Le fortezze dell’alba di Daniela Piegai

[…] E ci hanno mandato a ucciderli, i Mix, razza bastarda dalle mille radici nelle nuvole. I Mix che forse non sono così alieni come sembrano, e che a volte ho
pensato potessero essere solo un altro modo di noi stessi o il nostro futuro, o la somma dei rimpianti del passato: chissà se coniugando un uomo si riesce a scoprire un Mix. […]

Le fortezze dell’alba: a opera di Daniela Piegai ed edito da Delos Digital per la collana Odiessea Fantascienza al numero 160, a cura di Silvio Sosio. La cura editoriale è di Roberto Del Piano, mentre Laura Coci firma una poderosa introduzione critica dal titolo La forza eversiva del sogno, che ricostruisce il contesto storico-politico, editoriale e letterario in cui l’opera nacque e fu accantonata. Fondamentali i riferimenti a Lino Aldani, che sostenne l’opera anche nei momenti di rifiuto, e alla lettera inviata da Piegai a Gianfranco Viviani (Editrice Nord), nella quale denuncia la marginalizzazione dei temi sociali nella fantascienza italiana degli anni ’80.

Nell’introduzione, Laura Coci ripercorre la vicenda editoriale travagliata del romanzo, originariamente respinto da Nord perché giudicato “sovversivo” e
“fuori mercato”. L’opera viene descritta come un testo di fantascienza anomala, intriso di impegno civile, memoria storica e dimensione onirico-politica. Coci evidenzia la sensibilità dell’autrice
verso il declino della militanza giovanile dopo il riflusso degli anni ’70 e l’irrompere di una società disillusa, edonista e repressiva.

L’introduzione colloca il romanzo nel solco della fantascienza femminista e critica, accostandolo a figure come Alice Sheldon e agli ideali infranti della generazione post-68.
I protagonisti del romanzo — giovani idealisti — diventano simboli della disillusione collettiva, mentre la protagonista femminile, Evelina, è figura archetipica della “strega”, tipica della
narrativa di Piegai.

Il romanzo è diviso in due grandi blocchi:

La Terra (Milano), con le sue atmosfere urbane tra attivismo e disagio sociale e Il pianeta Karel, paesaggio alieno e desolato dove i protagonisti combattono gli effetti del loro stesso miracolo.

Il gruppo protagonista — Evelina, Napoleone, Gigio, Mino e Gengis Khan (voce narrante) — organizza un atto simbolico e miracoloso per restituire speranza a una società
asfittica. Il gesto, pacifico e utopico, genera però una reazione a catena che sovverte l’ordine costituito, evocando degli esseri alieni chiamati Mix. Anni dopo, due dei protagonisti si ritrovano arruolati su un pianeta remoto, Karel, per combattere proprio quelle creature da loro involontariamente evocate.

I temi centrali di questa opera sono molteplici: il diritto alla felicità, espresso in chiave utopica ma attraversato da un dolore sottile, poiché la società
descritta soffoca sistematicamente ogni possibilità di benessere in nome dell’ordine e del profitto. Il “miracolo” ideato dai protagonisti, lungi dall’essere un atto etereo, si configura come
un gesto politico, un’azione sovversiva non violenta che tuttavia viene repressa con durezza, segnalando la reazione borghese e il riflusso degli anni Ottanta, quando ogni ideale è deriso o criminalizzato. La
narrazione, affidata alla voce di Gengis Khan, è intrisa di malinconia e rammarico: i personaggi sono naufraghi di una stagione idealista ormai tramontata, e il ricordo diventa un gesto elegiaco verso un futuro che
non è mai arrivato. Le figure femminili, in particolare Evelina, Daima e Ding, incarnano l’archetipo della strega moderna: libere, vitali, sensuali, rappresentano una forza creativa e divergente che il mondo cerca di reprimere. Il romanzo, pur collocandosi nel genere fantascientifico,
fonde un realismo urbano disilluso con un lirismo struggente, aprendo a scenari alieni – come quello del pianeta Karel – che sono evocati con grande potenza simbolica. Anche nei momenti più bellici, l’opera
mantiene una chiara posizione etica: la violenza è sempre un fallimento, e le creature aliene, i Mix, sembrano più simili a una parte dimenticata dell’umanità che a veri nemici, forse specchi del
nostro possibile riscatto.

Alterna poesia e politica, sogno e disperazione, con uno stile decisamente unico. La scrittura di Daniela Piegai unisce pathos e ironia, militanza e immaginazione, in una sintesi
rara e potente.

Grazie per avermelo fatto scoprire.

L’AUTRICE:

Daniela Piegai, Di famiglia toscana, cresciuta tra Firenze e Cortona, ove vive da tempo, è una delle autrici italiane di fantascienza più rappresentative. Come giornalista ha lavorato per Paese Sera e per ANSA; negli ultimi anni in parallelo alla narrativa, si dedica alla pittura. Autrice di numerosissimi racconti, ha pubblicato sei romanzi e diversi romanzi brevi. Tra le opere più note Parola di alieno (Nord 1978), Ballata per Lima (Nord 1980), Nel segno della luna bianca (con Lino Aldani, Nord 1985). Delos Digital sta riscoprendo i suoi lavori editi e inediti, come i romanzi Il mondo non è nostro, Strega di sera bel tempo si spera (con Nicoletta Vallorani) e il presente Le fortezze dell’alba, oltre a due antologie di racconti, Incanti alieni e Linee d’ombra.

Le fortezze dell’alba
Autore: Daniela Piegai
Editore: Delos Digital
Pagine: 142
Costo: ebook 3,99 € – Cartaceo 14,25 €

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La sperduta di Flavio Deri

La protagonista, Giulia Bonani, esperta di Beni Culturali, visita l’Abbazia di San Giusto al Pinone per un sopralluogo di routine.Si tratta di un’abbazia reale, appartenente al romanico toscano, nel comune di Carmignano (provincia di Prato), costruita tra l’XI e il XII secolo. Mi piace tantissimo questa base storica dell’opera, che fonda in maniera originale il contesto del racconto, in quella Toscana rurale così ricca di pievi e chiese, che si incontrano ogni qual volta si giri per le sue contrade. La Toscana medievale rappresenta un elemento di originalità, con cui mi trovo in sintonia, stemperando alcune vene esterofile del nostro horror italiano, sempre tendenti a copiare ambientazioni di tipo anglosassone. Vi è comunque presente una grande influenza lovecraftiana in Flavio Deri, materia che lui conosce e maneggia molto bene, con consapevolezza e un suo patrimonio di conoscenze specifiche molto approfondito. Si percepisce questa esperienza nella sua scrittura, ma l’autore non si limita a una mera copiatura, ma, come sottolineato prima con il riferimento al contesto storico, lo rielabora e lo personalizza durante lo svolgimento del racconto.Giulia scopre una cripta segreta, sotto l’abbazia. Sente le voci nella cripta, ma ci vuole tornare nonostante sia terrorizzata. Ritorna incessantemente un nome, alla stregua di una maledizione: la Votiva.Tra le urla emerge una connessione sempre più stretta con Giulia, quasi un’identificazione: “Tu sei il ponte, tu sei la votiva”.Le testimonianze sull’origine di quel luogo maledetto contribuiscono ancora di più al mistero. L’abbazia si dice che sia sorta in una sola notte. Alcuni commentatori riferiscono che sia stata costruita dopo una visione divina, mentre altri ancora parlano di un patto, di un rituale.La CAMPANA, che conferisce il titolo al racconto, è soprannominata “La Sperduta” (nome reale tra l’altro, per aiutare i pellegrini e i viandanti a orientarsi): tutte le persone che hanno sentito il suono della campana non tornano mai più. Un viator di passaggio verso non la redenzione della Chiesa, la sua pace e tranquillità, ma verso una nuova nebulosa dimensione di perdizione infernale e demoniaca.  Questo perché l’abbazia rappresenta, se analizzata esotericamente, un punto di potere mistico: c’è qualcosa sotto quell’abbazia.Giulia lo riferisce chiaramente: Quel tunnel era vivo…Si scopre che i due frati avevano creato un ciclo di morte che si perpetuava ritualmente durante i secoli: i fedeli erano stati sacrificati.Questo orrore rituale e ancestrale è un qualcosa che fa dell’uomo una mera materia di scambio, una mera materia economica in uno scambio dimensionale e spirituale. Quei beni, quelle “monete” usate dai frati per aprire il punto di potere mistico e comunicare con quella tremenda forza cosmica proveniente da un’altra dimensione, sono persone, individui costituiti da carne e sangue. Questa de-antropologizzazione, molto scientifica e contemporanea nella sua razionalità dove non esiste l’umano, rappresenta uno dei grandi lasciti del Solitario di Providence di cui Deri si fa degno portatore.Successivamente, in particolare dalla seconda metà in poi della narrazione, emergono sempre di più anche dei caratteri thriller e polizieschi, che spero il lettore colga autonomamente. Riemergerà quella pervadente sensazione di inconsistenza e inutilità dell’umano, in una deformante interpretazione della salvezza, che si ripercuoterà nel destino di Giulia. La sua vita non sarà più come prima…Attenti cari lettori! Immergersi in questa commistione ben amalgamata di tematiche, sapientemente cucinata dal buon Flavio Deri, potrebbe portarvi in un’altra Toscana, ben lontani dal “Chiantishire”.

La sperduta
Autore: Flavio Deri
Editore: ‎Delos Digital
Anno: 17 aprile 2025
Formato: ebook
Pagine‏ : ‎51 pagine
ASIN‏: ‎B0F5VKC9LS
Prezzo: 1,99 Euro

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La tela nera di Michele Palmisano

[…] Quei discorsi accompagnarono il preludio del regno solitario lunare nei cieli; stanchi, i cinque si spostarono sui letti improvvisati per riposare. Vincent non avvertiva alcun segno di stanchezza fisica e, non volendo recare disturbo a nessuno nella piccola stanza, restò steso fissando la piccola finestrella che trionfava luminosa sopra il buio assoluto della stanza. […]

La tela nera di Michele Palmisano, edito da Delos Digital. Collocato nella collana Innsmouth al numero 184 e nella sezione Libri Cartacei al numero 6.

Decisamente è un romanzo forte, disturbante, a tratti scioccante, che mescola horror cosmico, violenza importunante e fantascienza apocalittica in un unico flusso narrativo senza compromessi. Il libro si apre con una scena di violenza rituale e massacro che ricorda certi racconti di Clive Barker e si sposta poi su un tono più post-apocalittico, con reminiscenze di Silent Hill, The Mist, 28 Giorni Dopo.

Il linguaggio è ricco e viscerale, con descrizioni altamente sensorie, capaci di creare un forte impatto emotivo e visivo. Il ritmo serrato, che cattura il lettore sin dalle prime pagine mentre i dialoghi appaiono realistici, con punte di ironia che umanizzano i personaggi, specialmente Wesley e Xenia.

La narrazione è lineare fino alla fine del secondo capitolo, poi assume toni da survival horror, mantenendo un’unità stilistica che si rifà alla narrativa videoludica e cinematografica e il passaggio tra piani della realtà e distorsione della percezione è gestito in maniera suggestiva.

Alle volte il testo cede a un eccesso di aggettivazione e descrizioni sovrabbondanti, che appesantiscono la lettura.

Un’opera di grande impatto, che osa spingersi oltre i confini del consueto, raccontando una discesa negli inferi fisici e mentali dell’uomo moderno.

L’AUTORE:
Michele Palmisano ha trent’anni e sin da piccolo le passioni per cinema e letteratura horror hanno avuto un importante ruolo nella sua vita. Il desiderio di approfondire la conoscenza di H.P. Lovecraft ha modellato in lui l’ambizione di creare una personale dimensione dell’orrore. Questo lo ha spinto a scrivere, dandogli la grande possibilità di assaporare un’emozione che, come direbbe il Maestro, è indefinibile.

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La tela nera
Autore: Michele Palmisano
Editore: Delos Digital
Pagine: 181
ISBN: 8825430078
Costo: Ebook 4,99 € – Cartaceo 16,00 €

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Upa di Cristiano Fighera

[…] Alzheimer, disse il medico.
Fu come se qualcuno mi avesse sbattuto una porta in faccia. Quella parola spietata, terribile, alle mie orecchie suonava estranea, un suono che non riuscivo a comprendere, un enigma troppo complicato da decifrare. Avrei voluto che il medico aggiungesse qualcos’altro, parole capaci di rimettere tutto in discussione, di riscrivere il senso di quel momento, di impedire al futuro di arrivare. Ma le parole non fermano il tempo. Non fermano un bel niente. Soprattutto quando il tempo sta iniziando a scivolarti tra le dita, e tu non sai nemmeno quanto ne resta. […]

Upa di Cristiano Fighera, edito dalla Delos Digital per la neo nata collana Ghost Stories al numero 1 della suddetta, curata da Alessandro Iascy.
L’uomo è il posto più caldo in cui nascondersi.
Questo è il claim che apre il libro, e sin da subito ci si rende conto che non si tratta solo di una frase ad effetto: è la chiave tematica dell’intera opera. Upa è una storia che parla di declino mentale e familiare, ma lo fa con i toni cupi e disturbanti di un horror psicologico, fino a sfiorare il sovrannaturale con una delicatezza che ricorda Shirley Jackson e un realismo doloroso che evoca Stephen King nei suoi racconti più umani.
Il protagonista, Gianni, è un uomo divorziato, in difficoltà economica e costretto a prendersi cura di un padre con i primi segni dell’Alzheimer. Una situazione già carica di tensione e senso di colpa, che si fa ancora più opprimente quando il padre inizia a parlare di una figura invisibile, un “ospite” inquietante che lo tormenta nella notte e che – forse – è più reale di quanto Gianni voglia ammettere.
La scrittura di Fighera è fluida, precisa, evocativa. Alterna dialoghi vividi e credibili a descrizioni minuziose dell’ambiente domestico, trasformando la casa paterna in un vero e proprio labirinto del disagio, impregnato di ricordi e ombre. L’orrore si insinua lentamente, nella banalità del quotidiano: una tazza in più a colazione, un libro spostato, uno scricchiolio nel corridoio. E poi, improvvisamente, esplode in visioni terrificanti, che riescono a colpire tanto il cuore quanto la mente.
Centrale è anche il rapporto tra Gianni e suo figlio Luca, un elemento che porta un contrasto di dolcezza e vulnerabilità alla vicenda. E proprio nel rapporto tra le generazioni, nel tema dell’eredità emotiva e del dolore tramandato, Upa trova la sua forza più profonda.
Upa è un racconto di fantasmi atipico, dove i veri spettri non sono solo quelli che bussano alla porta di notte, ma anche quelli che ci portiamo dentro, generazione dopo generazione. Una storia che fa paura, ma anche commuove; che parla di perdita, responsabilità e redenzione, con una scrittura matura e viscerale. Cristiano Fighera si conferma come una delle voci più interessanti del fantastico italiano, capace di raccontare l’orrore con empatia, stile e profondità.

L’AUTORE:
Cristiano Fighera è nato a Roma nel 1975. Ha scritto fumetti (Terra Inferno, pubblicato in Francia da Soleil, e “Song of Azelred”, pubblicato da Shockdom in Italia, Francia e Spagna), cortometraggi, testi teatrali (vincitore del concorso “Nina Scapinello” per commedie in dialetto veneto, nel 2019). Suoi racconti sono presenti in antologie edite da Dunwich Edizioni (La serra trema, Morte a 666 giri, L’ultimo canto delle Sirene, Ritorno a Dunwich 2 e nella serie di novelle Moon Witch), da EseScifi (Esecranda, Esescifi, Sole Morente e Il richiamo di Lovecraf), da Edizioni Watson (Folklore e Horror Storytelling), da Delos Digital (nelle collane Cypunk, Innsmouth e Heroic Fantasy Italia), da Edizioni Hypnos (Strane Visioni 1 e 2 e Strane Visioni Digital), Letteratura Horror, sulla rivista Robot e altri. È uno dei vincitori del torneo letterario IoScrittore 2023. Con Delos attualmente ha all’attivo 14 racconti tra Weird, Fantasy, Fantascienza e Horror.

Upa
Autore: Cristiano Fighera
Editore: Delos Digital
Collana: Ghost Stories
Pagine: 51
ASIN ‏ : ‎ B0F2CG2XYW
Costo: ebook 2,99 €

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Cold Distance di Carlo Salvoni

[…] Io credo che lo ricordi bene anche tu. Hai provato a cancellarlo dalla memoria, a resettare i tuoi ricordi in modo da partire da zero, ma non ce l’hai fatta. Sarebbe impossibile.
La giornata era stata bella, una di quelle in cui si cancella ogni negatività, i problemi restano lì, sopiti in un angolo, ma non disturbano. Le casette vecchie, senza un filo dell’elettricità, senza un’antenna: basterebbe questo particolare a sbloccare un bel ricordo. Sembrava di stare in una fiaba, una di quelle che finiscono bene: non all’inizio, nel momento della rottura, ma in quello dell’ordine ristabilito, dopo il lieto fine […]

Cold Distance di Carlo Salvoni ed edito da Delos Digital. Collocato al numero 21 della collana Play List – Musica e narrativa: feedback di creatività. Curata da Fabio Novel, è una collana di storie ispirate a famose canzoni della musica rock e popolare.
Questo racconto lungo è caratterizzato da uno stile narrativo intenso e immersivo, che mescola introspezione psicologica, horror esistenziale e una profonda alienazione emotiva. Il linguaggio è evocativo, denso di immagini suggestive e sensazioni tattili, che costruiscono un’atmosfera di crescente inquietudine. La prosa alterna momenti di lirismo a passaggi più crudi e diretti, creando un contrasto efficace che rispecchia il progressivo sprofondare del protagonista in un’ossessione autodistruttiva.
La struttura è scandita da capitoli ispirati ai brani dell’album The Great Cold Distance dei Katatonia, un espediente che non solo rafforza l’ambientazione emotiva e sonora del testo, ma suggerisce anche una progressione quasi musicale della narrazione. L’inserimento della “Bonus Track” Omerta aggiunge un ulteriore livello di profondità, con un dialogo che fa emergere la possibilità di una violenza latente e incontrollabile.
L’opera esplora il dolore dell’abbandono attraverso una prospettiva disturbante e malsana, trasformando il lutto emotivo in un’ossessione viscerale e primitiva. Il protagonista, incapace di elaborare la scomparsa della compagna, si avventura in un viaggio interiore fatto di rimozione, negazione e una crescente pulsione autodistruttiva.
Nel complesso, Cold Distance è un’opera notevole, con un’identità stilistica forte e un’atmosfera indimenticabile. Un racconto che lascia il lettore con un senso di disagio profondo, come un prurito che non si può grattare via.

L’AUTORE:
Carlo Salvoni, nato nell’80, vive in provincia di Brescia con la moglie e le tre figlie, è insegnante di Lettere presso una Scuola Secondaria di Primo Grado.
Dopo aver militato in un gruppo di Death metal melodico (Tragodia), ha riversato sulla scrittura le sue velleità artistiche.
Dopo anni a scrivere romanzi con uomini e animali, rivolti ad adulti e ragazzi (tra gli altri, Cavalletti e cavalli – 2013, Menamato – 2016), si è dedicato alla narrativa fantastica. Del 2022 è la raccolta di storie weird Necromitologia. Storie senza nomi (Elison), e nello stesso anno appare nelle antologie Il richiamo di Lovecraft (Esescifi), con il racconto “Il canto al di là del ghiaccio”, e Terrorea. Materia corporis Vol 1 e successivamente anche sul Vol 3 (Horti di Giano), con il racconto “Il pane”. Sempre nel 2022 si è aggiudicato il Premio Hypnos con il racconto Cambiano le prospettive al mondo.
Ha all’attivo diverse pubblicazioni digitali (Delos Digital, Hypnos e Opera Narativa) e i suoi racconti appaiono su diverse antologie e riviste specializzate.

Cold Distance
Autore: Carlo Salvoni
Editore: Delos Digital
Pagine: 32
ASIN ‏: ‎ B0CY9F3MSV
Costo: Ebook 1,99 €

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