Nel cuore delle tenebre di Danilo Arona ed Edoardo Rosati
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Nel cuore delle tenebre di Danilo Arona ed Edoardo Rosati è un’opera consegnata alle mani del pubblico all’interno della collana I narratori del buio, a cura di Luigi Boccia e Nicola Lombardi per conto della Weird Book nel maggio del 2022. Cover realizzata da Alessandro Amoruso.
Non si tratta di un’opera prima, in quanto, come si evince nella prima parte della prefazione ad opera di Rosati, ma di una terza ristampa, una terza nuova – e oscura – rinascita.
L’opera inizia con un capitolo introduttivo che parla di Thomas Ferrarese, un trasportatore notturno che percorre l’autostrada Bologna-Padova alla fine del 1999. Durante un viaggio notturno, si imbatte in un SUV ribaltato al chilometro 98 e in una donna misteriosa che sembra essere vittima di un incidente. Il capitolo introduce un’atmosfera inquietante e sfumature di tensione, con elementi di mistero legati a un incidente e a visioni disturbanti.
La storia si dipana attraverso un mosaico narrativo che salta tra epoche e protagonisti, collegando eventi distanti attraverso un filo conduttore fatto di misteri irrisolti, scienza spinta oltre i suoi limiti e forze soprannaturali.
Nel cuore delle tenebre è un’opera che intreccia magistralmente il genere horror con la narrativa weird, creando un tessuto narrativo dove scienza, spiritualità e mistero convivono in un dialogo inquietante e avvincente. Il romanzo esplora le profondità dell’umano e del sovrumano, intrecciando storie apparentemente distinte in un quadro unitario e oscuro. La dicotomia tra scienza e sovrannaturale, la dualità tra paura e sopravvivenza e il legame tra eredità e coscienza.
Il romanzo si distingue per la capacità di creare atmosfere immersive, attraverso descrizioni ricche di dettagli e simbolismo. Le scene horror e soprannaturali sono rese con un linguaggio denso e carico di tensione.
Il Ritmo variegato in cui si alternano momenti lenti e riflessivi a scene di azione e suspense, crea un effetto di crescendo che culmina in un finale aperto e filosofico, che a qualcuno potrà non piacere ovviamente, ma personalmente l’ho trovato adatto.
In conclusione, è un romanzo che spinge il lettore a riflettere sulle forze invisibili che governano la realtà, unendo elementi sia Weird che dell’horror. Nonostante qualche complessità strutturale, è un’opera che colpisce per la sua ambizione tematica e la qualità del suo stile. Ideale per gli amanti del mistero e dell’horror filosofico, rappresenta un contributo significativo alla letteratura italiana di genere.
GLI AUTORI
Danilo Arona, alessandrino classe 1950, è il più autorevole scrittore horror italiano. Con circa sessanta libri all’attivo tra narrativa e saggistica, Arona si è distinto inoltre come giornalista, ricercatore, e anche chitarrista rock negli anni ’70. Ha esercitato un’enorme influenza su generazioni di scrittori, creando una personalissima impronta che cavalca la linea sottile tra reportage giornalistico e narrativa fantastica, in cui la mescolanza tra attualità, folklore, invenzione e allucinazione lascia il lettore incerto e pieno di domande. I suoi lavori sono stati pubblicati dai principali editori italiani (Mondadori, Tropea, Corbaccio, Gargoyle…) ma anche da una lunga serie di case editrici indipendenti. Tra i suoi scritti si annoverano opere fondamentali come la serie di Montebuio, saggi e romanzi come L’ombra del dio alato, Palo Mayombe, Black Magic Woman, Malapunta e Il grande libro di Satana. Le sue Cronache di Bassavilla, nate sul magazine Carmilla e definite “mitiche” da Valerio Evangelisti, hanno definito un nuovo genere letterario, sono state raccolte in diversi libri e – fenomeno “lovecraftiano” unico in Italia – hanno stimolato altri scrittori a costruire sulla mitologia creata da Arona: libri, articoli e opere multimediali. Il fantasma di Melissa, per esempio, fa ormai parte dell’immaginario collettivo del Belpaese, ed è impossibile definire quanto l’autore alessandrino abbia davvero inventato. Nella sua cinquantennale carriera, è stato attivissimo organizzatore di eventi letterari – tra cui ChiaroScuro, dal 1997 il primo festival di letteratura in Italia – e instancabile promotore di innovativi progetti, iniziative e collane.
Arona ha contribuito a innumerevoli antologie e ha spesso lavorato di squadra con altri scrittori, sia maestri del genere (Nerozzi e Altieri, per citarne un paio) sia emergenti di cui spesso è stato mentore. È molto conosciuto anche come critico del cinema fantastico, e ha scritto centinaia di articoli e saggi – sparsi su riviste come Focus, Robot, Aliens – che indagano il lato oscuro del sociale. È forse il maggiore esperto di fantastico italiano, di cui ha tentato di identificare il DNA trovandolo strettamente legato alle paure territoriali e alla mescolanza di generi.
Edoardo Rosati, Nato a Pescara, laureato in Medicina all’università di Bologna, giornalista medico-scientifico e scrittore. Milanese di adozione, ha lavorato per tutte le testate di salute di RCS MediaGroup fino all’incarico di caporedattore dell’area medicina/benessere per il settimanale Oggi. Ha curato due enciclopedie, “Salute” e “Prevenzione,” per la Fondazione Umberto Veronesi, allegate al “Corriere della Sera”. In seguito, dopo aver collaborato per quattro anni alle pagine dedicate alla salute del settimanale “Gente”, attualmente collabora al Dizionario della salute del “Corriere della Sera” ed è coordinatore per la Lombardia di UNAMSI, l’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione. Fra i suoli libri, “Kuru, il morbo del nuovo millennio”, Sperling & Kupfer 1997, “Il grande libro del mal di testa”, Rizzoli/Bur 2012, “Il cervello immortale” con Sergio Canavero, Sperling & Kupfer 2015, “Dottore mi dica”, Mind Edizioni 2017,” Lunga vita” con Silvio Garattini, Sperling & Kupfer 2017. Oltre a questo testo, insieme con Danilo Arona, “Il grande libro di Satana”, uscito nel 2022 con Mondadori.
Nel cuore delle tenebre Autori: Danilo Arona ed Edoardo Rosati Editore: Weird Book Collana: I narratori del buio Pagine: 192 ISBN: 978-88-31373-70-8 Costo: 17,90 € cartaceo
Danilo AronaEdoardo Rosati
Tutti i diritti riservati per immagini e testi agli aventi diritto ⓒ.
Incubus: Italian Weird Tales di Autori Vari
Incubus: Italian Weird Tales è una perla oscura che non si limita a narrare storie di paura: scava, con viscerale potenza, nelle profondità della tradizione fantastica italiana, esplorando le ombre che si celano dietro il volto del nostro paese. L’antologia pubblicata dalla Dagon Press si propone non solo come una raccolta di racconti weird, ma come un vero e proprio viaggio nelle pieghe segrete della psiche e del folklore italiani, dove misteri arcani, leggende dimenticate e l’incubo quotidiano si intrecciano in una simbiosi perturbante. Il volume è curato da Massimiliano Ruzzante. Nell’illustrazione di copertina viene raffigurato un dipinto di Fabio Lastrucci.
Quattordici autori italiani (fra cui due pezzi da novanta come Danilo Arona e Nicola Lomabardi) danno voce a queste atmosfere liminali, evocando spettri e figure mitologiche che sfuggono alle maglie del tempo, rivelando come il lato oscuro dell’immaginazione possa ancora aprirsi sull’ignoto. Qui di seguito parlerò delle storie che mi hanno convinto di più. Danilo Arona, per esempio, offre una prova magistrale di introspezione horror in Un’ombra più pallida dell’albore lunare, una narrazione profondamente sinestetica e immersiva, dove i suoni e i colori dell’epoca degli anni Sessanta (e in particolare delll’Annus Horribilis del 1967) riecheggiano nella tormentata vicenda di uno spettro tormentatore. L’ispirazione musicale che rimanda alla celebre A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum si fonde con un incubo intimo, una melodia che diventa ossessione, scandendo l’apparizione della spettrale figura dell’ex fidanzata suicida del protagonista.
Altrettanto affascinante è il racconto di Lorenzo Nicotra, L’Aquastor annidato, in cui la tradizione esoterica italiana si mescola a un inquietante simbolismo religioso: un antico candelabro diventa il perno di una maledizione silente, quasi palpabile, che si rivela lentamente. Nicotra esplora così un’Italia ancestrale e misteriosa, dove ogni dettaglio di epoche passate sembra contenere una sorta di memoria incastonata.
In La rotatoria non euclideaGiuseppe Carradori porta l’assurdo e il perturbante in situazioni apparentemente ordinarie, come un viaggio in auto. L’autista del racconto si trova in un loop alienante che sembra provenire da un episodio perduto di Ai confini della realtà, in cui il viaggio diventa un incubo geometrico senza vie d’uscita. Qui la strada diventa simbolo della disperazione esistenziale, un enigma in cui lo spazio si piega, annullando le regole della realtà.
Altra menzione va a Il labirinto degli specchi di Decimo Tagliapietra, che ambienta il suo racconto in un luna park, con un clown assassino che perseguita i visitatori in un incubo di specchi e identità perdute. Questo racconto, che ha già riscosso successo con la vittoria al TO Horror, si muove con perfetta sintonia tra le atmosfere da horror metropolitano e il mito intramontabile del clown inquietante, creando una narrazione capace di catturare e riflettere le paure più profonde. Maurizio Cometto in Archaeopteryx ci fa vivere invece un incubo ornitologico.
Il racconto di Gandolfi, Malattia, si insinua nel lato più oscuro della mente umana, trasformando la psiche in un territorio maledetto. Miranda Gurzo, con il suo lungo racconto Voci ci racconta di una prova di coraggio che un ragazzino fa addentrandosi in una casa isolata dove risiede una vecchia pazza da film horror. Uno dei racconti che ho preferito in assoluto quello della Gurzo. La Rota di Corigliano ci trascina poi in un mondo arcano e rurale, un classico folk-horror ambientato in Calabria durante una festa paesana dai contorni mitici e pagani in cui ogni quattro anni si compie un orribile sacrificio. Qui, la celebrazione diventa un oscuro rituale, un sacrificio che attinge alle tradizioni arcaiche del Sud Italia, evocando un senso di angoscia collettiva che ha radici profonde nel folklore. Infine, Stefano Cucinotta, con Tutta la verità, chiude l’antologia con una potenza narrativa che dà voce ai morti in un dialogo onirico e ultraterreno. Con una scrittura che pare sussurrata dalle ombre, Cucinotta esplora il limbo tra la vita e la morte, lasciando il lettore sospeso in uno spazio in cui l’illusione e l’orrore diventano una cosa sola. Non tutti i racconti sono delle stesso livello (io ho parlato di quelli a mio avviso migliori; gli altri non mi hanno colpito particolarmente) tuttavia l’antologia merita di essere letta.
Disponibile su Amazon o ordinabile direttamente all’editore: studilovecraft@yahoo.it
Incubus: Italian Weird Tales
Autori vari
A cura di Massimiliano Ruzzante
Editore: Dagon Press
Codice ISBN: 979-8339458067
Pag. 228
Prezzo: 15,60 €
Tutti i diritti riservati per immagini e testi agli aventi diritto ⓒ.
L’anomalia
Specola del Monte Legnaro, 18 gennaio 2008.
(Estratto inedito dell’interrogatorio di Padre Cristoforo Masselli, interrogante il tenente colonnello Ivan Manfredi).
«Mi dica, Padre. Che razza di posto è questo?»
Il vecchio gesuita sospirò.
Agli occhi del tenente colonnello dell’Arma che aveva iniziato a interrogarlo, quell’anziano religioso pareva un rincalzo giunto lì da poco, uno che ancora non si rendeva conto del ruolo al quale era stato destinato.
L’incartapecorito personaggio ruotava lo sguardo febbricitante in ogni direzione, soprattutto oltre la vetrata semicircolare che si apriva a destra sul lato prospiciente il Monte Buio e a sinistra sul lontano golfo di Genova. Qualche secondo di silenzio, poi:
«È una specola, tenente. Una versione ridotta, proporzionata anche alle caratteristiche del luogo, della grande specola vaticana costruita sul Monte Graham. Arizona, Stati Uniti d’America, ne avrà sentito parlare, presumo.»
«No, Padre. Mi spieghi.»
«Specola significa ‘vedetta’. Un termine usato da secoli in seno alla Compagnia di Gesù per designare i posti di osservazione dei Padri Guardiani. All’inizio degli anni venti del secolo scorso, la Compagnia individuò in diverse zone del mondo la rinascita di antichi e dimenticati culti pagani. Gruppi pericolosissimi che ancora oggi praticano il sacrificio umano. Il fatto è che queste zone sono tutte un po’ particolari. Loro lo sanno bene. Per definirle con un termine che oggi va molto di moda, si tratta di… ehm, porte. La porta più grande e problematica si trova proprio lassù, sul Graham.»
«Che vuol dire… problematica?»
«Ne siamo al corrente da anni, tenente. È in arrivo qualcosa. E punta dritto contro di noi. Si potrebbe semplificare il discorso dicendo che questa cosa maligna giunge dallo spazio dato che le specole sono degli osservatori astronomici. Però la storia non è così semplice. Sul Monte Graham si usa un radiotelescopio avanzatissimo che adotta tecnologie all’avanguardia, gestito soltanto da fisici e astronomi tra i più preparati dell’ordine. Quello che posso riferire in merito, più o meno di dominio pubblico, è che lo scopo unitario delle specole consiste nel monitorare tutte le anomalie in avvicinamento al pianeta. Ma anche quelle dentro di esso. Il Servizio Informativo del Vaticano sostiene da anni che la cosa possiede più identità: una cosmica, una termica e una quantistica. Ogni specola sul pianeta è impegnata in un monitoraggio a 360°. Ma forse la sto conducendo fuori strada, tenente.»
«Lei dice?»
«Si trova qui per le ragazze scomparse, se ho capito bene.»
«Vittime immolate a un’entità oscura venerata da un sacco di gente, se le notizie a nostra conoscenza sono vere. Immolate come il Cristo. Inchiodate sopra quella croce, davanti a noi, in cima al Monte Buio, a quanto ci hanno raccontato. Ma, se vi fate chiamare Padri Guardiani, non potete non esserne al corrente.»
«Un sacco di gente proprio non direi. Gli abitanti di Montebuio sono soltanto trentadue. Da quando esiste il paese. Già questo è un elemento che depone a loro sfavore. La loro genesi è ibrida. Loro intrattengono legami di sangue con quella che lei chiama l’entità oscura.»
«Vorrei iniziarne a capirne qualcosa, Padre.»
A parole sembrava un pio desiderio, ma nel tono la frase risuonò seccamente, come un ordine. Forse per apparire più minaccioso, il tenente colonnello Manfredi iniziò a camminare per il salone quasi battendo i tacchi, mentre il vetusto monaco, seduto su una lercia poltrona in pelle, trafficava dentro un grande libro dalla copertina nera.
Il carabiniere, un uomo ormai di mezza età dall’espressione triste (quelle facce che sono tristi da sempre e per sempre), si bloccò dinanzi alla vetrata. Si distinguevano in modo nitido il bosco, la salita alla croce e quest’ultima con il laghetto ai suoi piedi. E la stessa croce, sulla quale – sostenevano angosciati testimoni – le giovani vittime incontravano una morte orrenda.
Per poi sparire.
«Ecco qui», gracchiò alle sue spalle Cristoforo, «l’ho trovato. Quando vuole, posso cominciare.»
L’uomo si voltò. Adesso la sua espressione malinconica lasciava intravedere abissi. Oscuri e profondi.
«Insomma, Padre, di che si tratta? Me lo faccia capire con precisione e con parole sue.»
Non si trattava di una richiesta. Ma di un ordine. E il gesuita apparve scombussolato.
«Devo farle capire cosa?»
«Sta arrivando dallo spazio. Punta verso di noi. Ma si è ben guardato dal definirla. Cosa maligna non vuol dire nulla!»
«Eh, se fosse così facile…»
«Ma voi astronomi che state in cima alle montagne da tutti questi anni non l’avete ancora capito?»
«Forse l’abbiamo capito e, proprio per questo, non si deve sapere.»
«Io invece ci capisco sempre meno. Però in questo marasma vorrei almeno arrivare a un punto: in che modo c’entrano delle ragazzine scomparse. E soprattutto arrivare a sapere dove sono finite.»
«Aspirazione legittima. Non posso far altro che concordare.»
«Su, Padre, mi dica almeno cosa ne pensa lei… fuori dall’ufficialità. Se la sarà fatta, un’opinione.»
Il vecchio alzò i palmi delle mani verso l’alto, quasi in segno di resa. Quindi, dopo un lungo sospiro:
«I Guardiani non dovrebbero né avere né esprimere opinioni. Ma esistono evidenze alle quali non sembra possibile sottrarsi. Vede, c’è, come definirlo… uno schema.»
«Ovvero?»
«Da tempo immemore il Vaticano è a conoscenza dei prodromi dell’Evento. I Segni di quella che in gergo classico può definirsi Fine dei Tempi. Non sono pochi gli ingredienti e assomigliano un po’ alle spie che annunciano i terremoti. Ma mi permette di elencarli direttamente da questa rara copia del Testamentum Nigrae Crucis», e il monaco fece una pausa, abbassando lo sguardo sul libro aperto sul tavolo in legno. «Ecco… L’agitarsi degli animali, i cupi boati delle faglie che si stanno rompendo, i fenomeni luminosi che attraversano l’atmosfera satura di elettricità, terremoti, le giovani scomparse e le anomalie marine. Proprio nelle zone sorvegliate dalle specole. Tutto questo perché esistono forze che lavorano a favore della Fine dei Tempi.»
«E gli abitanti di Montebuio sarebbero fra costoro?»
«Per come la vediamo noi da qui, no.»
«Ma adorano una specie di demonio!»
«Forse non sono loro, tenente. Forse ci sono degli altri.»
«Altri?»
«Entità invisibili. Che i Padri Guardiani possono soltanto visualizzare come luci guizzanti al di sopra del bosco. L’ipotesi è che ogni anno, in agosto, quelle entità riescano a possedere la gente del villaggio.»
«La processione?»
«Esatto. Loro trasportano a spalle la statua di San Rocco sulla cima del Monte Buio, ma sono involucri svuotati della volontà. Anni fa abbiamo sentito raccontare che la gente di Montebuio crede all’esistenza di un mondo posizionato di fianco a quello normale. Non visibile. È un’ipotesi forte e azzardata, me ne rendo conto.»
«Altri elementi dello schema?»
«Un qualsiasi giornale di tutti i giorni ne riporta a bizzeffe.»
«Padre Cristoforo, questa è retorica a buon mercato. Io non sono molto religioso, ma che nel mondo si pratichi di più il male che il bene è un dato acclarato sin da quando l’uomo comparve sulla Terra.»
«Temo allora che lo schema esista sin dai tempi delle caverne, tenente. Per le forze contro cui lottiamo noi un secolo di storia può equivalere alla percezione del trascorrere di un minuto secondo. Comunque occorre dirigere in primo luogo l’attenzione verso tutti quegli episodi di apparente pazzia individuale e collettiva che si moltiplicano nel mondo, dalle stragi in famiglia a certi omicidi senza ragione. I nostri superiori sostengono che la cosa in arrivo provoca l’aumento della frequenza vibratoria del pianeta. Un ronzio insopportabile che penetra nell’amigdala con risultati letali per chi sta vicino alla vittima della frequenza. Cosi la cosa si avvicina sempre più, la frequenza aumenta e le morti violente anche. Dovrebbe risultare anche a voi, presumo…»
«Ogni fatto di sangue ha una sua spiegazione, Padre.»
«Per quel che giunge dal mondo sul Monte Legnaro, a me proprio non pare. In ogni caso seguono i Renfield, gli annunciatori, coloro che consapevoli o meno annunciano l’approssimarsi dell’evento.»
«Renfield?»
«Un personaggio, all’apparenza minore, del romanzo Dracula. Un folle imprigionato in un manicomio che presentiva l’avvicinarsi del vampiro a Londra. Una specie di uomo-antenna che presagisce l’Apocalisse e a suo modo la grida al mondo. Sono in tanti, ma non ce ne accorgiamo. Scrittori, gente del cinema, o magari il vicino di pianerottolo. Bisogna saper leggere, guardare e ascoltare. Le ragazzine scomparse, purtroppo un dato fisso e in aumento. E poi l’incredibile aumento delle allucinazioni visive, altro fenomeno dovuto all’aumento della frequenza vibratoria. Internet è saturo di strane riprese fatte con cellulari e telecamere di fortuna in cui appaiono le immagini più strane: spirali nel cielo, immense figure geometriche, apparizioni diafane che paiono fantasmi. Non possono essere tutti trucchi effettuati da personaggi con mania di protagonismo. E infine… le ho già citate, ma val la pena ricordarle.»
Un’ulteriore pausa.
«Le anomalie marine.»
«Anomalie marine? Ma che vuol dire, Padre? Qui siamo in montagna, oltre i mille metri.»
Il monaco sospirò.
«Da questa specola non monitoriamo solo le anomalie spaziali. C’è una quarta identità da vagliare. Si ricorda, vero? La cosmica, la termica e la quantistica?»
«E dunque?»
«Cosa vede là in fondo, dalla vetrata, tenente?»
Il carabiniere puntò lo sguardo nella direzione indicata dal vecchio. Là dove mare e cielo si contendevano l’identico colore azzurrino. Genova.
«Vedo il mare», rispose il carabiniere.
«Esatto. L’anomalia proviene da laggiù.»
Il carabiniere avvertì una serpe che prendeva a salire verso la nuca. Strisciando e soffiando lungo il percorso della spina dorsale. Qualcosa di molto più infingardo di un semplice brivido di paura.
«In che senso?»
«Esce in una notte di luna nera. D’estate. Il culto di Montebuio prevede una vittima all’anno, in agosto.»
«Non capisco.»
«Le anomalie non si capiscono. Si accettano.»
L’uomo in divisa si rese conto delle aumentate pulsazioni. Del perlaceo sudore che gli solcava la fronte. Dei borborigmi intestinali di cui quasi mai soffriva. E Cristoforo, a ogni secondo che scandiva l’inesorabile incedere del tempo, assumeva un’espressione sempre più grifagna.
«Ma di che sta parlando?»
«Le spiego perché non avete mai trovato un corpo. L’anomalia esce dall’acqua, allunga un tentacolo, stacca la preda dalla croce e ritorna sul fondo dell’abisso. Il suo abisso. La versione speculare e acquea dello spazio cosmico. Ermete Trismegisto… Quel che sta in alto sta anche in basso!»
«Padre… DA QUI A GENOVA SONO 35 CHILOMETRI! Quale stupidaggine intende farmi bere?»
Il vecchio alzò gli occhi al soffitto con rassegnazione. Quindi stese le le braccia all’infuori con enfasi teatrale da predicatore. E scandì con francescana afflizione:
«Tenente… Non per niente i Gesuiti le chiamano anomalie.»
Il tenente colonnello Ivan Manfredi urlò. D’impazienza, di furore, di paura.
Poi il ronzio penetrò nella sua amigdala.
L’AUTORE Danilo Arona, alessandrino classe 1950, è il più autorevole scrittore horror italiano. Con circa sessanta libri all’attivo tra narrativa e saggistica, Arona si è distinto inoltre come giornalista, ricercatore, e anche chitarrista rock negli anni ’70. Ha esercitato un’enorme influenza su generazioni di scrittori, creando una personalissima impronta che cavalca la linea sottile tra reportage giornalistico e narrativa fantastica, in cui la mescolanza tra attualità, folklore, invenzione e allucinazione lascia il lettore incerto e pieno di domande. I suoi lavori sono stati pubblicati dai principali editori italiani (Mondadori, Tropea, Corbaccio, Gargoyle…) ma anche da una lunga serie di case editrici indipendenti. Tra i suoi scritti si annoverano opere fondamentali come la serie di Montebuio, saggi e romanzi come L’ombra del dio alato, Palo Mayombe, Black Magic Woman, Malapunta e Il grande libro di Satana. Le sue Cronache di Bassavilla, nate sul magazine Carmilla e definite “mitiche” da Valerio Evangelisti, hanno definito un nuovo genere letterario, sono state raccolte in diversi libri e – fenomeno “lovecraftiano” unico in Italia – hanno stimolato altri scrittori a costruire sulla mitologia creata da Arona: libri, articoli e opere multimediali. Il fantasma di Melissa, per esempio, fa ormai parte dell’immaginario collettivo del Belpaese, ed è impossibile definire quanto l’autore alessandrino abbia davvero inventato. Nella sua cinquantennale carriera, è stato attivissimo organizzatore di eventi letterari – tra cui ChiaroScuro, dal 1997 il primo festival di letteratura in Italia – e instancabile promotore di innovativi progetti, iniziative e collane. Arona ha contribuito a innumerevoli antologie e ha spesso lavorato di squadra con altri scrittori, sia maestri del genere (Nerozzi e Altieri, per citarne un paio) sia emergenti di cui spesso è stato mentore. È molto conosciuto anche come critico del cinema fantastico, e ha scritto centinaia di articoli e saggi – sparsi su riviste come Focus, Robot, Aliens – che indagano il lato oscuro del sociale. È forse il maggiore esperto di fantastico italiano, di cui ha tentato di identificare il DNA trovandolo strettamente legato alle paure territoriali e alla mescolanza di generi. Vive e scrive ad Alessandria, o (non è ben chiaro) a Bassavilla, lato oscuro della bassa piemontese.
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The Horror Show – AA.VV.
The Horror Show è un’antologia curata da Luigi Boccia e Nicola Lombardi e pubblicata da Weird Book.
Tra gli autori spiccano anche importanti nomi del panorama internazionale, come Lee Murray, pluripremiata autrice neozelandese, vincitrice dello Shirley Jackson Award e di ben cinque International Bram Stoker Award.
Nella prefazione, intitolata “Noi siamo leggenda” e scritta da Luigi Boccia, il genere horror viene presentato come un mezzo utilizzato da grandi autori per lanciare un forte messaggio: un tentativo volto a destare le generazioni future e a metterle in guardia dai potenziali pericoli verso cui potrebbero andare incontro. A tal proposito, il curatore menziona il celebre romanzo Io sono leggenda di Richard Matheson, attribuendogli due importanti insegnamenti:
1. mai piegarsi dinanzi alla mostruosità;
2. mantenere la propria umanità dinanzi alle avversità.
“Quindi, che cosa siamo diventati? Mostri, metaumani senza più un’anima che vivono in un immenso circo dell’orrore chiamato The Horror Show”: con queste parole Luigi Boccia presenta i racconti di questa raccolta antologica avente come leitmotiv la perdita di umanità.
Il libro è stato pubblicato nel 2021, quindi, in piena pandemia: uno scenario che ha senza dubbio influenzato alcuni degli autori che hanno dato vita a storie ispirate direttamente o indirettamente dall’emergenza sanitaria. Tra queste troviamo: “Fino all’ultimo ricordo” di Luigi Boccia, “Sistema immunitario” di Dario Tonani e “Inf(s)etti” di Simone Volponi. Proprio quest’ultimo racconto risulta un mix geniale tra due temi attuali, molto caldi: le malattie infettive e la diffusione degli insetti come cibo del futuro, un connubio che sarà causa di inquietanti metamorfosi kafkiane.
“Selfie” di Lee Murray affronta, in maniera del tutto originale, l’orrore generato da un’esplosione nucleare. Danilo Arona ambienta una storia tra l’Iraq e Genova negli anni subito successivi alla caduta delle Torri Gemelle, in piena emergenza terrorismo.
E poi troviamo tutti gli altri racconti che, pur non essendo strettamente connessi a tematiche del contesto storico in cui viviamo, analizzano in modo del tutto originale la perdita umanità come nel caso dei racconti di Nicola Lombardi e Decimo Tagliapietra, che presentano due diversi tentativi da parte dell’uomo di soggiogare la morte.
Giada Cecchinelli, Kevin J. Kennedy, Joe Weintraub, Filippo Semplici, Carmine Cantile, Miriam Palombi, Marco Santeusanio e Cristian Borghetti accompagnano il lettore all’interno di inquietanti e angosciose situazioni che rendono questa antologia una vera perla della narrativa di genere horror.
A mio avviso, tutti gli autori italiani presenti in questa raccolta hanno dato vita a storie perfettamente all’altezza di quelle dei loro compagni di viaggio di madrelingua inglese. In particolare, mi sento di segnalare i racconti di Carmine Cantile, Marco Santeusanio e Cristian Borghetti.