La Tomba di Nino Cammarata e D. D. Bastian

Nino Cammarata prosegue il suo viaggio nel fantastico del New England e dopo E. A. Poe affronta H. P. Lovecraft, con La Tomba sceneggiato da D. D. Bastian. A differenza del volume su PoeThe Black Cat, nel quale il disegno si espandeva su tutta la pagina, senza alcuna griglia a contenerlo, per La TombaNino Cammarata sceglie di usare una scansione delle vignette abbastanza regolare. Come in The Black CatNino Cammarata usa le didascalie, non come nei fumetti popolari dei decenni passati che ripetevano inutilmente quanto la vignetta già mostrava, ma perché espressione del punto di vista del narratore. La Tomba, come The Black Cat, infatti è raccontata dal punto di vista del protagonista. Un punto di vista non onnisciente, ma interno alla vicenda, quindi parziale. Un punto di vista a cui possiamo credere o meno.

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Flash Gordon – L’avventurosa meraviglia: mito, immaginario e media

Tutti gli editori cercano il romanzo “gira pagine” ovvero quel romanzo che induce il lettore a girare le pagine una dietro l’altra, voracemente. Quasi sempre, ammesso che esistano, si tratta di romanzi di genere, di solito thriller. Con Flash Gordon – L’avventurosa meraviglia: mito, immaginario e media a cura di Mario Tirino, Nicola Pesce Editore ha trovato il saggio “gira pagine” che si legge tutto d’un fiato. È un volume che raccoglie gli studi di diversi studiosi, sul fenomeno multimediale che è stato Flash Gordon, personaggio alle cui avventure si sono ispirati, ormai da 80 anni, innumerevoli filoni della letteratura fantastica e d’avventura. Flash iniziò la sua personale avventura sui giornali di Randoplh Hearst, il magnate dell’editoria e del King Feature Syndacate, alla cui vita Orson Welles si ispirò per Citizen Kane. Disegnato dall’immenso Alex Raymond, Flash Gordon era la risposta di Hearst a due personaggi concorrenti, Buck Rogers e Brick Bradford, oggi sconosciuti ai più, mentre Flash Gordon continua ad influenzare, pur attraverso contaminazioni, l’immaginario avventuroso. I vari saggi del volume curato da Mario Tirino, scritti da specialisti della cultura di massa, dei media e dei fumetti, raccontano come l’universo narrativo di Flash, si estese rapidamente agli altri media dell’epoca: radio e serial cinematografici, anticipando di decenni la multimedialità del Marvel Comics Universe. La Disney/Marvel/Lucas non ha inventato nulla che non fosse già stato sperimentato. Molti saggi sono dedicati alle tavole straordinarie di Alex Raymond, tutt’oggi inimitabili, per sapienza nella distribuzione di forme, volume, spazi. Raymond si ispirò al Liberty e alla pittura neoclassica da Gericault, a Louis David, a Delacroix, stuzzicando con le sue figure femminili, in abiti fantasiosi e raffinatamente succinti, i lettori dell’epoca. Per Flash, Raymond si ispirò certamente al ciclo di John Carter di Marte di Edgar Rice Burroghs, riprendendo le sua fantastica varietà di popoli, mondi e tecnologia mista a magia e a riferimenti medievaleggianti.

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La musica di Erich Zann di D. D. Bastian e Sergio Vanello

Ci dev’essere qualcosa nell’aria nel New England.
A pochi chilometri di distanza sono nati Nataniel Hawthorne, Edgar Allan PoeH. P. Lovecraft, Stephen King  e molti altri scrittori che hanno cercato ispirazione più che nelle grandi praterie e nella frontiera, nel lato oscuro dell’umanità.
Anche Herman Melville nacque sulle rive dell’Atlantico.
Il fantastico americano nasce nel 1800 nel New England, figlio del romanzo gotico inglese del secolo precedente, come da numerosi segni stilistici si può notare, fino a diventargli superiore per certe versi, con la potenza della descrizione del male di Hawthorne e la sottile stortura dell’animo umano di Poe, fino agli enigmatici Dei malvagi di H. P. Lovecraft, al male concreto dalle mille forme di King.

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The Black Cat di Nino Cammarata

Nino Cammarata, illustratore e grafico, collabora con editori italiani ed esteri. Ha illustrato volumi di Clive Barker e Joe Lansdale, libri, cd e molto altro.
Sulle orme del sommo Aubrey BeardsleyNino Cammarata illustra il famoso racconto di Edgar Allan Poe, più volte adattato per il cinema.
Indimenticabile la versione di Roger Corman sceneggiata da Richard Matheson, ne I racconti del terrore(Tales of terror 1962).
Nino Cammarata illustra sontuosamente The Black Cat, restituendone perfettamente il raccapriccio, la follia, il sangue, il mistero, l’insanità. Alternando particolari, riquadri, campi lunghi, le parole del poeta, primissimi piani, il rosso del vino, troppo simile ad un altro liquido che presto dominerà la scena; sovrapponendo spesso le vignette a sfondi, più grandi, dominati dal grigio, dal nero e da figure ottocentesche eppure contemporanee e disturbanti.

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Sul sentiero del tramonto di Tisselli e Corteggiani

Il sangue non è acqua, il suo è un richiamo antico, persistente che può resistere a conflitti e al tempo.
È questo uno dei motivi di Sul sentiero del tramonto dipinto da Sergio Tisselli e sceneggiato dall’ottimo François Torreggiani autore Disney che qui si destreggia in una storia, violenta, cruda, ma col senso dell’amicizia virile alla Sam PeckinpahSergio Tissellicollaboratore e amico del grande Magnus (Roberto Raviola), bolognese come lui, sembra riproporre nei suoi clamorosi acquerelli, l’accuratezza che il disegnatore di Kriminal, Satanik e Alan Ford, mise nel disegnare La valle della paura, il Tex Speciale che lo impegnò negli ultimi anni della sua vita. E così come le foglie egli alberi e i rami del Texone ricordavano più l’Appennino emiliano che il West, anche i colori di Sergio Tissellisembrano ricordare colori dell’autunno dei colli bolognesi. La vicenda si svolge in Canada, nel Saskatchewan e s’ispira ad una vicenda storica: il conflitto tra il governo di sua Maestà e il popolo Metis, frutto dell’unione tra francofoni e indiani che rivendicava un’utopica indipendenza. Dopo l’ultima battaglia di Batoche, i capi Metis della rivolta furono imprigionati ed impiccati.

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Max Bunker – Una vita da numero uno di Moreno Burattini

Nel 1969 se ti capitava in mano un numero di Guerra d’Eroi, Kriminal, Satanike d’altri fumetti dell’Editoriale Corno, immancabilmente nelle ultime pagine c’era un misterioso e laconico annuncio, incorniciato in una scarna grafica: “Prossimamente Alan Ford”. Un altro antieroe criminale, altro fumetto nero ispirato a Fantomas? Era la loro epoca, le edicole e le case ne erano invasi, super criminali con una K nel nome. Mica potevamo immaginare l’uragano che stava per abbattersi nelle edicole con Alan Ford. Ma andiamo con ordine, Moreno Burattini notissimo curatore di Zagor da decenni, mostra la sua passione per il fumetto, con un poderoso volume di 400 pagine sul papà di Alan Ford, Kriminal e altri: Luciano Secchi ovvero Max Bunker. Le prime 100 pagine sono un trascinante racconto della folle e grande industria del fumetto degli anni ‘60. Bellissimo e struggente per chi era bambino in quegli anni. Il fumetto era il nostro cibo, la nostra sopravvivenza. Non si viveva senza fumetti che non erano oggetti da collezione, una volta letti non si sa come finissero, spesso le mamme li buttavano. In quei tempi spensierati contava l’attimo, il piacere della lettura, il futuro sembrava infinito e pieno di incredibili avventure. Ogni ragazzino aveva chili di fumetti in casa: Topolino, Tex, Zagor, Piccoli sceriffi e ranger, Blek, Miki, Mark, Kinowa, Guerra d’Eroi, Superoica, Pecos Bill, Soldino, Nonna Abelarda, Cucciolo e Beppe, Tiramolla, Geppo. I fumetti della DC Gli Albi del Falco, Nembo Kid, Batman, Flash, Lanterna Verde, il Segugio di Marte, Freccia Verde. I fumetti americani sindacati ovvero distribuiti dalle agenzie, prima tra le quali il King Features Syndacate di Randoph Hearst, detto Citizen Kane: Prince Valiant, L’Uomo Mascherato, Mandrake, Flash Gordon, Agente x9, Brick Bradford, Cino e Franco. E poi Il Monello, L’Intrepido e troppi altri, chi li ricorda più.
Spesso nel formato a striscia, per poterli portare a scuola, dove ce li sequestravano i barbogi dell’epoca. Un mondo di Meraviglie. Poi un giorno tra questi eroi positivi s’infilò Diabolik. Non potevamo credere ai nostri occhi: il cattivo alla fine non veniva punito, anzi. Ci si identificava con lui e non con l’eterno sconfitto ispettore Ginko.

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