto
alla costruzione di quelle torri d’avorio adolescenziali erette su
Tik Tok e Instagram”.

Quindi
un film d’autore …

“Un
film che pretende di dire qualcosa. Un film sulla ricerca di
un’identità, sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Poi dentro c’è tutta la simbologia vampirica, come ci sono i piedi
deformi di Mimì che rappresentano la difficoltà a muoversi per le
strade di un mondo pieno di ostacoli”.

E
la camorra?

“Non
credo che c’entri molto con il mio film. Resta sullo sfondo.
Bastianello è un artista più che un criminale, quello che vuol fare
nella vita è soprattutto cantare, poi usa metodi delinquenziali e
bullizza Mimì, ma ciò che m’interessava ai fini del film era
rappresentare due gruppi di persone cresciute in ambienti culturali
diversi”

Come
nasce l’idea del film?

“I
tempi di realizzazione sono stati lunghi dalla nascita dell’idea
alla sua realizzazione. Sono stato suggestionato da diverse immagini,
persino dalla storia di Pistorius e dei suoi arti artificiali che gli
hanno fatto prima vincere medaglie, poi commettere un crimine. Una
serie di immagini inconsce mi ha portato al film, in un immaginario
vampirico che fa parte delle mie passioni”

Perché
Napoli?

“Prima
di tutto sono napoletano, la mia famiglia proviene da Napoli, persino
il ramo relativo a Mario Verdone – che è toscano – ha origini
napoletane. E poi c’è il fascino della tomba di Dracula, tutto
parte dal sepolcro di Vlad Tepes l’impalatore. Infine Napoli ha
molta magia esoterica diffusa per le sue strade e il mio film è
costruito in una Napoli atemporale, stratificata.”

Come
ha scelto gli attori? Era capiente il budget del film?

“Avevo
un budget piccolo, la maggior parte delle risorse le ho spese per
fare un anno di casting e incontrare di persona i possibili
protagonisti. Domenico e Sara sono bravissimi, molto espressivi, sono
due ragazzi di 17 e 12 anni, ma recitano come attori consumati. Ho
girato sei scene al giorno con una camera sola. Mi sono fatto tutti
gli storyboard disegnati come se fosse una graphic novel, poi ho
dovuto tagliare alcune scene per carenze di budget”.

A
mio parere il film più che un horror è un noir metropolitano …

“Non
starei a definire il genere, anche se nel finale la scelta
fantastica è chiara. Mimì
è un viaggio picaresco per le strade della vita. Se si vuole ricorda
anche la storia di Pinocchio (al contrario), dove la ragazzina è il
Lucignolo che porta il ragazzo verso l’autodistruzione. Mimì
è una sorta di apologo sull’accettazione della diversità”

Primo
film, un passato da attore, cosa vuol fare da grande Brando de Sica?

“Se
capita tornerò anche a recitare, i registi dicono che sono bravo, ma
non è il mio sogno per la vita. Preferisco stare dietro la macchina
da presa e fare il regista. Non è necessario che mi si veda. Amo
molto il momento della scrittura di una storia, mi piace essere colui
che decide cosa raccontare”.

Progetti
futuri?

“Sto
lavorando da anni a una storia complessa che – come questa – non sarà
facile portare a compimento. Una storia sul mostro di Firenze, vista
da un’ottica diversa, per cercare di raccontare la verità. Ci sto
lavorando con Michele Giuttari, che a suo tempo si è occupato delle
indagini, e con il mio collaboratore di fiducia Ugo Chiti.

Cosa
vuol dire con il suo cinema?

Cerco
di esplorare dei mondi e dei personaggi. Non faccio film per dare
risposte, ma per suscitare dubbi, domande, incertezze … Il cinema
(non solo il mio) deve far pensare, non è compito di chi racconta
una storia facilitare la vita allo spettatore, anzi, deve complicarla
intellettualmente e mettergli in testa un sacco di dubbi”.

Le
domande e le risposte di Brando De Sica sono la registrazione
sintetica della conversazione che il regista ha avuto con il pubblico
del Piccolo Cineclub Tirreno di Follonica, al termine della
proiezione di Mimì – Il Principe delle Tenebre, avvenuta in data 11
febbraio 2024, ore 23 e 30.

Mimì il principe delle tenebre frame 3

Mimì il principe delle tenebre frame 2

Mimì il principe delle tenebre frame 1

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