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Gundam 0080: War in the pocket di Fumihiko Takayama

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Gundam 0080: War in the pocket di Fumihiko Takayama

Club GHoST & Ipnotica
Pubblicato da Marco Molendi in Anime · Martedì 20 Mag 2025 · Tempo di lettura 4:00
Tags: Gundam_0080Fumihiko_TakayamaHiroyuki_YamagaKyosuke_YukiSunriseAnimazioneSerie_tvRecensioni

Una storia parallela alla serie classica

Sequenze d’azione semplici e relativamente interessanti

Gundam 0080: War in the pocket
Regia: Fumihiko Takayama
Sceneggiatura: Hiroyuki Yamaga, Kyosuke Yuki
Musiche: Tetsuro Kashibuchi
Studio: Sunrise

Questa è una delle innumerevoli serie, famosa più di altre per i premi ricevuti. In realtà si tratta di una mini-serie di soltanto 6 episodi che tratta una storia parallela alla serie classica, con eventi che in effetti hanno poca rilevanza nel grande arazzo del mondo di Gundam.

Mentre nel sistema solare infuria la guerra, Side 6 vive in pace. La colonia spaziale non si è apertamente schierata né con la Federazione né con Zeon e vive la sua serenità. Al è un bambino di 11 anni che conduce un’esistenza spensierata, preoccupandosi solo di parlare coi suoi amici di quanto siano “fichi” la guerra e i robot che la combattono. La sua pacifica realtà verrà lentamente erosa dall’avvicinarsi di questa realtà anche al suo mondo. Senza saperlo, la sua vicina di casa Chris, è stata scelta come pilota di prova di un nuovo modello di Gundam sviluppato in gran segreto proprio su Side 6. Zeon lo sospetta e manda degli infiltrati sulla colonia spaziale. É così che la recluta del principato Bernie conosce Al. Il bambino è troppo piccolo par capire chi sono i buoni e chi i cattivi o anche solo per non capire che la guerra non è un gioco. Avrà tempo per impararlo.

Questa non è una serie di azione, è a malapena una serie mecha. Molto più di altre incarnazioni di Gundam, qui è la morale che la fa da padrona ed è sempre quella che la guerra è orribile. Volendo ci si può leggere anche una certa critica ai fan che idolatrano Gundam e i suoi modelli (speculare a quanto successe poi per Evangelion) e vedono la guerra come un gioco del quale collezionare modellini. È notevole che questa mini-serie non sia minimamente curata da Tomino (l’inventore del brand), ma ne centri in un modo così perfetto l’anima.
Il protagonista è Al e lui non è un pilota, lui è solo una vittima. Tutta la storia è vissuta dal suo punto di vista e, in parte, di Bernie (che in teoria è un “cattivo”). C’è da dire che quel bambino è quasi irritante nel suo non capire niente di cosa sta succedendo, ma invece rende proprio l’idea mano a mano che realizza le cose. Scoprirà che la guerra non solo è orrenda, ma anche inutile, e noi con lui.
È difficile valutare oggettivamente una serie come questa, direi che è un ottimo dramma e poco di più. Le sequenze d’azione sono semplici e relativamente interessanti rispetto agli argomenti trattati.
Il tratto, tipico dei tardi anni ottanta, è più che apprezzabile. Sarà la nostalgia, ma trovo i disegni molto belli, in particolare i volti. La colonna sonora non è memorabile, ma non è neanche male. In particolare la sigla, cantata da Megumi Shiina, ha un adatto tono nostalgico, ed è ben orecchiabile.
Ci sono solo un paio di difetti, anche grossolani e pensati solo per aumentare l’enfasi di quello che vediamo, che vale la pena elencare. La prima è che Al fa tutto quello che cavolo gli pare e nessuno gli da due schiaffi e lo manda a casa. Ok, la famiglia in crisi, ma è surreale come questo bambino si invischi nello spionaggio militare e contribuisca notevolmente alla guerra senza che nessuno lo fermi. Il secondo punto sono i danni. Per mostrare la violenza della guerra le ferite dei robot si riflettono quasi pari pari sui piloti. È un espediente vecchio e abusato, ma solitamente in serie che non fanno del realismo la loro bandiera (come invece fa Gundam). Che un mitragliatore con le canne larghe un metro faccia solo dei buchi in una sedia di comando suona proprio ridicolo. I proiettili sono grandi quasi quanto la suddetta sedia.
Non mi è facile dire a chi sia adatto un prodotto del genere. Nonostante sia pluripremiato e apprezzato è invecchiato e rimane di nicchia. È un peccato e forse vale la pena storcere un po’ il naso all’inizio (come ho fatto io) per lasciare che il dramma ti distrugga alla fine (sempre come ho fatto io).

La locandina dell'anime.
Una scena dell'anime.

Fonti di questo articolo:
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