Fulci e Barker amici per la carne.
Fulci e Barker amici per la carne: due grandi registi così vicini da farli non amici per la pelle, ma per la carne.
Fulci e Barker amici per la carne. Se pensiamo a un film che ha elevato Lucio Fulci al maestro dell’horror internazionale non può non venirci in mente …E tu vivrai nel terrore! L’aldilà. Il poeta del macabro aveva cominciato a fare sul serio nel 1980, con il suo primo film horror, Zombi 2, fin a continuare con Paura nella città dei morti viventi dando prova di inaudita crudeltà visiva e una pittorica componente suggestiva delle immagine. Se in Paura il regista comincia a richiamare Lovecraft tinteggiando di sangue e desolazione la città di Dunwich così cara allo scrittore statunitense, in L’aldilà Fulci diventa più incisivo, fumettistico, rappresentativo. Se pensiamo per esempio a Emily, quel personaggio così affascinante dagli occhi bianchi non possiamo smettere di restare incollati davanti allo schermo e sentirci ipnotizzati dalle atmosfere tipiche anni ’80 ma con qualcosa in più, con quell’estro che solo Fulci poteva donare. La testa esplosa della bambina zombie, l’occhio trafitto della domestica, l’occhio strappato dell’idraulico, i morsi del cane, la voce dei dannati venuti dagli inferi, le porte dell’inferno che si spalancano, il pittore maledetto che grida vendetta, sono tutti elementi che hanno fatto grande questa pellicola.
A proposito di ‘pittore’ c’è un forte richiamo alla figura del ritrattista maledetto de La casa dalle finestre che ridono del 1976 di Pupi Avati che raffigurava le persone che stavano per morire in modo atroce. In Fulci abbiamo sempre la figura del pittore ma questa volta in modo totalmente esasperata, anzi ‘apocalittica’; infatti ucciso da una folla inferocita l’artista bagnerà con il proprio sangue le porte dell’inferno rischiandole di farle aprire. L’aldilà, anche se in sé ripercorre un po’ il filone delle ‘case maledette’ tra cui anche Shining di Stanley Kubrick, vanta di un’originalità senza eguali. Riporta in vita totalmente le atmosfere di Lovecraft e getta le basi di quello che sarà uno dei film più ‘scarnificanti’ della storia del cinema: Hellraiser.
L’opera di Clive Barker, quella più rappresentativa, vanta di essere debitrice a L’aldilà. L’inferno è il primo elemento, in entrambi i lavori è il fuoco purificatore a regnare, ma forse ancora prima c’è un elemento molto più profondo e diretto: la carne. Come la simpatia tra Barker e David Cronenberg, che sorse grazie alla passione innata per il concetto visivo dello strazio della carne, tant’è che il regista de La mosca fece il cattivo in Cabal, l’amicizia artistica tra Barker e Fulci non fu da meno.
Se in Hellraiser si parla proprio di brama per la carne, in cui i Supplizianti/Cenobiti si divertono un mondo a sviscerare e straziare in mille brani i corpi dei malcapitati, in Fulci l’analogia è completa.
Un corpo che viene polverizzato, inghiottito, sezionato, digerito da migliaia e migliaia di ragni venuti dall’inferno. Lingua, occhi, bocca, sono tutte parti ben strappate e assimilate da questi orrendi aracnidi. Se anche in Paura predominante era la violenza, ne L’aldilà entra in scena il Guardiano, una sorta di demone/zombie che ti vuole portare nel mondo dei morti e farti provare il dolore assoluto. Ecco, questo concetto è in fortissimo legame con i Cenobiti di Barker. Esseri che arrivano sulla Terra per punire e far provare una sofferenza indicibile per poi far discendere le anime straziate nell’Ade. Clive Barker, proprio per questa pittura poetica della morte, questa raffigurazione meticolosa (che rimanda a Caravaggio e Bosch) della carne violata e maciullata, e per questi concetti metafisici era un grande ammiratore di Lucio Fulci.
I due probabilmente erano espressivamente così vicini da farli non amici per la pelle, ma per la carne.