Studi Lovecraftiani 18

Studi Lovecraftiani 18Nonostante Pietro Guarriello si fosse in passato dimostrato pessimista, prosegue (per fortuna) le sue uscite la leggendaria rivista Studi Lovecraftiani, consacrata all’approfondimento dell’opera del Solitario di Providence. Questo numero 18 di SL rende omaggio allo sfortunato Elvezio Sciallis, critico e scrittore molto noto nel giro del fantastico italiano (negli ultimi anni era attivo soprattutto col blog Malpertuis che poi ha deciso di cancellare dalla rete per motivi incomprensibili). Ci vengono presentati due suoi racconti inediti che sono una sorta di omaggio (e suo testamento spirituale) al mondo del fandom (vengono citati per nome e cognome Pietro Guarriello, Michele Tetro, Andrea Bonazzi, Enrico Rulli, Claudio De Nardi, Massimo Tassi, Giuseppe Lippi e Gianfranco De Turris). Ironia delle sorte alcuni di questi personaggi (come Claudio De Nardi e Giuseppe Lippi e lo stesso Sciallis) nel racconto Techno Niggurath Arising si suicidano e purtroppo oggi sono realmente scomparsi. Fra i saggi spicca la stroncatura della narrativa di Lovecraft da parte di Joseph Payne Brennan (anch’egli scrittore horror ma ben lontano dall’aver raggiunto la fama di HPL e forse questo fatto non andrebbe sottovalutato). Brennan in pratica considera (sulla scorta della celebre stroncatura di Edmund Wilson) le storie migliori (ovvero quelle appartenenti al ciclo di Cthulhu) prolisse e cariche di ridondanti aggettivi. Scrive letteralmene “molte delle storie di Cthulhu, come The Dunwich Horror e The Whisperer In Darkness, sono in realtà noiose”. Prosegue argomentando come il Lovecraft migliore sia quello di racconti come The Ousider, The Music Of Erich Zann e The Rats In The Walls. Indubbiamente The Music Of Erich Zann è un piccolo capolavoro in cui HPL mostra una grande capacità evocativa con un’encomiabile economia di mezzi. Ma dire che tutta la produzione successiva è trascurabile è una vera e propria eresia. Tra l’altro a mio avviso un racconto come The Outsider (pur buono) non regge il confronto con Poe a livello stilistico. Come ben scrive Fabio Calabrese, nel suo intervento qui presente, “la narrativa “lovecraftiana”, nella sua accezione più ampia, costituisce un quarto genere fantastico accanto all’horror tradizionale, alla fantascienza e alla fantasia eroica”. Calabrese definisce questo genere “la narrativa del mistero cosmico”, sua vecchia categorizzazione su cui ritorna in questo articolo. Segnalo poi uno stimolante articolo sulle connessioni fra il cinema di John Carpenter e l’universo di Lovecraft di Davide Rossato e un competente saggio di Christian Lamberti (Sul ciclo di Randolph Carter). Sempre interessante poi leggere gli approfondimenti di Renzo Giorgetti (in quest’occasione si sofferma sulle basi simboliche e mitologiche di R’lyeh). Troviamo anche un’inedito dello stesso Lovecraft tradotto per la prima volta in italiano dove il nostro ci parla delle dimore e dei luoghi di Poe.

Disponibile su Amazon (https://www.amazon.it/Studi-Lovecraftiani-18-Dagon-Press/dp/B089D1G8ZM ) o su sito della Dagon Press (http://studilovecraftiani.blogspot.com/).

Studi Lovecraftiani 18 – Anno XV – Estate 2020 – 115 pagine – Dagon Press

a cura di Cesare Buttaboni

(caesar1471@gmail.com)