Parte prima - Spiritismo e Reincarnazione

Spiritismo e Reincarnazione
Spiritismo e Reincarnazione
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COSA E’ LA VITA
Prima di parlare della Vita osserviamo la vita:  vediamo persone che muoiono oltre i 90 anni e altre che muoiono dopo pochi mesi; vediamo sani e malati, ricchi e poveri, re e pezzenti, intelligenti e deficienti, atleti e storpi, geni e subnormali…
Gli Esistenzialisti, dopo queste osservazioni, concludono che la vita è assurda e insensata.  
L’altra filosofia opposta è quella degli Spiritualisti. Essi affermano che la vita sembra assurda e insensata perché noi giudichiamo solo un frammento, vediamo solo un fotogramma di una lunga sequenza. Noi vediamo solamente questa vita, ma in realtà ci sono tante vite passate e future ognuna legata all’altra da rapporti e legami. Ogni essere ha vissuto molte vite prima di nascere e vivrà molte altre vite dopo la morte.  
E’ importante la vita? Se rispondiamo no, allora la vita è inutile e insensata. La vita sembra importante visto gli sforzi che la Natura fa per conservarla. Esempio: disseminazione, istinto di conservazione, di riproduzione.  
La domanda successiva è: se la vita è importante perché non è uguale per tutti? Alcuni muoiono giovani, vecchi, bambini, neonati… Si può morire di vecchiaia, di malattia, incidente oppure casualmente. Perchè non tutti muoiono alla stessa età? Perchè non si muore allo stesso modo? Perchè non siamo tutti uguali? Se la vita è importante, se la vita è opera di Dio, essa dovrebbe essere  uguale per ogni essere. Ogni essere dovrebbe avere la stessa vita come gli altri: cioè uguale numero di anni a disposizione. Inoltre ognuno dovrebbe avere un corpo uguale a quello degli altri.
Invece vediamo che non è così. Alcuni muoiono vecchi, altri muoiono giovani. Alcuni sono atleti, altri storpi. Alcuni sono intelligenti, altri sono deficienti. Le soluzioni a questo paradosso sono 2: la vita è insensata e inutile oppure esiste la reincarnazione, cioè la possibilità per tutti di svolgere un identico percorso. Allora una  vita rappresenta solamente una parte del percorso e ciò spiegherebbe le disuguaglianze delle vite.  Con la reincarnazione l’entità continua il suo percorso  con un altro corpo, come lo stesso uomo con un altro vestito.
La prossima domanda è: quale è lo scopo della vita? Molte persone non sanno rispondere a questa domanda. Formuliamo allora la domanda in modo più semplice: quale è lo scopo della vita per un bambino? La risposta diventa facile; lo scopo è: crescere, imparare, diventare adulto, arricchirsi spiritualmente, fare esperienze, maturare, evolvere. Lo stesso vale per gli adulti; lo scopo della vita è diventare vecchi, vivere la vita, cioè crescere spiritualmente, maturare, imparare, fare esperienze, evolvere. Vivere la vita e trasmetterla; è uno scopo limitato a qualche milione di anni, non è uno scopo eterno; infatti i figli moriranno, la terra è destinata a finire, il sole come tutte le altre stelle quando è esaurito si spegnerà. Ma possiamo considerarlo ugualmente uno scopo valido, in relazione al futuro immediato.  
La prossima domanda è: che cosa significa vivere la vita? Noi abbiamo un corpo bisognoso di nutrimento e un sesso da soddisfare. Dobbiamo soddisfare questi bisogni primari tenendo presente che la mancanza fa provare dolore e l’eccesso fa provare nausea. Inoltre abbiamo un cervello affamato di sensazioni ed emozioni. Se non lo soddisfiamo proviamo noia, se lo soddisfiamo troppo, il corpo prova fatica e dolore. Il cervello è una macchina che invia direttive, a volte giuste a volte sbagliate, e l’io decide se metterle in pratica oppure no.  Dunque vivere la vita significa sperimentare, provare, fare esperienze. Senza esagerare naturalmente ed evitando le esperienze dolorose quando è possibile. Notiamo però che una vita beata e tranquilla è una vita superficiale. Con una vita facile e senza bisogni la personalità non evolve e rimane bambina. Con una vita piena di contrarietà, avversità e sofferenze la personalità raggiunge alti livelli di evoluzione.  
Ritorniamo alle nostre osservazioni sulla vita. La vita non è uguale per tutti: c’è il sano e il malato, il ricco e il povero, il genio e il deficiente, l’atleta e lo storpio. Perché esistono queste differenze? Una vita unica sarebbe assurda, folle, insensata, proprio come affermano gli esistenzialisti. Se invece ipotizziamo la reincarnazione la risposta è: l’entità cioè la personalità ha la possibilità di sperimentare la realtà in differenti corpi per accrescere l’esperienza. Una entità sceglie, prima di nascere, un corpo deforme per provare quel genere di esperienza. Una entità sceglie una vita difficile (anziché una facile e banale) per impratichirsi, provare, sperimentare. Nell’ Oltremondo noi vediamo la vita da un punto di vista diverso di qui. Nell’aldilà vediamo la vita come un osservatore guarda un’opera d’arte, un quadro, e apprezziamo anche le cose che qui disprezziamo: le avversità, le sofferenze, le esperienze singolari e strane. Inoltre le nostre scelte nell’oltremondo sono influenzate dal tipo di karma a nostra disposizione. Debiti e crediti karmici possono venir rimandati ma non annullati.
La domanda successiva è: perché non ricordiamo le nostre vite precedenti? La prima obiezione che la gente fa contro la reincarnazione è questa: “Noi non ricordiamo le nostre vite precedenti, dunque non esistono altre vite”. Questo ragionamento assomiglia a quello che si faceva nell’antichità: “La terra è piatta poiché se fosse sferica le persone agli antipodi cadrebbero giù”. Però chi osservava le navi nel mare vedeva comparire prima gli alberi e poi lo scafo e da ciò  poteva dedurre la sfericità del globo. Così è per la reincarnazione; la vita è importante però molti muoiono giovani.  Osservando ciò deduciamo che queste persone torneranno a reincarnarsi per rivivere la vita.  
Perché noi non ricordiamo le nostre vite precedenti? Perché la Natura non vuole che le ricordiamo! I ricordi delle vite precedenti sono stati oscurati dalla Natura affinché l’entità si concentri solo su questa incarnazione, affinché l’entità focalizzi solo la vita attuale e la viva intensamente come se fosse l’unica. Però questi ricordi sono sepolti nell’inconscio e dopo la morte l’entità ricorda nitidamente tutte le vite passate, tutte le esperienze provate. Durante la vita l’entità non ricorda le vite precedenti, però questi ricordi sopravvivono come un’eco, come istinto, tendenza passione o avversione.  
Durante la vita l’entità non ricorda neppure l’oltremondo da dove proviene. La Natura ci ha oscurato anche il ricordo dell’oltremondo affinché non siamo tentati di sfuggire alla vita, suicidandoci. La paura della morte, dell’ignoto,  ci costringe a vivere interamente la vita e non  fuggire appena incontriamo la prima avversità. Questa non è una apologia del suicidio. La Natura lavora molto per farci vivere e mantenerci vivi, quindi dobbiamo obbedire alle sue direttive.  
La reincarnazione avviene sempre sulla Terra? No, non necessariamente. Nell’universo ci sono miliardi di pianeti in grado di ospitare la vita; si suppone che la reincarnazione avvenga sulla terra o su altri pianeti.  
Che cosa significa vivere una buona vita? Significa portare a termine un programma, un disegno, che è differente per ciascuno di noi. Questo programma di vita si intuisce già  nell’infanzia, si sente nell’adolescenza, diviene sempre più manifesto nell’età adulta.
Chi ha stabilito il programma? L’entità stessa, prima di nascere, programma le esperienze che desidera compiere durante questa vita. A volte il programma viene svolto interamente, a volte no. Da vecchi comprendiamo dove abbiamo sbagliato, comprendiamo le nostre occasioni sfruttate e quelle perdute. Il vivente nella sua giovinezza sperimenta tutte le sue tendenze; poi da adulto sceglie una tendenza e si dedica solo a quella, escludendo tutte le altre. Nella vecchiaia questa tendenza si è sviluppata e consolidata mentre le altre rimangono sottomesse.  
Una vita sola è impensabile. Non è possibile fare tutte le esperienze. In una sola vita non è possibile fare il marito, il fachiro, il poeta, l’artista, l‘artigiano, lo scienziato,il medium… Una vita sola è poca. Bisogna avere a disposizione una serie di vite.  
La vita, se è unica, con le sue malattie, disgrazie, imperfezioni, dà la nausea e allora hanno ragione gli esistenzialisti. Una vita unica è piena di disarmonie,  contraddizioni, assurdità.  Con la reincarnazione la vita diviene armoniosa, equilibrata, giusta e comprensibile. Una vita, intesa come il fotogramma di una sequenza molto lunga, diventa non solo sopportabile ma sublime e meravigliosa.
IL  PROBLEMA DEL MALE
Tutti gli uomini, in tutte le epoche, hanno ipotizzato l’esistenza di Dio, cioè hanno supposto l’esistenza di un creatore iniziale. Il ragionamento che hanno seguito è questo: tutti gli esseri provengono da uno precedente; io provengo dal padre, mio padre proviene dal nonno, il nonno proviene dal bisnonno… Il primo essere all’inizio della sequenza lo chiamo Dio. (Oppure io provengo da mia madre… e in questo caso si arriva alla Dea.)  
Dopo di ciò l’uomo si è chiesto come era Dio e ha seguito questo ragionamento: mio padre mi voleva bene, mi proteggeva, mi nutriva; mio nonno era buono… Dio è anche lui un essere buono. Arrivato a questo punto sorgeva un problema: se Dio è buono allora perché il mondo è cattivo? Perché esistono malattie, miseria, morte? Per conciliare l’esistenza di un Dio buono con la realtà di un mondo cattivo i filosofi hanno ipotizzato alcune soluzioni. Le esamineremo più avanti.
Adesso osserviamo il Male. La definizione di male cambia con il tempo e con la latitudine, come scriveva De Sade. Male è una parola che rappresenta tante differenti realtà: per un ebreo mangiare carne di venerdì è male; per un mussulmano mangiare carne di maiale è male; per un indù mangiare carne di mucca è male. Noi definiremo questi divieti: tabù religiosi.  
Le religioni ci hanno insegnato che il piacere sessuale è male. Questo è completamente falso! Nel Medioevo la religione insegnava che perfino la salute, l’igiene fisica, la conoscenza erano cose malvagie e demoniache. Questo modo di pensare è pazzesco e masochista, ma ci è stato imposto per secoli.  
Esiste il male causato dall’uomo: guasti, brutture,  inquinamento, violenza, sopraffazioni, torture. Notiamo che tendenze sadiche sono presenti nel subconscio di ogni uomo.
C’è poi la difficoltà di definire il bene e il male, con tutte le sfumature che le circostanze presentano. Esempio: l’affamato che uccide per mangiare, il balordo che uccide per divertimento, l’onesto che uccide per difesa…  
Le religioni ci danno una interpretazione del Mondo tutta sbagliata. E per fare questo devono costantemente metterci i paraocchi per impedirci di vedere tutta la Realtà o per mostrarci solo una realtà parziale.  
In questo libro diamo la seguente definizione del male: qualsiasi danno o sofferenza alla vita.
Scrive Attila Jozsef, l’impressionante poeta ungherese:  
“Io nascondo per te la mia tristezza, mio Dio; io ti amo molto. Se tu fossi strillone di giornali vorrei gridar con te per aiutarti. E se tu fossi, invece, contadino anche allora, mio Dio, ti aiuterei: vorrei perfino bene ai tuoi cavalli, li guiderei con senno, con bravura, e afferrato l’aratro traccerei sulle tue orme il solco: e là dov’è lo sterile, più a fondo spingerei vomere e stiva. Se poi tu fossi a guardia delle vigne io scaccerei metà degli uccellacci; qualunque fosse il tuo mestiere, Dio, farei in modo che tu non faticassi. Poi sorridendo anch’io del tuo sorriso mi metterei, dopo cena, accanto; ti presterei un poco la mia pipa, e poi vorrei parlarti, tanto e a lungo…”
Il Poeta vorrebbe parlare a Dio di cosa? Del problema del male, evidentemente. Per chiedergli il motivo delle brutture, delle malattie, delle nefandezze che infettano questo mondo.  
Il male è rappresentato da tutte le malattie fisiche e psichiche: epidemie, peste, colera, lebbra, vaiolo, cancro, pazzia, sifilide.
Parassiti: pulci, cimici, pidocchi, piattole, zecche.
Imperfezioni o handicap: ciechi, storpi, paralitici, omosessuali, spastici, focomelici, idrocefali.
Morti premature: bambini nati morti o morti in giovane età.
La violenza: sopraffazione, tortura, sadismo, furto, omicidio. Dopo questa definizione vediamo che l’uomo non può vivere senza fare il male. Per vivere l’uomo deve mangiare, cioè ammazzare animali. Anche i vegetariani commettono il male poiché anche i vegetali sono organismi vivi. L’uomo evoluto non è mai libero dal male, ma si sforzerà di commetterne il meno possibile.  
Adesso prendiamo in considerazione qui solamente il male che è sempre esistito. La presenza di questo male dimostra che Dio non è l’essere perfetto, giusto, buono, onnipotente che ci descrivono le religioni. Se ammettiamo l’esistenza di Dio, egli non ha creato solamente fiori, bei tramonti e farfalle colorate. Egli ha creato anche le cose orrende: peste e colera, pulci e pidocchi, scorpioni e zecche, batteri e virus, bambini morti o deformi… Perché Dio ha creato queste cose? Perché esiste il male?
Per secoli i filosofi hanno cercato la risposta e hanno proposto alcune soluzioni. Esaminiamole brevemente:
Teoria 1 di Zarathustra. L’universo è stato creato da due Dei, di uguale potenza; uno è buono, l’altro è cattivo. Tutte le cose buone derivano dal Dio buono; tutte le cose cattive derivano dal Dio malvagio. I due Dei sono di uguale potenza e si combattono per l’eternità.
L’esistenza di 2 princìpi uguali e contrari è una bella ipotesi. L’esistenza di un Antidio, cioè  un Diavolo che ha creato tutte le cose cattive è la spiegazione dei Manichei e dei teologi medioevali che attribuivano al diavolo la creazione di mosche, scorpioni e altre brutture. E’ una ipotesi poco probabile. Il male a volte è relativo. Esempio: la peste è una cosa malvagia, però limita la sovrapopolazione e questo è un risultato buono.
Teoria 2 l’Ebraismo. Anche qui esistono due Dei, uno buono e uno cattivo che è responsabile del male. Ma il Dio malvagio ha minor potere del Dio buono. Questa teoria è ancora più improbabile; infatti se il Dio malvagio ha minore potere, perché il Dio buono non lo ha ancora annientato? L’ebraismo afferma poi che il primo uomo ha peccato, cioè ha ascoltato il Dio malvagio, e noi innocenti paghiamo per questo errore. Questa è una ipotesi assurda e puerile.
Teoria 3 Il costruttore si giudica dalla sua opera. Questo mondo è imperfetto dunque il creatore è incompetente. Il mondo è stato creato da un Dio giovane, inesperto che ha commesso molte imperfezioni. Ipotesi possibile. Dio è un essere in evoluzione e questo spiega alcuni errori della creazione. Questa ipotesi ha la variante: Dio è un essere malvagio e sadico, oppure Dio è un essere indifferente e dunque la provvidenza e gli aiuti divini non esistono.
Teoria 4 Dio ha creato solamente i semi di un universo capace di crescere e di evolvere. Dio ha creato il mondo allo stato primitivo cioè iniziale, e le cose si sviluppano e progrediscono da sole. Ipotesi possibile. Assomiglia alla teoria freudiana: il male è la radice del bene. Il bene è il materiale che si ricava raffinando il male. Il male è paragonabile al fuoco di un bruciatore e il bene è paragonabile al tepore del termosifone. Senza il fuoco, il termosifone non scalderebbe. Questa teoria giustifica solo una piccola parte del male. Aivanhov ipotizza che il male sia un materiale di rifiuto, di scarto. Nella costruzione del mondo, il bene sono i mattoni e il male sono le immondizie. Il male è la pattumiera del bene. Ipotesi originale.
Teoria 5  Il creatore crea una creazione perfetta; ma questa creazione è a sua volta creativa e crea creazioni meno perfette e così via. Questo mondo dunque è la fotocopia di una fotocopia di una fotocopia… Teoria di Guardieff e Eliphas Levi.
Teoria 6  Ogni creazione è preceduta da molte brutte copie (come sa bene ogni artista). Anche Dio ha creato molte brutte copie di questo cosmo. Senonchè queste brutte copie non spariscono subito, ma si perpetuano per molto tempo e coesistono insieme alle belle copie.
Teoria 7 Questo mondo è una brutta copia dell’Oltremondo. Nella creazione la brutta copia è indispensabile e sostiene la bella copia. Come lo scrittore prima di ottenere la forma definitiva deve fare molte brutte copie, così Dio (o la Natura) ha la necessità di passare attraverso stadi inferiori, intermedi prima di arrivare alla perfezione. Anche l’uomo è uno stadio intermedio verso qualcosa altro che deve ancora arrivare. Tutte le brutture appartengono agli stadi inferiori dell’evoluzione. Il mondo contiene molte brutture perché è basso. Queste imperfezioni e brutture sono gli stadi attraverso cui passa e si sviluppa la bellezza e l’armonia; come un bambino ignorante è solo lo stadio da cui si svilupperà l’uomo sapiente. Ipotesi probabile.  
Teoria 8  Dio ha creato il male allo scopo di avere un confronto. In un romanzo ci sono i buoni e i malvagi, in un quadro ci sono colori chiari e scuri; Dio ha creato il male per ottenere il contrasto, il confronto, per capire l’importanza del bene e del bello. “Senza il buio la luce sarebbe invisibile e incomprensibile” scrive Eliphas Levi. Ipotesi possibile.  
Teoria 9  Il male rappresenta ostacoli e problemi da risolvere. Dio ha progettato questo mondo volutamente basso, con  imperfezioni, perché esso è una scuola e le avversità sono lezioni da imparare per maturare e progredire. Gli ostacoli stimolano e spingono al superamento. Senza ostacoli, senza niente contro cui combattere, l’umanità non evolverebbe mai. Malattie, disgrazie, handicap, servono per suscitare l’energia necessaria per superarli. Per mali gravi l’uomo suscita molta energia; l’eccesso gli servirà, dopo la guarigione, per superare altri ostacoli.  
Teoria 10  Ogni essere paga i debiti e gode i crediti delle precedenti incarnazioni. Teoria induista, buddhista, spiritualista. Ipotesi probabile.  
Teoria 11 l’universo è governato da un Dio folle, sadico e malvagio che gode delle sofferenze delll’umanità. Questa teoria è accennata scherzosamente dal filosofo Bertand Russel. Chi, in un momento di depressione, guarda il dolore e le imperfezioni che ci sono nel mondo, arriva facilmente a questa conclusione.  
Teoria 12 di Dion Fortune. Il male è lo spazzino di Dio; il male serve per ripulire il mondo da immobilismo e staticità.  
Questa teoria può essere parzialmente vera. Ma è insufficiente per giustificare il male in tutta la sua profondità ed estensione.
Purtroppo il Male sulla Terra è ineliminabile, anche se le utopie cristiane e comuniste affermano il contrario. Il male è come il polo di una calamita; se spezziamo la calamita si riformano i due poli.  Se eliminiamo tutti i malvagi essi si riformeranno fra i buoni. Se sulla terra esistesse un solo uomo esso sarebbe metà buono e metà cattivo, come afferma la teoria dell’Ombra di Jung.  
In conclusione il male (cioè malattie, parassiti) non può essere eliminato completamente; gli uomini non potranno mai liberarsi dal male, gli uomini non potranno mai annientare il male. Gli uomini però devono cooperare per combattere il male, per tenerlo a bada affinché esso non li  sopraffaccia,  affinché rimanga entro limiti sopportabili. Il male accompagnerà sempre gli uomini ed essi saranno sempre impegnati nella lotta per combatterlo e per eliminarlo.  
Lo stesso discorso vale per il male presente all’interno dell’uomo: violenza, sopraffazione, menzogna. Nella maturità gli uomini capiscono che non conviene fare il male. Presto o tardi arrivano i rimorsi per il male che abbiamo commesso. Significa che abbiamo finalmente capito l’importanza del bene. D’ora in avanti faremo il male solo come ultima soluzione di autodifesa. Quando i rimorsi sono eccessivi sforziamoci di riparare e pensiamo che siamo qui apposta per imparare;  è meglio avere imparato tardi che mai.
DESTINO O LIBERTÀ
L’uomo è libero di agire, di esercitare la propria volontà? Oppure l’uomo è prigioniero dell’ambiente, delle circostanze, che influiscono e determinano le sue scelte?  E’ un vecchio problema che i filosofi hanno posto per molto tempo: libertà o determinismo?  
L’uomo è libero solamente all’interno di uno schema. Noi possiamo muoverci nella direzione voluta, scegliere un percorso o un altro, sfruttare i pregi ed eliminare i difetti, ma non possiamo uscire dallo schema tracciato. Lo schema è un insieme di percorsi all’interno dei quali l’uomo può muoversi e scegliere. I tracciati fondamentali dello schema sono: tendenze, gusti innati, pregi e difetti genetici, ambiente che condiziona il tipo di vita. Nascita, lavoro, amore e morte sono percorsi che consentono poche scelte e che non si possono cambiare.  
Noi non siamo il nostro corpo. Il corpo fa la digestione, rinnova le cellule, fa crescere i  capelli, si ammala, indipendentemente dalla nostra volontà. Noi non siamo nemmeno il nostro cervello. Il cervello ci fa desiderare una cosa, poi un’altra; ci fa sentire tristi o contenti, ci fa provare passioni, interessi, bisogni e poi ci fa stancare; ci fa provare pensieri, amore, odio, collera, paura, bontà, malvagità… Ecco esempi che dimostrano tutto questo: molte volte ci siamo pentiti dopo che abbiamo fatto una cosa; il nostro cervello ci aveva ordinato di farla e noi abbiamo obbedito. A volte amiamo una persona, altre volte la odiamo, poi torniamo ad amarla…   
Il cervello invia costantemente impulsi sottoforma di pensieri, bisogni, esigenze. L’io, cioè la personalità, accoglie o rifiuta le richieste del cervello.  
Se lasciamo cadere una pietra essa cade e non sente nulla. Questo perché il minerale obbedisce alle leggi della natura. Un vegetale è più evoluto, ha sensazioni e piccole emozioni. Un animale più evoluto ha sensazioni ed emozioni; egli obbedisce alle leggi della natura ma può anche prendere piccole decisioni. Un uomo più evoluto possiede una maggiore libertà di scelta: può seguire l’istinto e cercare solo cibo e sesso, oppure può scegliere anche la conoscenza, l’arte, la letteratura. Man mano che l’essere sale la scala dell’evoluzione, diventa più libero ed ha maggior possibilità di indipendenza e scelta.  
Un uomo evoluto possiede uno schema più ampio e meno rigido. Più un uomo evolve e maggiormente lo schema si allarga e comprende più possibilità.  
Dunque ogni uomo nasce con un programma inciso nel profondo del suo io.  L’uomo ha una vita soddisfacente se realizza il suo programma (aspirazioni, tendenze) che rappresenta il suo destino. Tutti gli uomini devono scoprire, con l’introspezione e per tentativi, quale è il loro programma. E devono lavorare per realizzarlo il più completamente possibile. Anche se tutto questo può sembrare strano, la Natura ci ha creati così.
L’uomo sarà tanto più felice quanto più riuscirà a realizzare il suo programma. Moltissime persone nascono con un programma semplice, cioè fare figli. Altri uomini nascono con programmi più impegnativi: creare opere d’arte, fare ricerche, invenzioni scoperte, eccetera. Chi nella vita svolge il ruolo per il quale è destinato può usufruire di ispirazione, veggenza, precognizioni dal suo inconscio o dallo Spirito Guida.  
Ricordiamo infine che in questa vita raccogliamo i frutti della precedente incarnazione e seminiamo per quella futura.  
E’ possibile evitare l’avverarsi di un sogno premonitore? Supponiamo che sia un vero sogno premonitore riguardante un brutto avvenimento. E’ possibile evitarlo? Possiamo modificare il destino? Fino a che punto siamo liberi?
Esistono varie possibilità. Se è la premonizione di una malattia, non riuscirò a evitarla perché probabilmente i batteri o virus della malattia sono già dentro di me.  
Se il sogno riguarda una lite con un familiare, difficilmente riuscirò a evitare la lite, poiché vivendo col familiare prima o poi si produrrà la causa del disaccordo. Posso però stare attento.  
Se la premonizione riguarda un incidente di automobile, potrei evitare l’incidente decidendo di vendere l’automobile e di usare solo il treno. Se non prendo questa decisione, la premonizione rimane valida e a me non rimane altro che stare molto attento o diradare l’uso dell’automobile.   
In conclusione, il futuro non è rigidamente fissato, però ha alte probabilità di verificarsi.
DOPO LA MORTE
Ogni religione è formata da ingenue ipotesi sull’origine dell’Universo e sul mistero del dopo morte.  “Ogni religione deriva da ignoranza e paura” scrive Feuerbach. Ogni religione è la risposta umana al mistero della morte; finché esisterà questo mistero alcuni uomini inventeranno le religioni le quali si associano al potere e si propagano e perpetuano.  
I filosofi per secoli hanno cercato risposte sull’origine dell’universo e sul problema del dopo morte. Le risposte più attendibili sembrano essere i resoconti degli spiritisti.  
Non mi fido delle descrizioni dell’oltremondo fatte dalle religioni. Mi fiderei solo di un parente morto, di un parente che conoscevo bene,  che durante la vita fosse interessato al problema della morte e che adesso, dopo essersi fatto riconoscere, mi spiegasse cosa c’è dopo la morte. Purtroppo nessun mio parente morto è tornato per riferirmi cosa c’è nell’aldilà, perciò devo accontentarmi delle ipotesi.
Lo Spiritismo o Spiritualismo è un movimento nato in USA nel 1848 per merito delle sorelle Margareth e Kate Fox, e diffuso in Europa attraverso le opere di Allan Kardec. Anche lo spiritismo non risponde in maniera chiara a tutti i nostri interrogativi. A volte le risposte ottenute dai medium sono puerili e banali; a volte sono in contraddizione fra loro. Inoltre le risposte ci arrivano dal resoconto di altre persone o attraverso i libri. Esaminiamo brevemente tutte le ipotesi sul dopo morte. Poiché non sono possibili altre alternative, una di queste ipotesi deve essere necessariamente quella giusta.  
Teoria 1 o materialista. Quando  il corpo muore e marcisce, la personalità (cioè la coscienza, quella che pensa, quella che sta leggendo adesso,  l’entità, la mente) poiché ha sede nel cervello muore e marcisce anche lei. Con la morte tutto finisce e la personalità si spegne per sempre come la fiamma di una candela. E’ la teoria materialista. Questa teoria afferma inoltre che Dio non esiste e la vita è nata per caso. Critica: il materialismo sembra una visione dell’universo troppo superficiale. Nella Natura si vede una finalità, uno scopo, una intelligenza. Ad esempio la presenza dei sessi rivela chiaramente lo scopo della riproduzione.  
Teoria 2 o spiritualista. La personalità (mente, psichismo, entità) è spirituale non materiale. La personalità non è nel cervello, il cervello è solo uno strumento. Quando corpo e cervello muoiono e si decompongono, l’entità (cioè la mente, la personalità) sopravvive. L’entità è formata di spirito cioè di una materia più rarefatta, invisibile e impercepibile. Questa è la teoria spiritualista. Dopo la morte la personalità sopravvive con tutti i suoi ricordi, sensazioni, emozioni, preferenze, tendenze, conoscenze ed è ancora capace di percepire anche se non ha più i sensi fisici. La capacità di percepire senza i sensi fisici non è un assurdo; ad esempio nel sogno vediamo immagini con gli occhi chiusi e udiamo voci nel silenzio.  
Teoria 3 o panteista. Dopo la morte l’entità ritorna a Dio, si riunisce a Dio come la goccia si fonde con l’oceano da cui si era staccata. E’ la teoria degli orientali, induisti, buddisti. Questa teoria ipotizza l’annullamento dell’entità, l’annientamento dell’individualità. Mi sembra improbabile. Probabilmente l’entità vedrà Dio ma io non credo che si annullerà in lui. L’entità, l’individualità rimane e non deve annientarsi, dopo tutti gli sforzi che ha fatto per formarsi.
Teoria 4 o ebraica e islamica. Dopo la morte lo spirito (l’entità) va in paradiso o all’inferno a seconda se è stato un seguace della sua religione oppure no. Critica: le immagini del paradiso e dell’inferno sono ridicole. Sicuramente lo spirito non sarà premiato o castigato per aver aderito oppure no alla religione impostagli. Invece, probabilmente, lo spirito godrà o soffrirà a  seconda delle azioni buone o cattive che ha compiuto.   
Teoria 5 del corpo psichico. Questa teoria, con le sue varianti, è sostenuta da Pietro Ubaldi, Meyrink, Kreemmerz, Ouspensky. Questa teoria afferma che le esperienze della vita servono per costruire un corpo psichico (cioè una entità, personalità, spirito) che sopravviverà alla morte del  corpo fisico. Oppure ogni vita crea una sfaccettatura dell’entità che in questo modo si arricchisce. Teoria probabile. Tutti gli esseri nella maturità e nella vecchiaia raggiungono uno psichismo raffinato, cioè una personalità psichica completa che probabilmente sopravviverà al corpo fisico.  
Teoria 6 o reincarnazionista. Dopo la morte l’entità soggiorna nell’Oltremondo. Dopo un certo periodo di tempo l’entità torna a reincarnarsi per rivivere una nuova vita, sulla terra o su altri pianeti. E’ la teoria della reincarnazione accettata da molti spiritualisti, teosofi, induisti e buddisti. E’ una ipotesi probabile.  
Questa sono le 6 uniche teorie possibili. Non ne esistono altre ed una deve per forza essere quella vera.   
In questo libro esamineremo la teoria spiritualista. Questa pone alcuni problemi.  
Perché la morte appare così paurosa e misteriosa? La natura ci rappresenta la morte terribile e spaventosa con lo scopo di tenerci legati alla vita ed evitare che ci suicidiamo. Il suicidio non è mai una soluzione perché ogni vita deve essere vissuta fino in fondo.  Ogni vita è paragonabile alla classe di una scuola. Non è possibile saltare le classi; chi si suicida rinascerà e dovrà ripetere la vita interrotta.  
Perché noi non ricordiamo l’oltremondo da dove proveniamo? La natura ci ha oscurato il ricordo dell’oltremondo. Lo scopo è quello di farci vivere intensamente questa vita materiale, senza rimpianti, né distrazioni. Inoltre la natura ci ha dato sensi che percepiscono solo uno stretto settore della realtà; con i nostri sensi noi non percepiamo l’oltremondo, così come non  percepiamo i microbi, né le galassie.  
Perché noi non ricordiamo le nostre vite precedenti? Semplicemente perché la natura ci ha oscurato anche i ricordi delle vite precedenti. Il suo scopo è quello di tenerci focalizzati sulla vita attuale. Affinché noi viviamo intensamente la vita, essa deve apparirci unica e irripetibile. Tutti i ricordi dell’oltremondo e delle vite precedenti non sono andati perduti. Questi ricordi si trovano nella nostra mente inconscia e dopo la morte torneranno a nostra disposizione.  
Dopo la morte come diventa la personalità? Dopo la morte la personalità rimane identica a quella che era prima di morire. L’entità non cambia dopo la morte, non diventa onnisciente né onnipotente. Però   nell’oltremondo l’entità farà esperienze di differente tipo, farà nuovi apprendimenti e proseguirà l’evoluzione.  Le conoscenze non sono mai finite e l’evoluzione continua sempre. Inoltre ha la possibilità di incarnarsi nuovamente sulla terra o su altri pianeti.  
Che cos’è uno spirito? Uno spirito è una entità, cioè la personalità di un ex vivente. Lo spirito è fatto di materia meno densa, materia sottile che non si può vedere né toccare né con i sensi né (al presente) con apparecchi scientifici.  
Che mondo troveremo dopo la morte? Le ipotesi più probabili sono poche, scartando quelle assurde; ad esempio non troveremo un mondo fatto di formaggio. Ebraismo e islamismo predicano il paradiso per i seguaci della loro dottrina e l’inferno per gli avversari. E’ una ipotesi assurda e ridicola.  
L’ipotesi spiritualista parla di mondi spirituali, luminosi e colorati. Qui lo spirito ha la possibilità di creare il proprio mondo, il proprio ambiente. (Anche somigliante a quello terrestre). Inoltre gli spiriti possono spostarsi nello spazio e nel tempo.  
A questo punto sorge un problema. Poiché l’oltremondo è così piacevole, perché esiste questo mondo con tutte le sue sofferenze e brutture? Questo mondo è la brutta copia dell’oltremondo! Brutta copia deperibile, caduca, piena di difetti ma indispensabile per fare la bella copia. Come l’arte affonda le radici nelle miserie del mondo, così l’oltremondo affonda le radici in questo mondo. Un artista può creare bellezze artistiche in una comunità dove ci sono altri uomini che arano la terra, che seminano e ricavano cibo. Le bellezze della poesia e della letteratura sono possibili in un corpo dove c’è l’intestino che trasforma il cibo in sterco. Le bellezze spirituali dell’oltremondo sono possibili solo se esiste questo mondo materiale con le sue brutture.  
L’oltremondo è uguale per tutti? Probabilmente no. L’entità si troverà in un livello a lei adatto, cioè dove si trovano altre entità uguali a lei. Qui l’entità ha la possibilità di vedere la vita passata, di valutarla e proverà sofferenza e rimpianti per le azioni sbagliate e gioia per quelle giuste. Qui l’entità può programmare la sua prossima incarnazione.  
Questo mondo è una prigione e le sue sbarre si chiamano: paura della morte, paura dell’ignoto, mistero della morte. Questa non è una apologia del suicidio. Ogni vita deve essere vissuta fino in fondo per portare a termine il compito che le è stato assegnato. I giovani  che si suicidano, arrivati nell’oltremondo, rimpiangono di averlo fatto. Il grande poeta Jozsef dopo il suicidio si sarà pentito di non essere riuscito a completare il suo compito, la sua missione sulla terra. Egli si sarà pentito di non avere resistito per terminare il  compito che aveva qui tra i vivi.
Dove si trova l’oltremondo? Molto probabilmente esso si trova qui, in mezzo a noi. L’oltremondo si trova nell’universo ma anche qui sulla terra. Gli spiriti sono in mezzo a noi ma  non riusciamo a vederli. Essi invece vedono noi.
Riassumendo: lo spiritismo suppone che esista negli uomini una controparte invisibile agli occhi e con gli strumenti. Questa controparte contiene memoria e personalità e la chiamiamo spirito.  
Dopo la morte il corpo marcisce; il cervello (che contiene la memoria) marcisce. Sopravvive lo spirito. Con questa parola definiamo qualcosa che contiene memoria e personalità. Sorgono subito i primi problemi: come è fatto uno spirito? Gli animali hanno spiriti? Da dove viene lo spirito, dall’utero, oppure esisteva già prima della nascita?
Nessuno ha mai visto lo spirito; esso non è visibile nemmeno con gli strumenti: microscopi, schermi. Solo nelle sedute medianiche talvolta si è manifestato: l’ectoplasma.  
Lo spirito è fatto di materia? La risposta deve essere sì. Ogni cosa è fatta di materia; altrimenti c’è il Nulla.
Lo spirito sarà fatto di una materia sottile, rarefatta più di un gas. Anche la luce è fatta di materia (fotoni). Anche l’elettricità è fatta di materia (elettroni). Ma lo spirito, se esiste, sarà fatto di particelle ancora più piccole e finora sconosciute.
KARMA
Se accosto una fiamma all’alcool esso prende fuoco. Questo si ripeterà per milioni di volte. Se accosto la fiamma all’acqua essa non brucia. Se semino carote raccoglierò sempre carote e mai pomodori. Con questi esperimenti osserviamo che ad ogni causa corrisponde sempre un effetto, sempre lo stesso. In fisica ogni effetto dipende da una causa ed è proporzionato a quella causa. In parole povere noi raccoglieremo sempre quello che abbiamo seminato. E’ la legge di causalità, ferrea e implacabile.  
Ora perché sembra che la legge di causalità a volte fallisca e non funzioni? Esempi: un operaio lavora per costruire una casa e muore prima di abitarla. Un innamorato corteggia una donna e la donna sposa un altro. Un delinquente semina dolore e rimane impunito. Un artista crea opere d’arte e rimane ignorato.  
La presenza di queste discordanze postula l’esistenza della reincarnazione. Uno che ha seminato e non ha fatto in tempo a raccogliere in questa vita raccoglierà nella vita successiva. Dunque la legge di causalità non fa eccezioni, ma a volte ha tempi lunghi. Quando non raccogliamo in questa incarnazione raccoglieremo nelle incarnazioni successive. Così l’operaio quando rinascerà troverà una casa equivalente a quella che aveva costruito. L’innamorato sposerà facilmente la donna che aveva corteggiato. Il delinquente soffrirà senza colpa. L’artista godrà senza apparente motivo. Chi semina raccoglie. E il raccolto è proporzionale al seme, in qualità e quantità. Questa è la legge del karma.  
Le persone si lamentano che le cose che desiderano arrivano sempre troppo tardi: denaro, posizione sociale… spesso queste cose desiderate nella giovinezza arrivano quando siamo vecchi e non servono più. E’ il sarcasmo della vita, affermano i filosofi, ma forse non è vero. Non c’è nessun sarcasmo; queste cose le seminiamo nella gioventù e le raccogliamo nella vecchiaia.
Una vita è troppo breve, è troppo poca per poter vedere tutte le conseguenze delle nostre azioni, per poter raccogliere tutto quello che abbiamo seminato. La soluzione razionale a questo problema si chiama reincarnazione.  
Nella prossima incarnazione l’uomo prosegue il cammino evolutivo, riprende i lavori rimasti incompiuti, assolve gli obblighi assunti.
I desideri irrealizzati per i quali l’uomo ha lavorato durante la vita precedente, ora si realizzano. Nella prossima incarnazione l’uomo trova i risultati dei danni provocati e trova i risultati delle buone azioni rimaste infruttuose. Egli trova i risultati dei sacrifici compiuti, degli amori insoddisfatti, trova tutti i suoi debiti e tutti i suoi crediti. Chi inquina, sporca, fa soffrire, uccide, distrugge… subirà nelle prossime vite le conseguenze delle sue azioni. Chi aiuta, soccorre, crea, semina, fa gioire… raccoglierà nelle prossime vite i frutti di queste azioni.  
La legge del karma, o legge di causa ed effetto, ha tempi brevi nel mondo fisico; esempio l’accensione del fuoco. Ha tempi più lunghi nel mondo vegetale; esempio la semina e il raccolto. Ha tempi lunghissimi nel mondo animale; qui gli effetti di una causa impiegano anni per manifestarsi e spesso avvengono nelle successive incarnazioni. Solo dopo molte vite l’equilibrio viene raggiunto, le conseguenze sono proporzionate alle cause e l’uomo raccoglie veramente tutto quello che ha seminato.  
Venire al mondo è come entrare in un albergo. Quando andremo via ci verrà chiesto il conto dei danni che abbiamo provocato e ci verrà data la paga per le prestazioni. In questo mondo noi siamo ospiti, siamo come dentro una casa. Dobbiamo stare attenti a non fare molti danni e a comportarci correttamente. Non ci conviene rompere piatti e  bicchieri altrimenti poi ci arriverà il conto da pagare. Comportandoci bene e facendo meno danni possibili il conto sarà minimo.  
Il male è fuori e dentro di noi ed è inevitabile. Noi non siamo responsabili dei nostri pensieri malvagi come non siamo responsabili dei nostri sogni. I pensieri nascono e muoiono spontaneamente e continuamente nel nostro cervello. La responsabilità incomincia quando tratteniamo il pensiero malvagio, lo consideriamo e decidiamo di trasformarlo in azione.  
Ogni scelta, ogni decisione è individuale. Un uomo può decidere di mangiare carne e pagare nelle prossime vite le conseguenze di questa sua scelta. (Ai carnivori però consiglio di visitare i macelli e assistere alle esecuzioni degli animali). Anche i vegetariani non sono esenti da cattivo karma. Infatti anche i vegetali sono vivi. Questo è il dramma della vita, la quale sussiste perché si nutre di se stessa. I vegetariani però accumulano un cattivo karma inferiore ai carnivori.
Adesso sorge un altro problema. Chi fa il male inconsapevolmente è colpevole? Chi provoca danno e non sa di farlo, dovrà pagare? Sì! Indubbiamente, come dimostra il seguente esempio: due uomini sono su un monte; uno è consapevole che se cade muore. L’altro è un deficiente inconsapevole. Cadono entrambi ed entrambi  muoiono.
L’entità può decidere di scaricare il cattivo karma su tutta una vita e allora avrà una vita disgraziata; oppure su un solo settore, esempio: amore, denaro, carriera, salute… e allora sarà sfortunato solo in questo settore.  
Esiste il debito karmico per i danni provocati. Esiste il credito karmico per le opere buone costruite. Chi uccide una formica dovrà pagare per questo. Chi aiuta gli animali nella prossima incarnazione verrà aiutato da loro. Chi salva un ragno, un lombrico verrà salvato quando si presenterà l’occasione. Per ottenere credito karmico è più utile sfamare un cane randagio che erigere chiese.  
La legge del karma è legge di giustizia, equilibrio e continuità. Ritornata nell’oltremondo ogni entità dovrà rendere conto dei danni fatti in questo mondo. Inoltre l’entità dovrà rendere conto se ha svolto il programma per il quale è nato e vissuto qui. Ogni essere nasce con un programma da svolgere in questo mondo. I programmi sono i più diversi. I più semplici sono: riprodurre i corpi; i più raffinati e complessi sono: creare un romanzo, una musica, un quadro, una statua, fare una scoperta scientifica o altre azioni che accelerano l’evoluzione.  
Io suppongo che, dopo la morte, noi vedremo questo mondo. Stando nell’oltremondo noi vedremo le cose che abbiamo fatto qui, con le loro conseguenze buone o cattive, e gioiremo o soffriremo per questo.
Chi aiuta verrà aiutato, chi ferisce verrà ferito. E’ la legge del karma. Oltre questo sembra esista una legge di compensazione: ogni evento felice e fortuito, cioè non meritato, non seminato, produrrà un altro evento doloroso, e viceversa. Se ci capita un evento che non abbiamo seminato, ne arriverà un altro opposto per compensazione.
REINCARNAZIONE
Nei cimiteri è consuetudine seppellire i bambini in uno spazio riservato solamente per loro. Così in quella zona si vedono solamente tombe di bimbi e giovani mamme che piangono.  
Non era conveniente seppellire i bambini insieme agli altri defunti. La tomba di un bimbo di un anno accanto alla tomba di un vecchio di 98 anni, solleva ardui problemi filosofici e religiosi. I visitatori potrebbero chiedersi: Perchè? Perchè a lui la vita di un anno e all’altro di 98 anni? Che ingiustizia è mai questa?  
La teoria della reincarnazione (mai provata e mai confutata) risolve questo problema. Forse la reincarnazione esiste solo per i bambini. Oppure esiste per tutte le vite che rinascono sulla terra o su altri pianeti. Probabilmente la reincarnazione riguarda anche gli animali superiori. Forse anche gli animali inferiori e i vegetali.  
Quando osserviamo la vita incontriamo problemi che non è possibile risolvere: bambini morti, sani e malati, geni e deficienti, ricchi e poveri, criminali felici e onesti infelici… Allora ci domandiamo: perché accade questo in un universo regolato e armonioso dove domina la legge di causalità? Non è possibile dare una risposta a questo problema. Una risposta ci sarebbe e si chiama reincarnazione. Se ai dati del problema aggiungiamo questo dato, la soluzione appare immediatamente.  
Quando si credeva che la terra fosse piana c’era da risolvere questo problema: perché sul  mare si vedevano prima gli alberi e poi lo scafo della nave? Postulando la sfericità della terra il problema veniva risolto. Ma allora sorgeva la domanda: perché gli abitanti degli antipodi non cadono giù? La risposta naturalmente era che esiste la forza di gravità.  
La teoria della reincarnazione non è mai stata provata e non è mai stata confutata. Se adottiamo la teoria della reincarnazione e del karma, risolviamo il problema delle disuguaglianze fisiche, mentali e delle morti premature. La reincarnazione forse può risolvere anche il problema delle personalità multiple; ma per ora mancano ricerche approfondite in questo settore.
Ogni essere vivente è dotato di corpo e spirito. Dopo la morte del corpo, lo spirito (l’entità) soggiorna nell’oltremondo. Gli spiriti di vegetali e animali rimangono poco tempo; gli spiriti di uomini rimangono anni o secoli. Gli spiriti di saggi e illuminati rimangono millenni oppure non si reincarnano più.  
Trascorso il tempo necessario lo spirito decide di proseguire il suo viaggio nella materia e si reincarna secondo le leggi del karma e secondo il tipo di esperienze che decide di fare. La reincarnazione avviene sulla terra o su altri pianeti del cosmo.  
L’ingresso dello spirito nella materia è uno dei pilastri su cui poggia la teoria spiritualista. Ogni tanto nell’oltremondo uno spirito si sente morire e apparentemente muore, cioè viene risucchiato nella materia, discende nella materia. Lo spirito entra nel feto di una donna fecondata. Se la gravidanza non va a termine, se avviene un aborto, lo spirito esce dal feto ed entra nel feto di un’altra donna. Dunque lo spirito non nasce insieme al corpo, poiché egli esiste già  nell’oltremondo, prima di incarnarsi. Lo spirito non muore, poiché quando lascia il cadavere ritorna nell’oltremondo.  
Perché noi non vediamo i microbi? Perché la natura non vuole che li vediamo. Perché  non ricordiamo le nostre vite precedenti?  Semplicemente perché la natura non vuole che le ricordiamo.  
La natura ci ha oscurato il ricordo delle vite precedenti affinché noi viviamo intensamente la vita attuale. La vita è fatta di stadi o sequenze; esempio: infanzia, giovinezza, innamoramento, vita coniugale, vita adulta, vecchiaia. Ogni stadio noi lo viviamo intensamente come se fosse l’ultimo e l’unico. Analogamente ogni vita noi la viviamo come se fosse l’unica a nostra disposizione. Non si deve trovare strano che la natura ci oscuri i ricordi delle vite precedenti prima di affrontare una nuova incarnazione. Se da bambini conoscessimo la vita con tutte le brutture, le malattie, i possibili disastri noi perderemmo il sapore della scoperta, il meccanismo dell’amore e del sesso non funzionerebbe più.  
I ricordi delle vite passate ci sono stati oscurati per non distrarci con altre memorie. Però questi ricordi sopravvivono nell’inconscio e si manifestano sottoforma di tendenze, gusti, avversioni, abilità… Ecco la spiegazione dei bambini prodigio, delle tendenze innate, talenti, passioni, abilità, preferenze…  
La reincarnazione spiega le forti attrazioni che esistono a volte fra uomini e animali, cani gatti, uccelli… e anche api, serpenti, scorpioni… Se un uomo si sente attratto irresistibilmente verso una specie animale significa che nella vita precedente egli era un animale di quella specie. Se prova forte odio verso una specie animale significa che nella vita precedente egli ha sofferto molto vivendo come animale di quella specie; oppure significa che è stato ucciso da quel tipo di animale.  
La reincarnazione spiega i fenomeni del dejà vu (già visto) o delle attrazioni verso luoghi, città, nazioni dove non siamo mai stati. Probabilmente abbiamo vissuto una precedente incarnazione felice in quei luoghi.  
La reincarnazione spiega doti letterarie, musicali, pittoriche, matematiche e altre abilità innate. Probabilmente queste doti si manifestano in quelle persone che le hanno coltivate nelle precedenti incarnazioni. Notiamo poi che poeti, scrittori, filosofi, artisti sono spiriti molto evoluti. Spesso essi provano un debole attaccamento verso le cose materiali poiché portano con sé l’eco del ricordo dell’oltremondo. Col passare degli anni questo ricordo si affievolisce e gli artisti si attaccano alla materialità; così partono tardi alla conquista di denaro, sesso, potere e acquisizioni materiali.  
Per tentare di capire chi eri nella precedente incarnazione, che lavoro facevi, in che nazione e in quale epoca vivevi, interrogati: quale abilità innata possiedi? Verso quale paese provi attrazione, nostalgia? Quale epoca storica ti piace di più? Per rintracciare la precedente incarnazione può essere utile esaminare il periodo della infanzia e adolescenza. Durante questo periodo lo spirito riassume le vite precedenti  (come la vita del feto) che si manifestano con gusti, tendenze, passioni, carattere…  
I legami della vita (parenti, amici, nemici,  fidanzate, conoscenze) sono legami molto profondi che si perpetuano durante molte vite.
Ci viene oscurato il ricordo dell’oltremondo altrimenti avremmo troppa nostalgia e alla prima contrarietà gli uomini si suiciderebbero per tornare nell’oltremondo. Ogni vita è paragonabile a una classe scolastica; chi si suicida esce dalla classe, esempio la 3°, e dovrà ritornare ancora nella 3° classe come ripetente. Ogni spirito umano porta nel suo inconscio i ricordi  delle esperienze di tutti i corpi vegetali  animali e umani, nei quali egli ha viaggiato per arrivare alla vita presente. Dopo che avrà fatto tutte le esperienze possibili con corpi vegetali, animali e umani, lo spirito (entità) proseguirà la sua evoluzione servendosi di corpi spirituali in ambienti spirituali. Cioè corpi e ambienti composti di materia molto più rarefatta di questa.
Ogni spirito prima di nascere sceglie la sua vita e la sua morte. Prima di incarnarsi lo spirito programma la vita scegliendo il genere di esperienze che intende fare. Queste scelte si manifestano come tendenze innate, desideri, passioni verso  un certo tipo di esperienze. La vita può disperdere e portare lontano da queste esperienze programmate, ma allora l’uomo si sentirà insoddisfatto e sentirà il bisogno di fare le attività e le esperienze a lui congeniali. Durante il sonno poi, il cervello riprogramma lo schema di tendenze e bisogni.  
L’entità programma il tipo di vita e di morte che farà. E’ difficile credere che uno scelga una pessima vita fatta di disgrazie, miseria e dolore. E’ difficile credere che uno scelga di morire di peste, di cancro o bruciato vivo. Dobbiamo tenere presente però che, stando nell’oltremondo, questa vita appare come un sogno e niente altro che un sogno.  
Una vita può essere brutta perché l’entità ha scelto un corpo malato e disgraziato, perché vuole fare le esperienze che solo un corpo disgraziato può permettere. Uno spirito per scopi suoi decide di nascere cieco, sordo, muto poiché ha bisogno di esperienze di questo tipo. Lo spirito programma la vita e si pone degli ostacoli per evitare di andare fuori la strada programmata. Esempio: un pianista per evitare di diventare giramondo decide di nascere senza gambe.
Una vita può essere brutta perché l’entità, prima di nascere, ha scelto determinate caratteristiche (corredo genetico, tipo di famiglia entro cui nascere) e poi da incarnato non è riuscito a sfruttare queste caratteristiche cosicché è prevalso il loro lato cattivo. Esempio: anziché un genio è diventato un criminale, anziché un precursore è diventato un eccentrico.  
Una vita può essere brutta perché l’entità, prima di nascere, ha sopravvalutato le sue capacità e poi da incarnato non è riuscito a realizzare il compito che si era imposto.   
Una vita può essere brutta a causa di cattivo karma da scontare. Cioè l’entità paga in questa vita i debiti fatti nelle vite precedenti.  
Una brutta vita può servire per sviluppare un fortissimo desiderio che si realizzerà poi nella successiva incarnazione. E’ lo stesso fenomeno del superamento dell’handicap. Un handicap è un peso che impedisce di fare una vita normale. Ma se uno riesce a superare il suo handicap, salta molto aldilà della normalità. L’individuo accumula energia per superare il suo handicap, ma ne accumula sempre in eccesso, così supera l’handicap e la normalità. Nella prossima incarnazione salta nella genialità, cioè nella supernormalità.
Una vita può essere brutta poiché l’individuo è incorso nelle sanzioni che lui stesso ha programmato per non uscire dallo schema. Cioè l’entità  prima di nascere ha posto la sofferenza come argine per non uscire da un tipo di vita. Durante l’incarnazione egli ha deragliato, è uscito dal percorso ed è caduto nelle punizioni. In questo caso il dolore serve per riportarlo dentro il percorso prefissato. Esempio: una entità programma una vita da scrittore; durante l’incarnazione a 40 anni decide di sposarsi e abbandonare la letteratura. Si ammala poiché ha dirottato. All’ultimo momento rinuncia a una vita normale e ritorna alla letteratura. Guarisce dalla  malattia e torna a fare lo scrittore.  
In conclusione non è possibile una spiegazione uguale per tutti. Ogni vita rappresenta un caso particolare.
Con la parola Spirito intendiamo l’essenza della personalità (memoria, coscienza, gusti, carattere, ecc).
Dove era lo spirito prima della nascita? E’ impossibile che fosse in attesa della prima incarnazione. In attesa da tutta l’eternità!
Abbiamo visto che se esiste la reincarnazione lo spirito viaggia nei corpi.  
Se non esiste la reincarnazione allora lo spirito non esisteva prima della nascita. Esso nasce, si sviluppa, cresce insieme al corpo. Il corpo fisico produce lo spirito e lo custodisce come dentro una crisalide.  
Dopo la morte del corpo cosa succede allo spirito? Si estingue anche lui, oppure sopravvive in una altra modalità di esistenza.
EVOLUZIONE
L’entità (spirito, individualità, coscienza) è presente in: vegetali, animali inferiori, animali superiori, uomini selvaggi, uomini evoluti, artisti, filosofi, illuminati. Lo spirito non nasce quando il corpo nasce o viene concepito. Ogni spirito umano è molto antico ed è stato creato milioni di anni fa per compiere il suo lungo cammino nella materia.  
La creazione è un evento continuo che non si ferma mai. Dio crea, o emana, spiriti allo stadio primitivo anche adesso. Ogni spirito nuovo è appena sbozzato e deve percorrere il suo lungo cammino dentro alla materia. L’evoluzione degli spiriti probabilmente non si ferma mai.
Lo spirito nasce imperfetto, viene creato imperfetto. Lo spirito passa attraverso gli stadi (minerale?) vegetale, animale inferiore (insetti), animali superiori (cani, gatti,cavalli…) uomo selvaggio, intellettuale, artista, medium, dio inferiore, Dio superiore…
Il feto nei 9 mesi riassume e ripercorre le tappe dell’evoluzione delle incarnazioni animali o subumane. La psiche ripercorre e riassume queste tappe dell’evoluzione nei primi 15 20 anni di vita. Perciò, osservando gusti, tendenze, predilezioni, carattere nei primi 20 anni, uno può farsi un’idea di come era nelle precedenti incarnazioni.
Un bambino con abilità letterarie, musicali, di pittura o lavori manuali si spiega così: nella precedente incarnazione il suo spirito (entità, individualità) ha esercitato e sviluppato queste abilità. Se un bambino ha una forte tendenza e passione significa che: nella precedente incarnazione il suo spirito ha vissuto una vita opposta a questa tendenza e perciò ha sviluppato   un desiderio forte che si porta dietro e che tenterà di soddisfare durante questa vita. Riassumendo: l’amore calmo per una qualche attività è sempre l’eco di una vita precedente dedicata a quella attività. La passione frenetica per una attività è il desiderio insoddisfatto, accumulato durante la vita precedente, verso quella attività.  
Un desiderio forte e costante durato tutta la vita, si realizza nella successiva incarnazione. E’ importante l’accumulo di energia per il desiderio che sfocerà poi nella realizzazione del desiderio. L’accumulo può durare anni oppure tutta una vita. Se uno non è riuscito a ottenere una cosa desiderata tutta la vita, egli la otterrà nella prossima incarnazione. Il desiderio, ripeto, ha bisogno di energia accumulata per potersi realizzare. Si spiegano così alcune vite attraversate da una passione irrealizzata (es. l’amore per la letteratura) alla quale l’uomo non può dedicarsi per impegni di famiglia, lavoro o salute. Quell’uomo nella prossima incarnazione sarà un letterato. Si spiegano così alcune vite di paralitici, storpi, muti, ciechi… La vita handicappata è stata scelta come mezzo per accumulare energia necessaria alla realizzazione di un desiderio.  
Prima di nascere lo spirito programma la vita che intende fare, programma le esperienze di cui ha bisogno. Egli programma la vita a grande linee, non nei dettagli. Una vita realizzata è una vita che si avvicina il più possibile al programma iniziale. Malattie o incidenti a volte sono programmati come ostacoli che lo spirito pone per seguire un determinato percorso. Se durante l’incarnazione lo spirito si sposta dal cammino voluto, incontrerà questi ostacoli. Malattie o incidenti possono essere: debiti karmici; ostacoli che l’entità ha posto durante il percorso per evitare di andare fuori strada; desiderio di esperienze particolari.  
Scegliere una vita è come scegliere di andare a teatro, o in giostra, o al cinema o alla realtà virtuale. Ognuno sceglie secondo il proprio gusto e il proprio bisogno di esperienze. Lo spirito sa che ogni vita comoda e felice arricchisce poco spiritualmente e l’evoluzione è lenta. Una vita povera, sofferta, piena di avventure, arricchisce e accelera l’evoluzione. Talvolta lo spirito disincarnato sopravvaluta le proprie possibilità e prima di nascere si pone un programma troppo arduo, che poi da incarnato non riuscirà a realizzare.  
Vivere la vita significa percorrere il modello precostituito da noi stessi, in maniera il più aderente possibile. Alla fine se i due modelli (quello della vita vissuta e quello programmato prima di nascere) si assomigliano, la vita è stata un successo. Se i due modelli divergono, la vita è stata un insuccesso.  
La vita è una scuola dove malattie, disgrazie, avversità, sono compiti, temi, punizioni, problemi da risolvere e da superare. Questo mondo è paragonabile a una scuola. Siamo qui per imparare, migliorare, progredire, cioè evolvere.  
Tutte le conoscenze accumulate durante questa vita sono l’unica cosa che porteremo con noi dopo la morte. Nella prossima incarnazione rinasceremo partendo dal livello in cui siamo arrivati in questa vita. La conoscenza acquisita si manifesterà sottoforma di tendenze, abilità, predisposizioni, attrazioni o avversioni.  
In ogni vita sembra che l’evoluzione parta da zero. Però gli individui evoluti impiegano poco tempo per raggiungere lo stadio dove erano arrivati nella incarnazione precedente. Le persone più pronte ad accettare l’idea della reincarnazione sono quelle che hanno vissuto molte vite; (Però bisogna tener conto anche del tipo di condizionamento ricevuto nell’infanzia). Dopo molte incarnazioni l’idea della reincarnazione viene sentita come un evento normale e reale.  
Le rinascite sono possibili sulla terra o su altri pianeti. Quando le rinascite avvengono sulla terra ritroveremo gli ambienti che abbiamo contribuito a formare. Da questo sorge la necessità di non inquinare, non rovinare l’ambiente, non imbruttire i luoghi nei quali ritorneremo a vivere.  
Quando ha completato il ciclo delle reincarnazioni, l’entità rinasce in mondi superiori, mondi spirituali fatti non di materia.  
La vita serve per sviluppare lo psichismo, cioè per sviluppare lo spirito che sopravviverà. La vita fisica si trasforma in psichismo, cioè energia spirituale.  
Il salire troppo in fretta la scala dell’evoluzione provoca vertigine e sofferenza. Il dolore esistenziale di molti uomini di genio è causato proprio da questo! Essi hanno salito rapidamente la scala dell’evoluzione e sono maturati velocemente. Ciò comporta sofferenza come contropartita.  
La letteratura è importante poiché è un surrogato della vita. La letteratura permette di vivere virtualmente più vite così si accelera l’evoluzione e uno ha bisogno di meno rinascite. La letteratura insegna a fare i creatori.  
Alcuni rari incarnati si chiamano Avatar. Un grande avatar è l’incarnazione di un Dio. Un piccolo avatar è l’incarnazione di uno spirito molto evoluto, il quale ha concluso il ciclo di incarnazioni sulla terra ma decide di incarnarsi ancora per aiutare gli altri incarnati. Gli avatar sono rari poiché pochi accettano di fare questa esperienza. E’ come se uno studente che ha finito l’università decidesse di rifare la scuola elementare per aiutare i bambini. E’ come se un uomo decidesse di incarnarsi cane per aiutare gli altri cani.  
Il ciclo delle incarnazioni finisce quando lo spirito non ha più nulla da imparare nella materia. Quando l’entità ha completato il ciclo delle incarnazioni non si incarna più. L’entità rinasce in mondi spirituali e qui prosegue la sua evoluzione. Lo spirito (se non sceglie di diventare avatar) rinasce in mondi superiori spirituali, sempre più elevati e perfezionati. Dopo moltissime incarnazioni in mondi materiali e moltissime rinascite in mondi spirituali, diventeremo Dei e creeremo i nostri universi servendoci di tutte le esperienze accumulate.

Spiritismo e Reincarnazione Versione 1.0
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