H.P. Lovecraft – Dagon e altri racconti brevi di Sergio Vanello
[…] Ci vuole coraggio per esplorare l’ignoto, e questo libro a fumetti lo fa senza timore, col grande merito di scardinare i freddi schematismi della narrazione convenzionale. E solo con Lovecraft questo azzardo vale la scommessa. […]
H.P. Lovecraft – Dagon e altri racconti brevi, adattato a fumetti da Sergio Vanello e pubblicato da Edizioni NPE all’interno della collana Horror al numero 27.
È un’opera affascinante e ambiziosa che trasforma in graphic novel otto racconti brevi di Lovecraft, proponendone una reinterpretazione visiva personale e intensa.
• Dagon • Celephaïs • Dall’altrove (From Beyond) • La città senza nome • Hypnos • Nella cripta • Il colore venuto dallo spazio • I sogni nella casa stregata
Questa selezione è ben bilanciata tra racconti del ciclo onirico e del ciclo del mito di Cthulhu, mostrando l’ampio spettro dell’immaginario del Sognatore di Providence.
L’introduzione di Paolo Di Orazio è un saggio appassionato e colto che inquadra Lovecraft non solo come scrittore, ma come “creatore cosmico”, tracciando una connessione tra i suoi universi e il fumetto horror post Comics Code Authority. Di Orazio accosta Lovecraft a Shelley e persino a Leopardi, sottolineandone il potere metafisico e simbolico: “Lovecraft-uomo è il Grande Antico, il Cthulhu-di-se-stesso”.
L’uso intelligente dello spazio nelle tavole rompe volutamente la rigidità della gabbia tradizionale, generando una fluidità onirica e surreale, coerente con il contenuto. Vanello in ogni opera che omaggia l’Ultimo Demiurgo riesce sempre a trasportare il suo orrore su china in maniera eccellente, rendendo questi volumi delle piccole perle che meritano di essere conservate nel tempo.
Un adattamento a fumetti intellettualmente onesto e artisticamente potente, che evita i cliché del “gotico da copertina” e propone una visione personale ma rispettosa dell’opera di Lovecraft. Consigliato a chi ama l’horror visionario e il fumetto d’autore.
L’AUTORE Sergio Vanello – Nato a Luni il primo febbraio del 1968, laureato con lode presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara e ottenuta la specializzazione nell’insegnamento presso l’Università di Pisa, Sergio Vanello è professore di Discipline Pittoriche e Arte e Immagine. La sua attività artistica si esprime soprattutto con il fumetto e la pittura. Tra le mostre al suo attivo: 1992, Galleria Selene, Milano (a cura di U. Buscioni e G. Gentile); 2000, Galerie Bertrand Kass, Innsbruck Austria; 2003 Neuen Rathauses, Ingolstadt Germania; 2004, Museo Del Marmo, Carrara; 2007, Artenimes, Fiera D’arte Contemporanea, Nimes, Francia; 2007, Galerie D’art Contemporain Diario Di Bordo, Montpellier, Francia; 2018, Spazio Papel, Milano. Galleria d’arte con la quale collabora tuttora. Ultima mostra in ordine di tempo: Leggerezza, pensando a Italo Calvino, 2023. Oltre alla sua attività di pittore, si è dedicato negli ultimi anni al fumetto, in veste di disegnatore e autore. Da gennaio 2016 ha inizio la sua collaborazione con Aurea Editoriale (Roma). Nel 2017 ha inizio la sua collaborazione con Edizioni NPE. Dal 2020 è illustratore e Cover Artist per il mensile «Linus». Dal 2023 è illustratore e fumettista per la storica rivista francese «Métal Hurlant».
H.P. Lovecraft – Dagon e altri racconti brevi Autore: Sergio Vanello Editore: NPE Collana: Horror Pagine: 96 ISBN-13: 9788836272839 Costo: Cartaceo 19,90 €
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Disponibile Idoli di Giulia Massini
“Non può credere a una cosa del genere!” sbottai irritato. “Entrambi, siete fuori di senno. Vi siete fidati delle parole di una ragazza disturbata. Non sapete che il malato tende a ingannare chi si prende cura di lui? Vi dico a un esterno cosa sembra: il racconto di una mitomane e il quadro di un’isterica.”
“Ah sì?” Don Thierry sollevò un sopracciglio. “Le sembra così, monsieur? Noi invece la chiamiamo possessione.”
Il sentire comune e i più semplici accadimenti quotidiani sembrano non lasciarci dubbi sul fatto che sentimenti come gioia e dolore, rabbia e compassione, amore e odio, intuizione del bene e del male, esistano solo per noi come qualità specifiche degli esseri umani.
Lo sa bene il narratore, che per tutta la vita si è gettato anima e corpo nel suo lavoro di psicoterapeuta, cercando con la tecnica dell’ipnosi di alleviare e guarire le malattie e le ansie che gravano sull’anima dei suoi pazienti.
Ma cosa, o chi, è un’anima? E se desidera, cosa vuole?
Nelle pagine sorprendenti e conturbanti di questo romanzo il lettore si troverà a domandarselo più volte insieme al narratore, dopo che il fatale incontro con un anziano signore africano li condurrà entrambi a misurarsi con una spiritualità e una cura dell’anima ben più antiche e potenti di quelle che siamo comunemente disposti ad accettare.
Idoli è il nuovo romanzo di Giulia Massini, una storia intensa, che affonda le radici nel weird classico, esplorando le più recondite paure dell’animo umano.
L’AUTRICE Giulia Massini, nata a Fabriano, vive a Bologna. Nel 1997 ha vinto il Premio Campiello Giovani Marche con il racconto “L’amore verrà”. Con il romanzo Le voci sotto (Pendragon, 2004) si è aggiudicata il Premio Frignano Opera Prima del 2005, cui sono seguiti il romanzo fantastico Il posto che chiami casa (Affinità Elettive, 2011) e il romanzo fantasy La terra sul filo di seta (Tabula Fati, 2019). Tra i vari progetti di critica letteraria, ha pubblicato i saggi La poetica di Rodari. Utopia del folklore e nonsense (Carocci, 2011) e Fine del mondo come fine dell’umano. Sei ipotesi post-apocalittiche dal 1901 al 2006 (leparoleelecose.it, 4 luglio 2018). Ha partecipato come autrice al volume enciclopedico Rodari A-Z (Electa, 2021). Narratrice con una speciale predilezione per il weird, è stata più volte finalista del premio Hypnos, vincendolo nel 2018 con il racconto “La colonia” (in Strane Visioni 2, Edizioni Hypnos 2019), mentre nel 2022 vince il concorso Satanica con il racconto “Cattivi Maestri” (in Satanica, Acheron Books, 2022).
IDOLI di Giulia Massini Curatela: Giacomo Ortolani Immagine di copertina: Ivo Torello Collana: Visioni, n. 2 (12) Edizioni Hypnos, 288 pp. ISBN: 9791280110978 (cartaceo); 9791280110985 (ebook) Prezzo: 16,90 € (cartaceo); 6,99 € (ebook)
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Versipellis – vol. 1
Il primo numero di Versipellis, sin dall’editoriale, fa capire la volontà di costruire un progetto che non sia un semplice contenitore di racconti o articoli, ma un punto d’incontro tra appassionati e studiosi del fantastico. Il Weird non viene trattato come un genere chiuso, bensì come un linguaggio che attraversa epoche e culture, un codice che si manifesta in forme diverse, dalla letteratura classica ai fumetti contemporanei.
Algernon Blackwood e Vernon Lee Uno degli aspetti più pregevoli della rivista è il recupero di testi inediti in italiano, come il racconto “Entrance and Exit” di Algernon Blackwood. Pubblicato originariamente nel 1909, il testo viene presentato nella traduzione annotata da Michols Magnolia. Blackwood è uno degli autori più influenti del soprannaturale e del Weird, noto per la sua capacità di evocare il mistero attraverso la natura. Il racconto scelto è un esempio perfetto di questo stile: un’opera che gioca con l’idea di confine tra il reale e l’invisibile, lasciando il lettore con un senso di spaesamento e fascinazione. Altro recupero importante è il focus su Vernon Lee a cura di Elena Sofia Frati, figura complessa e poliedrica, la cui scrittura mescola estetismo, filosofia e un’inquietante attenzione al sovrannaturale. Vernon Lee, autrice oggi poco ricordata, rimane una figura chiave di un weird psichico, percettivo, quasi medianico. Frati non si limita a recuperare una figura dimenticata: ne propone una lettura originale, legata al concetto di panismo e alla percezione dell’invisibile attraverso luoghi “caricati” emotivamente e spiritualmente. Il perturbante nasce qui dal troppo-sentire, non dal troppo-vedere: la foresta, la città antica, la stanza chiusa diventano luoghi medianici.
Lovecraft e la Teosofia: un’ispirazione inconsapevole? Tra le molteplici influenze che hanno contribuito a forgiare l’immaginario di H.P. Lovecraft, il legame con l’occultismo rappresenta uno degli aspetti più controversi e spesso fraintesi. Ateo convinto, materialista e razionalista fino al midollo, Lovecraft ha sempre manifestato un netto scetticismo verso qualsiasi forma di spiritualità. Eppure, la sua opera è pervasa da un senso del sacro e del proibito, da miti e cosmogonie che riecheggiano tradizioni esoteriche molto più antiche. Come ha detto il politologo Giorgio Galli Lovecraft attingeva più o meno consapevolmente a un sapere esoterico di culture antiche e dimenticate. E lo stesso Giuseppe Lippi ha sottolineato il rapporto dell’opera di Lovecraft con il sacro tirando in ballo addirittura Rudolf Otto. Il saggio contenuto in Versipellis “Qualche considerazione su Weird e Teosofia” di Mariano C. D’Anza indaga con precisione il rapporto tra Lovecraft e la Teosofia, una dottrina che mescolava occultismo occidentale e filosofie orientali, fondata da Helena Petrovna Blavatsky nel XIX secolo. A prima vista, la Teosofia sembrerebbe lontanissima dalla visione fredda e spietata dell’universo lovecraftiano. Mentre Blavatsky predicava una storia dell’umanità segnata da cicli di illuminazione e conoscenza occulta, Lovecraft vedeva l’uomo come una creatura insignificante in balia di forze cosmiche aliene. Tuttavia si evidenzia qui come alcuni concetti teosofici si siano infiltrati, in maniera indiretta e quasi paradossale, nel suo universo narrativo. Una delle influenze più sottili arriva dalla Golden Dawn, società segreta britannica che combinava cabala, alchimia e tradizioni magiche orientali. Lovecraft, pur non avendo mai fatto parte di questo circolo esoterico, era a conoscenza delle sue teorie e le usò per dare verosimiglianza ai miti della sua narrativa. Un chiaro esempio di questo si trova nei Grandi Antichi, esseri preumani di potere incommensurabile, che richiamano in parte le gerarchie cosmiche della Teosofia, con le loro “razze” di esseri superiori che influenzano il destino umano. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che Lovecraft abbia tratto ispirazione dai testi di Blavatsky per delineare il ciclo di Cthulhu, specie per quanto riguarda l’idea di conoscenze proibite e perdute. In realtà, il saggio chiarisce che Lovecraft non ha mai letto direttamente Blavatsky, ma ha assorbito questi concetti attraverso il filtro di altri autori, come Abraham Merritt e i suoi romanzi di avventura esotica. L’interesse del Solitario di Providence per l’esotismo e per le antiche civiltà è sempre stato più letterario che filosofico, un modo per evocare il senso di vertigine e di insignificanza dell’uomo di fronte all’ignoto. Ciò che emerge con chiarezza dall’analisi è che Lovecraft non era un occultista, né un seguace della Teosofia, ma un raffinato costruttore di mondi che attingeva a ogni fonte utile per rendere il suo universo più credibile e spaventoso. Il fascino del proibito, il mito delle civiltà perdute, il linguaggio oscuro dei grimori e la simbologia delle società segrete: tutti questi elementi, pur avendo origini esoteriche, in Lovecraft vengono trasformati in una visione del mondo radicalmente materialista e priva di qualsiasi speranza di salvezza. Il saggio di Weird Versipellis offre dunque un’interpretazione illuminante del rapporto tra Lovecraft e l’occulto, sfatando il mito di un autore coinvolto in pratiche esoteriche e mettendo in luce il suo vero talento: quello di aver saputo manipolare i miti dell’umanità per creare qualcosa di totalmente nuovo.
L’investigatore dell’occulto: un omaggio alla tradizione Tra gli elementi originali della rivista spicca il racconto ispirato alla tradizione dell’investigatore dell’occulto, figura che affonda le sue radici nei racconti di autori come William Hope Hodgson (Carnacki, the Ghost-Finder) e lo stesso Blackwood (John Silence). Il personaggio di Brett Yosemite Marblestone creato dalla penna di Alessandro D’Anza è un chiaro tributo a questa tradizione, un detective che fonde razionalità e sensibilità paranormale per risolvere enigmi soprannaturali. Il racconto è un omaggio al genere ma non si limita a imitarne i codici: il tono è fresco, l’ambientazione ben costruita e l’equilibrio tra tensione e introspezione è curato con attenzione. Lungi dall’essere un semplice esercizio di stile, è una dimostrazione di come il Weird possa ancora reinventarsi senza perdere il suo fascino ancestrale.
Il fumetto Versipellis: tra licantropia e folklore italiano Se la parte saggistica e narrativa mostra un’anima più letteraria, il primo numero di Versipellis sorprende con una proposta visiva intrigante: il fumetto horror Versipellis di Alessandro D’Anza, ambientato nella Toscana del XVI secolo. Il titolo stesso, che in latino significa “colui che cambia pelle”, suggerisce subito il tema portante della storia: la licantropia. La figura del lupo mannaro è qui trattata con un’attenzione al folklore italiano, spesso trascurato in favore della tradizione anglosassone. Il fumetto mescola elementi storici e fantastici con un tratto evocativo, riportando alla luce una delle creature più archetipiche della paura collettiva.
Versipellis – vol. 1: rivista di miscellanea a tema fantastico e Weird a cura di Alessandro e Mariano D’Anza, Elena Sofia Frati e Michols Magnolia. Editore: Independently published Pagine: 133 ISBN: 979-8310610927 Dimensioni: 21.59 x 0.76 x 27.94 cm Prezzo: 13,04 €
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Sangue selvaggio – Incubi dal profondo West di Autori Vari
[…] Il forestiero entrò nel saloon e tutti si voltarono a guardarlo. Aveva la sabbia incollata sui vestiti e sul cappello, come se avesse viaggiato per giorni attraversando le tormente del Deserto dell’Ovest. E questo era impossibile, perché il Deserto non risparmiava nessuno; quelle dune dorate che sembravano scavalcare persino la linea dell’orizzonte per estendersi senza fine avevano ingoiato più uomini che pioggia negli ultimi mille anni. Lo sapevano tutti quelli che lì a Silent Town ci erano nati e cresciuti? […]
Sangue Selvaggio – Incubi dal profondo West edita da Weird Book nel 2018 è un’antologia che fonde il western con l’horror e il weird, un connubio perfettamente naturale se si considera il West come una terra di misteri, di morte e di incontri con l’ignoto. La raccolta, curata da Nicola Lombardi, presenta racconti firmati da alcuni dei più noti autori italiani del genere fantastico, tra cui Danilo Arona, Luigi Boccia, Stefano Di Marino, Claudio Foti, Maico Morellini, Luigi Musolino, Gianfranco Staltari e Claudio Vergnani. Ogni racconto esplora un aspetto diverso del West, rielaborandolo in chiave gotica e sovrannaturale: territori infestati, maledizioni ancestrali, entità demoniache e incubi emergenti dalla polvere e dal sangue. La narrazione è immersiva, grazie a una scrittura evocativa che restituisce il fascino oscuro di questa frontiera mitica. Procediamo con i racconti: Malongo di Danilo Arona – La storia si apre con un prologo intenso ambientato durante la battaglia di Alamo, nel 1836. Fin dalle prime righe, Arona dipinge uno scenario di disperazione e follia, con i difensori texani che si trovano non solo contro l’esercito di Santa Ana, ma anche contro un’oscura presenza che aleggia nel deserto: la Soyoko, una creatura malefica legata a una leggenda Hopi. L’orrore si insinua tra le sabbie, in un crescendo di inquietudine che culmina nella morte e nella dannazione. The Grinder di Luigi Boccia – Il racconto si apre con l’arrivo di uno straniero misterioso in un saloon di Silent Town, una cittadina sperduta ai margini del deserto. La sua comparsa desta immediatamente sospetti: è coperto di sabbia, come se avesse attraversato le tormente del deserto, un’impresa considerata impossibile. Da subito, il lettore percepisce un’aria di minaccia sospesa, una tensione che sembra pronta a esplodere. Bad Lands di Stefano Di Marino – La storia è ambientata nel Texas del 1874, in un’area remota conosciuta come Mal Paìs, le Bad Lands, un territorio desertico e inospitale al confine con il Messico. Il protagonista, il colonnello Ray Hogan, ex ufficiale confederato ora al servizio dei Texas Ranger, guida un gruppo di uomini alla ricerca della banda di Black Bart, un brutale cacciatore di scalpi noto per la sua crudeltà. Il lascito di Stella Caduta di Claudio Foti – stavolta invece ci troviamo a Torrey Valley, Wind River, Wyoming, il 17 giugno 1876, pochi giorni prima della celebre battaglia di Little Bighorn, un evento storico che diventa il fulcro della narrazione. Il West di Foti non è quello idealizzato, ma un luogo oscuro, dominato da forze sconosciute e creature primordiali. L’Oro degli Olandesi di Maico Morellini – La vicenda è ambientata nel 1875, nella regione della Striscia, un territorio tra il fiume Verde e Forte McDowell in Arizona, un lembo di terra abitato sia da messicani che da Apache. Il protagonista è il dottor Abraham Thorne, un uomo di scienza che si è ritirato in quella zona franca per curare gli indigeni e insegnare loro conoscenze mediche occidentali. Teste Vento su Levelbulls di Luigi Musolino – La narrazione segue il professor Cliff Hodgson, un accademico alla ricerca di Frank Williams, un suo giovane studente scomparso nelle Adirondack Mountains, un’area remota e selvaggia nel nord-est degli Stati Uniti. Hodgson è un uomo abituato alla razionalità e alle rigide strutture del mondo accademico, ma il suo viaggio lo porterà in un luogo dove le regole della logica non valgono più. Uomini e bestie di Gianfranco Staltari – l’opera si apre con una tormenta di neve che avvolge Cypress Hills, un luogo già di per sé ostile e desolato. Il protagonista, Arnie Ketchum, è un taglialegna che si trova costretto a cercare riparo in una baracca degli attrezzi mentre fuori il vento ulula. Ma ben presto, il rumore del vento lascia spazio a qualcosa di molto più sinistro: grattii alla porta, guaiti e un’ombra che si muove nel buio. La tensione cresce rapidamente quando una creatura bestiale fa irruzione nella baracca. John Wayne di Claudio Vergnani – Il racconto si apre in un’arena high-tech, un luogo in cui gli spettatori assistono a duelli simulati con armi ad alta tecnologia, ologrammi e proiettili di gomma. Il protagonista è un uomo che si trova a osservare l’esibizione di un pistolero dall’identità inquietante: John Wayne. Ma non si tratta di un semplice attore o di un imitatore: l’uomo che si aggira nell’arena è la copia esatta del leggendario attore western, con una velocità di estrazione sovrumana e un’abilità che sfida ogni logica. Uno degli aspetti più affascinanti di Sangue Selvaggio è il modo in cui riesce a reinventare il mito del West, allontanandosi dagli stereotipi per abbracciare una dimensione più oscura e inquietante. Non si tratta del western epico e avventuroso alla John Ford, ma di un West malato, infetto, preda di forze occulte. I cowboy qui sono uomini alla deriva, i nativi non sono solo nemici o alleati, ma custodi di segreti ancestrali, e la natura non è un semplice sfondo, ma un’entità ostile e viva.
Titolo: Sangue selvaggio – Incubi dal profondo West Autore: AA.VV. Editore: Weird Book Collana: Weird Tales Genere: Antologia Pagine: 216 Prezzo: € 17,50 ISBN: 978-88-99507-88-6
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La Scatola di Escher e Ars Magica di Massimo Junior D’Auria
[…] Il suo pollice sfiora con lentezza ed esitazione l’icona che permette la visualizzazione del saldo della banca. Non riesce a premerla, non lo fa ancora perché ogni volta che vede la cifra che langue sul suo conto un moto di depressione si anima nel suo petto. Dalla gola erompe un colpo di tosse. Ne segue un altro. È l’ansia questa. Ne soffre da sempre. Gli fa bruciare lo stomaco, corrode la gola fino a fargli scoppiare una tosse isterica. […]
[…] Un colpo di tosse di Vittorio anticipa di un paio di secondi il pigro borbottare della marmitta del furgone che sembra sempre pronto a mollarlo lì su due piedi. Nel senso letterale del termine. Eppure non lo fa mai. Vittorio si fida del suo furgone, acquisto di un tempo in cui le cose erano diverse, in cui lui era un’altra persona. Ma questi son dettagli su cui è anche inutile riflettere. Il rimuginare non fa mai bene. […]
La Scatola di Escher e Ars Magica: compongono un dittico (per adesso) narrativo a opera di Massimo Junior D’Auria ed edito da Delos Digital per la collana Innsmouth, rispettivamente al numero 150 e 195, a cura di Luigi Pachì. Ne La Scatola di Escher il tutto inizia con il protagonista, Vittorio, un uomo allo sbando, segnato dalle perdite e dal fallimento. La sua esistenza precaria lo porta a fare lavori saltuari, come svuotare cantine e negozi abbandonati. Durante uno di questi incarichi, scopre un oggetto misterioso: la Scatola di Escher. Da quel momento, la sua ossessione cresce: la scatola sembra aprire finestre su mondi alieni, alcuni meravigliosi, altri terribili. Ma la vera domanda è: può rivedere qualcuno che ha perduto? Ars Magica si inserisce nell’universo narrativo già avviato con La Scatola di Escher, ma questa volta lo fa tornando indietro nel tempo. Il protagonista è Felice, un uomo mediocre e in difficoltà economica che gestisce un negozio di articoli esoterici, Ars Magica. Quando uno strano cliente, K. Frausio, gli commissiona la ricerca di un oggetto misterioso – la Scatola di Escher – per una cifra capace di risolvere tutti i suoi problemi finanziari. Di fatto è un prequel che ci mostra l’origine dell’ossessione per il manufatto, La Scatola di Escher ne racconta le conseguenze. Entrambi i protagonisti sono uomini comuni che vedono nella scatola una via di fuga, ma se Felice è mosso dal bisogno materiale e dalla disperazione, Vittorio incarna l’evoluzione di questa ricerca in un’ossessione autodistruttiva. Il filo conduttore di entrambe le storie è la tentazione dell’ignoto, un tema classico della weird fiction: la conoscenza proibita e il desiderio di trascendere la propria condizione portano inevitabilmente alla rovina. La struttura speculare delle due opere, con Ars Magica che scava nelle radici del mistero e La Scatola di Escher che ne mostra le nefaste conseguenze, rende l’insieme un affascinante studio sulla fragilità umana di fronte all’incomprensibile. Lo stile di D’Auria è asciutto, diretto e incalzante. Le descrizioni sono dettagliate e immersive, ma senza appesantire la lettura. Mentre i racconti sono ben strutturati, con una progressione narrativa che dosa con sapienza il crescendo di tensione e il senso di mistero. Insomma, rimango in attesa del prossimo capitolo!
L’AUTORE: Massimo Junior D’Auria nasce nel 1989 a Napoli. È laureato in Lettere Moderne alla Federico II e diplomato alla Scuola Italiana di Comics in Sceneggiatura e Storytelling. Ha scritto e pubblicato opere di narrativa e a fumetti con diverse realtà, il suo ultimo libro è Atroponauti (Human, Pubme, 2020). Ha lavorato come editor e traduttore per diverse realtà, avendo modo di tradurre anche personaggi iconici come Batman, Superman e Flash. Ha curato collane editoriali di genere (horror, noir e thriller) per piccoli editori. Attualmente si occupa di Social Media come libero professionista. Pubblicazioni di narrativa più rilevanti: La vita degli Altri (ASE, 2009), Nero n. 9 (Sogno Edizioni, 2010), Dissonanze (Sogno edizioni, 2012), Il Paradigma dell’uomo in nero (La Ponga Edizioni, 2019), Atroponauti (Human – Pubme, 2020).
La Scatola di Escher e Ars Magica Autore: Massimo Junior D’Auria Editore: Delos Digital Pagine: 43/ 46 Costo: 1,99 € ISBN: 9788825427615 – 9788825431933
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