L’anomalia
Specola del Monte Legnaro, 18 gennaio 2008.
(Estratto inedito dell’interrogatorio di Padre Cristoforo Masselli, interrogante il tenente colonnello Ivan Manfredi).
«Mi dica, Padre. Che razza di posto è questo?»
Il vecchio gesuita sospirò.
Agli occhi del tenente colonnello dell’Arma che aveva iniziato a interrogarlo, quell’anziano religioso pareva un rincalzo giunto lì da poco, uno che ancora non si rendeva conto del ruolo al quale era stato destinato.
L’incartapecorito personaggio ruotava lo sguardo febbricitante in ogni direzione, soprattutto oltre la vetrata semicircolare che si apriva a destra sul lato prospiciente il Monte Buio e a sinistra sul lontano golfo di Genova. Qualche secondo di silenzio, poi:
«È una specola, tenente. Una versione ridotta, proporzionata anche alle caratteristiche del luogo, della grande specola vaticana costruita sul Monte Graham. Arizona, Stati Uniti d’America, ne avrà sentito parlare, presumo.»
«No, Padre. Mi spieghi.»
«Specola significa ‘vedetta’. Un termine usato da secoli in seno alla Compagnia di Gesù per designare i posti di osservazione dei Padri Guardiani. All’inizio degli anni venti del secolo scorso, la Compagnia individuò in diverse zone del mondo la rinascita di antichi e dimenticati culti pagani. Gruppi pericolosissimi che ancora oggi praticano il sacrificio umano. Il fatto è che queste zone sono tutte un po’ particolari. Loro lo sanno bene. Per definirle con un termine che oggi va molto di moda, si tratta di… ehm, porte. La porta più grande e problematica si trova proprio lassù, sul Graham.»
«Che vuol dire… problematica?»
«Ne siamo al corrente da anni, tenente. È in arrivo qualcosa. E punta dritto contro di noi. Si potrebbe semplificare il discorso dicendo che questa cosa maligna giunge dallo spazio dato che le specole sono degli osservatori astronomici. Però la storia non è così semplice. Sul Monte Graham si usa un radiotelescopio avanzatissimo che adotta tecnologie all’avanguardia, gestito soltanto da fisici e astronomi tra i più preparati dell’ordine. Quello che posso riferire in merito, più o meno di dominio pubblico, è che lo scopo unitario delle specole consiste nel monitorare tutte le anomalie in avvicinamento al pianeta. Ma anche quelle dentro di esso. Il Servizio Informativo del Vaticano sostiene da anni che la cosa possiede più identità: una cosmica, una termica e una quantistica. Ogni specola sul pianeta è impegnata in un monitoraggio a 360°. Ma forse la sto conducendo fuori strada, tenente.»
«Lei dice?»
«Si trova qui per le ragazze scomparse, se ho capito bene.»
«Vittime immolate a un’entità oscura venerata da un sacco di gente, se le notizie a nostra conoscenza sono vere. Immolate come il Cristo. Inchiodate sopra quella croce, davanti a noi, in cima al Monte Buio, a quanto ci hanno raccontato. Ma, se vi fate chiamare Padri Guardiani, non potete non esserne al corrente.»
«Un sacco di gente proprio non direi. Gli abitanti di Montebuio sono soltanto trentadue. Da quando esiste il paese. Già questo è un elemento che depone a loro sfavore. La loro genesi è ibrida. Loro intrattengono legami di sangue con quella che lei chiama l’entità oscura.»
«Vorrei iniziarne a capirne qualcosa, Padre.»
A parole sembrava un pio desiderio, ma nel tono la frase risuonò seccamente, come un ordine. Forse per apparire più minaccioso, il tenente colonnello Manfredi iniziò a camminare per il salone quasi battendo i tacchi, mentre il vetusto monaco, seduto su una lercia poltrona in pelle, trafficava dentro un grande libro dalla copertina nera.
Il carabiniere, un uomo ormai di mezza età dall’espressione triste (quelle facce che sono tristi da sempre e per sempre), si bloccò dinanzi alla vetrata. Si distinguevano in modo nitido il bosco, la salita alla croce e quest’ultima con il laghetto ai suoi piedi. E la stessa croce, sulla quale – sostenevano angosciati testimoni – le giovani vittime incontravano una morte orrenda.
Per poi sparire.
«Ecco qui», gracchiò alle sue spalle Cristoforo, «l’ho trovato. Quando vuole, posso cominciare.»
L’uomo si voltò. Adesso la sua espressione malinconica lasciava intravedere abissi. Oscuri e profondi.
«Insomma, Padre, di che si tratta? Me lo faccia capire con precisione e con parole sue.»
Non si trattava di una richiesta. Ma di un ordine. E il gesuita apparve scombussolato.
«Devo farle capire cosa?»
«Sta arrivando dallo spazio. Punta verso di noi. Ma si è ben guardato dal definirla. Cosa maligna non vuol dire nulla!»
«Eh, se fosse così facile…»
«Ma voi astronomi che state in cima alle montagne da tutti questi anni non l’avete ancora capito?»
«Forse l’abbiamo capito e, proprio per questo, non si deve sapere.»
«Io invece ci capisco sempre meno. Però in questo marasma vorrei almeno arrivare a un punto: in che modo c’entrano delle ragazzine scomparse. E soprattutto arrivare a sapere dove sono finite.»
«Aspirazione legittima. Non posso far altro che concordare.»
«Su, Padre, mi dica almeno cosa ne pensa lei… fuori dall’ufficialità. Se la sarà fatta, un’opinione.»
Il vecchio alzò i palmi delle mani verso l’alto, quasi in segno di resa. Quindi, dopo un lungo sospiro:
«I Guardiani non dovrebbero né avere né esprimere opinioni. Ma esistono evidenze alle quali non sembra possibile sottrarsi. Vede, c’è, come definirlo… uno schema.»
«Ovvero?»
«Da tempo immemore il Vaticano è a conoscenza dei prodromi dell’Evento. I Segni di quella che in gergo classico può definirsi Fine dei Tempi. Non sono pochi gli ingredienti e assomigliano un po’ alle spie che annunciano i terremoti. Ma mi permette di elencarli direttamente da questa rara copia del Testamentum Nigrae Crucis», e il monaco fece una pausa, abbassando lo sguardo sul libro aperto sul tavolo in legno. «Ecco… L’agitarsi degli animali, i cupi boati delle faglie che si stanno rompendo, i fenomeni luminosi che attraversano l’atmosfera satura di elettricità, terremoti, le giovani scomparse e le anomalie marine. Proprio nelle zone sorvegliate dalle specole. Tutto questo perché esistono forze che lavorano a favore della Fine dei Tempi.»
«E gli abitanti di Montebuio sarebbero fra costoro?»
«Per come la vediamo noi da qui, no.»
«Ma adorano una specie di demonio!»
«Forse non sono loro, tenente. Forse ci sono degli altri.»
«Altri?»
«Entità invisibili. Che i Padri Guardiani possono soltanto visualizzare come luci guizzanti al di sopra del bosco. L’ipotesi è che ogni anno, in agosto, quelle entità riescano a possedere la gente del villaggio.»
«La processione?»
«Esatto. Loro trasportano a spalle la statua di San Rocco sulla cima del Monte Buio, ma sono involucri svuotati della volontà. Anni fa abbiamo sentito raccontare che la gente di Montebuio crede all’esistenza di un mondo posizionato di fianco a quello normale. Non visibile. È un’ipotesi forte e azzardata, me ne rendo conto.»
«Altri elementi dello schema?»
«Un qualsiasi giornale di tutti i giorni ne riporta a bizzeffe.»
«Padre Cristoforo, questa è retorica a buon mercato. Io non sono molto religioso, ma che nel mondo si pratichi di più il male che il bene è un dato acclarato sin da quando l’uomo comparve sulla Terra.»
«Temo allora che lo schema esista sin dai tempi delle caverne, tenente. Per le forze contro cui lottiamo noi un secolo di storia può equivalere alla percezione del trascorrere di un minuto secondo. Comunque occorre dirigere in primo luogo l’attenzione verso tutti quegli episodi di apparente pazzia individuale e collettiva che si moltiplicano nel mondo, dalle stragi in famiglia a certi omicidi senza ragione. I nostri superiori sostengono che la cosa in arrivo provoca l’aumento della frequenza vibratoria del pianeta. Un ronzio insopportabile che penetra nell’amigdala con risultati letali per chi sta vicino alla vittima della frequenza. Cosi la cosa si avvicina sempre più, la frequenza aumenta e le morti violente anche. Dovrebbe risultare anche a voi, presumo…»
«Ogni fatto di sangue ha una sua spiegazione, Padre.»
«Per quel che giunge dal mondo sul Monte Legnaro, a me proprio non pare. In ogni caso seguono i Renfield, gli annunciatori, coloro che consapevoli o meno annunciano l’approssimarsi dell’evento.»
«Renfield?»
«Un personaggio, all’apparenza minore, del romanzo Dracula. Un folle imprigionato in un manicomio che presentiva l’avvicinarsi del vampiro a Londra. Una specie di uomo-antenna che presagisce l’Apocalisse e a suo modo la grida al mondo. Sono in tanti, ma non ce ne accorgiamo. Scrittori, gente del cinema, o magari il vicino di pianerottolo. Bisogna saper leggere, guardare e ascoltare. Le ragazzine scomparse, purtroppo un dato fisso e in aumento. E poi l’incredibile aumento delle allucinazioni visive, altro fenomeno dovuto all’aumento della frequenza vibratoria. Internet è saturo di strane riprese fatte con cellulari e telecamere di fortuna in cui appaiono le immagini più strane: spirali nel cielo, immense figure geometriche, apparizioni diafane che paiono fantasmi. Non possono essere tutti trucchi effettuati da personaggi con mania di protagonismo. E infine… le ho già citate, ma val la pena ricordarle.»
Un’ulteriore pausa.
«Le anomalie marine.»
«Anomalie marine? Ma che vuol dire, Padre? Qui siamo in montagna, oltre i mille metri.»
Il monaco sospirò.
«Da questa specola non monitoriamo solo le anomalie spaziali. C’è una quarta identità da vagliare. Si ricorda, vero? La cosmica, la termica e la quantistica?»
«E dunque?»
«Cosa vede là in fondo, dalla vetrata, tenente?»
Il carabiniere puntò lo sguardo nella direzione indicata dal vecchio. Là dove mare e cielo si contendevano l’identico colore azzurrino. Genova.
«Vedo il mare», rispose il carabiniere.
«Esatto. L’anomalia proviene da laggiù.»
Il carabiniere avvertì una serpe che prendeva a salire verso la nuca. Strisciando e soffiando lungo il percorso della spina dorsale. Qualcosa di molto più infingardo di un semplice brivido di paura.
«In che senso?»
«Esce in una notte di luna nera. D’estate. Il culto di Montebuio prevede una vittima all’anno, in agosto.»
«Non capisco.»
«Le anomalie non si capiscono. Si accettano.»
L’uomo in divisa si rese conto delle aumentate pulsazioni. Del perlaceo sudore che gli solcava la fronte. Dei borborigmi intestinali di cui quasi mai soffriva. E Cristoforo, a ogni secondo che scandiva l’inesorabile incedere del tempo, assumeva un’espressione sempre più grifagna.
«Ma di che sta parlando?»
«Le spiego perché non avete mai trovato un corpo. L’anomalia esce dall’acqua, allunga un tentacolo, stacca la preda dalla croce e ritorna sul fondo dell’abisso. Il suo abisso. La versione speculare e acquea dello spazio cosmico. Ermete Trismegisto… Quel che sta in alto sta anche in basso!»
«Padre… DA QUI A GENOVA SONO 35 CHILOMETRI! Quale stupidaggine intende farmi bere?»
Il vecchio alzò gli occhi al soffitto con rassegnazione. Quindi stese le le braccia all’infuori con enfasi teatrale da predicatore. E scandì con francescana afflizione:
«Tenente… Non per niente i Gesuiti le chiamano anomalie.»
Il tenente colonnello Ivan Manfredi urlò. D’impazienza, di furore, di paura.
Poi il ronzio penetrò nella sua amigdala.
L’AUTORE
Danilo Arona, alessandrino classe 1950, è il più autorevole scrittore horror italiano.
Con circa sessanta libri all’attivo tra narrativa e saggistica, Arona si è distinto inoltre come giornalista, ricercatore, e anche chitarrista rock negli anni ’70.
Ha esercitato un’enorme influenza su generazioni di scrittori, creando una personalissima impronta che cavalca la linea sottile tra reportage giornalistico e narrativa fantastica, in cui la mescolanza tra attualità, folklore, invenzione e allucinazione lascia il lettore incerto e pieno di domande.
I suoi lavori sono stati pubblicati dai principali editori italiani (Mondadori, Tropea, Corbaccio, Gargoyle…) ma anche da una lunga serie di case editrici indipendenti. Tra i suoi scritti si annoverano opere fondamentali come la serie di Montebuio, saggi e romanzi come L’ombra del dio alato, Palo Mayombe, Black Magic Woman, Malapunta e Il grande libro di Satana. Le sue Cronache di Bassavilla, nate sul magazine Carmilla e definite “mitiche” da Valerio Evangelisti, hanno definito un nuovo genere letterario, sono state raccolte in diversi libri e – fenomeno “lovecraftiano” unico in Italia – hanno stimolato altri scrittori a costruire sulla mitologia creata da Arona: libri, articoli e opere multimediali. Il fantasma di Melissa, per esempio, fa ormai parte dell’immaginario collettivo del Belpaese, ed è impossibile definire quanto l’autore alessandrino abbia davvero inventato.
Nella sua cinquantennale carriera, è stato attivissimo organizzatore di eventi letterari – tra cui ChiaroScuro, dal 1997 il primo festival di letteratura in Italia – e instancabile promotore di innovativi progetti, iniziative e collane.
Arona ha contribuito a innumerevoli antologie e ha spesso lavorato di squadra con altri scrittori, sia maestri del genere (Nerozzi e Altieri, per citarne un paio) sia emergenti di cui spesso è stato mentore. È molto conosciuto anche come critico del cinema fantastico, e ha scritto centinaia di articoli e saggi – sparsi su riviste come Focus, Robot, Aliens – che indagano il lato oscuro del sociale. È forse il maggiore esperto di fantastico italiano, di cui ha tentato di identificare il DNA trovandolo strettamente legato alle paure territoriali e alla mescolanza di generi.
Vive e scrive ad Alessandria, o (non è ben chiaro) a Bassavilla, lato oscuro della bassa piemontese.
Il suo sito è: http://www.daniloarona.com
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