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Solo Leveling di Shunsuke Nakashige

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Solo Leveling di Shunsuke Nakashige

Club GHoST & Ipnotica
Pubblicato da Marco Molendi in Anime · Martedì 06 Mag 2025 · Tempo di lettura 5:15
Tags: Solo_LevelingShunsuke_NakashigeTomoko_SudoHiroyuki_SawanoAnimazioneSerie_tvRecensioni

Dinamismo e trovate piacevoli

Anime d'azione che eccelle sia per impatto visivo che auditivo

Solo Leveling (2024)
Regia: Shunsuke Nakashige
Character design: Tomoko Sudo
Musiche: Hiroyuki Sawano
Produzione: A-1 Pictures

Questa serie è popolarissima e per questo l’ho snobbata, sono un animale strano. L’ho recuperata ora che è (momentaneamente) finita con la seconda stagione (entrambe di dodici episodi). È talmente popolare che ci sono dei meme usatissimi che ne sfruttano l’iconografia. Si tratta di una serie d’azione un po’ particolare, ora vi racconto.

Il mondo di Solo Leveling è il nostro, ma con una differenza sostanziale. Nessuno sa perché, ma si aprono dei portali che danno su mondi fantasy. Non mondi interi in realtà, ma “dungeon” pieni di mostri da uccidere. Questi luoghi devono essere svuotati e “il boss” ucciso: a quel punto si spengono. Se non lo si fa “Scadono” e fanno arrivare i mostri in essi contenuti nel mondo reale. A quel punto è un guaio, perché le armi normali non funzionano sui mostri, ma solo quelle provenienti dai loro mondi e solo se usate da una persona con un talento speciale. Sì, perché hanno iniziato a nascere i cosiddetti “hunter” persone che sviluppano poteri soprannaturali e tipici dei videogiochi che possono combattere queste minacce. Ciò ha cambiato radicalmente la società che si è centralizzata su questa meccanica. Il protagonista, Song JinWoo, è un hunter, ma il più debole che esista. Rimarrà tale fino al suo incontro con una divinità mostruosa che lo trasformerà radicalmente, dandogli l’opportunità di scalare le classifiche degli hunters.
Partiamo da un punto semplice, il setting è sia interessante che mal gestito. Tutta questa cosa meta-isekai con i portali e i personaggi che hanno classi e abilità da videogiochi piombate nella vita vera è, a suo modo, interessante. Lo diventa anche di più nel caso del protagonista che, come da titolo, farà i livelli, “dropperà” oggetti, andrà al mercato e tutte queste meccaniche da videogame. Solo che questa dinamica è sì curata, ma tronca. Sembra che gli autori non si siano fatti domande fondamentali come: perché la gente si veste fantasy invece di forgiarsi armi e armature moderne usando i materiali magici? Perché nessuno si chiede il senso di tutto ciò? Il protagonista si cura pochissimo di indagare sulla logica di quel mondo e appena trova una difficoltà, molla l’osso.
Anche il sistema di classificazione “in ranghi” degli hunter suona strano. Non si capisce come avviene né perché non possa variare. Se l’hunter si allena, diventa più scaltro, usa oggetti migliori, perché non dovrebbe risultare più efficiente? Boh.
La crescita psicologica del protagonista, come la sua estetica e la sua forza, cresce a livelli smisurati da un momento all’altro. Diventa nel giro di poco un assassino (non come classe del gioco, ma come persona che uccide le altre persone) e la cosa non lo tange. La sua sfera emotiva diventa quasi inesistente per essere sostituita solo dalla spacconaggine.
Alla fine è tutta una grande scusa per mettere botte fantasy con protagonisti che vivono una vita moderna e dare al tutto delle “vibe” al videogioco, che tanto vanno di moda negli ultimi anni. Quindi direi che sulla trama siamo partiti bene e poi siamo finiti zampe all’aria.
La storia non finisce neanche con la seconda stagione (e per il momento non ce ne è una terza dichiarata) ma è giunta a un punto morto. Il protagonista ha raggiunto l’obiettivo importante che si prefissava e a nessuno sembra fregare niente di capire cosa sta succedendo al mondo.
La casa di produzione, la A-1, non è koreana come la novel alla quale si ispira, ma Giapponese e di proprietà della Sony. Deve essere stato strano per dei giapponesi ambientare una sotria non solo dove i koreani (con i quali storicamente non hanno avuto un gran bel rapporto) sono gli eroi, ma il Giappone viene proprio bistrattato.
La colonna sonora è di pregio. Le musiche sono spesso molto rapide, cariche di tensione o epiche con tanto di cori. Funzionano molto bene. Dopotutto stiamo parlando di Hiroyuki Sawano che ha lavorato, tanto per dirne una, ad Attack on titan. Anche le sigle sono tutte di gran pregio con una opening de TommrrowxTogheter (band koreana, per restare in tema con il setting) per quanto riguarda la prima stagione e poi di Lisa (che in Giappone non ha neanche bisogno di presentazioni) per la seconda.
Il design è carino, ma ha le sue pecche. Trovo che i volti in generale siano troppo allungati verso il basso e che la gente sembra stiracchiata in alto. Ignoranza mia, non so se è per adattarsi al tratto del manwa originale, può essere. Il protagonista subisce un repentino e poco giustificato cambiamento nell’aspetto al punto che sembra un’altra persona. È una cosa che viene giustificata nella storia, ma mi ha deluso perché ne banalizza l’estetica. Poteva essere più graduale.
Il punto di forza e quello che ha reso davvero popolare la serie (oltre all’approccio da videogioco) sono i combattimenti. JinWoo è una macchina di morte terribile al punto che ci si aspetta che i suoi combattimenti siano noiosi (mestamente, il più grande di tutti lo è), ma diverse delle “boss fight” sono invece molto combattute, epiche e animate con maestria. C’è dinamismo, ci sono trovate piacevoli, c’è spettacolo in grande quantità. Non sono un fan delle serie dove il protagonista è troppo più forte di tutti, ma ammetto che ogni volta che tentavo di storcere il naso partiva una sequenza violentissima e adrenalinica a smentirmi.
In definitiva Solo Leveling non sembrerebbe quella macchina da ascolti che è, ma essendo un anime di combattimenti e che in quelli eccelle sia per impatto visivo che auditivo, beh, non si può fare altro che apprezzarlo.

La locandina dell'anime.
Una scena dell'anime.

Fonti di questo articolo:
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