Seven Roots Blues di Mattia Valentini

Seven Roots Blues di Mattia ValentiniGrande è la tradizione dei romanzi a cornice che
contengono storie nelle storie, nelle storie.
Da Le mille e una notte al Decamerone e al Ponte di San
Louis Rey di Thornton Wilder e all’infinito.
Ma Mattia Valentini sembra prendere spunto per il suo
libro sul blues, dal Manoscritto ritrovato a Saragozza.
Al termine di ogni intricatissima e meravigliosa storia,
del grande romanzo di Jan Potocki, il protagonista
ritorna sempre al punto di partenza: sotto la forca
degli impiccati.
Disegnato interamente in bianco e nero al computer, gli
espressivi e stilizzati disegni ricreano perfettamente
l’America dei neri, descritta nelle biografie dei grandi
del blues e del jazz. Donne prosperose, volitive e
attaccabrighe, assassini, grassatori, magnaccia,
disperati, alcolismo, povertà ed ingiustizia, tanta
violenza e tanta musica.
Sembra la terribile New Orleans, raccontata da Louis
Armstrong nella sua biografia.
E rende l’idea della crudelissima macchina macina uomini
e donne che è stata quella dell’integrazione dei neri e
di altri popoli, nel grande calderone del melting pot
americano, magistralmente raccontata in Chiamalo Sonno
di Henry Roth o Un albero cresce a Brooklyn di Betty
Smith.
Quante vite distrutte in quel cammino.

La storia, ci ha spiegato Stephen King, ha i denti
aguzzi e sono i piedini sanguinanti degli innocenti a
far muovere la sua ruota.

Seven-Roots-Blues_3Nei primi due blues/racconti che fungono da cornice agli
altri,Turn Around e Smoke Rose Blues, Rob il giovane
protagonista di colore, è un ladro, vive di espedienti
alla giornata, un hobos come, negli anni trenta, ne
vagavano tanti per gli Usa, come raccontò Jack London in
La strada.
In fuga dalla polizia che lo bracca e da un’esistenza
degna dei romanzi di Erskine Caldwell, Rob cade ad un crocicchio e sviene. Gli hanno sparato? Rob è morto?
Chissà. I crocicchi sono luoghi magici, dove le streghe s’incontravano e venivano sepolti i suicidi.

Quando Rob riprende conoscenza, il tratto di Mattia
Valentini si alleggerisce, diviene rarefatto, a suggerire ambiguamente un’altra dimensione. Accanto a Rob un vecchio bluesman che gli somiglia parecchio… e che gli racconterà con il blues le radici del suo popolo e della sua musica.

Alla fine di ogni storia/blues, come nel Manoscritto
ritrovato a Saragozza, Rob tornerà dal suo cantore, per
ascoltarne ancora un’altra e sempre in questi interludi,
il tratto di Mattia Valentini si alleggerirà, divenendo
più aereo, meno terreno. Il vecchio bluesman comincia a
suonare la sua chitarra e a raccontare.

La terza storia Sand Rain Blues è ambientata al tempo
della tratta degli schiavi. Una storia avventurosa e cruda, d’amicizia, violenza, nobiltà.

La quarta Shape Redder Blues completamente muta, se non
per le onomatopee, riprende la struttura e le funzioni
di tante fiabe di tutto il mondo. Un cowboy nero nel suo
cammino nel deserto incontra tre animali: l’aquila, il serpente, il giaguaro, ma non li uccide, stabilendo con loro una tacita intesa. Verrà ricompensato, i tre animali protettori, incarnatisi in tre pistoleri, salveranno il cowboy senza nome, da quattro assassini.
Una metafora dell’unione tra gli esseri del mondo, da cui la cultura non potrà mai staccarci del tutto, la forza che unisce il cosmo intero scorre potente nelle sue creature.
Un episodio in cui narrazione, disegno e metafora, si
saldano perfettamente.

La storia successiva Snake river blues, molto ben
costruita, narra di un etno-musicologo, intenzionato a
raccogliere un’antologia del folklore, della musica,
delle tradizioni nere, intervistando bluesman in carcere
e osteggiato dalle autorità di un sud USA ancora
fortemente segregazionista.

L’episodio è ispirato all’etno-musicologo Alan Lomax i
cui viaggi di studio lo portarono a raccogliere
materiali sonori in quasi tutto il mondo, dalla Spagna
alla Gran Bretagna, al sud America, all’Italia.
Collaboratore di Diego Carpitella, sodale di Ernesto De
Martino.

In Sipple Ripple Blues si racconta di Sipple bella
ragazza nera, tradita del suo uomo. E Sipple uccide il
suo uomo.
Non amare mai un uomo tanto da desiderare di ammazzarlo,
dice il blues.
E nemmeno una donna.

Shut rise blues la storia di una band rock, dello star system che consuma le sue rockstar, sullo sfondo della caduta delle torri gemelle, con nugoli di polvere che inghiottono la città, mentre nei teatri continuano ad ascoltare la musica. La salvezza è nel correre verso la statua della libertà, ma anche essa crolla, come nel finale di Il pianeta delle scimmie. Anche qui ambiguamente le dimensioni di sogno e realtà paiono confondersi, lisergicamente.
Non c’è salvezza nel sogno americano?

Il vecchio bluesman è il doppio di Rob? Il Rob di un’altra dimensione? Il simbolo di un’antica consapevolezza? Lo spirito del blues che s’aggira incessante per il mondo?
E Seven Root Blues è il sogno di un Rob morente che
rivede la propria vita, come in An Occurrence at Owl Creek Bridge di Ambrose Bierce?

In fondo non importa, ciò che conta è il blues.

Opera sorprendentemente matura per un esordiente e
ispirata a una profonda conoscenza del blues e della
musica, Seven Root Blues è un’opera labirintica,
notevolissima, profonda, complessa, ben raccontata e
disegnata.
Impossibile renderle il merito dovuto, in una breve
recensione, per la ricchezza di spunti. Uno dei suoi
significati, può essere quello che i conti con le
proprie radici si fanno sempre, tornando sotto la
propria particolare forca degli impiccati.

Il volume fa parte di una serie che Nicola Pesce Editore
sta producendo sulla storia della musica.

L’AUTORE
Mattia Valentini nasce e studia ad Urbino. Si diploma in
Cinema d’animazione e si trasferisce a Roma per cinque
anni dove studia le tecniche del fumetto classiche e
digitali. Ritorna nelle terre del Montefeltro trovando
instabile dimora. Ha trascorso gli ultimi anni suonando
fumetti e disegnando blues.

Seven Roots Blues
Autore: Mattia Valentini
Editore: Nicola Pesce Editore
Collana: Music & Blues
Pag. 152, cartonato b/n
Codice ISBN: 9788894818567
Prezzo di copertina:€ 19,90

A cura di Gianni Solazzo

(gianni.solazzo@gmail.com)