Mimì – Il principe delle tenebre di Brando De Sica
Mimì – Il Principe delle Tenebre (Italia, 2023)
Regia:
Brando De Sica. Soggetto: Brando De Sica. Sceneggiatura: Ugo Chiti,
Brando De Sica, Irene Pollini Giolai. Fotografia: Andrea Arnone.
Montaggio: Francesco Galli. Musiche: Pasquale Catalano. Scenografia:
Daniele Frabetti. Costumi: Lavinia Bonsignore. Paese di Produzione:
Italia, 2023. Durata: 103’. Genere: Horror. Case di Produzione:
Indiana Production, Bartleby Film, Rai Cinema. Distribuzione
(Italia): Luce Cinecittà. Interpreti: Domenico Cuomo (Mimì), Sara
Ciocca (Carmilla / Renata), Mimmo Borrelli (Nando), Giuseppe Brunetti
(Bastianello), Abril Zamora (Giusi), Dino Porzio (capo dei goth),
Daniele Vicorito (Rocco).
Resterà
deluso chi cerca un horror italiano come si facevano una volta, roba
alla Dario
Argento
e Lucio
Fulci,
viscere e frattaglie, puro genere, senza alcuna implicazione sociale.
Mimì
– Il Principe delle Tenebre
è tutt’altra cosa, è un film sull’ansia e la difficoltà di
crescere, una disperata storia d’amore e morte, un violento
splatter disturbante, persino anatomia dello squallore dei bassifondi
d’una Napoli violenta (come il titolo d’un vecchio film).
L’horror italiano (e non solo) del passato si nota a livello di
citazione, sia per i vermi che riportano a Fulci
e Mattei
che per l’atmosfera gotico-cimiteriale che profuma di Mario
Bava,
ma anche per gli spezzoni e gli ammiccamenti al cinema di Herzog
e di Murnau.
L’ambientazione è costruita benissimo in una Napoli decadente e
spettrale, fotografata da Andrea
Arnone
con toni giallo ocra anticati, introdotta e accompagnata da una
suggestiva colonna sonora di Catalano,
che comprende persino il motivetto (calza a pennello!) Un
giudice
di De Andrè. Protagonisti della storia sono Mimì – un orfano che
lavora come pizzaiolo, affetto da una malformazione ai piedi e
bullizzato
da Bastaniello,
un
camorrista cantante – e Carmilla (vero nome Renata, come scopriamo
nel finale), una ragazzina schizofrenica scappata di casa che crede
di discendere da Dracula. Il film vive tutto su un singolare incontro
esistenziale, mettendo in scena una storia d’amore e follia che
porta il ragazzo a cambiare vita, a fare di tutto per assecondare
l’amata, persino a diventare vampiro, per poi giungere a una
cruenta ecatombe finale. Domenico
Cuomo
e Sara
Ciocca
sono giovanissimi (17 e 12 anni) quanto bravissimi, perché recitano
con l’espressione degli occhi; i loro dialoghi sono intensi ed
evocativi, persino poetici. Mimì
– Il Principe delle Tenebre,
opera
prima di Brando
De Sica
(figlio e nipote d’arte che fa di tutto per affrancarsi da quanto
hanno fatto i suoi progenitori), selezionata
fuori concorso al Locarno Film Festival, cerca di rappresentare
l’importanza dei sogni, al tempo stesso simbolizza con i piedi
deformi del protagonista la difficoltà di un adolescente a muoversi
in un mondo che non conosce. Il regista cerca di dosare con sapienza
toni da commedia e puro dramma, sconfinando nel grottesco, persino
negli eccessi splatter. Mimì
non è cinema di genere, ma cinema d’autore che usa il genere per
comporre un’opera pop onirica e fantastica, dal finale
sconcertante, intrisa di uno squallore pasoliniano e di puro amore
per i vicoli di Napoli. Un esordio incoraggiante per grande sfoggio
di capacità tecnica e scenografica, cura nelle citazioni,
originalità nei movimenti di macchina, location
suggestive. A nostro parere ci sarebbe stato da lavorare ancora un
po’ sulla sceneggiatura per renderla più fluida, ma forse
confondere le idee – da un certo punto in poi – era proprio quel che
voleva fare il regista. Un film insolito nel panorama cinematografico
italiano, che consigliamo di vedere. Noi ci siamo riusciti grazie al
Piccolo Cineclub Tirreno di Follonica, realtà benemerita maremmana
che si batte per portare ancora i film in sala, nel luogo dove sono
nati per essere condivisi, dove dovrebbero continuare a essere visti
per rivitalizzare il cinema.
A
colloquio con Brando De Sica
Perché
il genere horror?
“Mimì
è un film sull’importanza dei sogni; è un film sull’amore, sul
primo amore di due ragazzi, sulla passione e sulla fuga dalla realtà.
Poi viene il genere, ben presente nel mio immaginario, dato che
questa storia l’ho scritta dieci anni fa ma che oggi pare ancora
più contemporanea, se pensiamo ai problemi giovanili, soprattutto
alla costruzione di quelle torri d’avorio adolescenziali erette su
Tik Tok e Instagram”.
Quindi
un film d’autore …
“Un
film che pretende di dire qualcosa. Un film sulla ricerca di
un’identità, sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Poi dentro c’è tutta la simbologia vampirica, come ci sono i piedi
deformi di Mimì che rappresentano la difficoltà a muoversi per le
strade di un mondo pieno di ostacoli”.
E
la camorra?
“Non
credo che c’entri molto con il mio film. Resta sullo sfondo.
Bastianello è un artista più che un criminale, quello che vuol fare
nella vita è soprattutto cantare, poi usa metodi delinquenziali e
bullizza Mimì, ma ciò che m’interessava ai fini del film era
rappresentare due gruppi di persone cresciute in ambienti culturali
diversi”
Come
nasce l’idea del film?
“I
tempi di realizzazione sono stati lunghi dalla nascita dell’idea
alla sua realizzazione. Sono stato suggestionato da diverse immagini,
persino dalla storia di Pistorius e dei suoi arti artificiali che gli
hanno fatto prima vincere medaglie, poi commettere un crimine. Una
serie di immagini inconsce mi ha portato al film, in un immaginario
vampirico che fa parte delle mie passioni”
Perché
Napoli?
“Prima
di tutto sono napoletano, la mia famiglia proviene da Napoli, persino
il ramo relativo a Mario Verdone – che è toscano – ha origini
napoletane. E poi c’è il fascino della tomba di Dracula, tutto
parte dal sepolcro di Vlad Tepes l’impalatore. Infine Napoli ha
molta magia esoterica diffusa per le sue strade e il mio film è
costruito in una Napoli atemporale, stratificata.”
Come
ha scelto gli attori? Era capiente il budget del film?
“Avevo
un budget piccolo, la maggior parte delle risorse le ho spese per
fare un anno di casting e incontrare di persona i possibili
protagonisti. Domenico e Sara sono bravissimi, molto espressivi, sono
due ragazzi di 17 e 12 anni, ma recitano come attori consumati. Ho
girato sei scene al giorno con una camera sola. Mi sono fatto tutti
gli storyboard disegnati come se fosse una graphic novel, poi ho
dovuto tagliare alcune scene per carenze di budget”.
A
mio parere il film più che un horror è un noir metropolitano …
“Non
starei a definire il genere, anche se nel finale la scelta
fantastica è chiara. Mimì
è un viaggio picaresco per le strade della vita. Se si vuole ricorda
anche la storia di Pinocchio (al contrario), dove la ragazzina è il
Lucignolo che porta il ragazzo verso l’autodistruzione. Mimì
è una sorta di apologo sull’accettazione della diversità”
Primo
film, un passato da attore, cosa vuol fare da grande Brando de Sica?
“Se
capita tornerò anche a recitare, i registi dicono che sono bravo, ma
non è il mio sogno per la vita. Preferisco stare dietro la macchina
da presa e fare il regista. Non è necessario che mi si veda. Amo
molto il momento della scrittura di una storia, mi piace essere colui
che decide cosa raccontare”.
Progetti
futuri?
“Sto
lavorando da anni a una storia complessa che – come questa – non sarà
facile portare a compimento. Una storia sul mostro di Firenze, vista
da un’ottica diversa, per cercare di raccontare la verità. Ci sto
lavorando con Michele Giuttari, che a suo tempo si è occupato delle
indagini, e con il mio collaboratore di fiducia Ugo Chiti.
Cosa
vuol dire con il suo cinema?
Cerco
di esplorare dei mondi e dei personaggi. Non faccio film per dare
risposte, ma per suscitare dubbi, domande, incertezze … Il cinema
(non solo il mio) deve far pensare, non è compito di chi racconta
una storia facilitare la vita allo spettatore, anzi, deve complicarla
intellettualmente e mettergli in testa un sacco di dubbi”.
Le
domande e le risposte di Brando De Sica sono la registrazione
sintetica della conversazione che il regista ha avuto con il pubblico
del Piccolo Cineclub Tirreno di Follonica, al termine della
proiezione di Mimì – Il Principe delle Tenebre, avvenuta in data 11
febbraio 2024, ore 23 e 30.




Tutti i diritti riservati ⓒ per immagini e testi.