Godspeed dei Twisted

Un bel rumore di Jarley Davidson ci accoglie nella prima traccia dell’album, la title track. Chitarre al vetriolo, voce melodica  e batteria che scandisce bene i tempi medio-veloci di un brano che se fosse uscito negli anni Ottanta avrebbe spopolato nelle classifiche. E di qui in avanti i Twisted si lasciano andare in un crescendo di ottime canzoni, e in tracklist non vi è un solo passo falso, e anche quando questa band accende le candele e suona unplugged un brano come “The Lesson”, aperta da belle note di pianoforte, la qualità non viene certo meno.

Ma sono le bordate soniche di pezzi come “Adrenaline”, “Give Me Hell”, “Dance With The Devil”, “Strike Hard” e la finale “Born to Die Free” a lasciare il segno, ma sappiate che TUTTO l’album è davvero degno di nota e non si cala mai di qualità e intensità.

La band è molto intelligente a costruire i pezzi attorno a riff di chitarra vincenti e melodia vocali molto radiofoniche, e questa è una formula che non morirà mai e che risulta vincente anche in questo 2023, come insegnano formazioni ancora in pista come Skid Row e Motley Crue

Ma qua e la si sente anche qualcosa di Alice Cooper, soprattutto quello di “Trash”. Insomma, un bel mix di grandi artisti è ravvisabile in questo album, fino alle declinazioni glam rock più recenti. Pronti per gasarvi? Noi sì.

TWISTED “Godspeed”
Full-length, Demon Doll Records
(2022)

Tracklist:
1. Godspeed
2. Adrenaline
3. Rock You Till I Die
4. Break the Walls
5. No Way Out
6. Give Me Hell
7. The Lesson
8. Dance With The Devil
9. Strike Hard
10. Roll The Dice
11. Born to Die Free




La nave maledetta di Amando de Ossorio

La nave maledetta di Amando de Ossorio
(Spagna/1974)
Durata: 89′ Genere: Orrore
Con Maria Perschy, Jack Taylor, Barbara Rey, Carlos Lemos, Manuel de Blas, Blanca Estrada e Margarita Merino.

A largo della costa britannica, due giovani donne su un motoscafo entrano in un banco di nebbia e, all’interno di esso, incontrano uno spettrale e misterioso galeone del XVI secolo alla deriva. Salite sull’antico vascello, le ragazze non trovano nessuno, ma non è esatto; infatti, nella nave fantasma vi sono alcune bare, contenenti le salme di un manipolo di Cavalieri Templari, i quali a notte fonda si ridestano ed escono dalle casse, uccidendo e divorando le due sventurate. Successivamente il veliero è raggiunto da uno yacht con tre uomini e due donne, che sono alla ricerca delle ragazze scomparse. A bordo della nave, i cinque ben presto se la devono vedere con i Templari morti viventi e mangiatori di carne umana; avvalendosi di una rudimentale croce fiammeggiante riescono a respingerli nelle bare, che in seguito essi gettano in mare, sperando così di avere in questo modo allontanato da loro la minaccia dei mostri. Ma i Templari non tardano a riemergere dal mare…

Sceneggiato e diretto da Amando de Ossorio, il film dell’orrore di produzione spagnola “La nave maledetta” (“El buque maldito”) costituisce il terzo capitolo della saga dei Templari tornati in vita con la magia nera, dopo “Le tombe dei resuscitati ciechi” e “La cavalcata dei resuscitati ciechi”. De Ossorio dirige il lungometraggio con professionismo, assicurandogli un buon livello spettacolare (a dispetto dei mezzi limitati a disposizione) e collegando il taglio narrativo anti-conformista e anti-retorico, le atmosfere macabre e gotiche, le situazioni truculente e la contrapposizione tra la modernità avanzata del XX secolo e le arcaiche e aggressive forze provenienti dai secoli passati (metafora dei pericoli incombenti sulla civiltà umana contemporanea).
Gli ideali antropologico-ontologici, etico-morali, sociologico-politici, legislativi meta-giuridici e scientifico-conoscitivi trasmessi dalla comunicazione di massa cinematografica verbale e non-verbale esplicitano da un lato l’arretramento e dall’altro il progresso dell’Essere Spirituale razionalistico-illuministico-idealistico ovvero della Ragione illuministica-idealistica dei soggetti umani e della loro civilizzazione.
Nel primo caso troviamo: la volontà di potenza o di dominio sull’altro-da-sé che si estrinseca negli impulsi animaleschi di sopraffazione, i quali annullano i diritti alla vita e alla libertà degli individui umani; il prevalere degli egoismi nelle relazioni umane, con il sovrapporre se stessi sulle esigenze e sui diritti altrui, calpestando in tal modo l’uguaglianza tra gli esseri umani e l’armoniosa coesistenza sociale.
Nel secondo, la pellicola di de Ossorio sottolinea le seguenti idealità: la cooperazione o il lavoro comune tra più persone al fine di garantire l’interesse generale o pubblico (pensiamo agli uomini che buttano le bare dei Templari in mare); il rifiuto di sottostare ad un potere tirannico, per realizzare la propria libera e democratica autodecisione; la promozione popolare dello studio delle scienze occulte e, in particolare, della stregoneria allo scopo di verificare la brutalità e la brama di supremazia sugli altri in esse implicite; la sensibilizzazione, largamente sociale e democratica, delle coscienze a oltrepassare il dogmatismo materialista e scientista, aprendosi ai fenomeni che trascendono le leggi naturali e le stesse categorie dello spazio e del tempo, rivoluzionando così la visione dell’universo e lo stesso sapere umano; la preparazione pedagogico-didattica delle menti dei soggetti umani e del pensiero dell’opinione pubblica a combattere creature soprannaturali, diaboliche e di altri mondi, animate da cattive intenzioni nei confronti della nostra specie.
Questi ideali fanno parte dello Spirito razionalistico-illuministico-idealistico ossia il pensiero o la cultura popolare che attraversa la lingua spagnola ed altre lingue del mondo, come quella italiana, mediante le traduzioni, gli interpretariati e le mediazioni linguistiche e interculturali, e sono posti dal linguaggio cinematografico de “La nave maledetta” di de Ossorio come degli esempi rispettivamente da respingere e da attuare per far progredire non solo le dinamiche mentali o l’immaginario, ma anche i comportamenti interpersonali e pubblici di ognuno.
Sono discrete, infine, le prove interpretative offerte dagli attori.

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Il Testamento di Magdalen Blair di Aleister Crowley

Aleister Crowley è stato senza ombra di dubbio una delle personalità più discusse e inquietanti di tutti i tempi. Occultista (alcuni lo considerano satanista), tossicomane, geniale provocatore, individuo che fece parlare di sé costruendosi un’immagine inquietante (fu definito ‘l’uomo più malvagio del mondo’), ha lasciato il segno non solo nell’ambito dell’occultismo, ma anche in quelli dell’arte e della creatività. Del resto, lui stesso fu scrittore, poeta, drammaturgo e dopo la sua morte ha influenzato e continua a influenzare tantissimi artisti provenienti dai più svariati ambiti creativi: musicisti come David Bowie e Marilyn Manson; fumettisti come Alan Moore e Grant Morrison; cineasti come Kenneth Anger che fu, peraltro, uno dei suoi discepoli, e persino poeti insospettabili come Fernando Pessoa, giusto per citare qualche nome. Oltre a scrivere trattati di magia come il fondamentale Magick, Crowley non trascurò, quindi, la narrativa e spesso produsse racconti. Il Testamento di Magdalen Blair è, appunto, una short story originariamente pubblicata nel 1909 sulla rivista The Equinox da lui fondata e che, secondo molti, anticipò lo stile delle riviste underground degli anni sessanta. Potremmo definire il racconto ‘gotico’, considerando che predominano atmosfere cupe e perturbanti. La vicenda è narrata in prima persona da Magdalen, una ragazza che ha la capacità di leggere i pensieri delle persone e di anticipare determinati eventi con una precisione incredibile. Il giovane Arthur si innamora di lei e la sposa ed è a questo punto che inizia un vero e proprio incubo. Gli eventi terrificanti narrati da Crowley, però, sono caratterizzati da una costante ambiguità e possono essere interpretati in svariati modi. Arthur si ammala ed è subito evidente che non riuscirà a salvarsi. Ma si tratta davvero di una malattia o un demone infernale ha preso di mira l’uomo? E se, invece, la responsabile fosse Margaret che con le sue strane facoltà ha inconsapevolmente compromesso la salute del consorte? La domanda fondamentale, tuttavia è un’altra: Margaret è forse pazza e ciò che racconta è solo il frutto di un suo delirio? Crowley costruisce abilmente una storia caratterizzata dalla suspense che per certi versi, facendo i debiti distinguo, mi ha fatto pensare ai racconti di H.P. Lovecraft. A modo suo, è influenzato pure dalle teorie psicoanalitiche e si percepisce il tema dello sdoppiamento della personalità. A volte l’autore anticipa addirittura alcune odierne teorie della fisica quantistica. Di conseguenza, malgrado il racconto possa risultare a tratti un po’ datato nello stile, non è privo di interesse e potrà risultare gradito ai fan del Magus e agli estimatori della narrativa orrorifica.

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Paranormal Activity – Parente prossimo di William Eubank

Paranormal Activity – Parente prossimo di William Eubank
(Usa /2021)
Durata: 98′ Genere: Orrore

Margot è una regista di documentari, la quale si reca presso una remota comunità amish per avere notizie sulla madre scomparsa e conoscere i suoi parenti. La ragazza viene accolta non proprio in maniera calorosa ma nonostante ciò non le impediscono di fare riprese insieme alla troupe. Margot non riesce a dormire la notte a causa di strani rumori provenienti dalla soffitta e dal ritrovamento di lettere misteriose firmate da sua madre che non fanno altro che complicare la sua ricerca della verità…ma non è tutto. Scoprirà che la famiglia è una setta cristiana volta a combattere il demone Asmodeus, ma per riuscire in questo hanno bisogno di sacrificare una giovane donna…

Nel 2007 fa la sua comparsa il primo Paranormal Activity sbancando al botteghino. Ne susseguiranno poi 4 sequel e 2 spin-off entrando così di prepotenza nel panorama horror. A distanza di 8 anni dall’ultimo PA:Dimensione Fantasma ecco che ritorna nel 2021 diretto da William Eubank (The Signal, Underwater) in una veste tutta nuova. Il film non si collega in nessun modo ai film precedenti, né in personaggi né in eventi, abbandonando anche la modalità telecamere fisse di sorveglianza per fare spazio a riprese in diretta in stile falso documentario. Lo spettatore , dopo essere stato coinvolto nel viaggio di Margot, si troverà di fronte alla tipica comunità amish trattata in molti horror, con la sua tipica atmosfera ostile nei confronti di estranei e della tecnologia. Ma anche con quel suo ovvio e scontato alone di mistero che nasconde chissà quale inquietante segreto, e a tal proposito ci troviamo di fronte a momenti claustrofobici e jumpscare di vario genere inaspettati ma dal sapore di già rivisto (ma pur sempre efficaci). Purtroppo tutto il resto cade molto nella prevedibilità ma che tutto sommato il film riesce a coinvolgere lo spettatore accompagnandolo verso una rivelazione finale sorprendente e ricca di momenti terrificanti, complice un buon lavoro quello del cast molto ben calato nei loro personaggi.

In conclusione si può dire che questo ritorno di Paranormal Activity è abbastanza soddisfacente rispetto al clima di scetticismo che gli girava intorno. Godibile nella sua prevedibilità e apprezzabile nei cambiamenti sopra citati. Quindi mettetevi comodi e godetevi lo spettacolo… in attesa del sequel già annunciato (Paranormal Activity:The Other Side).

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Into The Badlands dei Sviet Margot

Gli Sviet Margot sono una band italiana che stupisce con questo nuovo album grazie ad un riuscitissimo mix tra hard rock, elettronica e progressive. La voce femminile di Tiziana Giudici riesce ad incantare e stupire in ogni fase dell’album, raggiungendo picchi altissimi di tecnica e feeling in “Crystal Tears”, brano che mette in evidenza il lato più intimo di questa band.

Per il resto del disco abbiamo tantissime potenziali hit, tutte cantabili e ballabili, e sin dalla prima traccia, “All I Need” si può respirare una vitalità espressiva notevole, oltre che una tecnica di tutti i musicisti invidiabile. Sicuramente la proposta degli Sviet Margot non è facile da inquadrare perchè è trasversale e attraversa molti generi e la passione per per il J. Rock viene a galla in questo album, dando un vago sapore orientaleggiante a molte tracce.

Il lavoro di chitarra è egregio, riesce a mutare a seconda dei brani e quindi risulta eclettico, così come anche batteria e basso che sono al top della forma. E’ un disco quindi diretto ma che va ascoltato più volte, anche perchè contiene tredici tracce e in un certo modo ognuna è diversa dall’altra.

Un ricco viaggio sonoro che catapulta gli Sviet Margot tra le formazioni più valide e promettenti della nostra Italia.

SVIET MARGOT “Into The Badlands” (Full-length, Autoprodotto, 2023)

Tracklist:
01. All I Need
02. Tales & Tales
03. Crystal Tears
04. Distante Da Chi
05. Waterfire
06. Limitless Change
07. Into The Badlands
08. Blood Lipstick
09. Hope In Fire
10. Blue Mind
11. Wings Of A Star
12. Angel Of The Moon
13. Margot

Line-up:
Tiziana Giudici – Cantante, autrice e compositrice.
Alessandro Galizi – Bassista, chitarrista, arrangiatore e songwriter
Andrea Guidi – Chitarrista ritmico/solista




Demone di Alis

Alis e una cantante romana che si butta nella mischia del rock italiano (e cantato in italiano) con questo ep di ben sette tracce. Il titolo “Demone” appare calzante con ciò che Alis vuole esprimere, soprattutto nei suoi testi. Un messaggio di ribellione verso sistemi prestabiliti e persone “tossiche”, e quindi la volontà più che manifesta di poter vivere sereni e non schiavizzati.

La musica è riottosa al punto giusto ma cerca comunque sempre un contatto con la commercialità. In questo senso Alis è bravissima a non scadere in alcuni tranelli: il primo di questi è di non accodarsi a certo pop-rock di matrice italiana, e poi allo stesso tempo di saper rimanere in bilico tra un rock alternativo duro al punto giusto e melodie di voce molto memorizzabili. Irresistibili i ritornelli, che da subito rimangono impressi. Non a caso i migliori sono stati scelti come singoli, e quindi parliamo di “Ossigeno”, “Vai Al Diavolo” e “Appartengo Alla Luna”. Se ci fosse la possibilità io prenderei in considerazione anche un altro brano come singolo, ovvero “Ribelle”, che si presterebbe molto bene come hit e aggiungerebbe ancora più attitudine rock all’immagine di questa artista davvero bravissima. Ovviamente lei è la super protagonista in questo album grazie alla sua bella voce e bella presenza, ma il disco è suonato bene da tutti e ha un missaggio perfetto.

Io non stravedo per tracce più pop-oriented come “Fragile” ma c’è da apprezzare che anche in queste i testi non sono banali e che la musica mantiene comunque una dignità rock ben marcata. Al di là di considerazioni personali, io intravedo una grande maturità in questa artista e un grandissimo potenziale. Vedremo se Alis riuscirà ad avere la meglio in un mondo musicale che appare sempre più “distratto” verso coloro che meritano e troppo attento verso coloro che non meritano niente…Incrociamo le dita per lei!

Tracklist:

1. Lividi
2. Appartengo alla Luna
3. Ossigeno
4. Vai al Diavolo
5. Demone
6. Fragile
7. Ribelle

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