Lovecraft Museum di Steve Rasnic Tem

Lovecraft Museum di Steve Rasnic TemSecondo numero della collana Visioni delle Edizioni Hypnos che pescano tra i racconti finalisti dello Shirley Jackson Award del 2016 la novella In The Lovecraft Museum (2015) di Steve Rasnic Tem e la distribuiscono, sul finire del 2016, al pubblico italiano col più immediato titolo di Lovecraft Museum.
Rasnic Tem è un autore conosciuto dai cultori di antologie horror per esser stato inserito in molteplici volumi collettivi, tra i quali il cult Il Libro dei Morti Viventi (2000), al fianco dei maestri contemporanei del genere. Nonostante i tentativi di proporlo al pubblico italiano, Rasnic Tem non gode di grossa considerazione nella nostra penisola tanto che risulta pubblicato un suo solo volume (Dolcetto o Scherzetto ad Halloween Street, Delos) comunque insufficiente a garantirgli una menzione nella recente Guida alla Letteratura Horror dell’Odoya. Apprezzato dagli studiosi, è considerato uno dei più brillanti autori di narrativa dell’orrore dell’ultima generazione. Non a caso è stato pubblicato negli Stati Uniti su tutte le riviste del settore, tra le quali Fantasy Tales, The Year’s Best Fantasy and Horror, Best New Horrors, Pulphouse. È per lo più abile sulla breve distanza, ma ha scritto anche romanzi. Una sua antologia è stata per parecchio tempo ai vertici delle classifiche di vendita in Francia sebbene egli sia uno scrittore americano.
Autore cerebrale, interessato a un horror psicanalitico di stampo kafkiano, dove la realtà si distorce in un clima surreale e allucinato che riscrive la vita di tutti i giorni suggerendo visioni potenzialmente minacciose in quanto aliene rispetto alla normalità.
La scelta della Hypnos si rivela coraggiosa, sebbene l’autore risulti titolare di una lunga sequela di riconoscimenti, con gli apici costituiti dai quattro successi ai Bram Stoker Award.
Lovecraft Museum non si differenzia dalla cifra stilistica del suo autore. Tutt’altro che lineare, l’opera si presenta infarcita di una serie di momenti che appaiono soporiferi e poco calibrati rispetto alla traccia centrale. Il narrato procede per effetto di un filtro costituito dalle deduzioni allucinate di un protagonista afflitto dai sensi di colpa e ormai estraniato dal mondo sociale. Un vero e proprio fallito dei giorni nostri.
La narrazione parte dagli Stati Uniti e si sposta in Inghilterra, dove il “nostro” viene invitato da un amico epistolare con cui scambia opinioni sulla narrativa weird. La letteratura diviene medicina illusoria attraverso la quale sopravvivere a un’esistenza fallimentare. Una via di fuga che non può portare all’integrazione, poiché questa può essere ottenuta solo col contatto umano.
Funge da sfondo, a una vicenda intrisa di contenuti drammatici piuttosto che fantastici, la realizzazione di un avveniristico museo dedicato a Lovecraft. Una struttura carica di grande fascino in cui il protagonista si troverà a muoversi tra scenografie che riproducono le location dei racconti più celebri del maestro di Providence e sale riempite di gadget e oggettistica a tema. La componente fantastica è suggerita, marginale, in una storia introspettiva che sfugge a componenti esoteriche o a soluzioni orientate a stimolare il sense of wonder. Rasnic Tem introduce elementi alienanti (degli animali domestici ritratti in foto che suggeriscono orrori non meglio specificati o degli individui che appaiono avvolti da fasciature che suggeriscono lesioni o mostruosità), ma non rende niente esplicito. Inoltre fa ciò usando il filtro del protagonista che si ritrova a spiegare i propri comportamenti bizzarri a una coppia di poliziotti che procedono a un interrogatorio esterrefatti dai suoi atteggiamenti inspiegabili.
Ne vengono fuori circa ottanta pagine di deliri, a corredo di un testo non sempre facile da seguire e solo a tratti coinvolgente. Il punto di forza sono le descrizioni del museo, piuttosto originale e di gusto, sebbene non sia determinante ai fini del soggetto. Il protagonista infatti è torturato dal sogno di ritrovare il figlio che si è allontanato da lui in un precedente viaggio a Londra. Un impulso che porta l’uomo, un vero e proprio fallito che non ha saputo costruire le giuste relazioni con i componenti della propria famiglia, a vedere il figlio ovunque, correndo in ogni direzione pur se ostacolato da turisti e arredamenti. Lovecraft Museum è dunque un incubo psicanalitico in cui il trauma si decompone e si riforma, sotto diversa veste, proponendo quell’abbandono disgregante che ha disintegrato la personalità del protagonista. L’epilogo è di una tristezza unica, con un aereo carico di reietti espulsi dall’Inghilterra perché non graditi.
Ad avviso di questo recensore non è una novella riuscita, ma un elaborato con potenziale solo parzialmente sfruttato dal suo autore troppo interessato, nella fattispecie, a un orrore figlio di una mente disturbata. In altri termini, la componente fantastica è frutto delle deduzioni viziate del protagonista e non un qualcosa che irrompe nella quotidianità.

Steve Rasnic TemL’AUTORE
Steve Rasnic Tem (nato nel 1950) è un autore americano. È nato a Jonesville, in Virginia.
Rasnic ha frequentato il college al Virginia Polytechnic Institute e alla State University, e anche alla Virginia Commonwealth University. Ha guadagnato un B.A. nell’educazione inglese. Nel 1974, si è trasferito in Colorado e ha studiato scrittura creativa presso la Colorado State University. Ha sposato Melanie Kubachko e la coppia ha preso il cognome congiunto “Tem”. Hanno quattro figli e vivono in Colorado.
La narrativa breve di Rasnic Tem è stata paragonata all’opera di Franz Kafka, Dino Buzzati, Ray Bradbury e Raymond Carver ma per citare Joe R. Lansdale: “Steve Rasnic Tem è una scuola di scrittura per sé stesso”. I suoi oltre duecento racconti pubblicati gli hanno procurato un British Fantasy Award, un World Fantasy e una nomination ai Bram Stoker Awards.

Lovecraft Museum
Autore: Steve Rasnic Tem
Editore: Hypnos
Collana: Visioni
Codice ISBN: 9788896952474
Pag. 90
Prezzo di copertina: edizione cartacea: 8,90; prezzo ebook 2,80

                                                               A cura di Matteo Mancini
                                                             (goldenmancho@libero.it)