La casa degli oggetti di Jorge Dorado
Pubblicato da Gordiano Lupi in Cinema · Mercoledì 16 Apr 2025 · 2:15
Tags: Jorge_Dorado, Álvaro_Morte, China_Suárez, Verónica_Echegui, Zorion_Egueileor, Film, Recensioni
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Un film originale ad alta tensione
Girato con ritmi da cinema d’autore, ricco di un crudo realismo
La casa degli oggetti (Spagna, Argentina, Germania, 2022)
Regia: Jorge Dorado. Soggetto e Sceneggiatura: Natxo López. Fotografia: David Acereto. Montaggio: Carlos Egea, Pablo Zumárraga. Musiche: Eric Claus Kuschevatzky. Interpreti: Álvaro Morte (Mario), China Suárez (Sara), Verónica Echegui, Zorion Egueileor, Gabriele Andrada, Pepa Gracia, Daniel Aráoz (Ochoa). Paesi di Produzione: Spagna, Argentina, Germania, 2022. Durata: 108’. Titolo originale: Objetos. Titolo Internazionale: Lost & Found.
Jorge Dorado, regista iberico specializzato in thriller (Mindscape, 2013), gira un originale film ad alta tensione con protagonista un uomo di nome Mario, impiegato in un ufficio oggetti smarriti, che un giorno si trova davanti una valigia rinvenuta sul fondo di un fiume contenente resti umani. Mario si mette a indagare, scopre un giro di prostituzione diretto da un gruppo di pericolosi criminali capeggiato da un turpe medico che procura aborti e libera dai figli (nati per incidente) le ragazze costrette a lavorare per la banda. Mario ha un passato burrascoso, amico e amante di una poliziotta, abbandonato dalla moglie, ha perso la possibilità di avere un figlio e fa di tutto perché una ragazza incontrata per caso non debba rinunciare al neonato. Finale imprevedibile e cruento che non racconto. Un film molto compassato, girato con ritmi da cinema d’autore, ricco di un crudo realismo, pieno di effetti crudi e macabri. Dorado non si limita a girare un thriller, vorrebbe raccontare - grazie a una storia nera che non concede scampo allo spettatore - la forza dell’amore e il desiderio di paternità, persino il senso di giustizia che alberga in ciascun individuo. Il film non è omogeneo, soffre di momenti stanchi e ripetitivi, la sceneggiatura spesso mostra la corda, alcune soluzioni sembrano forzate, ma le ambizioni alte lo salvano, perché il regista vuol mandare un grande messaggio di amore e di solidarietà. Alla fine riesce nell’obiettivo preposto e si fa apprezzare più nelle intenzioni che nei risultati, grazie anche a una colonna sonora drammatica e a una fotografia cupa, che diventa solare nei grandi paesaggi latino americani della seconda parte. Molto bravo l’interprete principale, Álvaro Morte, nei panni dell’impiegato agli oggetti smarriti che si trova coinvolto in una spirale di assurda violenza. Consigliato per chi ama l’horror e il thriller psicologico, anche se la pellicola non è immune da difetti, soprattutto per una trama troppo lineare e per la semplicità delle soluzioni narrative.
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