Flash Gordon – L’avventurosa meraviglia: mito, immaginario e media

Tutti gli editori cercano il romanzo “gira pagine” ovvero quel romanzo che induce il lettore a girare le pagine una dietro l’altra, voracemente. Quasi sempre, ammesso che esistano, si tratta di romanzi di genere, di solito thriller. Con Flash Gordon – L’avventurosa meraviglia: mito, immaginario e media a cura di Mario Tirino, Nicola Pesce Editore ha trovato il saggio “gira pagine” che si legge tutto d’un fiato. È un volume che raccoglie gli studi di diversi studiosi, sul fenomeno multimediale che è stato Flash Gordon, personaggio alle cui avventure si sono ispirati, ormai da 80 anni, innumerevoli filoni della letteratura fantastica e d’avventura. Flash iniziò la sua personale avventura sui giornali di Randoplh Hearst, il magnate dell’editoria e del King Feature Syndacate, alla cui vita Orson Welles si ispirò per Citizen Kane. Disegnato dall’immenso Alex Raymond, Flash Gordon era la risposta di Hearst a due personaggi concorrenti, Buck Rogers e Brick Bradford, oggi sconosciuti ai più, mentre Flash Gordon continua ad influenzare, pur attraverso contaminazioni, l’immaginario avventuroso. I vari saggi del volume curato da Mario Tirino, scritti da specialisti della cultura di massa, dei media e dei fumetti, raccontano come l’universo narrativo di Flash, si estese rapidamente agli altri media dell’epoca: radio e serial cinematografici, anticipando di decenni la multimedialità del Marvel Comics Universe. La Disney/Marvel/Lucas non ha inventato nulla che non fosse già stato sperimentato. Molti saggi sono dedicati alle tavole straordinarie di Alex Raymond, tutt’oggi inimitabili, per sapienza nella distribuzione di forme, volume, spazi. Raymond si ispirò al Liberty e alla pittura neoclassica da Gericault, a Louis David, a Delacroix, stuzzicando con le sue figure femminili, in abiti fantasiosi e raffinatamente succinti, i lettori dell’epoca. Per Flash, Raymond si ispirò certamente al ciclo di John Carter di Marte di Edgar Rice Burroghs, riprendendo le sua fantastica varietà di popoli, mondi e tecnologia mista a magia e a riferimenti medievaleggianti.

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My Weird Drive In – Cittadino dello spazio

Un giovane e intraprendente scienziato, Cal Meacham (Rex Reason), scampa miracolosamente ad un incidente col proprio aeroplano sperimentale e viene a contatto con una misteriosa ditta di prodotti elettronici che gli invia un kit con cui assemblare un misterioso marchingegno, “L’Interocitore”, sul cui schermo un misterioso individuo (Jeff Morrow), dalla strana conformazione cranica, lo invita nella sua villa/laboratorio per un incontro con altri colleghi scienziati. Subito dopo l’Interocitore si autodistrugge, modello Mission Impossible, e Meacham, dopo aver accettato l’invito dello sconosciuto, si ritroverà in un intrigo a metà fra Ai Confini della Realtà ed un’avventura di 007.

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Home Scary Home di Valeria Cappelletti

Questo saggio sulla casa nel cinema horror americano, dagli anni sessanta al duemila, nasce da una intensa attività di studio e da una enorme documentazione. Ne è prova la miriade di testi citati (riportati tutti nella bibliografia e nella sitografia finali). Inoltre si evince dall’analisi precisa e carica di suggestioni che l’autrice ha visionato centinaia di film attinenti all’argomento in esame. Anche se ovviamente prende in analisi solo quelli più rappresentativi.
Valeria Cappelletti inizia con un’introduzione in cui parla dell’emozione della paura e della morte, i due argomenti clou del cinema horror e, citando Anna Olivero Ferraris, distingue le paure primarie (del buio, della notte, della morte che fanno parte dell’inconscio collettivo) dalle paure secondarie (delle streghe, dei vampiri, dei fantasmi, etc.) che nascono da sovrastrutture culturali ed elaborazioni concettuali. Le seconde servono per dare corpo alle prime che “in quanto concetti astratti, avevano bisogno di assumere forme concrete per essere sconfitte.”
Il cinema horror, per suggestionare lo spettatore, si avvale di entrambe le paure.

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Cineracconto n° 3 – Riflessi sulla pelle di Luca Bonatesta

“Le cose più orribili avvengono
alla luce del giorno.”

Il ragazzino ha paura che suo
fratello maggiore sia vittima di una vampira.

Gli cadono i capelli.

Il padre del ragazzino legge un
romanzo di vampiri.

Vivono grazie a una pompa di benzina.

Sole e campagna.

L’auto si ferma per fare benzina. Il
padre dice al figlio se può occuparsene lui.

Un’auto nera piena di pedofili
assassini.

Gli amici del ragazzino vengono
violentati e ammazzati.

L’auto attraversa impunemente il
paese.

La polizia locale incolpa il padre
del ragazzino, perché, anni addietro, ha fatto sesso con un diciassettene.

“Tuo padre ti ha mai
toccato?”

“Sì. Certo.”

La rana viene fatta gonfiare dai
bambini tramite una cannuccia infilata nell’ano. Poi lanciano una pietra con la
fionda, mentre sta passando la donna che il ragazzino teme sia un vampiro, e il
batrace esplode.

La donna, imbrattata del sangue della
rana, urla.

Le madri dei bambini ammazzati urlano
contro il cielo.

Il ragazzino corre per i campi
avvolto nella bandiera americana.

Il padre, dopo essere stato accusato
dell’omicidio dei bambini, si dà fuoco.

Il ragazzino gioca con le scintille.

Il ragazzino, in ginocchio, urla
sullo sfondo di un sole al tramonto.

FINE

di Luca Bonatesta

(lucabonatesta71@gmail.com)




Cineracconto N° 2 – Flipper di Luca Bonatesta

Nel mare uterino il ragazzo e il
delfino nuotano insieme. Il corpo grigio e lucido del mammifero e quello snello
e muscoloso del suo compagno di giochi si muovono insieme. Come danzatori
sincronizzati. Azzurro. Bianco. Blu scuro. Respiro libero. Respiro trattenuto.
Sorriso del delfino. Il ragazzo è biondo. Indossa solo blue jeans tagliati al
ginocchio.

Un uragano devasta il piccolo
paese. La cittadinanza trova rifugio in una grande stanza. Un uomo vorrebbe
fare entrare anche la propria barca. Il donnone glielo impedisce. Il ragazzo e
la sua amica indossano impermeabili gialli. L’amica ha i capelli neri. Sono
seduti per terra uno accanto all’altra. Alla fine il donnone lascia entrare
l’uomo quando la barca è stata portata via dall’uragano.

Il ragazzo indossa una maglietta
gialla. Siede a tavola con suo padre, il pescatore, e sua madre. Mangiano un
pesce cotto al forno e patate arrosto. Il ragazzo sorride.

Il ragazzo è triste. Suo padre lo ha
rimproverato perché ha trascurato i suoi lavori per giocare col delfino. L’uomo
torreggia sul ragazzo con il suo cappello con visiera. Sono entrambi a torso
nudo. Il mammifero adesso vive in un recinto acquatico vicino alla casa della
famiglia del ragazzo. Il padre libera il delfino nel mare.

Le amiche e gli amici del ragazzo
accorrono numerosi allo spettacolo. Ognuno porta un pesce per pagare
l’ingresso. In scena il delfino che gioca col ragazzo. Capriole. Giravolte.
Salti. Un bambino accarezza la testa del mammifero.

Il ragazzo è abbracciato e accarezzato
dal padre. Sono entrambi a torso nudo. Le braccia muscolose e potenti dell’uomo
avvolgono il corpo snello e glabro del ragazzo che, estenuato, appoggia la
testa bionda sul petto virile e  villoso
di suo padre.

Il ragazzo va in mare aperto con una barca
a remi. Solo. Indossa solo blue jeans tagliati al ginocchio. I giovani muscoli
del corpo snello flettono e risaltano sotto la pelle. I capelli biondi sono
mossi dal vento. Gli occhi, stretti, cercano il delfino.

L’amica presenta al ragazzo il
cugino, più grande di qualche anno e più alto di entrambi. Ha capelli neri e un
corpo più maturo dei due. Sono sulla barca del padre dell’amica. Fanno
immersioni.

Il ragazzo è sdraiato sul suo letto.
Affranto. Fuori dalla sua stanza la madre e il padre discutono. Il padre dice:
“Io gli voglio bene.” La madre replica: “Perchè non glielo
dici?” L’uomo risponde: “Tra uomini non si usa”. La madre dice:
“Non vorrei mai essere un uomo per tutto l’oro del mondo”.

                                                                                                                      FINE.

di Luca Bonatesta

(lucabonatesta71@gmail.com)




Tigers are not afraid di Issa Lopez di Francesca Bimbi

Esistono le fiabe per bambini e le fiabe con i bambini. Questa pellicola è un esempio di racconto in cui i protagonisti sono un gruppo di ragazzini che devono vedersela con cose più grandi di loro e gli adulti non sono di nessun aiuto… anzi sono i loro nemici, spietati assassini che gli danno la caccia in un’atmosfera di violenza crescente, in cui bisogna lottare per sopravvivere.

Trama: Estrella è una ragazzina di 10 anni che vive in un quartiere in cui le lotte fra bande sono all’ordine del giorno e non risparmia nessuno. Un giorno torna a casa da scuola e non trova più la madre. Dopo il primo smarrimento, decide di unirsi a un gruppo di orfani, guidato da un ragazzino di nome Shine, che cercano di sfuggire dai Guascas, una banda locale che rivuole il cellulare che gli è stato rubato. Estrella, perseguitata dal fantasma della madre e dalle voci dei morti che vogliono giustizia, cercherà di farsi accettare dai suoi nuovi compagni per trovare delle risposte.

Il film comincia con la maestra che assegna a Estrella e ai suoi compagni un compito: scrivere una favola con personaggi e elementi caratteristici, come principi, vampiri e desideri. Estrella sceglie la tigre, simbolo ricorrente in tutta la pellicola, che fugge dalla gabbia e sbrana chiunque, identificata come animale regale e coraggioso, che non si arrende mai.

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