Il sorriso dell’oscura signora di Tiziano Sclavi e Nicola Mari

Il sorriso dell’oscura signora è un Dylan Dog che parla di sedute spiritiche, di fantasmi, di morte, un Dylan Dog che non smentisce il carattere a volte super misterioso del fumetto.

Un politico è abbindolato dalla sua medium e la storia ricorda a tratti Magic in the moonlight di Woody Allen. Molti degli ultimi film del regista sono dedicati a svelare il “falso” che a volte risiede nel “reale”.

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Flic Floc: “Amiamo regalare momenti di spensieratezza a chi ci circonda”

I vostri inizi con la musica come sono stati?

Entrambi abbiamo preso lezioni di strumento e di vari strumenti fin da piccoli, oltre che manifestare interesse per tutto ciò che fosse creativo, in qualsiasi campo artistico. Importante per me (Ilaria) è stata la figura di mio padre, tastierista amante della musica prog e di qualsiasi tastiera esistente. Invece la mia figura vate (Davide) è stata quella di mio fratello maggiore, orecchio assoluto e polistrumentista. Da quando ci siamo incontrati abbiamo riconosciuto una sintonia nel nostro pensiero creativo e musicale. E questa sintonia si è poi sintetizzata nel nome Flic Floc che adesso ci accompagna in queste produzioni, nome che fa a riferimento ad un gioco di cultura popolare.

Quali sono gli artisti che influenzano le vostre scelte musicali?

Le nostre scelte musicali sono influenzate da diversi artisti provenienti dalla musica antica fino ai giorni nostri, ovvero gli anni dei millenials: siamo appassionati di musica classica (autori come BachMozartMahlerRavellSorMursorgskijStravinskijLigeti … ) e anche di musica popolare contemporanea (dal rock, jazz, blues, prog, elettronica, future classic, indie, dub, e perché no? Anche trap!) Cerchiamo quindi di convogliare le nostre conoscenze in quello che creiamo e questo si riversa sul fatto che ogni canzone che produciamo abbia stili diversi e distinti fra loro. Ci piace non essere ripetitivi e amiamo continuare a ricercare nuova musica

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Absynthe Effect: “Cerchiamo sempre di prendere del buono da tutto quello che ascoltiamo”

Con quale criterio avete scelto i brani contenuti nell’ep? Quale è il fine di questo EP per voi?

Abbiamo cercato di scegliere brani abbastanza diversi l’uno dall’altro, tentando al tempo stesso di mantenere un filo conduttore. Trattandosi del primo EP, volevamo pubblicare qualcosa che riassumesse brevemente le numerose sfaccettature della musica che ci piace suonare, per questo abbiamo scelto brani con sonorità piuttosto diversificate.

Quanto è importante la tecnica nella produzione musicale?

Se parliamo di tecnica a livello produttivo, direi che è quasi fondamentale: senza Andrea, che oltre a essere chitarrista è anche un tecnico del suono, l’EP non suonerebbe allo stesso modo. Puoi avere i pezzi in testa, puoi avere un’idea chiara del suono che vuoi per il prodotto finale, ma se non hai qualcuno che sappia esattamente dove mettere le mani per realizzare quell’idea è difficile ottenere il suono che avevi immaginato. Se invece parliamo di tecnica strumentale, credo che tutto dipenda da quello che vuoi suonare: ovviamente generi diversi richiedono competenze tecniche diverse, e anche se una buona tecnica ti permette di avere una marcia in più, ma va anche saputa dosare. La tecnica per me deve essere sempre al servizio della canzone, mai il contrario.

Quali sono gli artisti che hanno maggiormente influito sulla vostra personalità artistica?

In realtà abbiamo dei background musicali parecchio diversi l’uno dall’altro, perciò indicare delle influenze comuni è difficile, dato che cerchiamo sempre di prendere del buono da tutto quello che ascoltiamo. Per quanto riguarda me, solitamente salto un po’ da un gruppo all’altro in base all’umore del periodo, ma negli ultimi anni tre band sono state degli ascolti costanti: NirvanaDeftones e Motorpsycho.

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