The Horror Show – AA.VV.

The Horror Show è un’antologia curata da Luigi Boccia e Nicola Lombardi e pubblicata da Weird Book.

Tra gli autori spiccano anche importanti nomi del panorama internazionale, come Lee Murray, pluripremiata autrice neozelandese, vincitrice dello Shirley Jackson Award e di ben cinque International Bram Stoker Award.

Nella prefazione, intitolata “Noi siamo leggenda” e scritta da Luigi Boccia, il genere horror viene presentato come un mezzo utilizzato da grandi autori per lanciare un forte messaggio: un tentativo volto a destare le generazioni future e a metterle in guardia dai potenziali pericoli verso cui potrebbero andare incontro. A tal proposito, il curatore menziona il celebre romanzo Io sono leggenda di Richard Matheson, attribuendogli due importanti insegnamenti:

1. mai piegarsi dinanzi alla mostruosità;

2. mantenere la propria umanità dinanzi alle avversità.

“Quindi, che cosa siamo diventati? Mostri, metaumani senza più un’anima che vivono in un immenso circo dell’orrore chiamato The Horror Show”: con queste parole Luigi Boccia presenta i racconti di questa raccolta antologica avente come leitmotiv la perdita di umanità.

Il libro è stato pubblicato nel 2021, quindi, in piena pandemia: uno scenario che ha senza dubbio influenzato alcuni degli autori che hanno dato vita a storie ispirate direttamente o indirettamente dall’emergenza sanitaria. Tra queste troviamo: “Fino all’ultimo ricordo” di Luigi Boccia, “Sistema immunitario” di Dario Tonani e “Inf(s)etti” di Simone Volponi. Proprio quest’ultimo racconto risulta un mix geniale tra due temi attuali, molto caldi: le malattie infettive e la diffusione degli insetti come cibo del futuro, un connubio che sarà causa di inquietanti metamorfosi kafkiane.

“Selfie” di Lee Murray affronta, in maniera del tutto originale, l’orrore generato da un’esplosione nucleare. Danilo Arona ambienta una storia tra l’Iraq e Genova negli anni subito successivi alla caduta delle Torri Gemelle, in piena emergenza terrorismo.

E poi troviamo tutti gli altri racconti che, pur non essendo strettamente connessi a tematiche del contesto storico in cui viviamo, analizzano in modo del tutto originale la perdita umanità come nel caso dei racconti di Nicola Lombardi e Decimo Tagliapietra, che presentano due diversi tentativi da parte dell’uomo di soggiogare la morte.

Giada Cecchinelli, Kevin J. Kennedy, Joe Weintraub, Filippo Semplici, Carmine Cantile, Miriam Palombi, Marco Santeusanio e Cristian Borghetti accompagnano il lettore all’interno di inquietanti e angosciose situazioni che rendono questa antologia una vera perla della narrativa di genere horror.

A mio avviso, tutti gli autori italiani presenti in questa raccolta hanno dato vita a storie perfettamente all’altezza di quelle dei loro compagni di viaggio di madrelingua inglese. In particolare, mi sento di segnalare i racconti di Carmine Cantile, Marco Santeusanio e Cristian Borghetti.




Apri gli occhi di Nicola Lombardi

Il trillo si fece largo, a poco a poco, fra le nebbie informi e pastose del sogno, come una grossolana punta di trapano contro un muro che resiste ai primi cauti assalti, ma che poi, inevitabilmente, si sfalda in un vortice polveroso. Le palpebre di Vanni si sollevarono di scatto, lasciando che le pupille si colmassero di quel buio gremito di puntolini colorati di cui la stanza sembrava pullulare. Colpi ritmici e concitati riverberavano attraverso il materasso per risalire a rimbombargli nelle orecchie, come se il suo cuore fosse cucito all’interno del cuscino. Cosa lo aveva svegliato?

Tutte
le illazioni che gli erano fiorite nella testa durarono il tempo
intercorso fra l’affievolirsi di uno squillo e l’esplodere del
successivo. Nel silenzio che stagnava nella casa, quel suono
metallico, perentorio, aveva il potere di  penetrare fino in fondo
all’anima, affogandola in una paura senza nome. Il telefono? A
quell’ora? Ma del resto, che ore erano? A Vanni pareva di essersi
appena coricato, ma sapeva che la percezione del trascorrere del
tempo notturno l’aveva sempre ingannato.

Altri
squilli, insistenti. Voltò il capo verso la moglie, distesa al suo
fianco sotto due strati di coperte, quasi potesse vederla in
quell’insondabile oscurità. Meglio alzarsi, prima che Lucia si
svegliasse. Poveretta, non stava molto bene. Doveva essersi presa una
brutta influenza. Le aveva misurato la temperatura, prima di mettersi
a letto. Trentotto e quattro. Non eccessiva, per una persona di
robusta costituzione. Ma abbastanza debilitante per una donna che
sfiorava l’ottantina. Vanni era stato tentato di chiamare la
guardia medica, però Lucia stessa gli aveva detto di lasciar stare:
ci avrebbero pensato il mattino dopo, se già una buona tisana e una
notte di sonno non avessero provveduto a rimetterla in sesto.

Ma
quel telefono, maledizione!… Non accennava a placarsi. Doveva
essere qualcosa di veramente urgente.

Se
avessero avuto figli, allora avrebbe pensato senz’altro a qualche
preoccupante emergenza da parte loro; ma non avendone, proprio non
gli riuscì di immaginare chi potesse chiamarlo quando ancora non si
vedeva un solo pallido accenno di luce filtrare tra le fessure delle
tapparelle.

Di
malavoglia, facendo appello a tutte le forze che il suo corpo ossuto
poteva racimolare dopo quel brusco risveglio, Vanni spinse le gambe
fuori dalle coperte, infilò i piedi nelle pantofole – che metteva
sempre nello stesso punto, così da ritrovarle subito con geometrica
precisione, anche senza vederle – e si consegnò all’aria fredda
che gli gelò il velo di sudore fra pelle e pigiama.

Il
percorso fino alla porta era un tragitto sicuro. Otto passi (tre a
destra, ancora tre a destra, e due a sinistra). Quindi allungò la
mano, e la maniglia ripose fedele alla sua stretta. Aprì, scivolò
nel corridoio, e subito si richiuse la porta alle spalle, prima che
un nuovo trillo si infilasse nel pertugio per volare addosso a Lucia
e strapparla al sonno.

Ora
il suono era decisamente più forte, e Vanni lo sentì rimbalzare
dentro il cranio, da un lato all’altro, come una pallina di gomma.
Sbuffando, avanzò di cinque passi facendo strisciare i polpastrelli
della mano destra lungo la parete (non troppo in alto, per evitare di
colpire un quadretto posizionato esattamente a metà del percorso).
Una volta raggiunto    il salottino, lasciò che le dita
trovassero l’interruttore, schermandosi con l’altra mano gli
occhi per proteggersi dal giallore elettrico che gli piovve addosso
dal lampadario. Subito sprofondò nella sua poltrona. Accanto al
tavolino rotondo. Quello sul quale il grosso telefono grigio lo stava
chiamando. Gli squilli lo rintronavano, doveva interromperli
all’istante. Sollevò ansante la cornetta e se la portò
all’orecchio.

«Sì,
pronto…?» rantolò.

All’altro
capo udì dapprima solo un fruscio ronzante. Attese qualche istante,
poi riprovò: «Pronto? Chi è?»

Allora,
in mezzo al brusio crepitante generato da un disturbo sulla linea, si
fece strada una voce. Confusa, all’inizio. Quasi impercettibile.
L’uomo aggrottò la fronte, stringendo più forte la cornetta come
se la pressione delle dita potesse migliorare la qualità della
comunicazione.

«Vanni…
caro…
»
udì. «Sono
io…
»

Il
cuore mancò un battito. «Pronto?» disse ancora, sentendosi
inevitabilmente stupido. «Chi parla?» Una parte del suo cervello –
quella che solitamente non gli piaceva ascoltare, perché aveva quasi
sempre ragione – aveva riconosciuto quella voce. Però non era
possibile. Nella maniera più assoluta, non
era possibile
.
Per cui, rimase aggrappato con tenacia al proprio lato più
razionale, nonostante lo sentisse particolarmente fragile, a
quell’ora della notte.

Ma
il soffio freddo della paura articolò due semplici parole che la
cornetta scoccò a trafiggergli il cervello. «Sono
Lucia
».

A
quel punto Vanni si ingobbì sulla poltrona, afflosciandosi come un
sacco di sabbia gettato in un angolo. «Cosa… come…?»

Tra
le scariche elettrostatiche, la voce di donna all’altro capo
continuò a infierire, seppure con infinita dolcezza. «Sono
Lucia, amore. E sono morta. Mi dispiace. Davvero tanto, mi dispiace.
Ma ti volevo parlare un’ultima volta. Ti volevo avvisare…
»

Vanni
aprì e richiuse le labbra più volte, sentendosi immerso in un’aria
sempre più densa. Un calore innaturale aveva costretto ogni poro
della sua pelle a secernere goccioline che all’istante si
rappresero in una patina ghiacciata. La poltrona oscillava, e
ruotava. E la cornetta che gli si era incollata addosso, fra mano e
orecchio, aspettava che la sua lingua formulasse una frase, qualcosa
di pertinente, qualcosa di ragionevole. Ma la sua mente aveva smesso
di collaborare.

«Non…
non puoi… essere tu…» balbettò. «Tu sei… di là, a letto…»

La
voce (la voce di
Lucia
,
inconfondibilmente) non ebbe esitazioni: «
c’è solo il mio corpo, ma tu non ti devi fidare. Quel corpo è
morto. Io non sono più là dentro…
»

E
a quel punto accadde qualcosa che gli strappò un gemito e gli
contrasse le dita artigliate a un bracciolo della poltrona.

Un
rumore, dal corridoio. Un cigolio ben noto. La porta della camera da
letto… Si era aperta. Qualcuno stava camminando.

In
fondo, avrebbe dovuto sentirsi sollevato. Sua moglie si era
svegliata, alla fine. Non avendolo trovato al suo fianco, si era
alzata. Forse lo aveva sentito parlare, e adesso stava venendo a
controllare. Tutto normale…

Invece,
un terrore senza nome gli avvizzì l’anima.

«Non
fidarti, ti dico!
»
incalzò la voce di Lucia dalla cornetta. «Quella
che sta arrivando non sono io! Non devi guardarla! Chiudi gli occhi!
Non sono io!…
»

Vanni
provò una fitta al torace. Tutto il suo corpo pareva intorpidito.

«Chiudi
gli occhi!
»

I
passi in corridoio, lenti e strascicati, erano giunti quasi
all’altezza della porta del salotto. Presto avrebbe visto… Chi?

«Chiudi
gli occhi!
»

Un
fruscio di ciabatte, un respiro roco.

E
a quel punto l’uomo cedette alla valanga delle emozioni. Serrò gli
occhi, più forte che poté, stringendo i denti. Rimase così,
immobile, la cornetta premuta contro l’orecchio, il cuore
impazzito, un tremito diffuso a fior di pelle… finché un fruscio
segnalò l’apparizione della donna (Lucia,
doveva
essere lei!
)
sulla soglia del salotto.

Vanni
continuò a tenere le palpebre abbassate, solo vagamente consapevole
di apparire patetico agli occhi della moglie. Ma l’eco delle parole
iniettate in lui dalla voce al telefono non voleva saperne di
liberarlo, e la suggestione di quelle ultime tre parole lo teneva
prigioniero.

Passi
lenti – i passi di un corpo stanco, grosso, appesantito dagli anni –
gli si avvicinarono, e con essi anche quel respiro affaticato e
ruvido che credeva di riconoscere. Si aspettò che la moglie gli
domandasse cosa diavolo stesse mai facendo, lì, a quell’ora,
attaccato al telefono, gli occhi chiusi. Era forse sonnambulo? O era
uscito di senno?

Invece,
a poco meno di un metro da lui, la voce di Lucia gli fece rattrappire
la cute.

«Apri
gli occhi».

La
donna al telefono non esitò: «Non
farlo, ti prego! Non sono io! Io sono
morta!»

«Apri
gli occhi!» ripeté perentoria la donna che si trovava davanti a
lui, e che doveva essersi ingobbita per farsi più vicina. Avvertì
con una punta di ripugnanza l’odore del suo alito, acre di
medicinali.

«Non
guardala, non sono io!
»

Troppa
tensione. Non avrebbe potuto reggerla oltre. Doveva decidersi. L’urlo
che già da un po’ gli urgeva in gola prese corpo e forza,
gonfiandosi in lui come un grosso serpente fatto d’aria e paura.

«Apri
gli occhi!»

E
allora a Vanni sembrò di esplodere, di infrangersi contro una cometa
nera. Aprì la bocca. Uno strillo silenzioso gli graffiò le pareti
interne della gola, e mentre un sibilo dentro la sua testa saliva ad
altezze vertiginose non poté più trattenersi. Spalancò gli occhi,
e…

Tutta
la cacofonia interiore che lo aveva martoriato fino a quel momento si
dissolse all’istante, e attorno a lui fu di nuovo buio, e silenzio.

Rimase
in ascolto, i sensi elettrizzati pronti a captare il minimo stimolo,
il minimo suggerimento. E non gli volle molto per rendersi conto di
essere disteso nel proprio letto. D’istinto sporse un braccio sulla
destra, incontrando subito il corpo di sua moglie. Sospirò, e
sorrise. Un sogno. Non era stato che un orribile sogno. E che altro
mai avrebbe potuto essere?

Mentre
il cuore andava rallentando la sua corsa fece strisciare una mano
fuori dalle coperte e la portò tastoni al volto di Lucia, che
riposava su un fianco, rivolta verso di lui. Le accarezzò
amorevolmente una guancia, e lei mugolò. Forse l’aveva svegliata.
Poco male, non avrebbe faticato a riprendere sonno. Era bello
sentirla ancora lì, accanto a lui. Anche la donna, lentamente,
allungò una mano, raggiungendo con delicatezza il viso del marito.

Vanni
continuò a sorridere, nel buio, gli occhi aperti sull’oscurità. E
per non guastare quell’attimo di infinita tenerezza scacciò da sé
l’idea, davvero molto fastidiosa, che la guancia di Lucia adesso
fosse troppo fredda. E lo erano anche le sue dita, ruvide, secche,
che adesso gli scorrevano gelate lungo la gota sinistra…

Con
un fruscio di lenzuola e camicia da notte, Lucia gli si portò più
vicina, nella più totale oscurità. Produsse un rumoretto
risucchiante nel separare le labbra e muovere la lingua inaridita;
quindi sussurrò tre semplici parole: «Apri
gli occhi…
»

E il cuore dell’uomo rotolò nell’abisso.

Apri gli occhi di Nicola Lombardi




Grotesque – Storie di mostri di Lee Murray

La Redazione GHoST segnala l’uscita de Grotesque – Storie di mostri di Lee Murray.

«Si trattava di Giraldy, però era a malapena riconoscibile: supino, sul terreno fangoso, appariva tinto di blu, avvolto dalla testa ai piedi in una spessa melma viscosa. Opaco, sotto un reticolo di filamenti bianchi, quel bozzolo glutinoso mi ha fatto venire in mente le uova di rana, con il loro rivestimento gelatinoso, o forse la preda di un ragno, avviluppata per essere poi consumata con comodo…»

Attraverso questi racconti, la pluripremiata autrice neozelandese Lee Murray ci accompagna a fare la conoscenza dei più raccapriccianti mostri partoriti dalla sua incontenibile fantasia, creature che emergono dai folkloristici abissi della sua terra, da imprevedibili contaminazioni con reali eventi storici o dai timori che da sempre l’umanità cova nello scrutare l’orizzonte dei possibili futuri che ci attendono.

Tra mostruosità colossali e sanguinarie emerse dalle acque, inarrestabili orde di morti viventi e corpi devastati da mutazioni, questa raccolta – vincitrice nel 2020 del prestigioso Bram Stoker Award – spalanca il sipario sul liberatorio spettacolo dell’orrore. Perché comunque, ci si creda o no, i mostri esistono

Grotesque – Storie di mostri
Autore:  L. Murray
Editore: Weird Book
Collana: I narratori del buio
Genere: Antologia
Pagine: 256
Prezzo: 21,90 €
Formato: 15 x 22 cm
ISBN: 979-12-81603-07-3




La notte chiama e altre storie di Luigi Boccia e Nicola Lombardi

La notte chiama e altre storie di Luigi Boccia e Nicola Lombardi è una raccolta che comprende un romanzo breve, “La notte chiama”, e due racconti, “Liberami dal male” e “Il libro delle Ombre”.

Il libro è stato pubblicato da Weird Book nel 2021 nella collana I narratori del buio con la prefazione di Dardano Sacchetti, noto sceneggiatore e collaboratore di Dario Argento, Lucio Fulci, Ruggero Deodato, Mario e Lamberto Bava.

“La notte chiama” è un thriller, una ghost story ambientata nella casa per ferie Villa Olmo, situata a Montelupo (Trento), dove nel settembre 1976 il gestore Fabio Mistretta, in preda a un delirio religioso, commise un terribile massacro.

L’albergo fu in seguito riaperto tra il 1989 e il 1992 e gestito da Lucia Ferretti, per poi essere chiuso senza alcun preavviso e per motivi non meglio specificati.

Anni più tardi Michele Corsini diverrà il nuovo direttore della struttura e si troverà a dover fare i conti con paure e incubi che lo tormenteranno sia di notte che di giorno. Il ricordo della morte della moglie si mescolerà a immagini di sangue non appartenenti al suo passato, ma a quello di Villa Olmo, per condurlo a un passo dalla follia.

La narrazione viene suddivisa in tre parti, indicate come primo, secondo e terzo cerchio, dove le vicende sono riportate da più voci narranti intrecciando episodi appartenenti ad archi temporali differenti. La storia viene presentata da un narratore onnisciente che, a più riprese, lascia il posto ai personaggi, che trovano spazio mediante i loro scritti (lettere o appunti), o alle parole tratte dal libro “Un fatto di sangue: l’inferno di Montelupo”, un saggio scritto da Marco Bavaria, giornalista e studioso di storia locale. Ovviamente, il testo è uno pseudobiblion, ovvero un’opera frutto della fantasia degli autori. La struttura narrativa adottata alimenta la suspense e disorienta il lettore che non sarà in grado di collegare le diverse dinamiche prima della conclusione del romanzo.

La lettura è gradevole e molto scorrevole, anche grazie alla suddivisione dei capitoli in paragrafi relativamente brevi che spostano il focus da un evento all’altro.

“Liberami dal male” è, invece, un racconto breve incentrato sul tema della vendetta.

“Il libro delle Ombre” è un racconto lungo, dal sapore kinghiano, che chiude la raccolta.

Le vicende si verificano nella zona di Benevento, stessa ambientazione scelta per “Strigarium. I delitti del Noce” (Il Giallo Mondadori, 2022), thriller storico scritto dagli stessi autori.

Roberto Salani è un giornalista che si sta occupando dell’omicidio di alcune bambine. Una sera riceve una misteriosa telefonata da uno scrittore, Andrea De Blasio, autore di diversi saggi sulla storia e il folklore locale. Questi afferma di essere a conoscenza dell’identità dell’assassino e lo mette in guardia: la sua vita è in pericolo! Le parole non sembrano convincere il giornalista che, però, si trova a trasalire quando gli viene rivelato un dettaglio appartenente alla sua sfera privata: la copia del libro scritto da De Blasio, di cui Salani si è servito per trarre brillanti conclusioni sul caso, è scomparsa dalla sua abitazione!

Incuriosito, accetta di incontrare l’autore e si reca subito presso la sua abitazione, dove verrà messo a conoscenza di inquietanti verità che trasformeranno quella terribile notte in un incubo dal quale sarà impossibile svegliarsi.

Anche in questo racconto Luigi Boccia e Nicola Lombardi riescono a rapire il lettore e a immergerlo in una realtà fantastica, dominata dalla suspense e dal mistero che affiora sin dalle prime righe.

“La notte chiama e altre storie” è una piacevole lettura adatta agli amanti del genere horror.




Strigarium. I delitti del Noce di Luigi Boccia e Nicola Lombardi

Strigarium. I delitti del Noce è un romanzo pubblicato dalla storica collana Il Giallo Mondadori. I due autori, Luigi Boccia e Nicola Lombardi, ambientano un ottimo thriller nella Benevento del 1678, in una realtà ricca di superstizioni dove paganesimo e cristianesimo convivono in perfetta simbiosi.

Le atmosfere cupe, i massacri cruenti, i sabba… evocano immagini tipiche del genere horror che fungono, però, solo da cornice alle indagini di Flaviano Altobrandini e del suo assistente Jacopo da Cornedo, creando un perfetto connubio tra la cruda realtà e la cieca ignoranza devota al culto della superstizione.

Flaviano nelle sue indagini si imbatterà in una serie sorprendenti rivelazioni sui mali che infettano da tempo la Chiesa in un crescendo di colpi di scena che sfoceranno in un finale tutt’altro che prevedibile.

Il romanzo è strutturato in capitoli e paragrafi che conferiscono alla storia un ritmo incalzante che coinvolge sempre più il lettore. La narrazione non è lineare, ma caratterizzata dall’alternarsi di capitoli che trattano episodi e vicende collocati in archi temporali diversi: espediente così ben riuscito da alimentare sia la suspense che la curiosità nei confronti dei numerosi misteri che affliggono Benevento e la Chiesa.

Messer Flaviano, protagonista del romanzo, è un personaggio ben caratterizzato: intelligente, scaltro, dotto, al servizio della Chiesa di Roma, ma pur sempre un uomo di mondo con vizi e debolezze.

Il capitolo finale lascia spazio a un possibile seguito che potrebbe focalizzarsi non solo sul destino di Flaviano dopo gli importanti sviluppi degli ultimi capitoli, ma anche sul suo passato, già emerso nel romanzo.




Animali Fantastici e Come Salvarli di Autori Vari

Quattro zampe buono, due zampe cattivo. (George Orwell – La Fattoria degli Animali)

Antologia di racconti fantastici edita da Dunwich Edizioni i cui proventi andranno in beneficenza alla Lega Nazionale per la Difesa del Cane – Sezione di Salerno. Il titolo è Animali Fantastici e Come Salvarli e vede la partecipazione di venti autori già noti per la Dunwich più uno special guest, Antonio Lanzetta. Trattasi di un’antologia illustrata, in quanto ogni racconto ha la sua illustrazione di copertina.

Questa antologia è dedicata agli animali – a quelli che ci stanno accanto tutti i giorni, a quelli che hanno lasciato un vuoto incolmabile alle loro spalle e a quelli che si tengono saggiamente a distanza dai luoghi cosiddetti civilizzati – e agli uomini e alle donne che ogni giorno lottano per il loro benessere e la loro sopravvivenza. E saranno proprio gli animali i protagonisti delle ventuno storie che compongono questo libro, storie che spaziano dal fantasy all’horror, dal noir all’urban fantasy per arrivare alla narrativa tout court.

Con i racconti di, in ordine di apparizione:
Antonio Lanzetta
Nicola Lombardi
Ornella Calcagnile
Wesley Southard
Luigi Musolino
Pietro Gandolfi
Diego Matteucci
Eleonora Della Gatta
Thom Brannan
Silvia Benedetta Piccioli
Claudio Vergnani
Filippo Santaniello
Anita Book
Giorgio Riccardi
Somer Canon
Fabio Lastrucci
Carlo Vicenzi
Uberto Ceretoli
Claudio Vastano
David Falchi
Kristopher Triana

TITOLO: Animali Fantastici e Come Salvarli
AUTORI VARI
PAGINE: 362
PREZZO: ebook € 5,99 cartaceo € 16,90
ISBN: 9791220285858
LINK D’ACQUISTO:
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