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Isekai Farming di Ryoichi Kuraya

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Isekai Farming di Ryoichi Kuraya

Club GHoST & Ipnotica
Pubblicato da Marco Molendi in Anime · Sabato 29 Mar 2025 · Tempo di lettura 3:30
Tags: Ryoichi_KurayaYoshiko_SaitoYashuharu_TakanashiJohannes_NilssonSerie_tvAnimazioneRecensioni

Anime per pensionati

Una coccola multimediale per il puro relax dello spettatore

Isekai Farming (2023)
Regia: Ryoichi Kuraya
Character design: Yoshiko Saito
Musiche: Yashuharu Takanashi, Johannes Nilsson
Studio: Zero-G
 
Netflix mi suggerisce cose in base ai miei gusti. Netflix, quanto mi fai vergognare! Mi dice: “Guarda qui! È una di quelle cose fantasy no-sense che consumi come un tarlo in una falegnameria!” Io che ho fatto? L’ho guardato? No. Ho resistito quasi due giorni. Poi l’ho visto tutto. Generalmente parlando si tratta di dodici puntate di un Fantasy, con ben due sottogeneri: Isekai (gente che si reincarna in un altro universo) e wholesome (tutti sono coccoli, tutto è tenero, va sempre tutto bene).
 
Come la stragrande maggioranza degli Isekai, la trama comincia con una tragedia. Questa è particolarmente brutta perché Hikaru, il protagonista, fa una vita triste, costellata da lunghe malattie sempre più gravi che lo costringono a letto per anni e anni e alla fine muore. Arrivato a questo punto, la sua anima incontra un dio che gli dice con fare colpevole: “Guarda, forse con te ho calcato un po’ troppo la mano, scusa. Per farmi perdonare, pensavo di farti reincarnare in un posto bello, che desideri hai?” Hikaru gli chiede solo di poter stare bene e lavorare la terra, cose che in vita gli sono mancate per via della sua condizione. Così il dio lo reincarna, già adulto, vestito ed equipaggiato per il lavoro con un pratico attrezzo da giardino onnipotente multiuso, in un regno fantasy generico. Hikaru fa quello che voleva fare, lavora la terra e, di lavoro in lavoro, comincia a creare un luogo e una vita perfetti.
 
Questo è uno di quei programmi che guardi con disattenzione e va bene così. Tutto è semplice, tenero e amorevole, va sempre tutto bene. È un anime per pensionati. Eppure è incredibilmente soddisfacente. Il protagonista affronta tantissime sfide, sfide che risolve in tre minuti grazie al suo oggetto magico, ma raramente queste sono battaglie. Hikaru coltiva e costruisce ed è quello il bello della serie. Anche se talvolta fa fin troppo rapidamente, vedere espandersi la sua casa e i suoi campi, sentirlo spiegare come e cosa costruisce, vederlo escogitare varie soluzioni è soddisfacente e rilassante. Ricorda quei giochi manageriali o di costruzione come può essere Minecraft et similia o, per chi seguiva Dmax, quei reality dove costruivano o riparavano le cose. In effetti se il nostro avesse avuto più da faticare nell’espandere la casa e cose simili mi sarebbe piaciuto di più. Allo stesso modo il villaggio aumenterà lentamente il numero dei coloni, che arriveranno a pioggia. Sì, anche qui se ci fosse stato un po’ più di lavoro di diplomazia sarebbe stato più bello, ma pure così va bene. Di fatto l’atmosfera serena che permea ogni scena dell’anime mette serenità anche a te che lo guardi. Ovviamente non c’è una trama, la vita di Hikaru va avanti e lui costruisce cose. Sì, mi ha messo voglissima di giocare a un videogame di questo genere.
Il character design dell’anime sarà anche semplice (alla fine è il solito harem con quaranta personaggi femminili) ma è proprio azzeccato. I personaggi sono tutti molto carini, tanto per restare in tema e lo sono anche i mostri. Spesso ci sono intermezzi ancora più “teneri” dove tutti sono disegnati come pupazzetti. Davvero, in particolare ho apprezzato il dettaglio degli occhi che sono quasi più curati di quelli reali.
Tutto il resto è semplice, musichette semplici, effetti grafici comuni, le sigle entrambe tranquille e nella media. È una coccola multimediale per il puro relax dello spettatore.

La locandina della serie.
Una scena della serie.

Fonti di questo articolo:
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