Emilia Perez di Jacques Audiard
Pubblicato da Gordiano Lupi in Cinema · Venerdì 04 Apr 2025 · 3:45
Tags: Jacques_Audiard, Boris_Razon, Karla_Sofia_Gascón, Zoe_Saldana, Selena_Gomez, Mark_Ivanir, Cannes, Film, Recensioni
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Un film da vedere senza mezzi termini
Opera che affronta con leggerezza problematiche importanti come il cambio di genere e la diversità tra natura e psiche
Emilia Perez (Usa, Messico 2024)
Regia:
Jacques Audiard. Soggetto: Boris Razon (romanzo Écoute).
Sceneggiatura: Jacques Audiard, con la collaborazione di Thomas
Bidegain. Fotografia: Paul Guilhaume. Montaggio: Juliette Welfling.
Musiche: Clément Ducol, Camille (canzoni). Scenografia: Emmanuelle
Duplay. Costumi: Virginie Montel. Produttori: Pascal Caucheteux,
Jacques Audiard, Valérie Scherman, Anthony Vaccarello. Case
di Produzione: Why Not Productions, Page 114, Saint Laurent
Productions, Pathé France 2 Cinema, Pimienta Films. Distribuzione
(Italia): Lucky Red. Genere: Musicale, Drammatico, Thriller. Durata:
132’. Interpreti: Karla Sofía Gascón (Emilia
Pérez / Juan Manitas
Del Monte), Zoe Saldana (Rita Moro Castro), Selena Gomez (Jessica Del
Monte), Édgaar Ramírez (Gustavo Brun), Adriana Paz (Epifanía
Flores), Mark Ivanir (dottor Wasserman), Eduardo Aladro (Berlinger).
Andate
a vedere questo film bellissimo che è un vero e proprio contenitore
di generi. Alla base di tutto sta il melodramma - sembra un film di
Almodovar - soffuso di musical (canzoni ispaniche stupende), ma
troverete anche il thriller, il drammatico puro, il sentimentale, una
storia di narcotrafficanti, un finale ad alta tensione, un coacervo
di sentimenti e passioni con personaggi ben delineati e attori
bravissimi. Per finire la tecnica di regia è ai massimi livelli e la
sceneggiatura non perde un colpo, oltre a un montaggio che rende i
132 minuti di pellicola essenziali per la narrazione. Emilia
Perez
ha sbancato Cannes ed è candidato a 13 premi Oscar, non a caso,
soprattutto per la grande originalità con cui racconta una vicenda
che ha il taglio della telenovela colombiana e del feuilleton a tinte
forti, ma tutto è risolto con gli strumenti del cinema d’autore.
Cinema francese che sembra melodramma iberico, diverso da tutto quel
che ti aspetti da un regista transalpino, ma in senso positivo,
qualcosa di nuovo nel panorama cinematografico internazionale.
Colonna sonora fantastica, scritta da Clément Ducol, con brani
altrettanto interessanti composti dalla cantante Camille, mentre sui
testi ha detto la sua anche il regista, fino al brano conclusivo (Le
passanti)
di George Brassens, che in Italia è stato reso noto da Fabrizio De
Andrè. Bellissime le panoramiche di Città del Messico, anche se i
numeri musicali sono tutti stati ripresi in un teatro di posa di
Parigi, ma i movimenti di macchina in soggettiva e in piano sequenza
sono a dir poco originali, con frequente uso della macchina a mano e
di nervose inquadrature in primo piano. Raccontare la storia è quasi
inutile, anche se va detto che tutto nasce dal romanzo Écout
di Boris Razon, la vicenda del narcotrafficante Juan Manitas Del
Monte (Gascón) con il sogno di diventare donna e di cambiare
radicalmente vita. Il melodramma comincia con la brillante legale
Rita Moro Castro (Saldana) messa a libro paga per aiutare il cambio
di sesso e la successiva uscita di scena di Manitas con una finta
morte. La variabile imprevista è la mancanza dei figli che il
narcotrafficante - ormai Emilia Perez - sente con grande trasporto,
al punto di ordinare al legale di farglieli riavere in Messico,
insieme alla moglie, spacciandosi per la cugina del marito. Non vado
oltre con la trama, perché il resto va scoperto al cinema. Tra gli
attori molto bene la spagnola transgender Karla Sofia Gascón -
doppiata da Vladimir Luxuria - nel duplice ruolo di Manitas e di
Emilia, attrice di telenovelas
che si cala nel personaggio con un’interpretazione da premio della
critica. Selena Gomez è una cantante pop più che un’attrice ma in
questa pellicola se la cava bene nelle duplici vesti ed è una
credibile moglie del boss, sconvolta dalla sua morte improvvisa. Zoe
Saldana è l’avvocato Castro, un’interpretazione da attrice vera
che le consente di mostrare tutta la sua bravura, dopo tanti ruoli da
cinema fumettistico e pellicole fantastiche. Un film da vedere senza
mezzi termini, che doveva essere un’opera lirica in quattro atti ma
che trova in questa confezione la sua forma ideale, affrontando con
leggerezza problematiche importanti come il cambio di genere e la
diversità tra natura e psiche.
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