Nel cuore delle tenebre di Danilo Arona ed Edoardo Rosati

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Nel cuore delle tenebre di Danilo Arona ed Edoardo Rosati è un’opera consegnata alle mani del pubblico all’interno della collana I narratori del buio, a cura di Luigi Boccia e Nicola Lombardi per conto della Weird Book nel maggio del 2022. Cover realizzata da Alessandro Amoruso.

Non si tratta di un’opera prima, in quanto, come si evince nella prima parte della prefazione ad opera di Rosati, ma di una terza ristampa, una terza nuova – e oscura – rinascita.

L’opera inizia con un capitolo introduttivo che parla di Thomas Ferrarese, un trasportatore notturno che percorre l’autostrada Bologna-Padova alla fine del 1999. Durante un viaggio notturno, si imbatte in un SUV ribaltato al chilometro 98 e in una donna misteriosa che sembra essere vittima di un incidente. Il capitolo introduce un’atmosfera inquietante e sfumature di tensione, con elementi di mistero legati a un incidente e a visioni disturbanti.

La storia si dipana attraverso un mosaico narrativo che salta tra epoche e protagonisti, collegando eventi distanti attraverso un filo conduttore fatto di misteri irrisolti, scienza spinta oltre i suoi limiti e forze soprannaturali.

Nel cuore delle tenebre è un’opera che intreccia magistralmente il genere horror con la narrativa weird, creando un tessuto narrativo dove scienza, spiritualità e mistero convivono in un dialogo inquietante e avvincente. Il romanzo esplora le profondità dell’umano e del sovrumano, intrecciando storie apparentemente distinte in un quadro unitario e oscuro. La dicotomia tra scienza e sovrannaturale, la dualità tra paura e sopravvivenza e il legame tra eredità e coscienza.

Il romanzo si distingue per la capacità di creare atmosfere immersive, attraverso descrizioni ricche di dettagli e simbolismo. Le scene horror e soprannaturali sono rese con un linguaggio denso e carico di tensione.

Il Ritmo variegato in cui si alternano momenti lenti e riflessivi a scene di azione e suspense, crea un effetto di crescendo che culmina in un finale aperto e filosofico, che a qualcuno potrà non piacere ovviamente, ma personalmente l’ho trovato adatto.

In conclusione, è un romanzo che spinge il lettore a riflettere sulle forze invisibili che governano la realtà, unendo elementi sia Weird che dell’horror. Nonostante qualche complessità strutturale, è un’opera che colpisce per la sua ambizione tematica e la qualità del suo stile. Ideale per gli amanti del mistero e dell’horror filosofico, rappresenta un contributo significativo alla letteratura italiana di genere.

GLI AUTORI

Danilo Arona, alessandrino classe 1950, è il più autorevole scrittore horror italiano. Con circa sessanta libri all’attivo tra narrativa e saggistica, Arona si è distinto inoltre come giornalista, ricercatore, e anche chitarrista rock negli anni ’70. Ha esercitato un’enorme influenza su generazioni di scrittori, creando una personalissima impronta che cavalca la linea sottile tra reportage giornalistico e narrativa fantastica, in cui la mescolanza tra attualità, folklore, invenzione e allucinazione lascia il lettore incerto e pieno di domande.
I suoi lavori sono stati pubblicati dai principali editori italiani (Mondadori, Tropea, Corbaccio, Gargoyle…) ma anche da una lunga serie di case editrici indipendenti. Tra i suoi scritti si annoverano opere fondamentali come la serie di Montebuio, saggi e romanzi come L’ombra del dio alatoPalo MayombeBlack Magic Woman, Malapunta e Il grande libro di Satana. Le sue Cronache di Bassavilla, nate sul magazine Carmilla e definite “mitiche” da Valerio Evangelisti, hanno definito un nuovo genere letterario, sono state raccolte in diversi libri e – fenomeno “lovecraftiano” unico in Italia – hanno stimolato altri scrittori a costruire sulla mitologia creata da Arona: libri, articoli e opere multimediali. Il fantasma di Melissa, per esempio, fa ormai parte dell’immaginario collettivo del Belpaese, ed è impossibile definire quanto l’autore alessandrino abbia davvero inventato.
Nella sua cinquantennale carriera, è stato attivissimo organizzatore di eventi letterari – tra cui ChiaroScuro, dal 1997 il primo festival di letteratura in Italia – e instancabile promotore di innovativi progetti, iniziative e collane.

Arona ha contribuito a innumerevoli antologie e ha spesso lavorato di squadra con altri scrittori, sia maestri del genere (Nerozzi e Altieri, per citarne un paio) sia emergenti di cui spesso è stato mentore. È molto conosciuto anche come critico del cinema fantastico, e ha scritto centinaia di articoli e saggi – sparsi su riviste come Focus, Robot, Aliens – che indagano il lato oscuro del sociale. È forse il maggiore esperto di fantastico italiano, di cui ha tentato di identificare il DNA trovandolo strettamente legato alle paure territoriali e alla mescolanza di generi​​.

Edoardo Rosati, Nato a Pescara, laureato in Medicina all’università di Bologna, giornalista medico-scientifico e scrittore. Milanese di adozione, ha lavorato per tutte le testate di salute di RCS MediaGroup fino all’incarico di caporedattore dell’area medicina/benessere per il settimanale Oggi. Ha curato due enciclopedie, “Salute” e “Prevenzione,” per la Fondazione Umberto Veronesi, allegate al “Corriere della Sera”. In seguito, dopo aver collaborato per quattro anni alle pagine dedicate alla salute del settimanale “Gente”, attualmente collabora al Dizionario della salute del “Corriere della Sera” ed è coordinatore per la Lombardia di UNAMSI, l’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione. Fra i suoli libri, “Kuru, il morbo del nuovo millennio”, Sperling & Kupfer 1997, “Il grande libro del mal di testa”, Rizzoli/Bur 2012, “Il cervello immortale” con Sergio Canavero, Sperling & Kupfer 2015, “Dottore mi dica”, Mind Edizioni 2017,” Lunga vita” con Silvio Garattini, Sperling & Kupfer 2017. Oltre a questo testo, insieme con Danilo Arona, “Il grande libro di Satana”, uscito nel 2022 con Mondadori.

Nel cuore delle tenebre
Autori: Danilo Arona ed Edoardo Rosati
Editore: Weird Book
Collana: I narratori del buio
Pagine: 192
ISBN: 978-88-31373-70-8
Costo: 17,90 € cartaceo

Danilo Arona

Edoardo Rosati

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Nostra Signora del Martirio di Nicola Lombardi

La Redazione GHoST presenta Nostra Signora del Martirio, la nuova antologia horror edita da Weird Book. Dodici incubi che portano la firma di Nicola Lombardi con la cover visionaria di Giorgio Finamore e la prefazione di Claudio Vergnani.

Gli Angeli del Supplizio si immolano per evocare una sanguinaria, antichissima divinità. Un’impossibile intrusione sconvolge la registrazione di un talk-show televisivo. Un ragazzo vuole a tutti i costi sperimentare il demoniaco Rito della Necrogenesi. In un piccolo negozio di periferia si possono acquistare fantasmi. Disperati bisognosi di denaro si affidano a un altolocato circolo di cannibali…

Dodici racconti scritti da Nicola Lombardi, dodici incubi a occhi aperti per farci assaporare il morboso fascino dell’orrore, inchiodando il lettore fino all’ultima pagina…

SCHEDA TECNICA
Titolo: Nostra Signora del Martirio
Autore:  Nicola Lombardi
Editore: Weird Book
Collana: I narratori del buio
Genere: Antologia
Pagine: 188
Prezzo: 18,90 €
Formato: 15 x 22 cm
ISBN: 979-12-81603-22-6

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Incubus: Italian Weird Tales di Autori Vari

Incubus: Italian Weird Tales è una perla oscura che non si limita a narrare storie di paura: scava, con viscerale potenza, nelle profondità della tradizione fantastica italiana, esplorando le ombre che si celano dietro il volto del nostro paese. L’antologia pubblicata dalla Dagon Press si propone non solo come una raccolta di racconti weird, ma come un vero e proprio viaggio nelle pieghe segrete della psiche e del folklore italiani, dove misteri arcani, leggende dimenticate e l’incubo quotidiano si intrecciano in una simbiosi perturbante. Il volume è curato da Massimiliano Ruzzante. Nell’illustrazione di copertina viene raffigurato un dipinto di Fabio Lastrucci.

Quattordici autori italiani (fra cui due pezzi da novanta come Danilo Arona e Nicola Lomabardi) danno voce a queste atmosfere liminali, evocando spettri e figure mitologiche che sfuggono alle maglie del tempo, rivelando come il lato oscuro dell’immaginazione possa ancora aprirsi sull’ignoto. Qui di seguito parlerò delle storie che mi hanno convinto di più. Danilo Arona, per esempio, offre una prova magistrale di introspezione horror in Un’ombra più pallida dell’albore lunare, una narrazione profondamente sinestetica e immersiva, dove i suoni e i colori dell’epoca degli anni Sessanta (e in particolare delll’Annus Horribilis del 1967) riecheggiano nella tormentata vicenda di uno spettro tormentatore. L’ispirazione musicale che rimanda alla celebre A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum si fonde con un incubo intimo, una melodia che diventa ossessione, scandendo l’apparizione della spettrale figura dell’ex fidanzata suicida del protagonista.

Altrettanto affascinante è il racconto di Lorenzo Nicotra, L’Aquastor annidato, in cui la tradizione esoterica italiana si mescola a un inquietante simbolismo religioso: un antico candelabro diventa il perno di una maledizione silente, quasi palpabile, che si rivela lentamente. Nicotra esplora così un’Italia ancestrale e misteriosa, dove ogni dettaglio di epoche passate sembra contenere una sorta di memoria incastonata.

In La rotatoria non euclidea Giuseppe Carradori porta l’assurdo e il perturbante in situazioni apparentemente ordinarie, come un viaggio in auto. L’autista del racconto si trova in un loop alienante che sembra provenire da un episodio perduto di Ai confini della realtà, in cui il viaggio diventa un incubo geometrico senza vie d’uscita. Qui la strada diventa simbolo della disperazione esistenziale, un enigma in cui lo spazio si piega, annullando le regole della realtà.

Altra menzione va a Il labirinto degli specchi di Decimo Tagliapietra, che ambienta il suo racconto in un luna park, con un clown assassino che perseguita i visitatori in un incubo di specchi e identità perdute. Questo racconto, che ha già riscosso successo con la vittoria al TO Horror, si muove con perfetta sintonia tra le atmosfere da horror metropolitano e il mito intramontabile del clown inquietante, creando una narrazione capace di catturare e riflettere le paure più profonde. Maurizio Cometto in Archaeopteryx ci fa vivere invece un incubo ornitologico.

Il racconto di Gandolfi, Malattia, si insinua nel lato più oscuro della mente umana, trasformando la psiche in un territorio maledetto. Miranda Gurzo, con il suo lungo racconto Voci ci racconta di una prova di coraggio che un ragazzino fa addentrandosi in una casa isolata dove risiede una vecchia pazza da film horror. Uno dei racconti che ho preferito in assoluto quello della Gurzo. La Rota di Corigliano ci trascina poi in un mondo arcano e rurale, un classico folk-horror ambientato in Calabria durante una festa paesana dai contorni mitici e pagani in cui ogni quattro anni si compie un orribile sacrificio. Qui, la celebrazione diventa un oscuro rituale, un sacrificio che attinge alle tradizioni arcaiche del Sud Italia, evocando un senso di angoscia collettiva che ha radici profonde nel folklore.  Infine, Stefano Cucinotta, con Tutta la verità, chiude l’antologia con una potenza narrativa che dà voce ai morti in un dialogo onirico e ultraterreno. Con una scrittura che pare sussurrata dalle ombre, Cucinotta esplora il limbo tra la vita e la morte, lasciando il lettore sospeso in uno spazio in cui l’illusione e l’orrore diventano una cosa sola. Non tutti i racconti sono delle stesso livello (io ho parlato di quelli a mio avviso migliori; gli altri non mi hanno colpito particolarmente) tuttavia l’antologia merita di essere letta.

Disponibile su Amazon o ordinabile direttamente all’editore: studilovecraft@yahoo.it

Incubus: Italian Weird Tales

Autori vari

A cura di Massimiliano Ruzzante

Editore: Dagon Press

Codice ISBN: 979-8339458067

Pag. 228

Prezzo: 15,60 €

Tutti i diritti riservati per immagini e testi agli aventi diritto ⓒ.




La giostra

Quando raggiunsi la piazzetta, trafelato, sentivo le gocce di sudore scivolarmi sotto la camicia come frotte di vermetti gelati. La folla assembrata davanti al palo si dischiuse al mio arrivo, e un gran numero di volti sorridenti mi accolse sfoderando schiere di denti bianchissimi che il sole di luglio rendeva quasi abbaglianti.
Il buon Milos – che tenendomi per un polso mi aveva trascinato lungo stradine strette e affollate, costringendomi a serpeggiare in mezzo a gente radunata ovunque a piccoli gruppi, tra bancarelle cariche di dolciumi, libri e cianfrusaglie d’ogni sorta – mi annunciò nel suo italiano faticoso: «Eccoci allora qui, bene, sì!»
Subito, rivolto alla folla, incominciò a spiegare chissà cosa, gesticolando con la tipica esuberanza mediterranea. Milos era la guida che l’azienda di soggiorno mi aveva messo a disposizione durante la mia breve (e di certo ultima, detto col senno del poi) vacanza in Grecia; e dopo avermi fatto visitare in lungo e in largo l’isoletta di Mirnòs aveva deciso che quel pomeriggio avrei dovuto assolutamente rendermi protagonista di quel gioco.
Nel villaggio di Kresos, la Sagra di San Callisto è un momento di forte aggregazione, estremamente sentita dalla popolazione. Avevo accondisceso di buon grado, nonostante ami ben poco esibirmi di fronte a un pubblico; mi pareva comunque che sarebbe stato sconveniente contrariare Milos per così poco, per cui mi ritrovai ad ansimare sotto un sole cocente, in attesa di scoprire che cosa ci si aspettasse da me.
«Deve farlo un forestiero!» mi stava spiegando la mia briosa guida. «È tradizione, capisci, tu?»
Sicuro, capivo…
Il palo al centro della piazzetta era alto poco più di cinque metri. Su di un perno, in cima, stava infilata un’ampia ruota di metallo, e dai punti in cui i sei raggi si fondevano con la circonferenza penzolavano da funi altrettanti sacchi rigonfi sui quali erano scritte parole storte, per me incomprensibili.
Guardavo all’insù, boccheggiando per il gran caldo, cercando con le mani di riparare gli occhi dal sole. La ruota girava, lenta, azionata da un ragazzotto sorridente che, sporgendosi dal balcone di una palazzina, si aiutava con un paletto biforcuto. I sacchi oscillavano, ruotando, a circa tre metri da terra, appesi a quella sorta di rozza giostra.
La gente pareva liquefarsi in un amalgama vociante e variopinto, e torrenti di discorsi misteriosi mi fluivano attorno infondendomi una sensazione di capogiro. Ma naturalmente non potevo più tirarmi indietro.
«Tieni, tieni questo!» stava intanto starnazzando Milos, e così mi trovai fra le mani un bastone, un randello, alla cui estremità era conficcato un grosso chiodo che fuoriusciva con la punta, lateralmente, per una ventina di centimetri buoni.
«Tu devi colpire un sacco! Con il chiodo, forte! E il padrone del sacco vince soldi! Tu fai felice un poveretto, sai?»
Mentre soppesavo il bastone, cercando di capire, qualcuno alle mie spalle mi bendò con un fazzoletto rosso. Sorrisi, sentendomi un po’ il buffone di corte, desiderando fortemente raggiungere la frescura della camera d’albergo. Era giunto il momento che io facessi ciò che tutti quanti si aspettavano da me. Bene: non li avrei delusi. Seguirono alcuni secondi durante i quali ascoltai il fluire inquieto del mio sangue alle tempie. Un brusio diffuso veleggiava ovunque attorno a me, mentre dall’alto calava il regolare cigolio della giostra. Sollevai il bastone…
Sbagliai due volte, lacerando con goffi fendenti l’aria quasi bollente. Sommessi vocalizzi di disapprovazione serpeggiarono a sottolineare i miei insuccessi. Ma il terzo colpo andò a segno. Sentii distintamente il rumore del chiodo strappare la iuta, e affondare. E siccome la giostra continuava a girare, il sacco perforato riuscì a strapparmi il bastone dalle mani sudate. Subito, dalla folla si levarono grida, applausi, esclamazioni sguaiate.
Finalmente qualcuno, presumo Milos, mi tolse la benda. Il sole tornò immediatamente a mordermi gli occhi, che già si erano assuefatti al torpore scarlatto del tessuto.
«Vince la famiglia Petrimarkos!» berciò la mia guida. «Vieni, vieni, Jorghe, a ringraziare lui!»
Non mi sentivo affatto bene. Il calore soffocante, le grida, la musica… Mi stavo stropicciando le palpebre quando un tizio corpulento venne a stringermi la mano, sibilando accorati ringraziamenti – suppongo – attraverso la dentatura devastata. Accanto a lui una donna mi sorrideva, con occhi arrossati e lucidi.
Allora guardai nuovamente in direzione della giostra. Là, il ragazzo sul balcone stava distaccando i sacchi illesi dalla ruota, facendoli cadere fra le braccia attente degli uomini radunati sotto.
«Bene, bene, hai fatto felice una famiglia!» mi stava dicendo Milos. Io rimasi a fissare gli uomini intenti a slegare i sacchi. «Famiglie troppo numerose, e pochi soldi, tu capisci? Hai risolto grosso problema di Jorghe! Per gli altri, sarà meglio il prossimo anno!»
Il primo sacco venne aperto, e io barcollai.
Il sole era implacabile. Mi parve di sentirne i raggi dentro la testa cuocermi il cervello. Dal sacco, un uomo e una donna estrassero un ragazzino rannicchiato, impaurito, e cominciarono a trafficare per slegargli mani e piedi e liberarlo dal fazzoletto stretto sulla bocca. La donna prese subito a baciarlo, singhiozzando. La stessa scena, intanto si stava ripetendo poco più in là, e ancora, e ancora, a ogni sacco che veniva aperto. Dovetti compiere uno sforzo infinito per tornare a guardare verso l’alto, e quindi mi accasciai sul selciato, abbandonato di colpo da ogni energia.
L’ultimo sacco era rimasto a dondolare lassù, contro il sole, nell’aria torrida.
Conficcato nella tela, anche il bastone chiodato continuava a oscillare, avanti, indietro, rigato da ruscelletti rossi che andavano dipingendo forme oscure ai piedi della giostra.

L’AUTORE
Nicola Lombardi (Ferrara, 1965) esordisce nel 1989 con la raccolta Ombre. Negli anni ’90 si lega al movimento letterario romano Neo Noir e pubblica per Newton & Compton i romanzi tratti dai film di Dario Argento, Profondo Rosso e Suspiria. Altre sue raccolte: I racconti della piccola bottega degli orrori, La fiera della paura, Striges, Anime urlanti, Bizarre Sorcery, Iperborea-Oscuri canti e La Casa delle Scolopendre.
I suoi romanzi: I Ragni Zingari, Madre nera, La notte chiama (con Luigi Boccia) e La Cisterna, oltre alla novella Il letto rosso,a cui segue il thriller storico Strigarium-I delitti del noce (con Luigi Boccia – Giallo Mondadori, 2022). Tra le sue varie pubblicazioni in lingua inglese ricordiamo The Gypsy Spiders and Other Tales of Italian Horror (Tartarus Press, 2021) e The Tank (Dunwich Edizioni).

Nicola Lombardi

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The Horror Show – AA.VV.

The Horror Show è un’antologia curata da Luigi Boccia e Nicola Lombardi e pubblicata da Weird Book.

Tra gli autori spiccano anche importanti nomi del panorama internazionale, come Lee Murray, pluripremiata autrice neozelandese, vincitrice dello Shirley Jackson Award e di ben cinque International Bram Stoker Award.

Nella prefazione, intitolata “Noi siamo leggenda” e scritta da Luigi Boccia, il genere horror viene presentato come un mezzo utilizzato da grandi autori per lanciare un forte messaggio: un tentativo volto a destare le generazioni future e a metterle in guardia dai potenziali pericoli verso cui potrebbero andare incontro. A tal proposito, il curatore menziona il celebre romanzo Io sono leggenda di Richard Matheson, attribuendogli due importanti insegnamenti:

1. mai piegarsi dinanzi alla mostruosità;

2. mantenere la propria umanità dinanzi alle avversità.

“Quindi, che cosa siamo diventati? Mostri, metaumani senza più un’anima che vivono in un immenso circo dell’orrore chiamato The Horror Show”: con queste parole Luigi Boccia presenta i racconti di questa raccolta antologica avente come leitmotiv la perdita di umanità.

Il libro è stato pubblicato nel 2021, quindi, in piena pandemia: uno scenario che ha senza dubbio influenzato alcuni degli autori che hanno dato vita a storie ispirate direttamente o indirettamente dall’emergenza sanitaria. Tra queste troviamo: “Fino all’ultimo ricordo” di Luigi Boccia, “Sistema immunitario” di Dario Tonani e “Inf(s)etti” di Simone Volponi. Proprio quest’ultimo racconto risulta un mix geniale tra due temi attuali, molto caldi: le malattie infettive e la diffusione degli insetti come cibo del futuro, un connubio che sarà causa di inquietanti metamorfosi kafkiane.

“Selfie” di Lee Murray affronta, in maniera del tutto originale, l’orrore generato da un’esplosione nucleare. Danilo Arona ambienta una storia tra l’Iraq e Genova negli anni subito successivi alla caduta delle Torri Gemelle, in piena emergenza terrorismo.

E poi troviamo tutti gli altri racconti che, pur non essendo strettamente connessi a tematiche del contesto storico in cui viviamo, analizzano in modo del tutto originale la perdita umanità come nel caso dei racconti di Nicola Lombardi e Decimo Tagliapietra, che presentano due diversi tentativi da parte dell’uomo di soggiogare la morte.

Giada Cecchinelli, Kevin J. Kennedy, Joe Weintraub, Filippo Semplici, Carmine Cantile, Miriam Palombi, Marco Santeusanio e Cristian Borghetti accompagnano il lettore all’interno di inquietanti e angosciose situazioni che rendono questa antologia una vera perla della narrativa di genere horror.

A mio avviso, tutti gli autori italiani presenti in questa raccolta hanno dato vita a storie perfettamente all’altezza di quelle dei loro compagni di viaggio di madrelingua inglese. In particolare, mi sento di segnalare i racconti di Carmine Cantile, Marco Santeusanio e Cristian Borghetti.