Le visioni di Laura 1 – Ricordando Marina
Nella solitudine di questa casa affacciata sul mare non è difficile abbandonarsi ai ricordi. Una canzone che diffonde le sue note tristi nell’aria mi aiuta a pensare. Non sono sempre stata sola come adesso. Il volo di un gabbiano accarezza immagini di un mare in burrasca. Mi siedo vicino al balcone e guardo le isole lontane che disegnano un panorama consueto davanti ai miei occhi.
Questa di Marinella è la storia vera
che scivolò nel fiume a primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra una stella.
Era bella Marina. Dicevano tutti che quando uscivamo insieme facevamo girare la testa a parecchi ragazzi. Chissà se adesso è davvero sopra una stella e mi osserva da lontano. Quando ti hanno uccisa non poteva interrompersi un legame così forte perché due gemelle sono unite per sempre. È stato per questo che ho sentito cosa ti era accaduto.
Sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un Re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla tua porta.
No, l’amore vero non ha fatto in tempo a bussare alla tua porta. Sei morta così giovane per poterlo capire. E mi hai lasciata sola in questa casa troppo grande dove siamo cresciute unite e abbiamo affrontato dolori e passioni.
Questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose…
Ogni volta che ascolto questa canzone mi torni in mente, Marina. Mi sembra di averti vicina mentre dai buoni consigli. Ti sento viva come in un sogno doloroso e mi risveglio madida di sudore. Penso a dove te ne sei andata in quel giorno terribile. Rivedo l’ispettore di polizia, il cadavere freddo e massacrato, la tua pelle deturpata. Ascolto di nuovo domande che percuotono la mente. Eri proprio tu, purtroppo. Eri tu quella ragazza uccisa da un folle assassino in un giorno d’inverno. Ti rivedevo bambina con i nostri litigi per un gioco, un amico, una bambola contesa. Piangevo e non credevo ai miei occhi. Siamo cresciute insieme e abbiamo condiviso tutto. Ho dovuto vedere la tua morte per mano di quel pazzo.
E c’era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c’era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le tue mani sui tuoi fianchi.
Eri bella di sicuro, come sei sempre stata. Forse c’era anche il sole nel giorno che il mostro ti ha rapita. Ti ha baciata portando via la dolcezza dei tuoi quindici anni. Ti ha violentata nelle labbra e nel cuore. Ti ha strappato i vestiti. Ha penetrato le tue giovani carni. E ha ucciso con un coltello affilato, tagliando la pelle, torturando per godere più a lungo. No, non c’era niente della dolcezza di quel re senza corona e senza scorta che canta la canzone, lui era soltanto un folle che uccideva i tuoi sogni. E io ho dovuto rivedere la scena momento per momento perché ho scoperto di possedere un potere che forse tu mi hai lasciato in dono. Ho incontrato il tuo sguardo spento sul tavolo di marmo dell’obitorio. Ho toccato la tua carne fredda. Avevi le mani chiuse a formare un pugno. Estremo tentativo di difesa. Disperazione. Il mostro colpiva e tu non potevi far niente. Comprendevo tutto. Vedevo i suoi occhi da pazzo che assaporavano il tuo dolore. Cominciai a balbettare parole e l’ispettore non comprendeva. Mi avevano chiamata soltanto per identificare un cadavere.
So chi è stato, dissi. L’ho visto con i miei occhi.
Ed era vero. La scena del killer che rapiva mia sorella scorreva come in un film dell’orrore e io la vedevo in quella casa legata a un letto e poi a una sedia dove veniva violentata e massacrata. Il suo aguzzino era un uomo che viveva a pochi isolati da casa nostra, un solitario che passava il tempo a osservare la vita degli altri. Io e mia sorella sentivamo il suo sguardo sopra di noi quando uscivamo, ci spogliava con gli occhi, seguiva i nostri passi per strada. Sarebbe potuto accadere anche a me. Eravamo soltanto due ragazzine e non potevamo capire che un pazzo pericoloso seguiva le nostre mosse.
Troverete ancora la stanza sporca di sangue, dissi. Ci sono le corde che hanno legato Marina. Il letto, la sedia dove è stata prigioniera per ore, dove ha sofferto. L’assassino sta cercando di cancellare le tracce ma è tutto ancora ben visibile. Bisogna fare presto. So dove vive. L’ispettore non capiva ma fece quello che dicevo senza fare domande. Trovarono la stanza come l’avevo descritta. E il pazzo era lì con quel sorriso da ebete, un’espressione di stupore persa nel vuoto. L’ispettore mi guardò negli occhi. Si chiedeva come potevo sapere cosa era accaduto. Pure io non capivo, ma adesso so che tu mi hai guidato e mi hai regalato il potere di sentire il dolore dei morti e di rivivere la loro angoscia. Il legame che ci univa si è interrotto bruscamente lasciandomi una sensibilità nuova e adesso so che sono costretta a rivivere il dolore della tua morte nelle sofferenze degli altri.
Per sempre.
L’AUTORE
Gordiano Lupi ( 1960) – tre volte presentato al Premio Strega – ha dedicato alla sua città: Lettere da Lontano, Piombino tra storia e leggenda, Cattive storie di provincia, Piombino leggendaria, Piombino a tavola, Alla ricerca della Piombino perduta, Calcio e acciaio – Dimenticare Piombino, Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano, Piombino con gusto, Sogni e altiforni – Piombino Trani senza ritorno (con Cristina de Vita) oltre a un sacco di racconti e articoli di cui non è facile conservare traccia. Molti racconti piombinesi sono sul blog TUTTOPIOMBINO edito ogni domenica dal quotidiano telematico QUI NEWS VALDICORNIA. Si occupa di cultura cubana, traduce ispanici, scrive di cinema e pubblica monografie su registi e attori italiani. Sito Internet: ww.infol.it/lupi. E – mail: lupi@infol.it. Blog di cinema: La Cineteca di Caino(http://cinetecadicaino.blogspot.it/). Blog di cultura cubana e letteratura: Ser Cultos para ser libres (http://gordianol.blogspot.it/)