The Crypt il nuovo progetto di Leif Edling

Il primo album dei Crypt, nuovo progetto di Leif Edling, è un’immersione profonda e affascinante nel mondo dell’heavy metal occulto, con un sound intenso che richiama atmosfere mistiche e potenti. Con una formazione consolidata e la guida sapiente del produttore Marcus Jidell, il disco non è solo una raccolta di brani, ma una vera e propria narrazione musicale ispirata dalle radici gotiche del genere e dai giganti come Black Sabbath, Coven e Pentagram.

Fin dalla traccia di apertura, “Into the Crypt”, ci si ritrova immersi in un mondo oscuro e misterioso: i riff di Dave McKenzie e il drumming profondo e cadenzato di Danne McKenzie evocano l’idea di un rituale antico, come se l’ascoltatore partecipasse a un rito esoterico. La voce di Pepper, una sacerdotessa del metal con una potenza ipnotica, domina la scena e accompagna l’ascoltatore in un viaggio intenso. Con una voce che alterna sussurri ammalianti e note potenti, Pepper rende ogni brano un’esperienza liturgica. Il suo background teatrale e burlesque aggiunge un’audace teatralità che incarna perfettamente il personaggio della sacerdotessa gotica.

Edling e Jidell, unendo atmosfere cupe a melodie avvincenti, riportano in vita un metal dal sapore mistico, distante dall’eccesso tecnico e dalla produzione levigata della scena contemporanea. Le tastiere di Floke non si limitano a riempire il sound, ma creano vere e proprie visioni musicali: dipingono scenari di paesaggi spettrali e visioni notturne, rendendo il sound cupo e cinematografico. Il basso di Rigor Mortimer pulsa come un tamburo cerimoniale, offrendo una base ritmica profonda che evoca l’oltretomba.

Ogni traccia dell’album è un capitolo a sé stante, un’esperienza rituale che si sviluppa man mano che si procede nell’ascolto. Nonostante le atmosfere cupe e soprannaturali, i Crypt mantengono una sorprendente accessibilità grazie a ritornelli orecchiabili e melodie che si imprimono nella mente. Le chitarre, con i loro riff ritmati e ipnotici ispirati al doom classico, trovano nuova linfa in uno stile moderno e incisivo. Brani come “Ritual of the Forgotten” e “Sacrifice in Shadows” trasportano l’ascoltatore in un tempo in cui la musica era quasi una porta verso il divino e l’oscuro. Pepper, con la sua presenza magnetica, rende l’esperienza ancora più immersiva.

The Crypt riesce a rendere omaggio ai grandi del passato senza cadere nella nostalgia. La produzione, che valorizza al massimo la potenza del gruppo, e le performance strumentali che fondono tecnica e profondità emotiva fanno di questo album d’esordio un’opera destinata a lasciare il segno non solo nella scena metal svedese, ma anche a livello internazionale. Le sonorità, insieme familiari e innovative, esplorano un universo musicale che va oltre i confini del metal, toccando corde emotive profonde.

The Crypt non è solo un album, ma un autentico rito sonoro che trasporta l’ascoltatore in un mondo gotico e senza tempo, dove l’oscurità prende forma e il suono diventa esperienza rituale. Un debutto che conferma ancora una volta il talento e la visione di Leif Edling, che con i Crypt raggiunge nuove vette di ispirazione e intensità.

Formazione che ha suonato sull’album:
Pepper (voce)
Danne McKenzie (batteria)
Marcus Jidell (chitarra e basso)
Leif Edling (basso)
Carl Westholm (tastiere)
Stefan Berggren (cori)

Formazione attuale:
Pepper (voce)
Danne McKenzie (batteria)
Rigor Mortimer (basso)
Dave McKenzie (chitarra)
Floke (Tastiere)

The Crypt
(Metal Department, 2024)
Tracklisting:
1. Intro
2. Into The Crypt
3. Mistress Of Fire
4. Metal Priestess
5. I Love The Darkness
6. Cemetary Children
7. Night Of The Devil
8. Open The Gate
9. Halos
10. Who Broke The Coffin

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Vojager, il secondo album per gli Stormwolf

STORMWOLF “Voyager” (Nadir Music, 2024)

Gli Stormwolf ci regalano un secondo album molto ricco. Abbiamo infatti un primo disco in cui la band inserisce otto nuove canzoni, e un secondo album dove possiamo apprezzare delle cover di band famose come Kiss, Rose Tattoo, Iron Maiden, Accept, Celtic Frost e altre ancora.

Il disco stupisce per una compattezza di suono davvero ottima. Il lavoro in studio con Tommy Talamanca (Sadist) presso i Nadir Music Studios sembra aver dato i suoi frutti, e apprendiamo che la band ha voluto registrare senza l’ausilio di click, per ottenere un prodotto molto naturale e caldo. E ci è riuscita. Le chitarre hanno un suono stupendo e anche la batteria suona molto naturale. Il primo brano Lepanto1571 mette in mostra un songwriting vario e si piazza subito come uno degli highlight dell’album, oltre che è uno dei brani più prettamente metal del disco.

Stesso discorso di può fare per Dark Shadows, ma dopo di questo brano la band si cimenta nella più hard rock oriented Fast Lane, mentre subito dopo arriva forse il pezzo più veloce e violento della tracklist, cioè Fury. Ecco, in questo brano la prova di tutti è esaltante a dir poco, ma l’apertura è marchiata a fuoco da un lavoro alla batteria incredibile da parte di Tiziana Cotella, abile con la doppia cassa e preparatissima in generale. Il pezzo poi è puro speed/power metal, classicissimo ma davvero ben costruito.

Abbiamo poi una seconda parte dell’album forse meno avvincente della prima, ma comunque di ottima qualità, tra cui spiccano la semi ballad Horizons e la melodica e ficcante Some Other Place che richiama qualcosa dei Maiden alla mente.
A suggello di tutto abbiamo la voce di Irene Manca, nuova cantante della band che sicuramente ha dato una marcia in più a questo album e a questa band. Insomma, per gli amanti del metal e hard rock anni Settanta e Ottanta questo album non può passare inosservato.

Vojager degli Stormwolf

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When The Pillars Collapse dei Black Motel Six

BLACK MOTEL SIX “When The Pillars Collapse” Full-length, Revalve Records (2024)

Il secondo album dei romani Black Motel Six arriva ad otto anni di distanza dal precedente Everything in Its Place. Queste cose nel mercato discografico contano e non poco, soprattutto in un’epoca in cui da un anno all’altro cambia il modo di fruire/concepire la musica. E questo non risparmia di certo l’underground. Ma quando parte il primo brano di questo nuovo When The Pillars Collapse qualsiasi altro pensiero viene scacciato via dalla carica esplosiva di una band in forma smagliante. Il groove metal proposto da questi quattro ragazzi è originale e si macchia spesso di blues e stoner, e anche in questo è maestro il cantante Stefano Calabrese nell’interpretare vari stili. Riff in pieno stile Pantera, ma anche High On Fire, Meshuggah, Gojira e Down. Queste più o meno le influenze di un album duro come la roccia ma al tempo stesso melodico e raffinato. Man mano che le canzoni vanno avanti si ha come l’impressione che la band ne guadagni in qualità. Se il primo brano ci introduce al meglio, il resto forse è ancora più interessante: Phoenix e soprattutto Brightin Sun mettono in risalto un lavoro di chitarra certosino e tecnicissimo che per certi versi spiazza. Le chitarre hanno fatto propria la lezione di band come Pantera e Machine Head, con tanto di dissonanze e assoli di qualità. Ma il riffing rimane il loro punto vincente in assoluto. Quando si propone groove metal e generi simili le chitarre devono colpirti in faccia, ed è quello che succede in questo album. Non da meno la sezione ritmica che cerca di variare il più possibile una base di per sè già ottima. Per sentire come questa band riesce quasi a sconfinare nel metal estremo basti ascoltare Insomnia 45 o Suffocation, pezzi che mettono tecnica e ritmi sincopati al primo posto. Il lavoro della band in questi brani è impressionante e ci fa avviare verso una seconda metà dell’album scoppiettante come la prima. Quindi disco promosso, eccome.

Tracklist:
1. Can’t Control

2.
Phoenix

3.
Brightin Sun

4.
Angel

5.
Insomnia 45

6.
Reflection

7.
Soffocation

8.
The Call

9.
It’s So Hard

10.
Conclusion

Line up:
Stefano Calabrese – Voce
Marco Zuzolo – Chitarra
Alessio Brancati – Batteria
Emanuele Calvelli – Basso

When The Pillar Collapse dei Black Motel Six

Black Motel Six

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I Rossometile pubblicano il Vocal Playthrough di Stella del Mattino

Rossometile hanno
pubblicato il vocal
playthrough
 di “Stella
del Mattino”
,
tratto dal loro ultimo album ” Gehenna” uscito
il 10 maggio 2024.

Il
video, mette in luce l’intensità e la profondità emotiva
dell’interpretazione vocale della cantante Ilaria
Hela Bernardini
,
offrendo un’esperienza musicale unica e coinvolgente.

“Una
notte tormentata, la paura, l’angoscia, la confusione. Mettere
fuori il proprio cuore non basta. C’è bisogno di un aiuto, di una
luce che ci illumini la via. Bisogna resistere e aspettare l’alba.
Prima che il sole sorga c’è una luce verso Est, la prima luce
dell’alba. È la stella del mattino. Venere sorgi presto domattina,
con la tua luce illumina il mio cammino, guida il mondo e splendi
ancora per me
 “.

Il
brano è disponibile su tutte le maggiori piattaforme di streaming a
questo link: 

li.sten.to/rossometile-gehenna

“Gehenna” tracklist:

01.
Gehenna
02. Voci Dal Deserto
03. Magdalena
04.
Pasionaria (Frida)
05. Sangue e Seduzione
06. La Rosa
d’Inverno
07. Dat Melti Min Modir
08. Valhalla
09.
Stella del Mattino
10. Geminus
11. Duet With Satan
12.
The Dying Mermaid

L’album
è disponibile per l’acquisto su:

https://rossometile.bigcartel.com/category/gehenna

https://rossometile1.bandcamp.com/album/gehenna

Rossometile sono:

Ilaria
Hela Bernardini: vocals, piano

Rosario
Runes Reina: guitars

Pasquale
Pat Murino: bass

Gennaro
Rino Balletta: drums

BIOGRAFIA:

I
Rossometile sono una band gothic-symphonic metal di Salerno dalla
voce femminile lirica. I loro brani si distinguono per la fusione di
elementi sinfonici, metal e sonorità ancestrali. Con una carriera
che abbraccia due decenni di successi, il gruppo ha catturato
l’immaginazione degli ascoltatori con la loro musica e i testi
intrisi di poesia. Composta da quattro talentuosi musicisti, la band
ha prodotto sei album di grande impatto.

La
loro immagine è inoltre splendidamente rappresentata attraverso
videoclip musicali dal gusto cinematografico, che aggiungono
profondità alla loro espressione artistica.

Con
la voce lirica della cantante Ilaria Hela Bernardini e l’ottimo
song-writing di Rosario Runes Reina, la band trasporta il pubblico in
un viaggio emotivo attraverso le profondità dell’animo umano. Grazie
alla loro presenza scenica e una dedizione alla creazione di magiche
esperienze musicali, il gruppo continua a ispirare e ad incantare i
loro fans in tutto il mondo.

Nel
2024 la band ha completato il suo nuovo album “Gehenna”,
registrato da Francesco
Tedesco
 presso
lo Studio
XXXV
e
missato e masterizzato da Simone
Mularoni 
(DGM)
presso i Domination
Studios
.


Per
ulteriori informazioni:

Website: https://www.rossometile.it 

YouTube: https://www.youtube.com/rossometile

Spotify: https://spoti.fi/3dtOQ3S

Fb: https://www.facebook.com/rossometile

IG: https://www.instagram.com/rossometileBandcamp: https://rossometile1.bandcamp.com

Promotion: 

Hell Music Agency:  https://www.facebook.com/HellMusicAgency

Rossometile

Gehenna dei Rossometile

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Passage to Babylon dei Gates of Eden

GATES
OF EDEN “Passage to Babylon” (Nero Corvino, 2024)

Un
album che giunge del tutto inaspettato e che ci ha lasciato
spiazzati, questo debutto dei Gates
Of Eden
,
creatura del polistrumentista Tregor
Russo
,
musicista siciliano che ha voluto realizzare un’opera che definirla
personale è dire poco. Partendo da basi che hanno un sapore
mediorientale e che trasportano proprio in territori caldi come
l’Egitto e tutta la parte dell’Arabia in senso ampio, Tregor
usa tecnica e fantasia per forgiare una forma di metal ad altissimo
tasso tecnico e che trova nel folk il suo compimento. Quindi si parte
da un metal con grandissime striature folk e un sound che vira spesso
e volentieri sulle tortuose quanto ammalianti sonorità prog. Il
risultato è un genere definito dall’artista stesso come Folk
Progressive Metal, dove anche le influenze dark e gothic, però,
hanno la loro importanza. La voce stessa di Tregor
è melodica ma non cerca il ritornello facile da memorizzare.
Sembrano litanie che cercano di evocare spiriti, e il tutto assume un
sapore anche esoterico tipico dei territori da cui Tregor
trae ispirazione. Essendo poi questo musicista siciliano, ci sono
anche influenze folk tipiche della Sicilia e vengono utilizzati anche
strumenti musicali tipici dell’Isola, come lo scacciapensieri e lo
zufolo. Ampio risalto è dato anche alla sezione ritmica, che oltre
alle parti di batteria si arricchisce anche di percussioni di vario
tipo. Questo album è qualcosa di intrigante e ha una certa classe
oltre che perizia tecnica, e quindi essendo il solo Tregor
che ha realizzato tutto, i complimenti vanno tutti a lui. Sicuramente
qualche traccia maggiormente d’impatto, diciamo pure più “violenta”
e potente avrebbe forse beneficiato al disco in questione, che sembra
dall’inizio alla fine girare sempre attorno ad un concetto di prog
metal molto esclusivo e criptico. In ogni caso, un disco tutto da
scoprire, consigliato.

Tracklist:

1.
Vision from the Mirror

2.
In the Garden of Dreams

3.
Glimpse at Eternity

4.
When Mist Covers the Night

5.
Enchanted Symphony

6.
Through the Veiled Soul

7.
Mirage

8.
Caress of Your Breath

9.
Sounds of Mystery

10.
Lost Realms in the Fantasy

Line-up: Tregor Malphas Russo – Vocals (Lead), Guitars, Oud, Bass, Drums, Darbuka, Percussions

Passage to Babylon dei Gates of Eden

Gates of Eden

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