Lizzie di Shirley Jackson

Lizzie di Shirley JacksonIl primo capitolo di Lizzie (The bird’s nest, 1954) di Shirley Jackson  è narrato dal punto di vista della protagonista in terza
persona. Elizabeth Richmond lavora come segretaria nel
museo archeologico in un paesino della provincia
americana. Compila moduli. Batte a macchina delle
lettere. La sua vita si svolge passivamente tra il
lavoro e le cene in compagnia di zia Morgen, unica
parente che si prende cura di lei dopo la morte della
madre. L’interesse della zia non sembra altruistico
dato che occuparsi della nipote comprende anche gestire
la ricca eredità lasciata dal padre a Elizabeth. Una
vita scialba che però da un po’ di tempo presenta delle
controindicazioni. Elizabeth riceve delle lettere
minatorie in cui viene chiamata sporca Lizzie, si
sveglia di notte ed esce, ma quando la zia glielo
rimprovera, lei nega e dice che la notte dorme, come se
fosse sonnambula.
Inoltre Elizabeth, durante una visita ad amici di
famiglia, pronuncia delle scurrilità, ma quando le
viene fatto notare dalla zia e dagli amici stupefatti,
lei si difende negando. Non ricorda assolutamente il
suo turpiloquio.
Come se non bastasse Elizabeth è tormentata da
emicrania, insonnia e forte mal di schiena.
Zia Morgen la porta dal loro medico di famiglia che
consiglia alla ragazza di farsi visitare da un suo
collega: il dottor Wright, un medico generico che si
occupa dei problemi della mente, anche se non è uno
psichiatra.
Inizia il secondo capitolo, narrato in prima persona
dal dottor Wright. Questi rintraccia nella ragazza i
sintomi dell’isteria e la sottopone all’ipnosi. È
convinto che un episodio traumatico, forse collegato
con la morte della madre, l’ha portata ad assumere un
atteggiamento abulico verso la vita e che con l’ipnosi
può isolare tale episodio e indurla a elaborarlo. Le
varie sedute fanno venire fuori prima una seconda
personalità, che il dottor Wright chiama R2: questa
altra Elizabeth è una ragazza innamorata della vita,
sveglia e seducente. Ma l’ipnosi continua e viene fuori
una terza personalità: R3, una ragazza sboccata,
aggressiva, frenetica.
Proprio quest’ultima personalità dice di non amare
essere chiamata R3 e vuole essere chiamata Betsy.
Propone anche di chiamare Elisabeth l’abulica e Beth la
ragazza affascinante e gentile.
Quindi il disagio psichico della protagonista
nascondeva tre personalità. Quando Betsy, definita da
Wright un demonio, prende il sopravvento, il medico
ammette il fallimento e rinuncia a curare Elizabeth:
consiglia di ricorrere a una casa di cura. Intanto
Betsy scappa di casa.
Il terzo capitolo racconta la fuga di Betsy a New York
dove vuole incontrare sua madre che la sua psicosi le
fa credere essere ancora viva e la rivelazione di una
quarta personalità, Bess, che è ancora più violenta.
Il romanzo continua così con ogni capitolo narrato da
un personaggio diverso, tra cui di nuovo il dottor
Wright che accetta di tornare a occuparsi del caso e
zia Morgen. Il romanzo si conclude con un finale a
sorpresa relativo alla morte della madre di Elisabeth e
un apparente lieto fine.
Lizzie è la storia triste e commovente di un io diviso
in quattro personalità differenti in conflitto tra
loro. Ognuna di esse inoltre appare impreparata ad
affrontare la vita, compresa la sfacciata Betsy: molto
toccante il modo in cui questi cerca di imitare la vita
“normale” fallendo clamorosamente.
Quando uscì, questo romanzo non fu apprezzato:
giudicato inverosimile come argomento (ancora si
parlava poco dei disturbi dissociativi della
personalità) e ostico nella lettura per la divisione in
capitoli ognuno con un punto di vista narrativo
differente.
Col tempo è stato rivalutato, anche perché la Jackson
ha ammesso di aver voluto raccontare una storia
inventata, di non essersi ispirata alla realtà.
A ogni capitolo corrisponde anche uno stile di
scrittura differente, più o meno coinvolgente, più o
meno apparentemente sottotono. Ma tutto è voluto dalla
scrittrice: anche le parti che possono sembrare
stilisticamente più dimesse o quelle più caotiche. La
Jackson crea un puzzle narrativo dove ogni pezzo ha la
sua legittima posizione. Ha dalla sua la capacità di
usare le parole: la scelta di una invece di un’altra è
sufficiente per generare angoscia e inquietudine nel
lettore. Per disturbarlo. Poi la divisione in punti di
vista differenti non crea rallentamento nel ritmo o
meglio lo crea ma è voluto: il ritmo non ne risente. La
scrittura resta accattivante e coinvolgente. La prosa
elegante, l’apparente ambiguità stilistica e l’effetto
dico/non dico contribuiscono a entusiasmare il lettore
regalandogli una esperienza ipnotica.
Lizzie è anche un romanzo che interroga il lettore su
cosa vuol dire avere un’identità e sul significato
della “normalità”: anche il dottor Wright e zia Morgen
sono descritti come persone non proprio “regolari”: zia
Morgen con i suoi discorsi deliranti e il dottor Wright
con i suoi metodi quasi stregoneschi; questi si
paragona al dottor Frankestein e si prefigge di
assemblare le varie personalità di Elisabeth come
fossero membra di cadaveri.
In conclusione non nascondiamo che il romanzo possa
apparire ostico a una prima lettura, ma superando le
difficoltà già elencate, ci si trova immersi in una
lettura coinvolgente e superlativa.

Shirley JacksonL’AUTRICE
Shirley Jackson è stata una scrittrice e giornalista statunitense, nota soprattutto per il romanzo L’incubo di Hill House del 1959 e il racconto La lotteria. Ha esordito scrivendo per il prestigioso The New Yorker nel 1948. Nella sua carriera ha scritto anche opere per
bambini, come Nine Magic Wishes, e persino un adattamento teatrale di Hansel e Gretel, The Bad Children. Muore per infarto nel 1965, forse a causa della terapia a base di psicofarmaci che stava
seguendo. Tra i suoi libri pubblicati in Italia anche Abbiamo sempre vissuto nel castello, Lizzie, Paranoia,
La lotteria, tutti pubblicati da Adelphi e Demoni
amanti (Mystbooks Mondadori).

Lizzie
Autrice: Shirley Jackson
Casa editrice: Adelphi
Collana: Gli Adelphi
Pag. 316
Codice ISBN: 9788845933189
Prezzo di copertina: edizione cartacea € 12,00; ebook €
6,99

                                                               A cura di Luca Bonatesta
                                                        (lucabonatesta71@gmail.com)

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