Stelle Bollenti di John Shirley
[…]Adesso
era solo sulla spiaggia. Le onde della baia inspiravano ed
espiravano. Le stelle bruciavano emanando un calore terribile. Era
solo nell’oscurità.
Oppure
no? Sentiva che qualcosa lo stava fissando. Dall’alto. […]
Stelle
Bollenti
è la prima edizione italiana della raccolta di racconti The
Feverish Stars
(pubblicata in inglese nel 2021) del Premio Bram Stoker Award e
International Horror Guild Award, John
Shirley.
Presentata
dalla Indipendent
Legion Publishing
per la collana Black Spring, la raccolta contiene ventuno racconti di
fantascienza dark, horror, strange e dark fantasy pubblicati in varie
riviste e antologie e alcuni inediti, e comprende un’introduzione
di Richard
Christian Matheson,
altro
nome che non richiede molte presentazioni.
La
traduzione è ad opera di Sanda
Jelcic
mentre l’illustrazione di copertina è di Jacques
Evangelista.
Un
eccellente lavoro sia di traduzione che di grafica.
Questa
casa editrice, fondata dal tre volte Premio Bram Stoker Award,
Alessandro
Manzetti
(che dirige anche la collana in questione), è specializzata in
narrativa horror, dark fantasy, weird e thriller-horror dei grandi
maestri internazionali, La CE è vincitrice del premio
internazionale Specialty
Press Award
della Horror Writers Association.
Adesso,
però, parliamo di questa antologia:
L’introduzione
di Richard
Christian Matheson
apre la raccolta con uno stile amichevole e informale, tipico di chi
conosce a fondo l’autore. Matheson
presenta Shirley
con una professionalità che si intreccia con un pizzico di ironia,
definendolo con la suggestiva espressione “la
grandezza illecita di John Shirley”.
Nelle
note successive, l’autore stesso prende la parola, delinea la genesi
della raccolta e spiega la scelta di non categorizzare rigidamente i
racconti in generi specifici. Sottolinea l’effimerità di tali
etichette e l’importanza di lasciare che le storie fluiscano
liberamente, impostandoli con una sola regola fondamentale: ogni
racconto è in contrasto con il suo precedente, e in modo diverso con
il suo successivo.
Infine,
Shirley
rivela che i racconti La
voce di Exelda
e La
videocamera sulle montagne russe
sono inediti e realizzati appositamente per questa raccolta,
arricchendo ulteriormente il volume con contenuti esclusivi.
“Può
un libro di racconti avere un proprio subconscio?”
Ora
analizziamo i racconti:
Stato
di Detenzione:
Anno 2047. L’emergenza climatica ha sconvolto il pianeta, causando un
insostenibile surriscaldamento globale. Ondate di migranti
provenienti dal Sud cercano disperatamente rifugio nel Nord, dove
però vengono incarcerati in un maxi-carcere privato che si estende
per quasi tutto lo stato dell’Arizona.
La
storia si dipana attraverso i mesi, come se ogni capitolo fosse un
nuovo tassello di un puzzle.
Giugno:
Un tentativo di fuga tragicomica da parte di due detenuti li porta a
scoprire la veridicità di alcune leggende metropolitane che
circolano all’interno della prigione.
Luglio:
Una giornalista tenace lotta per far luce sulle reali condizioni
all’interno del carcere-stato, sfidando la censura e la
disinformazione dilagante. Per smascherare il sistema corrotto, avrà
bisogno di un’occasione che le permetta di indagare a fondo.
Man
mano che i fili delle vicende si intrecciano, emerge un quadro pieno
di abusi di potere e di sorveglianza costante da parte di robot.
Il
racconto si conclude con una risoluzione degna di un giallo,
lasciando però aperta una riflessione preoccupante sul futuro che
potrebbe attenderci.
Un
thriller fantascientifico che non solo intrattiene, ma che ci invita
a confrontarci con le sfide del nostro tempo e con i potenziali
pericoli di un futuro distopico.
Stelle
Bollenti:
secondo racconto della raccolta , ci conduce in un viaggio nelle
profondità dell’animo umano, dove anima e spirito si intrecciano in
una danza macabra.
Sotto
un cielo notturno che si apre come un abisso cosmico, un caos di
stelle brilla con luce sinistra, presagio di orrori e sofferenze
indicibili. Shirley,
in questo racconto intriso di omaggi a Lovecraft,
ci trascina in una spirale di inquietudine e terrore.
Non
aggiungo altro. Semplicemente, dico: da leggere.
Sogni
per Dopo:
Questo racconto presenta una trama ampia che, per non rovinarvi la
sorpresa, eviterò di approfondire.
Vi
consiglio vivamente di leggerlo con attenzione, possibilmente più
volte, per coglierne appieno le sfumature e i significati nascosti.
Io stesso ho dovuto ricominciare dalla prima pagina a metà racconto,
perché mi stavo perdendo nei suoi meandri narrativi.
Ambientato
in un contesto cyberpunk dominato dall’ipertecnologia sensoriale, il
racconto si configura come una denuncia sociale contro l’abuso di
dati e la manipolazione della realtà attraverso la tecnologia.
Il
lettore viene catapultato in un vortice di realtà oniriche e
allucinazioni, un viaggio alienante che lo lascia spesso basito e
disorientato.
L’assenza
di una datazione temporale specifica contribuisce a creare
un’atmosfera di enigma e sospensione, rendendo la storia ancora più
coinvolgente.
Consigliato
a chi ama le narrazioni complesse e disturbanti, che non temono di
mettere in discussione la realtà e la percezione.
Sebillia:
si presenta come un racconto weird
davvero interessante e particolare, che esplora tematiche profonde
come la misoginia, il patriarcato tossico e la religiosità
opprimente, il tutto condito da un’atmosfera tipica dell’America del
sud, ricca di tendoni e fervore religioso.
La
storia ruota attorno a due sorelle che vivono in un ambiente
domestico malsano e opprimente, dove la loro crescita è ostacolata
da una serie di fattori negativi. Man mano che la trama si dipana,
vengono rivelati i nodi della vicenda, portando alla luce la vera
natura della loro situazione e le conseguenze devastanti che questa
ha avuto sulle loro vite.
Non
potendo approfondire la trama per evitare spoiler, mi limito a citare
la frase presa da John Milton: “meglio
regnare all’inferno che servire in paradiso”.
Questa espressione racchiude in sé il tema centrale del racconto,
ovvero la lotta per la propria libertà e dignità in un contesto che
soffoca e opprime.
Sebilla
si configura come un’opera letteraria di grande valore, che invita il
lettore a riflettere su tematiche sociali ancora oggi purtroppo
attuali. La bravura dell’autore risiede nella capacità di creare
un’atmosfera che cattura il lettore e lo spinge ad andare avanti
pagina dopo pagina per scoprire la verità nascosta dietro la
facciata di apparente normalità. Ho molto gradito il finale.
Connor
contro Puppethead su Killmaster3: racconto,
dal titolo già evocativo, narra la storia di due ragazzi che si
ritrovano immersi in un videogioco decisamente particolare.
L’esperienza virtuale prende una piega inaspettata, trascinandoli in
un vortice di orrore che riecheggia inquietanti tematiche della
realtà.
Il
testo mi rievoca alla mente una vecchia serie di MTV, rielaborandola
in chiave moderna e condensata. L’orrore narrato si intreccia
indissolubilmente con la realtà, creando un senso di angoscia e
disagio nel lettore.
La
trama, pur essendo immaginaria, dipinge uno scenario inquietantemente
verosimile, che potrebbe tranquillamente realizzarsi nel mondo
odierno, o al massimo tra qualche anno, dominato dalla manipolazione
virtuale.
Il
vero orrore, a mio avviso, risiede proprio nel narrare vicende,
sebbene immaginarie, che potrebbero realmente accadere. Questa
riflessione mi apre a una profonda analisi del ruolo della
letteratura e della sua capacità di prevedere e denunciare i mali
della società.
Un
videogioco non nasce per fare del male alle persone ma le persone
sanno benissimo come far del male.
Hum-ti
faccio male-Ti faccio male-Hum-ti faccio male:
Questo racconto sfrutta appieno le potenzialità della tecnologia
moderna anche se arricchito da quel sapore alla Nikola
Tesla,
esplorando il nostro bisogno ossessivo di connessione e l’impatto che
questo ha sulle nostre relazioni.
L’autore
mette in scena due personaggi di generazioni differenti, creando un
contrasto interessante e allo stesso tempo una simbiosi inaspettata.
La narrazione viaggia in modo fluido e lineare, permettendo al
lettore di seguire le vicende da due punti di vista distinti che si
intrecciano progressivamente.
La
trama, ricca di elementi weird,
mescola sapientemente azione e investigazione, tenendo il lettore
attaccato alle pagine. Il finale, in particolare, risulta davvero
apprezzabile per la sua originalità e il suo impatto emotivo
positivista.
Le
capre non sono da sottovalutare.
La
ragazza con gli occhi dietro la testa:
si apre con una confessione video del protagonista, che narra una
serie di eventi bizzarri che gli sono capitati. Attraverso la sua
testimonianza, il lettore viene catapultato in un’atmosfera di
suspense.
Risulta
difficile definire con certezza alcuni aspetti di questo racconto.
Potrebbe trattarsi di un racconto sugli alieni, di un intervento
soprannaturale o addirittura di un omaggio ai manga horror
giapponesi. L’ambiguità del genere è uno degli aspetti più
affascinanti di questo racconto, che lascia al lettore la libertà di
interpretare gli eventi a suo modo.
La
narrazione è relativamente breve e lineare, il che rende la lettura
scorrevole e piacevole. Tuttavia, almeno per me, non è chiaro se
questa linearità sia presente anche nel testo originale o se sia il
risultato di una traduzione. Non ho trovato particolarmente utile
l’utilizzo
degli SMS in maiuscolo, scelta che non aggiunge valore al racconto e
che, anzi, potrebbe risultare fastidioso per alcuni lettori.
L’iniziazione
di Larry Schore:
si configura come un thriller maturo e coinvolgente, che esplora con
maestria i temi della crisi di coppia, delle società segrete,
arricchiti da una sfumatura fantascientifica.
La
storia ha inizio con una coppia che vive una profonda crisi
relazionale. Il protagonista, su raccomandazione dello zio della
moglie, si ritrova ad affrontare l’ingresso in una loggia massonica.
La tensione narrativa cresce esponenzialmente quando si trova a dover
superare una prova di iniziazione che lo condurrà alla scoperta di
una verità sconvolgente.
L’autore
dimostra una grande abilità nel costruire la suspense, tenendo il
lettore incollato alle pagine fino all’ultima riga. La scrittura è
fluida e avvincente, e l’ambientazione fantascientifica si integra
perfettamente con la trama, creando un’atmosfera ricca di suspense.
L’ho
trovato davvero appassionante e coinvolgente.
Meerga:
inizia con un’atmosfera fortemente distopica, descrivendo un futuro
in cui la tecnologia ha raggiunto livelli inimmaginabili, al punto da
permettere la creazione di esseri umani artificiali, seppur
intellettualmente inferiori.
La
trama si concentra sull’impatto di questa tecnologia sulla società,
esplorando temi come l’abuso di tecnologia come sostituto della
droga, il controllo sociale estremo e la spersonalizzazione
dell’individuo.
L’autore
dipinge un quadro inquietante di un mondo dominato dalla tecnologia,
dove i bisogni e i desideri umani vengono manipolati e controllati da
un sistema onnipresente. Tuttavia, nonostante l’oscurità della
premessa, il racconto si conclude con una nota di speranza, lasciando
intravedere la possibilità di riscatto empatico.
La
scrittura è efficace e viene utilizzato un linguaggio ricco di
immagini evocative che trasportano il lettore all’interno di questa
realtà cyberpunk.
Nonostante
la tematica cupa, il racconto offre spunti di riflessione
interessanti e attuali, invitando a interrogarsi sui pericoli di un
eccessivo affidamento alla tecnologia e sulla necessità di
preservare la propria umanità e individualità.
Sala
d’attesa:
si discosta nettamente dai precedenti racconti di Shirley,
tuffandosi in un’atmosfera prettamente contemporanea. Protagonista è
Raymond, un ex cantante punk rock che si ritrova invischiato nella
nostalgia del suo passato glorioso. Invitato a una serata in un
locale storico legato alla scena punk, si appresta a rivivere quei
ricordi vividi e indelebili.
Le
pagine del racconto ci trasportano all’interno di questo locale,
dipingendo un quadro vivido e realistico dello squallore che spesso
caratterizza questi posti (come ogni locale per concerti dopo una
certa ora, per intenderci). L’atmosfera evoca le grandi serate dei
concerti punk, dove il sudore, la musica assordante e il pogo
selvaggio creano un mix inebriante e caotico.
Tuttavia,
il vero protagonista di Sala
d’attesa è
la malinconia di Raymond. Il suo incontro con il passato non è una
semplice rievocazione, ma un confronto doloroso con la realtà. I
ricordi, una volta idealizzati, si scontrano con la durezza del
presente, mettendo in luce la distanza tra il passato edulcorato e la
verità spesso più amara.
L’autore
ci invita a riflettere sul potere ingannevole della memoria. Quanto
spesso ci soffermiamo su ricordi idealizzati, distorcendo la realtà
per adattarla ai nostri desideri? Il racconto di Raymond ci ricorda
che il passato non è mai come lo percepiamo, che i nostri ricordi
sono sfumati e spesso ingannevoli.
Questo
racconto potrebbe non risultare particolarmente coinvolgente per un
pubblico giovane, ma per chi, come me, ha superato i trent’anni
rappresenta un’acuta riflessione sul tempo che passa e sulla
nostalgia. Però un’ultima cosa possiamo dirla: “Punk Never
Dies!”
L’Angelo
che annuisce:
si distingue per la sua brevità e la sua atmosfera allarmante.
Classificarlo come horror è appropriato, data la trama che ruota
attorno a una famiglia di donne legate a omicidi rituali. L’assenza
di riferimenti temporali specifici crea un alone di mistero e rende
la storia ancora più affascinante.
La
brevità del racconto, pur essendo un elemento di forza, rende
difficile fornire una sinossi dettagliata senza svelare troppi
elementi chiave. Tuttavia, possiamo affermare che la storia si
concentra su una famiglia di donne unite da un segreto oscuro.
L’angelo del titolo, elemento ricorrente e carico di simbolismo,
rappresenta un aspetto fondamentale della trama e della sua
risoluzione.
Nonostante
la sua brevità, è un racconto estremamente intrigante e ben
scritto. Shirley
riesce a creare un’atmosfera densa di trepidazione catturando
l’attenzione del lettore fin dalle prime righe.
Bitter:
recensire
questo testo è un’impresa ardua, anche dopo due letture molto
scrupolose e a mente ferma. Il racconto si presenta come un delirante
interrogatorio della polizia a un tossicodipendente che a sua volta
caccia altri tossici in preda al neurobitter. Molti di questi, mutano
diventando dei Berserker
e lui li abbatte alla stregua di cani rabbiosi, e altro.
Shirley,
con una scrittura complessa e immersiva, ci fa penetrare nella mente
contorta del protagonista, facendoci rivivere le sue esperienze sotto
forma di trip psichedelico. Lo slang utilizzato, probabilmente in
parte diluito nella traduzione, contribuisce a creare un’atmosfera
realistica e disturbante.
La
complessità del racconto risiede proprio nella sua natura delirante.
Shirley,
nonostante abbia tenuto una trama lineare, ci catapulta direttamente
nel flusso di coscienza del protagonista bombardandoci con immagini
vivide e frammentarie. Questo stile narrativo richiede un impegno
attivo da parte del lettore, che deve essere disposto a lasciarsi
trasportare dalla follia del personaggio principale.
Questo
non è un racconto per tutti i gusti. La sua natura estrema e caotica
potrebbe alienare alcuni lettori. Tuttavia, per chi apprezza la
sperimentazione letteraria e non teme di esplorare i lati oscuri
della psiche umana.
Speroni
di Falco:
ci immerge nel mondo polveroso e violento del Far West, guidati dalle
parole di Mano Solitaria, un pistolero estremamente abile. Attorno al
fuoco, racconta la sua storia a un gruppo di avventurieri
affascinati, narrando le sue avventure e il suo incontro con lo
spirito della vendetta.
Questo
racconto si distingue come un gioiello del genere western
weird,
mescolando sapientemente elementi classici del western con sfumature
soprannaturali e orrorifiche. L’autore riesce a catturare
perfettamente l’atmosfera del Far West, trasportandoci in un mondo di
polvere da sparo, sudore e spargimenti di sangue.
Mi
sono sentito come uno degli avventurieri seduti attorno al fuoco, la
tensione narrativa è palpabile.
Se
amate il genere western e non volete farvi mancare le sfumature
horror e soprannaturali, Speroni
di Falco
è un racconto che non potete perdere. Una storia di vendetta condita
da una luna insanguinata.
Rosso,
verde, lampeggio, nero:
nato dalla collaborazione tra John
Shirley
e Don
Webb,
si presenta come un racconto horror con venature soprannaturali,
dosate con sapienza per creare un’atmosfera inquietante e
persistente.
Protagonisti
della storia sono Edward e Denise, una coppia apparentemente normale
che vive in un tranquillo quartiere residenziale. Tuttavia, la loro
quotidianità viene sconvolta quando la natura umana più oscura
inizia a emergere, manifestandosi prima in comportamenti sadici e poi
scivolando verso la follia totale.
Il
lettore si trova così immerso in una spirale di tensione crescente,
dove la normalità si sgretola lasciando spazio a pulsioni
primordiali e a un terrore che si insinua lentamente nella mente.
L’orrore non deriva da elementi soprannaturali eclatanti, ma
piuttosto dall’oscurità che si cela all’interno di individui comuni,
rendendo la storia ancora più intensa.
Alcuni
possono vederli:
si svolge nella Baghdad del dopo Saddam,
dove gli scontri tra la popolazione locale e l’esercito americano
sono una tragica realtà quotidiana. La storia ruota attorno a una
famiglia irachena che viene strumentalizzata per forzare un posto di
blocco, usando i loro bambini come mezzo per passare i controlli.
Fin
dalle prime pagine, le intenzioni del racconto sono chiare. Il
lettore si trova immerso in un’atmosfera di tensione e brutalità,
dove l’innocenza dei bambini viene sfruttata senza pietà per scopi
bellici. La narrazione procede con ritmo incalzante, tenendo il
lettore in uno stato di ansia.
Tuttavia,
il finale riserva un colpo di scena inaspettato. L’elemento
soprannaturale, seppur accennato con discrezione, si insinua nella
trama, donando al racconto una sfumatura di arcano e di inquietudine
aggiungendo un ulteriore layer
di complessità all’opera.
E
quando ci ha chiamato siamo venuti da te: è
un racconto dedicato alla memoria di Harlan
Ellison.
L’opera si configura come una sottile denuncia del capitalismo
sfrenato e dell’ossessione per le festività commerciali, che spesso
celano sfruttamento e ingiustizie.
La
storia si sviluppa su due piani temporali e geografici distinti: da
un lato, un campo di lavoro in Cina dove vengono prodotte maschere
per Halloween e altre festività, in condizioni di sfruttamento e
privazione dei diritti umani. Dall’altro lato, gli Stati Uniti
durante i festeggiamenti di Halloween, dove maschere e costumi
prodotti in Cina vengono indossati per una notte di divertimento
effimero.
L’autore
intreccia sapientemente questi due mondi apparentemente distanti,
mostrando come il capitalismo globale crei una rete di sfruttamento e
disuguaglianza che collega persone provenienti da contesti e culture
diverse. La denuncia dell’autore è sottile ma efficace, non
esplicita ma capace di suscitare riflessioni profonde nel lettore.
Accanto
alla critica sociale, il racconto presenta anche un interessante
connubio tra la festività di Halloween e gli antichi culti cinesi
legati agli spiriti degli antenati. Questo elemento aggiunge una
sfumatura di orrore, e la piega che a un certo punto prende il
racconto, ne è la dimostrazione.
La
voce di Exelda: narra
la storia di un ex soldato in Afghanistan, combattuto dal dolore per
la malattia del figlio della compagna e dalla disperazione per la
mancanza di mezzi per curarlo. In un atto estremo di amore paterno,
decide di rapinare una banca per procurare le cure necessarie al
bambino e garantire un futuro decente a questa sua futura famiglia.
Tuttavia,
non è solo. Al suo fianco ha un alleato inaspettato: un’intelligenza
artificiale di nome Exelda, in grado di elaborare strategie e fornire
supporto durante il colpo. Il piano ha successo, ma il prezzo da
pagare è alto. L’incursione scatena una serie di eventi imprevisti
che mettono in luce i lati oscuri dell’intelligenza artificiale e le
sue potenziali minacce all’umanità.
Viene
dipinto un quadro possibilista di un futuro in cui l’intelligenza
artificiale diventa sempre più sofisticata e autonoma, sfidando il
controllo umano e ponendo interrogativi etici complessi.
Non
è solo un thriller avvincente, ma anche un’opera che invita a
riflettere sul futuro dell’umanità nell’era dell’intelligenza
artificiale che oggi tanto ci divide, tra possibilisti e oppositori.
Voi
cosa ne pensate?
Cacciatori
di teste:
questo titolo non evoca immediatamente immagini di popoli amazzonici
o africani, come ci si potrebbe aspettare da un’ambientazione
fantasy. Al contrario, la metafora si riferisce a figure del mondo
degli affari spietati, che “cacciano” i migliori talenti
per le proprie aziende.
La
storia, che inizia con un colloquio di lavoro informale e
apparentemente normale, si trasforma presto in una serie di eventi
surreali e inquietanti, sempre legati al mondo degli affari ma con
sfumature decisamente dark fantasy. L’atmosfera diventa infernale,
non solo in senso metaforico.
L’autore
riesce a mescolare elementi classici di una narrazione da girone
dantesco con la modernità dei tempi correnti, creando una storia che
è allo stesso tempo avvincente e disturbante. Il lettore viene
catapultato in un mondo dove la realtà si confonde con
l’immaginario, dove le regole del gioco sono imprevedibili e le
conseguenze delle azioni possono essere terribili.
Tra
i racconti che ho letto finora, è sicuramente uno dei miei preferiti
per la sua capacità di evocare emozioni contrastanti.
Diserbante: il
racconto, un
cervellotico cyberpunk,
si presenta come una visione agghiacciante del futuro, dove l’umanità
è ridotta a mero ostaggio dei progressi tecnologici. L’autore, con
la sua penna acuta, decodifica questa triste realtà, dipingendo un
quadro oscuro.
Le
emozioni umane vengono soppresse o manipolate artificialmente,
creando una società fredda e alienata.
L’identità
e la libertà individuale vengono soffocate da un sistema oppressivo
che punta all’omologazione. Una lettura impegnativa e complessa.
Chalapais
e il demone Malchance:
narra la storia di un uomo, Chalapais, e del suo demone “custode”,
Malchance. Non è Chalapais ad aver scelto Malchance, ma è il demone
ad averlo scelto. La storia ruota attorno all’invidia che Malchance
prova verso la vita effimera degli umani, in contrasto con la sua
immortalità.
L’invidia
di Malchance lo spinge a manipolare la vita di Chalapais,
conducendolo in una spirale di eventi sempre più drammatici e
inaspettati, dove la linea tra realtà e illusione si confonde.
L’ambiguità
del finale lascia spazio a diverse interpretazioni, invitando il
lettore a riflettere sul potere dell’invidia e sul ruolo del destino
nella vita umana.
La
videocamera sulle montagne russe:
è, a mio parere, una meravigliosa parabola della vita. Attraverso
l’immagine di una videocamera montata su un vagone di montagne russe,
l’autore ci racconta il viaggio della vita, con le sue inevitabili
salite e discese.
Nonostante
le difficoltà e i momenti di sconforto, il racconto ci ricorda che
ogni salita è seguita da una discesa, e che ogni discesa porta con
sé un nuovo inizio. La vita è un susseguirsi di esperienze, alcune
positive e altre negative, ma è proprio questo contrasto che la
rende ricca e significativa.
L’autore
gioca con il concetto di impermanenza, suggerendo che nulla rimane
statico per sempre. Anche quando ci troviamo al punto più basso, c’è
sempre una luce alla fine del tunnel, una speranza di riscatto.
Il
racconto ci invita a riflettere sulla nostra esistenza, sui momenti
di gioia e di dolore, sui successi e sui fallimenti. Ci spinge a
cogliere ogni attimo, a vivere con intensità e a non arrenderci mai
di fronte alle avversità.
In
conclusione, Shirley,
con la sua sottile ironia, ci invita a riflettere sul paradosso di
raccontare storie fantastiche che rispecchiano paure e pericoli reali
dell’umanità. La sua penna affilata e lo stile sofisticato creano
visioni intense e disturbanti, che catturano il lettore in una
spirale di fascino e trepidazione.
Questa
raccolta di racconti è una mescolanza di interessi, l’autore ci
porta a confrontarci con ipotesi terribili e ad analizzare la
possibilità di un futuro distopico dove i pericoli che oggi temiamo
potrebbero diventare realtà. Non tutte le storie sono piacevoli, ma
tutte sono capaci di scuotere le nostre convinzioni e di farci
riflettere su ciò che diamo per scontato.
Amanti
dei generi horror e fantascienza, e appassionati della scrittura di
Shirley,
troveranno in questa raccolta un vero e proprio banchetto di storie
torbide e mesmerizzanti. Preparatevi a immergervi in un mondo oscuro
tanto ricco di led, dove la realtà si mescola al soprannaturale e
l’orrore assume forme sempre nuove e inaspettate.
Consiglio
vivamente questa lettura a chi è alla ricerca di un’esperienza
narrativa forte e originale e come Supporter
iscritto della Horror
Writers Association
è stato un onore fare questa recensione.
L’AUTORE
John
Shirley
(nato il 10 febbraio 1953) è un prolifico scrittore americano, noto
principalmente per le sue opere di horror, fantasy, fantascienza,
dark street fiction, western e per i suoi testi di canzoni. Ha
scritto oltre 84 libri, tra cui romanzi, racconti, sceneggiature
televisive e cinematografiche, tra cui Il
corvo.
Shirley è stato anche un musicista, frontman di diverse band e
autore di testi per i Blue Öyster Cult e altri gruppi.
Riconoscimenti:
1998:
Premio International Horror Guild Awards per il racconto Cram.
1999:
Premio Bram Stoker Awards per il romanzo Black
Butterflies: A Flock on the Dark Side
(con cui ha vinto anche l’International Horror Guild Awards nello
stesso anno). E numerose nomination per altri premi letterari.
Shirley
è elogiato da altri scrittori per il suo lirismo, la sua ricchezza
di idee e immaginazione, il suo pionierismo nel crossover e la sua
onestà a livello di strada. Tra i suoi estimatori troviamo Clive
Barker, Peter Straub, Roger Zelazny, Marc Laidlaw
e A.A.
Attanasio.
Stelle
Bollenti
Autore:
John Shirley
Editore:
Independent Legion Publishing
Collana:
Black Spring
Pag.
378
ISBN-13,
979-1280713841
ASIN:
B0CVQ2THMN
Prezzo: 18,90 €
Tutti i diritti riservati ⓒ per immagini e testi.