E’ on line il video di Latita (Let’s do what U want) di Marina Ammouri

Finalmente è on line il video di Latita (Let’s do what U want) della rocker svedese Marina Ammouri. La voce calda e potente di Marina dalle tonalità roche unita a potenti riff di chitarra e a una base ritmica eccellente ci introduce in un’atmosfera di caldo erotismo.

Il video è diretto da Julia Ammouri (Burst the Bubbles)

https://www.facebook.com/marina.ammouri




L’occhio sinistro di Horus di Gloria Barberi 2° episodio

Guai. Ma se Petrie voleva che mi tenessi alla larga dai guai, avrebbe dovuto fornirmi spiegazioni un po’ più esaurienti. Invece non c’era stato modo di cavargli fuori altro, e la curiosità si stava trasformando in un prurito insopportabile. Perciò decisi di fare un tentativo con Kennard, non appena se ne fosse presentata l’occasione.
Fu due giorni dopo.
Sedevamo fuori dal suo alloggio, un cubo di mattoni simile a quello che abitavo io, con la schiena appoggiata al muro che ci offriva un esiguo ritaglio d’ombra. Kennard fumava in silenzio, un po’ assonnato nella calura del pomeriggio; io giocherellavo con un righello, tracciando ghirigori nella sabbia, e, come casualmente, cominciai a disegnare quel simbolo che ormai era divenuto un’ossessione: il punto inserito in un cerchio. Tracciai un simbolo, poi un altro, e un terzo… Sbirciai Kennard di sottecchi. Teneva gli occhi semichiusi, come fosse sul punto di addormentarsi, e forse non si accorgeva neppure di quello che stavo facendo. Esitai per un attimo ancora, poi cominciai a scrivere: L’uomo è…
Un movimento improvviso al mio fianco, e la mano di Kennard mi strinse il polso prima che potessi completare la “D”.
“No.” Con il piede, cancellò in fretta la scritta e i simboli solari.
Mi voltai a guardarlo. “Sei tu che…”
“No. Ma hai ricevuto uno di quei messaggi, vero?”
“È opera di Haworth, allora?”
Kennard scosse la testa. “Nessuno di noi sarebbe così pazzo.” Lo sguardo dei suoi occhi chiari, mutevole e sfuggente come acqua di un ruscello, non sfiorava neppure il mio. Ma l’espressione del volto, da sola, diceva già abbastanza: confusione e timore.
“E allora?” insistetti sarcastico. “Cosa abbiamo, qui al campo… un postino-fantasma?”
Lui mi restituì il sarcasmo in un sogghigno. “Non lo escluderei.” Sembrava aver ritrovato un po’ di sicurezza, adesso.
“E va bene” dissi. “Ma, almeno tu, vorresti essere così gentile da spiegarmi cos’è l’”Alba Dorata”?”
Lui scrollò le spalle con un po’ troppo vigore per apparire davvero noncurante. “Una setta segreta, nient’altro.”
“Come la Massoneria? Lord Amherst è Gran Maestro della Loggia di Swaffham, e anche mio zio era massone. Non ci vedo niente di strano. Ma sembra che questa “Alba Dorata”…” azzardai “vi faccia paura. Persino a Petrie”.
Kennard buttò la sigaretta fumata a metà. “L’”Alba Dorata” deriva dall’ordine del “Tempio d’Oriente”, ma ne ha travisati gli intenti.”
Tacque, come se avesse esaurito l’argomento, ma non poteva davvero credere che quella spiegazione così didascalica soddisfacesse la mia curiosità.
“Allora? A cosa si dedicano gli adepti di questa setta? Magia nera? Satanismo?”
“Più o meno.”
“E perché ce l’hanno con me?”
“Non con te in particolare. Ci provano con tutti gli archeologi.”
“E perché?”
Kennard tornò ad appoggiarsi con le spalle alla parete della capanna. Sembrava più tranquillo, adesso, ma continuava a sfuggire il mio sguardo. “Credono che potremmo aiutarli a impadronirsi di chissà quali segreti contenuti nei papiri, rituali magici e alchemici degli antichi egizi. E oggetti, anche: amuleti, addirittura pezzi di mummia.”
Non mi diceva nulla di nuovo. Sapevo abbastanza dei traffici che individui senza scrupoli intrecciavano attorno al mondo dell’egittologia, delle ridicole credenze sulle proprietà miracolose della “polvere di mummia”, ma non avevo mai dato troppo peso a questi imbrogli esoterici e a chi li praticava.
“So che questo è illegale.”
“Illegale? Santo cielo, Howard! Quella gente pratica la magia nera, compie riti blasfemi…” Strinse le labbra, come se avesse detto anche più di quello che intendeva.

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La casa delle conchiglie di Ivo Torello

“Ogni libro contiene in sé le conoscenze di altri mille libri” si legge nel primo capitolo dell’ultima fatica dell’esperto genovese Ivo Torello. Una giusta considerazione che calza a pennello proprio per questo La Casa delle Conchiglie, probabilmente l’opera più complessa, per l’innegabile retaggio esoterico che sottende il romanzo, dello scrittore nato nel 1974. Presentato, apparentemente, come un erotico estremo che sconfina spesso oltre la stessa definizione di erotico, il romanzo contiene in sé il seme della classica letteratura weird di fine ottocento e inizio novecento. Torello(plurivincitore del Premio Lovecraft) è uno studioso di lungo corso del genere weird , nonché storico collaboratore di Andrea Vaccaro e delle Edizioni Hypnos, e questo si respira a pieni polmoni nella lettura del testo che snocciola tributi in ogni pagina e crea un’atmosfera che ricorda i vari Il Gran Dio Pan (1890) di Arthur Machen (per l’esistenza di un altrove cui accedere col ricorso di sostanze capaci di sublimare l’estasi) e Alraune – La Mandragora  di Hanns HeinzEwers per l’atmosfera corrotta e gli espliciti riferimenti sessuali, ma soprattutto sembra giocare sui temi toccati dal saggio di magia sessuale Magick (1913), opera in cui Aleister Crowley cerca di rendere pubblici i suoi studi legati al rapporto sesso-magia come via per entrare in contatto con entità superiori che si celano alla vista dei comuni mortali e che sono veicoli di un potere capace di sconvolgere l’ordine naturale delle cose.

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