Le creature della follia di Ivo Torello

Nel
cuore delle nebbie cupe di Edimburgo, dove l’oscurità si fonde con
l’atmosfera come un sudario funebre, sorge l’ultimo enigmatico
romanzo di Ivo Torello:
Le Creature della Follia.
Il titolo stesso evoca un’oscurità profonda, capace di trasportare
il lettore in un mondo di mistero e magia che richiama alla mente le
atmosfere più suggestive del Maestro Lovecraft.
Tuttavia, ciò che distingue Torello
è il suo abile distacco dall’imitazione diretta (in un periodo in
cui compaiono in rete dubbi imitatori con titoli improbabili come
Cthulhu contro il Duce, Barbie e l’abisso
di Cthulhu e Heil Cthulhu!”
,
permettendogli di attingere dalle fonti più variegate, come gli
scrittori inglesi dell’Ottocento, tra cui Stevenson
e Peacock, per
creare un universo letterario unico e coinvolgente. In questo oscuro
capolavoro, la prosa di Torello
si staglia con eleganza e profondità, intrecciando trame avvolgenti
che catturano l’attenzione del lettore sin dalle prime pagine.
Ambientato nel gelido anno del 1897, il romanzo ruota attorno alla
misteriosa mostra “Iside Svelata” del misterioso Valentin
Morleu, le cui sculture diventano l’oggetto dell’ossessione del
protagonista, il professor Thaddeus Walkley. Accanto a Walkley,
troviamo il tormentato Julius Milton, le cui notti sono afflitte da
sogni oscuri e inquietanti. La città stessa è pervasa da fenomeni
inspiegabili, presagi di un’apocalisse imminente. La ricerca della
verità porterà i protagonisti attraverso un intricato labirinto di
misteri e magie, stringendo alleanze con figure come la signora
Minerva Russell e il poliziotto Rufus Begbie, e consultando la
sedicente maga italiana Serafina Lupinacci. Torello dipinge
un’ambientazione storica intrisa di mistero e decadimento, con torri
sinistre che si ergono contro un cielo grigio come la cenere. Ma il
punto culminante risiede nei sogni di Milton, autentici portali verso
un mondo onirico denso di simbolismo e suggestione, che aggiungono
un’ulteriore profondità alla narrazione. Le
Creature della Follia
si rivela come
un’opera avvincente e raffinata, confermando le indiscutibili qualità
di Torello come
autore. In questo oscuro viaggio, il lettore è destinato a perdersi
tra le nebbie cupe di un luogo senza nome, avvolto nell’oscurità
perpetua, dove le creature della follia emergono da una dimensione
spazio-temporale alternativa, sfidando i confini della realtà
quotidiana e aprendo porte verso l’ignoto.

L’AUTORE

Ivo Torello nasce a Genova nel 1974: scrittore, incisore, scultore, fotografo, appassionato d’arte, s’impone all’attenzione del pubblico a partire dalla fine degli anni ’90. Del 2012 è il suo primo romanzo, Predatori dall’abisso (nuova edizione rivista 2022), avventura di matrice lovecraftiana, definito da Pietro Guarriello, “il miglior romanzo weird da moltissimi anni a questa parte”. Nel 2018 esce il suo secondo romanzo, La Casa delle Conchiglie, in cui si fondono in maniera mirabile arte, eros e fantastico. Seguono a patire dal 2019 i romanzi brevi della serie Gli strani casi di Ulysse Bonamy, ideale spin-off proprio della Casa delle Conchiglie.

Le
creature della follia

Autore:
Ivo Torello

Editore:
Edizioni Hypnos

Prezzo:
17,90

Le creature della follia di Ivo Torello

Ivo Torello




Russian Zombie di Alberto Henriet

Vince abita nei dintorni di Portland, nell’Oregon. Quando scoppia l’epidemia dei morti viventi, diventa un cacciatore. E troverà in Aleksej, zombie di origini russe, un pericoloso e micidiale antagonista

Sembrava
una serata come le altre. Vince rientra a casa in un villaggio vicino
a Portland. Ma qualcosa sta accadendo a Los Angeles, come dicono le
Breaking
News
.
Nel giro di poche ore, tutto cambia per una epidemia che trasforma
gli umani in zombie. Vince è un cacciatore e cerca di adattarsi
rapidamente al nuovo stato di cose. Sulla sua strada, però, si fa
avanti Aleksej, uno zombie di origine russe, un personaggio
carismatico che ha in mente un progetto originale di terrore. Inizia
in questo modo una dura lotta dall’esito incerto tra i due
antagonisti.

L’AUTORE

Alberto Henriet è nato ad Aosta il 14 ottobre 1962. È diventato cittadino della Nuova Zelanda nel 2014. Appassionato di Storia del Cinema e di letteratura fantastica, ha pubblicato racconti sulle riviste L’Eternauta, Futuro Europa, Nova SF, NeXT e Dimensione Cosmica. Si è classificato secondo al Premio letterario Thoth-Amon 2018 con il racconto Oriental fantasy Il guerriero di Samarcanda. Suoi racconti sono compresi in numerose antologie collettive tra le quali: Vlad (Ailus, 2017), Il barone immaginario (Mursia, 2018), Mediterranea (Italian Sword & Sorcery Books, 2018), Thanatolia (Watson, 2018), Folklore (Watson, 2018), Slava Ukraïni (Tabula Fati, 2022) e L’Italia del soprannaturale (Scudo, 2023). Ha pubblicato il western horror Dead Django (Scudo, 2017) e i romanzi brevi fantasy: Le Cronache del Sole Mortale (Italian Sword & Sorcery Books, 2018), Virgilio Mago (Delos Digital, 2019) e Malkrun! (Delos Digital, 2022).

Data
di uscita:
20
febbraio 2024

Russian
Zombie

Autore:
Alberto Henriet

Editore:
Delos
Digital srl

Collana:
The
Tube Exposed n. 88

Pagine
(stimate):
29

Formati:
epub
(ok anche per kindle)

Prezzo: 1,99 €

Russian Zombie di Alberto Henriet




30esimo Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico

30esimo Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico

Scadenza:
20 marzo 2024

Giunge
quest’anno al traguardo della trentesima edizione il Trofeo RiLL
per il miglior racconto fantastico, premio letterario bandito
dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare, col
patrocinio del festival internazionale Lucca Comics & Games e
della casa editrice Acheron Books.

Le
iscrizioni al concorso sono aperte fino al 20 marzo 2024. Possono
partecipare storie fantasy, horror, di fantascienza e, in generale,
qualunque racconto sia (per trama e/o personaggi) “al di là del
reale”.

Ogni
autore/autrice può inviare una o più opere, purché inedite,
originali e in lingua Italiana.

Da
oltre un decennio i racconti ricevuti sono più di 300 all’anno
(nel 2023: 410 racconti), scritti da autori/ autrici residenti in
Italia e all’estero.

I
racconti possono essere inviati, a discrezione di ciascun
partecipante, in modalità cartacea oppure elettronica. Per i/le
partecipanti residenti all’estero, è raccomandata la spedizione in
formato elettronico.

I
dieci racconti finalisti del 30esimo Trofeo RiLL saranno pubblicati
(senza alcun costo per i rispettivi autori/autrici) in un e-book
della collana “Aspettando Mondi Incantati”, curata da RiLL.
Inoltre, i migliori 4-5 racconti fra quelli finalisti saranno
pubblicati (gratuitamente) nell’antologia del concorso (collana
“Mondi Incantati”, ed. Acheron Books), che verrà presentata al
festival internazionale Lucca Comics & Games 2024.

Infine,
il racconto vincitore sarà tradotto e pubblicato in Spagna (su
Visiones, antologia annuale di PORTICO
– Asociación Española de Fantasía, Ciencia Ficción y Terror)
e in Sud Africa (su PROBE, la rivista associativa della SFFSA
– Science Fiction and Fantasy South Africa).

L’autore/autrice
del racconto primo classificato riceverà un premio di 250 euro.

La
selezione dei 10 racconti finalisti sarà curata da RiLL. Ciascun
testo partecipante sarà letto e valutato in forma anonima (cioè
senza che i lettori-selezionatori conoscano il nome
dell’autore/autrice).

La
giuria del Trofeo RiLL deciderà poi, fra i racconti finalisti,
quelli da premiare e pubblicare nell’antologia “Mondi Incantati”.
Fra i giurati dell’edizione 2023 del Trofeo RiLL: gli scrittori
Donato Altomare, Mariangela Cerrino, Giulio Leoni, Gordiano Lupi,
Massimo Pietroselli, Vanni Santoni, Sergio Valzania; il sociologo e
autore di giochi Luca Giuliano; l’anglista e saggista Cecilia
Barella; la poetessa Alessandra Racca; i giornalisti ed autori di
giochi Andrea Angiolino, Renato Genovese e Beniamino Sidoti.

Tutti
i/le partecipanti al 30esimo Trofeo RiLL riceveranno in omaggio
l’antologia “LE CASE CHE ABBIAMO PERSO e altri racconti dal
Trofeo RiLL e dintorni” (ed. Acheron Books, 2023, collana Mondi
Incantati), che prende il titolo dal racconto vincitore del 29esimo
Trofeo RiLL, scritto dal vibonese Francesco Corigliano.

Il
volume contiene dodici storie: i migliori racconti del 29esimo Trofeo
RiLL e di SFIDA 2023 (altro premio curato da RiLL) e i racconti
vincitori di tre concorsi per storie fantastiche banditi all’estero
(in Portogallo, Spagna e Sud Africa) e con cui il Trofeo RiLL è
gemellato.

Tutti
i libri della collana “Mondi Incantati” sono disponibili su
Amazon, Delos Store, Lucca Fan Store, oltre che (a prezzo speciale)
su RiLL.it

Gli
e-book “Aspettando Mondi Incantati” sono invece disponibili nel
Kindle Store di Amazon e (come EPUB) su KOBO, La Feltrinelli e
Mondadori Store.

La
cerimonia di premiazione del 30esimo Trofeo RiLL avrà luogo a
novembre, all’interno del festival internazionale Lucca Comics &
Games 2024.

Per maggiori informazioni si rimanda al bando di concorso, all’e-mail e al sito di RiLL (che ospita ampie sezioni sul Trofeo RiLL e le connesse collane di antologie/ e-book).

https://www.rill.it/

info@rill.it




North American Lake Monsters di Nathan Ballingrud

Nathan Ballingrud si erge come uno dei profeti del terrore contemporaneo, un messaggero delle tenebre che svela gli abissi più profondi dell’animo umano attraverso la sua opera North American Lake Monsters. Pubblicata con maestria dalle Edizioni Hypnos e tradotta con la sensibilità di Lucio Besana, questa raccolta ci catapulta in un regno di orrore e disperazione. Già precedentemente, Ballingrud aveva lasciato la sua sinistra impronta attraverso le pagine della Rivista Hypnos, dove il suo racconto I mostri del cielo, tradotto con diligenza da Andrea Bonazzi, aveva fatto risuonare le note oscure del suo genio. La sua influenza si era estesa persino al grande schermo con Wounds di Babak Anvari, tratto dalla sua novella Il nero visibile, pubblicata da Edizioni Hypnos. Ballingrud non cerca l’orrore negli abissi cosmici o nei tomi antichi, ma nelle pieghe oscure dell’anima umana. In queste storie, il soprannaturale è solo un riflesso, un pallido riflesso dell’oscurità interiore dell’uomo. La sua prosa è un lamento funebre, un canto per i dimenticati e gli esclusi, per coloro che si aggirano nell’ombra. Attraverso racconti come Va’ dove la strada di porta e Wild Acre, Ballingrud dipinge quadri di disperazione e solitudine, in cui creature indicibili si mescolano ai tormenti dell’uomo. In North American Lake Monsters, il lago diventa palcoscenico di orrori innominabili, mentre la mente di Grady si perde nei meandri dell’oscurità. S.S. ci trascina nelle acque torbide dell’estremismo, mentre Il crepaccio, scritto in collaborazione con Dave Bailey, ci svela i segreti gelidi dell’Antartide. In queste pagine, l’orrore è tangibile, intessuto nei fili stessi della realtà. La copertina di Bruno Letizia, con la sua suggestione macabra, è un portale verso mondi sconosciuti, dove l’orrore della vita quotidiana si manifesta in tutta la sua mostruosità. Con Ballingrud, ci immergiamo nelle profondità dell’animo umano, lasciandoci trasportare dalle correnti oscure del terrore.

L’AUTORE

Nato
nel 1970 in Massachusetts, Nathan Ballingrud ha vissuto per la
maggior parte della propria vita nel sud degli Stati Uniti, dove ha
svolto i più disparati lavori. A partire dalla metà degli anni ’90
comincia a occuparsi di scrittura, ma è solo nel 2013 che si impone
all’attenzione di pubblico e critica con la raccolta North
American Lake Monsters
, vincitrice agli Shirley Jackson Awards e
finalista ai British Fantasy Awards e World Fantasy Awards. Del 2015
è il romanzo breve Il nero visibile (Hypnos, 2017),
adattato nel 2019 da Babak Anvari in un film intitolato Wounds,
mentre nel 2023 esce il suo primo romanzo, The Strange.

North
American Lake Monsters

Autore:
Nathan Ballingrud

Editore:
Edizioni Hypnos

Prezzo: 16,90, ebook: 5,99




Madonna nera di Germano Hell Greco

“La
Puglia divora”.

È
il mantra dei giovani di Alepia che non sono riusciti ad andarsene.
Anime oppresse, deformate dal clima di pacata crudeltà che governa
da sempre le loro vite e che ribolle nel ventre marcio di una
cittadina gravida di segreti.

Il
padre di Pietro
,
infatti
,
è morto il giorno della sua nascita: un delitto insolito, opaco come
certi ricordi della sua infanzia. Pietro vive circondato dagli
inquietanti dipinti lasciati in eredità dal genitore, mentre assiste
la madre malata. Sandro, suo amico di lunghissima data, ha scelto di
votarsi alla malavita, Kiki cerca invano una carriera da artista
online, mentre Giada, sfuggita alle violenze del padre, è costretta
a prostituirsi per ripagare un grosso debito.

Qualcosa
di peggiore, però, si inserisce nella già difficile quotidianità
dei ragazzi. Sussurra dai campi prosciugati dal sole e infestati
dalle tante morti inspiegabili che si sono susseguite nel corso di
decenni. Qualcosa che promette ricompense, che domanda un voto di
sangue.

Tra queste pagine troverai:

Una storia oscura che va in scena in una cittadina della provincia
pugliese.

Quattro ragazzi uniti dal sogno di una vita diversa, che appare
sempre più un miraggio irraggiungibile.

Una scia di sangue che ha radici profonde, legate al culto di una
strana santa e alle specchie, costruzioni megalitiche legate al
folklore pugliese.

Inoltre,
Madonna Nera
sarà il primo libro del nostro catalogo con le alette!

Abbiamo sempre lavorato per rendere i nostri libri esteticamente più
belli, affiancando la cura del testo a quella grafica. A partire da
quest’anno, i titoli Acheron saranno stampati nel nuovo formato
dotato di alette laterali.

L’autore

Germano Hell Greco è laureato in Lettere. È blogger fondatore di Book and Negative e editor freelance. Collabora con la rivista Melange ed è l’ideatore dell’ambientazione 2MM Darkest (#2MMDarkest), nonché autore del ciclo di romanzi a essa dedicato, del premio Boomstick Award e dell’ambientazione fantascientifica Le storie di Perfection, e degli ebook relativi. È anche autore di Girlfriend from Hell, volume del Progetto Survival Blog che vanta più di 17.500 download. Attualmente è una delle menti dietro al progetto narrativo Risorgimento di Tenebra. Gli piace viaggiare, scrivere narrativa e fiabe, cucinare e sogna di vivere in Antartide. Ha un gatto che si chiama Rollo.

Madonna Nera di Germano Hell Greco




Apri gli occhi di Nicola Lombardi

Il trillo si fece largo, a poco a poco, fra le nebbie informi e pastose del sogno, come una grossolana punta di trapano contro un muro che resiste ai primi cauti assalti, ma che poi, inevitabilmente, si sfalda in un vortice polveroso. Le palpebre di Vanni si sollevarono di scatto, lasciando che le pupille si colmassero di quel buio gremito di puntolini colorati di cui la stanza sembrava pullulare. Colpi ritmici e concitati riverberavano attraverso il materasso per risalire a rimbombargli nelle orecchie, come se il suo cuore fosse cucito all’interno del cuscino. Cosa lo aveva svegliato?

Tutte
le illazioni che gli erano fiorite nella testa durarono il tempo
intercorso fra l’affievolirsi di uno squillo e l’esplodere del
successivo. Nel silenzio che stagnava nella casa, quel suono
metallico, perentorio, aveva il potere di  penetrare fino in fondo
all’anima, affogandola in una paura senza nome. Il telefono? A
quell’ora? Ma del resto, che ore erano? A Vanni pareva di essersi
appena coricato, ma sapeva che la percezione del trascorrere del
tempo notturno l’aveva sempre ingannato.

Altri
squilli, insistenti. Voltò il capo verso la moglie, distesa al suo
fianco sotto due strati di coperte, quasi potesse vederla in
quell’insondabile oscurità. Meglio alzarsi, prima che Lucia si
svegliasse. Poveretta, non stava molto bene. Doveva essersi presa una
brutta influenza. Le aveva misurato la temperatura, prima di mettersi
a letto. Trentotto e quattro. Non eccessiva, per una persona di
robusta costituzione. Ma abbastanza debilitante per una donna che
sfiorava l’ottantina. Vanni era stato tentato di chiamare la
guardia medica, però Lucia stessa gli aveva detto di lasciar stare:
ci avrebbero pensato il mattino dopo, se già una buona tisana e una
notte di sonno non avessero provveduto a rimetterla in sesto.

Ma
quel telefono, maledizione!… Non accennava a placarsi. Doveva
essere qualcosa di veramente urgente.

Se
avessero avuto figli, allora avrebbe pensato senz’altro a qualche
preoccupante emergenza da parte loro; ma non avendone, proprio non
gli riuscì di immaginare chi potesse chiamarlo quando ancora non si
vedeva un solo pallido accenno di luce filtrare tra le fessure delle
tapparelle.

Di
malavoglia, facendo appello a tutte le forze che il suo corpo ossuto
poteva racimolare dopo quel brusco risveglio, Vanni spinse le gambe
fuori dalle coperte, infilò i piedi nelle pantofole – che metteva
sempre nello stesso punto, così da ritrovarle subito con geometrica
precisione, anche senza vederle – e si consegnò all’aria fredda
che gli gelò il velo di sudore fra pelle e pigiama.

Il
percorso fino alla porta era un tragitto sicuro. Otto passi (tre a
destra, ancora tre a destra, e due a sinistra). Quindi allungò la
mano, e la maniglia ripose fedele alla sua stretta. Aprì, scivolò
nel corridoio, e subito si richiuse la porta alle spalle, prima che
un nuovo trillo si infilasse nel pertugio per volare addosso a Lucia
e strapparla al sonno.

Ora
il suono era decisamente più forte, e Vanni lo sentì rimbalzare
dentro il cranio, da un lato all’altro, come una pallina di gomma.
Sbuffando, avanzò di cinque passi facendo strisciare i polpastrelli
della mano destra lungo la parete (non troppo in alto, per evitare di
colpire un quadretto posizionato esattamente a metà del percorso).
Una volta raggiunto    il salottino, lasciò che le dita
trovassero l’interruttore, schermandosi con l’altra mano gli
occhi per proteggersi dal giallore elettrico che gli piovve addosso
dal lampadario. Subito sprofondò nella sua poltrona. Accanto al
tavolino rotondo. Quello sul quale il grosso telefono grigio lo stava
chiamando. Gli squilli lo rintronavano, doveva interromperli
all’istante. Sollevò ansante la cornetta e se la portò
all’orecchio.

«Sì,
pronto…?» rantolò.

All’altro
capo udì dapprima solo un fruscio ronzante. Attese qualche istante,
poi riprovò: «Pronto? Chi è?»

Allora,
in mezzo al brusio crepitante generato da un disturbo sulla linea, si
fece strada una voce. Confusa, all’inizio. Quasi impercettibile.
L’uomo aggrottò la fronte, stringendo più forte la cornetta come
se la pressione delle dita potesse migliorare la qualità della
comunicazione.

«Vanni…
caro…
»
udì. «Sono
io…
»

Il
cuore mancò un battito. «Pronto?» disse ancora, sentendosi
inevitabilmente stupido. «Chi parla?» Una parte del suo cervello –
quella che solitamente non gli piaceva ascoltare, perché aveva quasi
sempre ragione – aveva riconosciuto quella voce. Però non era
possibile. Nella maniera più assoluta, non
era possibile
.
Per cui, rimase aggrappato con tenacia al proprio lato più
razionale, nonostante lo sentisse particolarmente fragile, a
quell’ora della notte.

Ma
il soffio freddo della paura articolò due semplici parole che la
cornetta scoccò a trafiggergli il cervello. «Sono
Lucia
».

A
quel punto Vanni si ingobbì sulla poltrona, afflosciandosi come un
sacco di sabbia gettato in un angolo. «Cosa… come…?»

Tra
le scariche elettrostatiche, la voce di donna all’altro capo
continuò a infierire, seppure con infinita dolcezza. «Sono
Lucia, amore. E sono morta. Mi dispiace. Davvero tanto, mi dispiace.
Ma ti volevo parlare un’ultima volta. Ti volevo avvisare…
»

Vanni
aprì e richiuse le labbra più volte, sentendosi immerso in un’aria
sempre più densa. Un calore innaturale aveva costretto ogni poro
della sua pelle a secernere goccioline che all’istante si
rappresero in una patina ghiacciata. La poltrona oscillava, e
ruotava. E la cornetta che gli si era incollata addosso, fra mano e
orecchio, aspettava che la sua lingua formulasse una frase, qualcosa
di pertinente, qualcosa di ragionevole. Ma la sua mente aveva smesso
di collaborare.

«Non…
non puoi… essere tu…» balbettò. «Tu sei… di là, a letto…»

La
voce (la voce di
Lucia
,
inconfondibilmente) non ebbe esitazioni: «
c’è solo il mio corpo, ma tu non ti devi fidare. Quel corpo è
morto. Io non sono più là dentro…
»

E
a quel punto accadde qualcosa che gli strappò un gemito e gli
contrasse le dita artigliate a un bracciolo della poltrona.

Un
rumore, dal corridoio. Un cigolio ben noto. La porta della camera da
letto… Si era aperta. Qualcuno stava camminando.

In
fondo, avrebbe dovuto sentirsi sollevato. Sua moglie si era
svegliata, alla fine. Non avendolo trovato al suo fianco, si era
alzata. Forse lo aveva sentito parlare, e adesso stava venendo a
controllare. Tutto normale…

Invece,
un terrore senza nome gli avvizzì l’anima.

«Non
fidarti, ti dico!
»
incalzò la voce di Lucia dalla cornetta. «Quella
che sta arrivando non sono io! Non devi guardarla! Chiudi gli occhi!
Non sono io!…
»

Vanni
provò una fitta al torace. Tutto il suo corpo pareva intorpidito.

«Chiudi
gli occhi!
»

I
passi in corridoio, lenti e strascicati, erano giunti quasi
all’altezza della porta del salotto. Presto avrebbe visto… Chi?

«Chiudi
gli occhi!
»

Un
fruscio di ciabatte, un respiro roco.

E
a quel punto l’uomo cedette alla valanga delle emozioni. Serrò gli
occhi, più forte che poté, stringendo i denti. Rimase così,
immobile, la cornetta premuta contro l’orecchio, il cuore
impazzito, un tremito diffuso a fior di pelle… finché un fruscio
segnalò l’apparizione della donna (Lucia,
doveva
essere lei!
)
sulla soglia del salotto.

Vanni
continuò a tenere le palpebre abbassate, solo vagamente consapevole
di apparire patetico agli occhi della moglie. Ma l’eco delle parole
iniettate in lui dalla voce al telefono non voleva saperne di
liberarlo, e la suggestione di quelle ultime tre parole lo teneva
prigioniero.

Passi
lenti – i passi di un corpo stanco, grosso, appesantito dagli anni –
gli si avvicinarono, e con essi anche quel respiro affaticato e
ruvido che credeva di riconoscere. Si aspettò che la moglie gli
domandasse cosa diavolo stesse mai facendo, lì, a quell’ora,
attaccato al telefono, gli occhi chiusi. Era forse sonnambulo? O era
uscito di senno?

Invece,
a poco meno di un metro da lui, la voce di Lucia gli fece rattrappire
la cute.

«Apri
gli occhi».

La
donna al telefono non esitò: «Non
farlo, ti prego! Non sono io! Io sono
morta!»

«Apri
gli occhi!» ripeté perentoria la donna che si trovava davanti a
lui, e che doveva essersi ingobbita per farsi più vicina. Avvertì
con una punta di ripugnanza l’odore del suo alito, acre di
medicinali.

«Non
guardala, non sono io!
»

Troppa
tensione. Non avrebbe potuto reggerla oltre. Doveva decidersi. L’urlo
che già da un po’ gli urgeva in gola prese corpo e forza,
gonfiandosi in lui come un grosso serpente fatto d’aria e paura.

«Apri
gli occhi!»

E
allora a Vanni sembrò di esplodere, di infrangersi contro una cometa
nera. Aprì la bocca. Uno strillo silenzioso gli graffiò le pareti
interne della gola, e mentre un sibilo dentro la sua testa saliva ad
altezze vertiginose non poté più trattenersi. Spalancò gli occhi,
e…

Tutta
la cacofonia interiore che lo aveva martoriato fino a quel momento si
dissolse all’istante, e attorno a lui fu di nuovo buio, e silenzio.

Rimase
in ascolto, i sensi elettrizzati pronti a captare il minimo stimolo,
il minimo suggerimento. E non gli volle molto per rendersi conto di
essere disteso nel proprio letto. D’istinto sporse un braccio sulla
destra, incontrando subito il corpo di sua moglie. Sospirò, e
sorrise. Un sogno. Non era stato che un orribile sogno. E che altro
mai avrebbe potuto essere?

Mentre
il cuore andava rallentando la sua corsa fece strisciare una mano
fuori dalle coperte e la portò tastoni al volto di Lucia, che
riposava su un fianco, rivolta verso di lui. Le accarezzò
amorevolmente una guancia, e lei mugolò. Forse l’aveva svegliata.
Poco male, non avrebbe faticato a riprendere sonno. Era bello
sentirla ancora lì, accanto a lui. Anche la donna, lentamente,
allungò una mano, raggiungendo con delicatezza il viso del marito.

Vanni
continuò a sorridere, nel buio, gli occhi aperti sull’oscurità. E
per non guastare quell’attimo di infinita tenerezza scacciò da sé
l’idea, davvero molto fastidiosa, che la guancia di Lucia adesso
fosse troppo fredda. E lo erano anche le sue dita, ruvide, secche,
che adesso gli scorrevano gelate lungo la gota sinistra…

Con
un fruscio di lenzuola e camicia da notte, Lucia gli si portò più
vicina, nella più totale oscurità. Produsse un rumoretto
risucchiante nel separare le labbra e muovere la lingua inaridita;
quindi sussurrò tre semplici parole: «Apri
gli occhi…
»

E il cuore dell’uomo rotolò nell’abisso.

Apri gli occhi di Nicola Lombardi