Sweet Whip di Takashi Ishii, pellicola dalla potenza psicologica enorme.
Sweet Whip di Takashi Ishii, un film che mette in relazione con la nostra protagonista varie tipologie di maschi sadici.
Sweet Whip di Takashi Ishii. Ormai il Bdsm è entrato nell’immaginario comune e se ne sente sempre più parlare. Va da sé che i film con alla base questo tema, oserei dire scottante, sono sempre di più frequente realizzazione. In alcuni viene mostrata la parte prettamente sessuale, le pratiche usate e gli strumenti utilizzati. In altri ci si butta sul lato tenero del rapporto fra due adulti consenzienti che lo praticano, adattandoci una storia d’amore. Qui invece abbiamo due vicende una conseguente all’altra, una passata e una presente, una tremenda e l’altra terribile… solo la volontà della protagonista è diversa.
Trama: Naoko conduce una doppia vita: di giorno è dottoressa in un centro sulle infertilità e di notte diventa una perfetta schiava in un club segreto sadomasochista sotto il nome di Selina. La sua duplice identità ha un segreto: da adolescente fu rapita dal suo vicino di casa che per un mese la sevizia e la tortura, finché lei riesce a ucciderlo e a liberarsi. Rifiutata dalla madre e dal padre dopo questa tragica vicenda perché troppo scioccati, Naoko cercherà per il resto della sua vita qualcosa che non riesce a trovare.
Ho visto la versione uncut della pellicola e ho dovuto ragionarci parecchio, dovevo farla assorbire prima di poterne parlare. I primi venti minuti sono micidiali, di una forza particolarmente trascinante nel vedere il dolore di una bambina, che dopo la prigionia, continua a essere umiliata e addirittura rifiutata. La potenza psicologica di questo film è enorme: prende in esame e sviscera la mente della nostra protagonista che, come reazione a quello che le è successo, si è creata una doppia vita con comportamenti assolutamente agli antipodi. I dettagli con cui viene descritta la sua prigionia da diciassettenne (che lei chiama “l’incidente” e già lì mi si stringeva il cuore) sono curatissimi e di un realismo impressionante, non c’è praticamente niente da immaginare, è tutto nero su bianco, la violenza fisica ma anche quella psicologica che il suo rapitore le infligge. Poi c’è la sua vita presente, in cui è una stimata dottoressa che aiuta le persone ad avere bambini, ma la notte diventa una schiava alla mercé dei sadici. Non meno degno di nota il suo rapporto più che conflittuale con la madre morente, in un’alternanza di amore e odio verso di lei, che esaltano la sofferenza di Naoko e la sua fragilità interiore, che la portano al suo alter ego, come segno di depravazione necessaria per un corpo che deve essere punito. Ci sono delle lunghe sequenze di bondage in cui tutto ciò che dovete guardare è l’espressività di questa bravissima attrice (in realtà di entrambe, anche della lei adolescente) in cui si evidenzia un’angoscia senza uguali, combattuta fra il farli continuare e farli smettere, soffrendo ma mai abbastanza.
La particolarità e la crudezza con cui queste scene sono state realizzate mettono veramente al tappeto! Ci si chiede come possono gli uomini voler vedere una donna in quelle condizioni, dicendo di amarne la bellezza ma deturpandola in ogni maniera, umiliando il loro essere e cercando di abbatterle. Il regista è stato molto bravo: ha messo in relazione con la nostra protagonista varie tipologie di maschi sadici, ognuno con un bisogno diverso e un desiderio differente ma che alla fine vogliono possedere un corpo femminile nelle diverse sfaccettature della parola. Il fatto che viene ampiamente mostrato qui è che possedere anche la mente femminile è molto più difficile: Naoko non si piega mai, nonostante quello che le facciano subire è indicibile. Ed è bellissimo vedere la sua resistenza ostinata nella sofferenza più totale, spaventata ma consapevole del vortice che la sta risucchiando… fino all’appagamento dell’epilogo finale!
Tutta questa emotività è oltretutto esaltata da una fotografia pressoché perfetta, con una cromaticità che cambia a seconda della situazione: colori vivi per le azioni diurne, colori cupi e pesanti per la vita notturna.
È un film straziante da cui è impossibile non lasciarsi coinvolgere, entrando in un mondo di dolore e umiliazione, per farci assaporare il fondo emotivo di Naoko, che non riesce a smettere di stare male fisicamente, molto probabilmente per far stare zitta una sofferenza ben più grande.
Il trailer originale:
SWEET WHIP
Regia di Takashi Ishii.
Con Yuki Mamiya, Naoto Takenaka, Hiroko Nakajima, Tsuyoshi Nakano, Mitsu Dan.
Titolo originale: Amai Muchi.
Thriller, durata 118 min. – Giappone 2013